lunedì 29 novembre 2010

Nell'attesa della Tua venuta...

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 Dall' Angelus in Piazza San Pietro per la Prima Domenica di Avvento:

 "Sul suggestivo tema dell’"attesa" vorrei  brevemente soffermarmi, perché si tratta di un aspetto profondamente umano, in cui la fede diventa, per così dire, un tutt’uno con la nostra carne e il nostro cuore.
L’attesa, l’attendere è una dimensione che attraversa tutta la nostra esistenza personale, familiare e sociale. L’attesa è presente in mille situazioni, da quelle più piccole e banali fino alle più importanti, che ci coinvolgono totalmente e nel profondo. Pensiamo, tra queste, all’attesa di un figlio da parte di due sposi; a quella di un parente o di un amico che viene a visitarci da lontano; pensiamo, per un giovane, all’attesa dell’esito di un esame decisivo, o di un colloquio di lavoro; nelle relazioni affettive, all’attesa dell’incontro con la persona amata, della risposta ad una lettera, o dell’accoglimento di un perdono… Si potrebbe dire che l’uomo è vivo finché attende, finché nel suo cuore è viva la speranza. E dalle sue attese l’uomo si riconosce: la nostra "statura" morale e spirituale si può misurare da ciò che attendiamo, da ciò in cui speriamo."

A commento di queste parole possiamo provare a pregare col Salmo 41:

Come la cerva anela ai corsi d'acqua, 
così l'anima mia anela a te, o Dio. 
L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: 
quando verrò e vedrò il volto di Dio?

Le lacrime sono mio pane giorno e notte,
mentre mi dicono sempre: «Dov'è il tuo Dio?».
Questo io ricordo, e il mio cuore si strugge:
attraverso la folla avanzavo tra i primi 
fino alla casa di Dio, 
in mezzo ai canti di gioia 
di una moltitudine in festa. 

Perché ti rattristi, anima mia, 
perché su di me gemi? 
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, 
lui, salvezza del mio volto e mio Dio.
In me si abbatte l'anima mia; 
perciò di te mi ricordo 
dal paese del Giordano e dell'Ermon, dal monte Misar. 
Un abisso chiama l'abisso al fragore delle tue cascate; 
tutti i tuoi flutti e le tue onde
sopra di me sono passati. 

Di giorno il Signore mi dona la sua grazia 
di notte per lui innalzo il mio canto: 
la mia preghiera al Dio vivente.
Dirò a Dio, mia difesa: 
«Perché mi hai dimenticato? 
Perché triste me ne vado, oppresso dal nemico?». 
Per l'insulto dei miei avversari 
sono infrante le mie ossa; 
essi dicono a me tutto il giorno: «Dov'è il tuo Dio?». 

Perché ti rattristi, anima mia, 
perché su di me gemi? 
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, 
lui, salvezza del mio volto e mio Dio.