mercoledì 26 gennaio 2011

Ubicumque et Semper (2Tim.4,2:"Annunzia la Parola, insisti...").

Oggi 26 gennaio abbiamo celebrato la festa dei santi:


Timoteo e Tito
apostoli
Il giorno dopo la conversione di san Paolo, le chiese d'occidente ricordano Timoteo e Tito, suoi collaboratori nella missione alle genti e vescovi della chiesa primitiva.
Timoteo, discepolo prediletto di Paolo, fu battezzato dall'Apostolo e ricevette da lui l'imposizione delle mani, con la quale gli veniva trasmesso il dono spirituale che lo costituiva «dispensatore della parola di verità», cioè annunciatore dell'Evangelo.
Egli fu infaticabile compagno di Paolo nell'evangelizzazione dell'Asia Minore, condivise la prima prigionia dell'Apostolo, e divenne guida della comunità di Efeso, dove, secondo la tradizione, morì.
Paolo lo esortò come figlio amatissimo ad essere modello per i credenti con l'insegnamento, la vita, la fede e la carità.
Tito, originario di Antiochia, fu condotto alla fede da Paolo, che lo chiama «mio vero figlio nella fede comune», durante il suo primo viaggio missionario. Egli fece da intermediario tra Paolo e la comunità di Corinto e fu posto a guida della comunità di Creta, dove, sempre secondo la tradizione, visse sino alla fine dei suoi giorni.

TRACCE DI LETTURA
Diletto figlio Timoteo, ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te per l'imposizione delle mie mani. Dio infatti non ci ha dato uno Spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza. Non vergognarti dunque della testimonianza da rendere al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma soffri anche tu insieme con me per l'Evangelo, aiutato dalla forza di Dio. Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la sua grazia; grazia che ci è stata data in Cristo Gesù fin dall'eternità, ma è stata rivelata solo ora, con l'apparizione del salvatore nostro Gesù Cristo, che ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l'immortalità per mezzo dell'Evangelo.
2Tm 1,6-11
PREGHIERA
Padre celeste,
che hai inviato
il tuo apostolo Paolo
a predicare l'Evangelo,
e gli hai dato Timoteo e Tito
come compagni nella fede:
fa' che la nostra comunione
nello Spirito santo
porti testimonianza
al Nome di Gesù,
che vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
un solo Dio, ora e sempre.

* * *

Roberto (1028-1111), Alberico (+1108) e Stefano (1060-1134)
primi abati di Cîteaux, monaci
In questo stesso giorno, nel calendario monastico occidentale sono ricordati i cistercensi Roberto, Alberico e Stefano, primi abati di Cîteaux.
Nella seconda metà dell'XI secolo, Roberto, originario dei dintorni di Troyes, divenne monaco benedettino. Alla ricerca di una più grande semplicità e povertà evangeliche, diede vita a un monastero nella foresta di Molesme, nella diocesi francese di Langres; in breve tempo, però, la nuova fondazione divenne un'abbazia ricca e potente, e Roberto, assieme a una ventina di compagni, la lasciò per proseguire altrove la propria ricerca spirituale.
Sul finire del secolo si stabilì a Cîteaux, ma fu costretto a rientrare a Molesme, dove morì nel 1111. La ricerca di povertà e semplicità nei vari aspetti della vita monastica fu allora portata avanti dai suoi successori al Nuovo Monastero: Alberico e Stefano Harding. Essi guidarono la piccola comunità, attraverso prove molto grandi, a una rinnovata fedeltà alla Regola di Benedetto, e cominciarono a precisarne la forma di vita.
Aveva così inizio la riforma cistercense (da Cistercium, nome latino di Cîteaux), che con l'ingresso nell'ordine di Bernardo di Clairvaux assumerà un volto e un contenuto spirituale rimasti vivi, tra vicende alterne e ulteriori riforme, fino ai nostri giorni.

TRACCE DI LETTURA
Poiché né nella Regola né nella Vita del santo Benedetto [i fondatori di Cîteaux] trovavano che quel loro padre avesse mai posseduto chiese o altari, e neppure leggevano di offerte, di sepolture o di decime ricevute da qualcuno, né di forni o mulini, né di possedimenti rurali o di contadini alle proprie dipendenze, né di donne che fossero entrate nel monastero, né di morti in esso seppelliti, fatta eccezione per sua sorella, rinunciarono a tutto ciò, dicendo: «Quando il santo padre Benedetto insegna che il monaco deve rendersi estraneo alle opere mondane, non fa evidentemente che affermare che queste non devono riguardare le opere e il cuore dei monaci. Ed è proprio col fuggire tali opere che essi devono essere fedeli al nome che portano».
Piccolo esordio di Cîteaux 15,5-6
PREGHIERA
Dio onnipotente ed eterno,
premio incomparabile
per chi ha abbandonato tutto
per amore di Cristo,
concedi a noi,
con l'esempio e per l'intercessione
dei nostri santi padri Roberto, Alberico e Stefano,
di anelare alla vita eterna
con tutto l'ardore del nostro spirito.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.



Riporto il testo di 2Tim.4,1ss, per la nostra personale preghiera:


[1] Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno:

[2] annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina.
[3] Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie,
[4] rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole.

[5] Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo, adempi il tuo ministero.

[6] Quanto a me, il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele.

[7] Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede.

[8] Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione.