lunedì 21 febbraio 2011

Attaccati al fondo

http://images.inews.gr/96/aitolnia-tragikos-pnigmos-4chronou-paidiou---sok-kai-vary-penthos-ston-oreino-valto-gia-ton-tragiko-thanato-mikrou-paidiou.jpg
Il primo salmo dei Vespri di oggi, 21 febbraio, è un lamento, una implorazione a Dio perchè abbia pietà di noi, tristi e scoraggiati per i peccati commessi, umiliati dal nemico, oltraggiati, scherniti dall'accusatore.


Sal.122

A te levo i miei occhi, *
a te che abiti nei cieli.

Ecco, come gli occhi dei servi
alla mano dei loro padroni; *
come gli occhi della schiava
alla mano della sua padrona,

così i nostri occhi sono rivolti al Signore nostro Dio, *
finché abbia pietà di noi.

Pietà di noi, Signore, pietà di noi, *
già troppo ci hanno colmato di scherni,
noi siamo troppo sazi degli scherni dei gaudenti, *
del disprezzo dei superbi.

A commento, propongo un testo di san Giovanni Crisostomo, tratto dalle "Omelie sulla prima lettera ai Corinzi".


"Nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo"(1Cor.3,11). Egli è il fondamento, noi l'edificio; Egli è la vite, noi i tralci; Egli è lo sposo, noi la sposa; Egli è il Pastore, noi le pecore; Egli è la via, noi la percorriamo. Noi, ancora, siamo il tempio, Lui vi inabita; Egli è il primogenito, noi i fratelli; Egli è l'erede, noi i coeredi; Egli è la vita, noi i viventi; Egli è la resurrezione, noi risorgeremo; Egli è la luce, noi ne siamo inondati. Tutte queste immagini danno l'idea di una stretta connessione e non ammettono alcun vuoto, neanche la minima distanza tra noi e Lui; chi se ne stacca, sia pure di poco, scivola e si allontana sempre di più.
Se un membro del corpo è soggetto ad un'amputazione, anche piccola, muore; e un edificio, anche per un piccolo crollo, può andare in rovina; così un tronco, per poco che venga tagliato dalla radice, diventa inutile. Quello perciò che sembra piccola cosa, è tutt'altro che piccola, anzi è tutto. Quando dunque commettiamo un peccato lieve o siamo pigri, non passiamoci sopra per il fatto che è cosa leggera: se trascurata, diventa subito grave. Così, anche una veste, se comincia a strapparsi e noi non ci badiamo, si strappa di più; e un tetto, solo che si rompano alcune tegole, se non vi si pone riparo, manda in rovina tutta la casa. Ammaestrati da questi esempi, non disprezziamo mai le cose piccole, per non scivolare in quelle più gravi e finire col separarci dal capo. Se non si sta attenti, è difficile poi risalire dal basso, non solo per la lontananza, ma anche per la difficoltà della salita dall'abisso in cui siamo caduti.
Un baratro profondo è il peccato e ha una tale forza di attrazione che ci tiene attaccati al fondo. Come chi cade in un pozzo non ne esce facilmente, ma ha bisogno dell'aiuto di chi possa tirarlo fuori, così anche chi cade nel fondo del peccato.
Gettiamo giù verso di lui una corda e tiriamolo su; anzi, veramente non sono soltanto gli altri ad averne bisogno, ma noi stessi, che dobbiamo legarci insieme e risalire; e non solo nella misura in cui siamo discesi, ma ancora più in alto, se lo vogliamo.
Dio ci porge aiuto: "Egli non ha piacere della morte del malvagio, ma piuttosto che desista dalla sua condotta e viva" (Ez.18,23)


La seconda lettura dell'Ufficio di oggi spiega cosa significa tenere gli occhi fissi sul Capo.

Dalle «Omelie sull'Ecclesiaste» di san Gregorio di Nissa, vescovo
(Om. 5; PG 44, 683-686)

Il saggio ha gli occhi in fronte
Se l'anima solleverà gli occhi verso il suo capo, che è Cristo, come dichiara Paolo, dovrà ritenersi felice per la potenziata acutezza della sua vista, perché terrà fissi gli occhi là dove non vi è l'oscurità del male.
Il grande apostolo Paolo, e altri grandi come lui, avevano «gli occhi in fronte» e così pure tutti coloro che vivono, che si muovono e sono in Cristo.
Colui che si trova nella luce non vede tenebre, così colui che ha il suo occhio fisso in Cristo, non può contemplare che splendore. Con l'espressione «occhi in fronte», dunque, intendiamo la mira puntata sul principio di tutto, su Cristo, virtù assoluta e perfetta in ogni sua parte, e quindi sulla verità, sulla giustizia, sull'integrità; su ogni forma di bene. Il saggio dunque ha gli occhi in fronte, ma lo stolto cammina nel buio (Qo 2, 14). Chi non pone la lucerna sul candelabro, ma sotto il letto, fa sì che per lui la luce divenga tenebra. Quanti si dilettano di realtà perenni e di valori autentici sono ritenuti sciocchi da chi non ha la vera sapienza. E` in questo senso che Paolo si diceva stolto per Cristo. Egli nella sua santità e sapienza non si occupava di nessuna di quelle vanità, da cui noi spesso siamo posseduti interamente. Dice infatti: Noi stolti a causa di Cristo (1 Cor 4, 10) come per dire: Noi siamo ciechi di fronte a tutte quelle cose che riguardano la caducità della vita, perché fissiamo l'occhio verso le cose di lassù. Per questo egli era un senza tetto, non aveva una sua mensa, era povero, errabondo, nudo, provato dalla fame e dalla sete.
Chi non lo avrebbe ritenuto un miserabile, vedendolo in catene, percosso o oltraggiato? Egli era un naufrago trascinato dai flutti in alto mare e portato da un luogo all'altro, incatenato. Però, benché apparisse tale agli uomini, non distolse mai i suoi occhi da Cristo, ma li tenne sempre rivolti al capo dicendo: «Chi ci separerà dalla carità che è in Cristo Gesù? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?«» (cfr. Rm 8, 35). Vale a dire: Chi mi strapperà gli occhi dalla testa? Chi mi costringerà a guardare ciò che è vile e spregevole?
Anche a noi comanda di fare altrettanto quando prescrive di gustare le cose di lassù (cfr. Col 3, 1-2) cioè di tenere gli occhi sul capo, vale a dire su Cristo.

Responsorio Cfr. Sal 122, 2; Gv 8, 12
R. Ecco, come gli occhi dei servi sono rivolti alla mano dei padroni. * I nostri occhi al Signore nostro Dio, finché abbia pietà di noi.
V. Io sono la luce del mondo; chi segue me, non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita.
R. I nostri occhi al Signore nostro Dio, finché abbia pietà di noi.