venerdì 25 febbraio 2011

Beati loro.

http://www.tanogabo.it/religione/images/Varie4/Beato_Domenico_Lentini.jpg
Oggi 25 febbraio la Chiesa ricorda il beato Domenico Lentini.
Nasce nella città di Lauria (PZ) in Basilicata, il 20 novembre 1770 da Macario e Rosalia Vitarella, di povere condizioni economiche, già a 14 anni segue la vocazione al sacerdozio.
Il 21 settembre 1793 è ordinato Diacono. L'8 giugno 1794 è ordinato sacerdote. Infiammato dallo Spirito Santo, sì da essere descritto dai contemporanei "un angelo all'altare", anche a causa delle frequenti estasi. Don Domenico si dedica con tutte le sue forze alla confessione, evangelizzazione, predicazione e catechesi non solo a Lauria, ma anche nei paesi, del circondario. I quaresimali, le missioni, le omelie, toccano il cuore di tutti, infondendo la fede nei suoi uditori.
Con Gesù Cristo Crocifisso, ha tenera devozione verso la Madre Addolorata. È di profonda cultura, che mette a disposizione di tutti. Per trenta anni ragazzi e giovani affollano la sua povera casa in una vera e propria scuola cattolica. Insegna gratuitamente lettere e scienze, osservando Egli una strettissima povertà volontaria, vedendo Cristo nei bisognosi dona quanto modestamente possiede: vestiti, pane e il poco denaro. Vive in continua aspra penitenza: cibi frugali, mortificazioni corporali, vesti logore, cilizi e flagellazioni, pochissimo sonno e il pavimento per giaciglio. Con queste e altre opere penitenziali si offre a Dio Padre in espiazione dei nostri peccati. E’ dotato dal Signore di molti carismi di profezia, scrutazione dei cuori, miracoli. Il 25 febbraio 1828, dopo un'agonia vissuta nel completo abbandono mistico, il servo buono e fedele è chiamato a prendere parte alla gioia del Suo Signore. La glorificazione di don Domenico Lentini comincia già subito con i suoi funerali, celebrati in Lauria per sette giorni consecutivi e con grande partecipazione di popolo, intervenuto da tutto il circondario. Il Suo corpo, martoriato da flagelli e digiuni, per tutto il tempo rimane flessibile e caldo, effonde sangue vivo e soave odore. Si aprono i suoi occhi davanti all'Ostia Santa, ai suoi parenti ed amici, ai miscredenti. Prodigiose guarigioni e numerose conversioni avvengono presso il suo feretro e la fama di santità si afferma ovunque.
Le grazie e i miracoli, ottenuti per l'intercessione del Beato Domenico Lentini, durante la sua vita terrena o presso la sua tomba nella Chiesa parrocchiale San Nicola di Lauria, oppure altrove, sono stati sempre in gran numero: guarigioni di paralitici, ciechi, tisici, deformi, muti, dementi, malati di tumori e fistole, sterili, partorienti in difficoltà. Tra i tanti prodigi vogliamo ricordarne qualcuno. Il 14 luglio 1828, da Papasidero (CS) portano alla tomba del Lentini la ragazza Angiola Rosaria Maiolino, paralizzata totalmente da due anni. Alla presenza del vescovo Nicola M. Laudisio, guarito da tumore alla mano dal Beato Lentini proprio in quell'anno, del clero e di tanto popolo, dopo suppliche piene di fede, la fanciulla si alza dal suo misero giaciglio, e, toccando il cilizio del Beato che le porge il vescovo, guarisce totalmente. Nel 1830 in Lauria avviene la guarigione istantanea del figlio sordomuto di Angelo Maria Scaldaferri e Maria D'Andrea che portano il figlioletto presso la tomba del santo sacerdote, tra pianti e suppliche. A Viggiano nel 1834 risuscita il figlioletto di Vito Reale, di tre anni appena, morto annegato in una vasca di acqua e calce viva, dopo la devotissima preghiera del padre sconvolto, davanti all'immagine del Beato. Per Sua intercessione, nel 1905 a Lagonegro Agnese Mango, paralizzata da dieci anni guarisce istantaneamente.
Nel 1918, a San Paolo del Brasile, Domenico Pucci guarisce da tumore maligno.
Nel 1930, a Laino Borgo, Giuseppina Maiolino guarisce da sarcoma ad una gamba.
Il processo diocesano si celebra a Lauria. Il processo apostolico a Roma. Nel 1935 il papa Pio XI dichiara Venerabile il Servo di Dio Don Domenico Lentini ed eroe delle virtù teologali e cardinali. Nell'Arcidiocesi di Napoli, a Secondigliano, la signora Anna Maria Voria, gr avemente ammalata e prossima alla morte, per intercessione del Beato Domenico Lentini, il 21 settembre 1988, guarisce rapidamente e totalmente da metastasi diffusa causata da carcinoma uterino. L'evento prodigioso, sottoposto a meticoloso processo diocesano e alla rigorosa ricognizione apostolica presso la Congregazione dei Santi, produce il 17 dicembre 1996 la lettura del Decreto d'approvazione, alla presenza di Sua Santità il papa Giovanni Paolo II che, in Piazza San Pietro a Roma, il 12 ottobre 1997 dichiara solennemente Beato il Venerabile sacerdote Domenico Lentini da Lauria, dinanzi a migliaia di fedeli convenuti dalla sua attuale diocesi, dalla Regione intera e da ogni parte d'Italia. Per il terzo millennio cristiano l'umile e santo prete del Sud ancora ci annuncia: "Gesù è il mio tutto!".
Innumerevoli sono le intercessioni del Beato Domenico Lentini da Lauria, specie a chi chiede favori per la salute o a chi dovrà subire un delicato intervento chirurghico.
Se si volessero elencare miracoli e grazie, ottenuti per la Sua benevolenza, non basterebbe un fiume d'inchiostro; infatti, non esiste un fedele che gli si è rivolto senza ottenerne favori. Avvengono addirittura circostanze di persone in gravi difficoltà di vario genere cui è apparso, in incognita, elargendo consigli e assicurazioni circa lo stato di difficoltà di questi riconoscendolo successivamente tramite una foto o qualche particolare."

PREGHIERA per la canonizzazione del Beato Lentini:
Signore, che sempre rinnovi e santifichi la tua Chiesa con la forza del tuo Spirito e susciti in essa tuoi servi che più intimamente partecipano al tuo mistero pasquale, degnati di glorificare il sacerdote Beato Domenico Lentini che consumò la sua vita nell'amore a Te e ai fratelli. Per sua intercessione concedimi la grazia di cui ho tanto bisogno . Per Cristo nostro Signore. Amen



Sempre oggi 25 febbraio la Chiesa celebra la memoria del:

http://www.ilsussidiario.net/img/WEB/fontevraudR375_22dic09.jpg
sopra: la Chiesa dell'Abbazia di Fontevraud
beato Roberto d'Arbrissel
(ca. 1045-1116)
monaco
Nel 1116, in Francia, muore Roberto d'Arbrissel, eremita, predicatore itinerante e fondatore dell'Ordine di Fontevraud.
Nato ad Arbrissel, nella diocesi bretone di Rennes, verso la metà dell'XI secolo, Roberto era pienamente partecipe delle contraddizioni all'Evangelo che caratterizzavano la chiesa del suo tempo. Ma recatosi a Parigi per compiere gli studi, egli fu toccato dall'esigenza di riforma che si andava profilando nella chiesa, e iniziò un autentico cammino di conversione.
Fece ritorno in diocesi, ma il suo cambiamento non fu gradito, e fu costretto a ritirarsi in solitudine.
Teologo erudito, dotato di un'eloquenza straordinaria, egli visse un tempo di deserto, durante il quale si radunarono attorno a lui numerosi discepoli. Fra essi vi furono soprattutto gli emarginati dalla società e dalla chiesa, come i lebbrosi o le mogli dei parroci abbandonate agli inizi della riforma gregoriana.
Roberto diede quindi inizio al suo ministero di predicatore itinerante, trascinando al proprio seguito una folla di uomini e donne di ogni condizione, che accettarono di farsi poveri per Cristo.
Nel 1101 Roberto, ritenuto un folle dai vescovi e dai potenti del suo tempo, stimò opportuno dare ai suoi discepoli una dimora permanente, che stabilì nella foresta di Fontevraud, dove suddivise la nuova comunità in quattro nuclei: le donne, i monaci, i penitenti e i lebbrosi.
L'Ordine misto che ne scaturì fu un ordine prevalentemente femminile: gli uomini avevano il compito di proteggere le donne, ma la direzione delle comunità era affidata a queste ultime.
Roberto trascorse gli ultimi anni della sua vita continuando a predicare e difendendo ovunque quanti erano vittime di sfruttamento e di sopraffazione.

TRACCE DI LETTURA
Roberto fece chiamare l'arcivescovo di Bourges e gli disse: «Signore, tu sei il mio caro padre, il mio arcivescovo. Sai come sempre ti ho amato e ti ho obbedito. Sai anche come per amor tuo sia venuto a stabilirmi in questa regione. Desidero manifestarti la volontà del mio cuore. Non desidero essere sepolto né a Betlemme, né a Gerusalemme, né a Cluny. Non desidero altro luogo che il cimitero di Fontevraud. Ma non ti chiedo affatto di essere sepolto in monastero o nei chiostri, ma in mezzo ai miei fratelli poveri, nel cimitero. Là sono sepolti, infatti, i miei buoni presbiteri e chierici, i miei amati laici e le mie sante vergini. Là riposano i miei poveri lebbrosi, là i compagni del mio pellegrinaggio terreno, coloro che mi hanno seguito per amore di Dio, quanti hanno portato assieme a me stenti e fatiche, miserie e calamità, disfacendosi di ogni loro bene all'udire la mia predicazione. Se sarò sepolto in tale luogo, i viventi lo ameranno di più e su di esso verranno a invocare la misericordia del Signore.
Dalla Vita di Roberto d'Arbrissel