sabato 26 febbraio 2011

Il gusto di volare alto


Il Sermone sul monte è la buona notizia che salva colui che ascolta le parole del Maestro, per sentirsi librare il alto come il passero libero da angustie e bello davanti a lui, perché fatto originariamente a sua immagine.
Buona domenica Vito Valente
MESSALE VIII Domenica del Tempo Ordinario - Anno "A"
Antifona d'Ingresso Sal 17,19-20
Il Signore è mio sostegno,
mi ha liberato e mi ha portato al largo,
è stato lui la mia salvezza perché mi vuole bene.

C
olletta
Concedi, Signore, che il corso degli eventi nel mondo si svolga secondo la tua volontà nella giustizia e nella pace, e la tua Chiesa si dedichi con serena fiducia al tuo servizio. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

Oppure:

Padre santo, che vedi e provvedi a tutte le creature, sostienici con la forza del tuo Spirito, perché in mezzo alle fatiche e alle preoccupazioni di ogni giorno non ci lasciamo dominare dall'avidità e dall'egoismo, ma operiamo con piena fiducia per la libertà e la giustizia del tuo regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo...


LITURGIA DELLA PAROLA


Prima Lettura
Is 49, 14-15Io non ti dimenticherò mai.

Dal libro del profeta Isaìa
Sion ha detto: «Il Signore mi ha abbandonato,
il Signore mi ha dimenticato».
Si dimentica forse una donna del suo bambino,
così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?
Anche se costoro si dimenticassero,
io invece non ti dimenticherò mai.


Salmo Responsoriale
Dal Salmo 61
Solo in Dio riposa l’anima mia.
Solo in Dio riposa l’anima mia:
da lui la mia salvezza.
Lui solo è mia roccia e mia salvezza,
mia difesa: mai potrò vacillare.

Solo in Dio riposa l’anima mia:
da lui la mia speranza.
Lui solo è mia roccia e mia salvezza,
mia difesa: non potrò vacillare.

In Dio è la mia salvezza e la mia gloria;
il mio riparo sicuro, il mio rifugio è in Dio.
Confida in lui, o popolo, in ogni tempo;
davanti a lui aprite il vostro cuore.


Seconda Lettura
1 Cor 4, 1-5Il Signore manifesterà le intenzioni dei cuori.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Fratelli, ognuno ci consideri come servi di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. Ora, ciò che si richiede agli amministratori è che ognuno risulti fedele.
A me però importa assai poco di venire giudicato da voi o da un tribunale umano; anzi, io non giudico neppure me stesso, perché, anche se non sono consapevole di alcuna colpa, non per questo sono giustificato. Il mio giudice è il Signore!
Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo, fino a quando il Signore verrà. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno riceverà da Dio la lode.


Canto al Vangelo
Eb 4,12
Alleluia, alleluia.

La parola di Dio è viva ed efficace,
discerne i sentimenti e i pensieri del cuore.

Alleluia.


Vangelo
Mt 6, 24-34Non preoccupatevi del domani.
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.
Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?
Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?
E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?
Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.
Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».


Traccia di Omelia

Prosegue il discorso della montagna che già le precedenti domeniche la liturgia ci ha presentato.
La cornice di questa parte del discorso è costituita da una notevole attenzione al creato, come segno presenza del Mistero Creatore. Gesù vi pone rinnovato richiamo per invitare ad un totale affidamento a Dio, piuttosto che alle cose e alle dinamiche del mondo, quale reale fulcro dell’abbandono fiduciale e della vita nuova introdotta da Lui nel mondo.
Il discepolo che si lascia assorbire interamente, quasi in modo ossessivo, dalla materialità dell’esistenza, (dall’ossessione per “il cibo” e per “il vestito”), rivela una fede incerta e altalenante, che non ha ancora fatto esperienza e perciò non rende adeguatamente ragione dell’amore paterno di Dio, il quale si prende cura dei propri figli, con l’amore e la tenerezza di una madre, ben al di là di ogni umana aspettativa, come nessun altro potrebbe fare.
In Realtà, facendo eco al testo di Isaia della prima lettura, potremmo affermare che l’attenzione di Dio per l’uomo supera quella di una madre. Vi leggiamo infatti: «se anche vi fosse una donna che si dimenticasse, io non ti dimenticherò mai».
Il cristiano è dunque continuamente chiamato a vigilare sulla tentazione di “attaccare il cuore” a ciò che non può bastare alla vita, sulla necessità di operare una scelta: se fondare la propria illusoria esistenza sulla menzogna delle “cose del mondo” o affidarsi totalmente a Colui che più di ogni altro lo ama e che provvederà, paternamente, anche ai suoi bisogni, nell’ottica dell’uso dei beni della terra al servizio del Regno.
Questa è la sola povertà che la Chiesa da duemila anni vive e propone a tutti gli uomini. La pagina di Vangelo si apre con un monito che ne costituisce la chiave ermeneutica di fondo: non si possono servire contemporaneamente due padroni, perché si finirà inevitabilmente per amare uno e odiare l’altro.
L’uomo aggrappato alle cose del mondo, rischia di finire schiavo del mondo, perché sempre il mondo domanda un prezzo in cambio di quanto, falsamente, dona; mentre chi sceglie di servire il Signore, sperimenterà la vera libertà, poiché l’unico “padrone” che libera è solo il Dio della vita.
Chi sceglie la prima via potrà anche ritrovarsi ricco, ma sarà affannato nel cuore e nella coscienza; chi invece segue la seconda può scoprire un sapore particolare della vita, un lieto e certo appagamento ed una insperata libertà, fatta di gioia e di pace interiore.
Del resto quale persona di buon senso potrebbe pensare realisticamente che un qualunque oggetto materiale posseduto, possa cambiare qualcosa di ciò che essa è?