mercoledì 23 febbraio 2011

Come potrei rinnegare il mio Re?

Oggi 23 febbraio la Chiesa fa memoria di:

san Policarpo di Smirne
(+ca. 167)
vescovo e martire

Le icone di Bose, stile bizantino - tempera all’uovo su tavola cm 40x40
Cristo e pastori d’oriente e d’occidente
Attorno al 167, in Asia minore, muore martire Policarpo, vescovo di Smirne.
Nato attorno agli anni 70 del I secolo da genitori cristiani, di lui Ireneo di Lione, che fu suo discepolo, ci dice che conobbe l'apostolo Giovanni e altri che avevano visto il Signore.
Verso l'anno 100, Policarpo fu scelto come vescovo della chiesa di Smirne. Esercitò il suo ministero con totale dedizione e con un amore degno degli insegnamenti ricevuti dall'apostolo Giovanni, il «discepolo amato». Quando Ignazio, in viaggio verso il martirio, fece sosta in quella città, Policarpo lo accolse e lo sostenne.
Nel 154 egli si recò a Roma per discutere l'annosa questione della data della Pasqua con papa Aniceto. Pur non avendo trovato un accordo, i due vescovi rimasero in comunione e si separarono in pace celebrando un'agape fraterna.
Tornato a Smirne, al termine di una lunga vita di fedeltà e di amore per il Signore, Policarpo subì il martirio, benedicendo Dio di averlo reso degno di partecipare al calice di Cristo «per la resurrezione alla vita eterna».
Il racconto della sua morte (la sua passio), uno dei testi più toccanti dell'antichità cristiana, vede nel martirio la realizzazione della piena sequela di Cristo e nei martiri «i discepoli e gli imitatori del Signore per l'amore immenso al loro re e maestro».

TRACCE DI LETTURA

Al proconsole Stazio Quadrato, che lo esorta a rinnegare Gesù, Policarpo risponde scuotendo il capo: "Da 86 anni lo servo e non mi ha mai fatto nulla di male: come potrei bestemmiare il mio Re che mi ha redento?".
"Ti posso far bruciare vivo" - incalza il proconsole. "Il fuoco che mi minacci - risponde Policarpo - brucia un momento, poi passa; io temo invece il fuoco eterno della dannazione".

Dalla «Lettera della chiesa di Smirne sul martirio di san Policarpo»
(13, 2-15, 3; Funk, Patres apost. 1, 297-299)

Quando il rogo fu pronto, Policarpo si spogliò di tutte le vesti e, sciolta la cintura, tentava anche di togliersi i calzari, cosa che prima non faceva, perché sempre tutti i fedeli andavano a gara a chi più celermente riuscisse a toccare il suo corpo. Anche prima del martirio era stato trattato con ogni rispetto, per i suoi santi costumi. Subito fu circondato di tutti gli strumenti che erano stati preparati per il suo rogo. Ma quando stavano per configgerlo con i chiodi disse:
«Lasciatemi così: perché colui che mi dà la grazia di sopportare il fuoco mi concederà anche di rimanere immobile sul rogo senza la vostra precauzione dei chiodi». Quelli allora non lo confissero con i chiodi ma lo legarono.
Egli dunque, con le mani dietro la schiena e legato, come un bell'ariete scelto da un gregge numeroso, quale vittima accetta a Dio preparava per il sacrificio, levando gli occhi al cielo disse:
«Signore, Dio onnipotente, Padre del tuo diletto e benedetto Figlio Gesù Cristo, per mezzo del quale ti abbiamo conosciuto; Dio degli Angeli e delle Virtù, di ogni creatura e di tutta la stirpe dei giusti che vivono al tuo cospetto: io ti benedico perché mi hai stimato degno in questo giorno e in quest'ora di partecipare, con tutti i martiri, al calice del tuo Cristo, per la risurrezione dell'anima e del corpo nella vita eterna, nell'incorruttibilità per mezzo dello Spirito Santo. Possa io oggi essere accolto con essi al tuo cospetto quale sacrificio ricco e gradito, così come tu, Dio senza inganno e verace, lo hai preparato e me l'hai fatto vedere in anticipo e ora l'hai adempiuto.
Per questo e per tutte le cose io ti lodo, ti benedico, ti glorifico insieme con l'eterno e celeste sacerdote Gesù Cristo, tuo diletto Figlio, per mezzo del quale a te e allo Spirito Santo sia gloria ora e nei secoli futuri. Amen
». Dopo che ebbe pronunciato l'Amen e finito di pregare, gli addetti al rogo accesero il fuoco. Levatasi una grande fiammata, noi, a cui fu dato di scorgerlo perfettamente, vedemmo allora un miracolo e siamo stati conservati in vita per annunziare agli altri le cose che accaddero.
Il fuoco si dispose a forma di arco a volta come la vela di una nave gonfiata dal vento e avvolse il corpo del martire come una parete. Il corpo stava al centro di essa, ma non sembrava carne che bruciasse, bensì pane cotto oppure oro e argento reso incandescente. E noi sentimmo tanta soavità di profumo, come di incenso o di qualche altro aroma prezioso.


PREGHIERA
Dio onnipotente,
che hai dato al tuo servo Policarpo
la franchezza di confessare
il Nome del nostro salvatore Gesù Cristo
davanti ai potenti di questo mondo
e il coraggio di morire per la fede in lui:
accorda anche a noi la prontezza necessaria
per rispondere della fede che è in noi
e per accettare con gioia di soffrire
per amore del nostro Signore Gesù Cristo,
che vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito Santo,
un solo Dio, ora e sempre.