domenica 26 dicembre 2010

Il Nome di Dio


Nel giorno della festa liturgica di san Giovanni apostolo ed evangelista, lo stesso che ha dato di Dio la definizione più bella e più vera. Buona lettura e...una preghiera per me!


Vincenzino e Mohamed sono due bambini reali, che sono esistiti, conosciuti da Lauretta, in un periodo del suo volontariato in ospedale.
Prima in ospedale c'era solo Vincenzino, un bambino calabrese, che e' stato raggiunto dopo qualche tempo da Mohamed, proveniente dall'Iran.
Pur essendo di fede diversa i due diventano inseparabili amici per la pelle e nelle loro azioni quotidiane sono sempre insieme. Dove era l'uno, c'era l'altro, non li vedevi mai da soli o separati.
Purtroppo soffrivano di gravi mali ed erano destinati col tempo a soccombere, ma la cosa piu' straordinaria di questa esperienza e' che in realta’, sono morti a tre ore di distanza l'uno dall'altro.
Lauretta nel suo grande dolore, dedica loro una magnifica favola di non molte parole, ma molto significativa e immagina che dopo la loro morte stanno camminando nell'aldila' diretti verso il Grande Trono, dove e' assiso il Creatore...

"Il nome di Dio"

— Sei pronto, Vincenzino?— chiese con voce dolcissima l'Angelo che era entrato in quel mo­mento nella stanza del bimbo, all'ospedale.
— Sì! — rispose il bambino e aggiunse: Andiamo da Dio, vero?
L'angelo assentì col capo. Vincenzino mise fidu­cioso la sua manina in quella dell'angelo. Insie­me lasciarono l'ospedale, la città addormentata sotto una coltre di stelle, la terra verde azzurra e si inoltrarono lungo le vie del ciclo, scintillanti di luce. Il bimbo saltellava al fianco dell'angelo, quando, all'improvviso, si sentì chiamare:
— Vincenzino, dove vai? Aspettami! Si voltò indietro e vide venire verso di lui il suo amichetto Mohamed, compagno di tanti giochi, là in ospedale. Anche Mohamed era affiancato da un angelo che indossava una veste candida, stretta in vita da una fascia d'oro.
Sapendo che Mohamed era venuto da lontano per curarsi e che era in ospedale solo con il papa, Vin­cenzino domandò:
— L'hai detto al tuo papa?
— No, l'ho lasciato inginocchiato sul tappeto del­la preghiera. M'è sembrato il momento migliore, per partire. Sonò sicuro che Allah saprà consolar­lo, dettargli le risposte giuste in fondo al cuore.
— Allah? — domandò Vincenzino con stupore — E chi è Allah?--.
Mohamed scoppiò in una risata. Quella risata ar­gentina che lo contraddistingueva e che gli faceva brillare i grandi Occhi scuri.
— Allah è Dio!
— No, Dio si chiama Trinità — ribatté Vincenzi­no — Ne sono sicuro perché me l'ha detto mio padre.
— Anch'io sono sicuro che si chiama Allah, me l'ha detto mio padre — disse Mohamed. Poiché l'autorità di un papa non si mette in di­scussione, i due bambini dovettero concludere:
— Ma allora il tuo Dio non è uguale al mio!
— Questo vuoi dire che gli angeli non ci stanno portando dalla stessa parte!_— realizzò in un istante Vincenzino è aggiunse: Io non voglio ve­dere là Trinità, senza di te!
— Neppure io voglio vedere Allah, senza di te! Per fortuna, gli angeli stavano conversando ami­chevolmente tra di loro. Un'occhiata d'intesa pas­sò tra i due bambini che fecero dietrofront e si na­scosero in mezzo a un banco di nuvole.
— Adesso dobbiamo cercare un posto dove stare insieme — disse Mohamed. Mano nella mano, il piccolo musulmano e il pic­colo cattolico si incamminarono su una strada la stricata di turchesi.
Cammina cammina arrivarono in vista di una città le cui porte erano di zaffiro e di smeraldo, le mu­ra di pietre preziose e le torri di oro purissimo.
— Quella èia casa di Dio! — esclamò Vincenzi­no. Del mio Dio — precisò poi.
— No, quella è la pasa del mio Dio — disse con­vinto Mohamed.
— Ma se è come quella del racconto della Bibbia che mi leggeva la nonna a casa, la sera! — disse Vincenzino, quasi piagnucolando.
— Non è possibile, guarda: ci sono due giardini con frutta, palme e melegrane. E anche due fonti zampillanti: è tutto proprio com'è decritto nel li­bro del Corano.
— Scommetti che è la casa del mio Dio? — disse Vincenzino.
— Scommetti che è la casa del mio Dio? — disse Mohamed.
Così dicendo, i due bambini corsero verso 1' in­gresso principale davanti al quale stavano due Angeli, in candide vesti.
— Abita qui la Trinità? — domandò Vincenzino.
— Sì — rispose uno dei due angeli, sorridendo. Per nulla convinto, Mohamed domandò:
— Abita qui Allah?
— Sì — rispose l'altro angelo, con un identico sorriso.
— Andiamo a vedere di persona — disse Moha­med, che era un tipo pratico. Forse il tuo Dio e il mio Dio abitano nella stessa casa. Con grandissimo stupore, Vincenzino e Mohamed dovettero constatare che c'era un solo Dio, sedu­to sul suo trono sfavillante di luce.
— Tu sei Trinità? — domandò il piccolo cattolico.
— Sì, lo sono.
— Tu sei Allah? — domandò il piccolo musul­mano;
— Sì, lo sono.
— Ma allora hai due nomi! — constatarono i bambini, stupefatti.
— Non solo due, ne ho molti di più! — disse Dio, divertito — Mi chiamano persino Caso, Natura, ma sono sempre io !
— Senti — disse Mohamed, il tipo pratico — non si potrebbe chiamarti con un nome solo, visto che tu sei solo Uno? Così, tanto per non fare confu­sione.
— Chiamatemi Amore — disse Dio, stringendo­ si al petto il piccolo cattolico e il piccolo musul­mano.