giovedì 24 febbraio 2011

L'Annuncio del Vangelo 1: una condizione preliminare

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Icona della "Ascensione" (Kiko Arguello) - particolare

La missione del gregge di Cristo trova la sua sorgente nell'amore del Padre che "tanto ha amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito" (Gv.3,16); nasce dunque dalla missione di Cristo, il "primo inviato". Essa, investendo prima gli apostoli e poi i loro successori con il Dono pentecostale, si diffonde con forza inesauribile nell'umanità di tutti i tempi e di tutti i luoghi. Così la missione dell'Apostolo per eccellenza, l'Unigenito del Padre, diventa missione di tutto il Corpo di Cristo che è la Chiesa.
Ma perchè questo mistero di energia diventi effettivamente operante nei cristiani, occorre una condizione preliminare. Lo slancio missionario sul piano psicologico scaturisce ed è alimentato dalla consapevolezza di un dislivello: il dislivello tra la grande ricchezza che in Cristo ci è stata comunicata con la vita battesimale e la grande povertà spirituale che affligge coloro che ancora non sono stati raggiunti e trasformati dalla salvezza del Redentore.
Se questo dislivello non è più percepito, si potrà ancora avere il "dialogo", il "confronto", il tentativo di armonizzare tra loro Vangelo e cultura extracristiana, ma la volontà di missione fatalmente declina. Se un cristiano - in virtù di un certo "ottimismo mondano" e di un certo "pessimismo ecclesiale" - si persuade che NON c'è molta differenza tra lo stato di chi è nella Chiesa e ne vive pienamente la vita, e lo stato di chi è fuori della Chiesa o comunque non è arricchito del dono di grazia, non avrà alcuna motivazione umanamente sostenibile per annunciare il Vangelo.
Un paragone ci può forse aiutare. Una centrale idroelettrica riesce a produrre energia a misura che è marcato il dislivello tra il piano d'ingresso dell'acqua e il piano di uscita. Se non c'è dislivello, l'energia non si sprigiona. Anche la evangelizzazione in tanto sarà psicologicamente provocata e conservata in tensione in quanto sarà percepita e tenuta in evidenza la differenza di condizioni tra l'umanità evangelizzata e trasformata dal Signore (la "Chiesa") e l'umanità che ancora non è stata raggiunta dall'annuncio del Vangelo. Quanto più ci si persuaderà della grande fortuna e della grande ricchezza spirituale di chi vive con pienezza la vita ecclesiale - e contestualmente della disgrazia e della miseria di chi non conosce ancora Gesù Cristo - tanto più nascerà e fiorirà nei cuori la passione evangelizzatrice e l'ansia apostolica.
Se invece un credente trova che la Sposa di Cristo non è poi tanto bella, e il mondo del paganesimo e della miscredenza non è poi tanto brutto, avviene dentro di lui un raggelante livellamento delle valutazioni, e a poco a poco si estenuerà nell'animo ogni motivazione all'annucio.
Hanno qui, almeno sul piano psicologico, una delle cause determinanti, l'affievolimento, l'inerzia,lòa passività che spesso lamentiamo nel mondo cattolico.
Avere le idee chiare su come stanno le cose è il primo requisito perchè insorga nel discepolo di Cristo il desiderio e l'ansia dell'annuncio.(1)

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(1): Il problema della necessità dell'annuncio può essere complicato dall'interferenza del problema teologico della possibilità di salvezza offerta a tutti gli uomini. Sono però due questioni diverse: l'annuncio è compito nostro, oltre che dello Spirito Santo, e noi non possiamo esimerci da questo dovere rifugiandoci in una teologia che ci dispensi dall'impegno; la salvezza di tutti gli uomini, invece, è compito di Dio, il quale - indipendentemente dalle nostre ipotesi misericordiose - saprà ben trovare le strade più opportune perchè nessuno si perda solo per ragioni geografiche, storiche eo sociologiche e non per una sua libera decisione personale. Va anzi detto che uno dei modi con cui Dio provvede a dare attuazione alla Sua volontà salvifica universale è proprio quello di suscitare ed alimentare nei credenti la passione per l'annuncio a favore di tutti gli uomini. Va anche detto che la nostra "misericordia" verso i "lontani" chiede obbiettivamente di manifestarsi con la missione più che con i suggerimenti teologici dati a Dio. In ogni caso a noi è fatto obbligo di annunciare Cristo, perchè ogni uomo - che è creatura libera e ragionevole - conosca il nome e il volto di Colui che è l'artefice della sua salvezza.