venerdì 21 gennaio 2011

La fine del mondo.

"Bisogna che noi sopportiamo tutto per Dio, perchè anche Lui ci sopporti.
Bisogna discernere i tempi,
attendere Colui che è al di sopra del tempo, il senza tempo,
l'invisibile, Colui che si è fatto visibile per noi,
l'impalpabile, l'impassibile, Colui che per amore nostro si è fatto passibile,
Colui che per noi ha sopportato ogni genere di sofferenza" (Ignazio di Antiochia)


Per augurarci la buona notte, da parte di Vittorio Messori.



Scorazzando nella grande rete Web rimango impressionato da quanta voglia ci sia in giro di Apocalisse: nei blog, nei siti, un po’ dappertutto. Non si capisce bene se sia il timore o un recondito desiderio che attira l’uomo post-moderno verso queste prospettive.

In realtà quel terrore post-moderno ha caratterizzato molte epoche della nostra storia. Tante, tantissime volte l’uomo ha presentito la fine ormai vicina del mondo, di fronte a pestilenze o disastri naturali. Da Hiroshima in poi la mentalità apocalittica è stata segnata dall’equilibrio del terrore. Oggi, la tentazione catastrofista è rappresentata da un certo ambientalismo e “verdismo”.

Con il supporto di dati pseudo-scientifici riaffiora l’antica ossessione dell’Apocalisse. Negli anni Settanta – e lo ricordo bene perché li seguovo da cronista – la bufala ambientalista era quella del raffreddamento globale: si pensava che i poli si sarebbero via via estesi, che il mar Mediterraneo si sarebbe ghiacciato, che saremmo morti di freddo Quarant’anni dopo la bufala catastrofista, nonostante siano già tre, quattro inverni che battiamo i denti, ci parla del riscaldamento globale e dello scioglimento dei ghiacciai. Ci dicono anche che moriremo tutti avvelenati o asfiassiati.

Poi c’è il catastrofismo demografico, dicono che siamo in troppi, che soffocheremo, che non ci saranno risorse… Insomma, l’ambientalismo e il “verdismo” sono il volto moderno di un’ossessione che attraversa la storia. Il Web lo dimostra e m’impressiona constatare quante siano le persone che si lasciano coinvolgere.

Come guarda il cristiano a questo fenomeno? Innanzitutto ricordando i capitoli 24 e 25 del Vangelo di Matteo, là dove Gesù parla dei segni della fine dei tempi. Il Vangelo ci avverte che prima o poi il mondo finirà, ma noi dobbiamo riflettere su questo prima o poi. Gesù, infatti, in quel discorso apocalittico, dice di non stare a speculare sul giorno e sull’ora, perché non lo conoscono gli angeli del cielo e neppure il Figlio, solo il Padre lo sa. Affermazione sulla quale hanno molto dibattuto i teologi.

Lasciamo agli esperti di teologia questo problema, e rimaniamo al testo evangelico: Gesù ci raccomanda di vigilare, ma ci dice esplicitamente di non dedicarci a speculazioni più o meno attendibili per cercare di sapere quando e come la fine del mondo avverrà. Se volessimo sapere la data, andremmo contro l’insegnamento evangelico.

Non posso qui non citare i Testimoni di Geova, che già più volte hanno fornito queste date – rivelatesi ovviamente fasulle – e continuano ad aggiornarle spostando sempre più in là la fine del mondo da loro già preannunciata da almeno un secolo. Di fronte al dilagare dell’ossessione apocalittica e catastrofista, il cristiano deve meditare sl fatto che per ciascuno di noi la fine del mondo verrà, ed è il momento della morte, quando chiuderemo gli occhi per sempre e ci inoltreremo nell’aldilà. Questa la fine del mondo,