mercoledì 9 febbraio 2011

L'azione pastorale: contenuti e temi





L'azione di Cristo ha come traguardo la "soterìa", cioè la salvezza degli uomini. "Salvare ciò che era perduto" (Lc.19,10), è il senso della Sua venuta tra noi.
Questo suppone che siano soggiacenti ad ogni azione pastorale degna di questo nome tre convincimenti essenziali:
- il mondo e gli uomini hanno un'assoluta e ineludibile necessità di salvezza: lasciati a loro stessi, sono fatalmente perduti;
- non c'è possibilità per il mondo (e per l'uomo) di salvarsi da solo;
- l'unico Salvatore del mondo e gli uomini è il Figlio di Dio crocifisso e risorto.
Qual'è l'itinerario che Gesù propone in vista della salvezza o, che è lo stesso, quali sono i temo centrali e primari della Sua predicazione e della Sua azione? Le testimonianze del Vangelo danno a questa domanda una risposta chiara.
a) C'è un tema preliminare, quasi un avvio necessario, ed è la metànoia, la conversione, la contestazione di sè per predisporci all'annuncio salvifico. Non c'è traccia, invece, nei Vangeli e nella comprensione della Chiesa primitiva, di una contestazione diretta delle strutture sociali e di un contenuto esplicitamente "politico" della predicazione di Cristo, il quale è al contrario attentissimo a respingere ogni malinteso su questo punto. E' restio perfino ad accettare il titolo di Messia senza riserve e precauzioni, proprio per le sue risonanze politiche e sociali. Proporre una "salvezza" o una "liberazione" o una "riconciliazione" senza conversione personale significa dunque alterare il pensiero di Gesù e ingannare l'uomo.
b) Poi ci sono due temi sempre ricorrenti, quasi i poli attorno ai quali si aggira tutto il discorso del Signore.
Il Padre: il senso di Dio e della sua paternità è un punto emergente e caratteristico dell'annuncio salvifico. Ed è anche il fondamento del messaggio di fraternità tra gli uomini, che perciò è solo una conseguenza, anche se è una conseguenza da dedurre necessariamente ed efficacemente. La fraternità tra gli uomini è essenziale nel cristianesimo, ma non è un ideale esclusivo in senso assoluto: affascina anche molti non credenti. Inoltre gli uomini potrebbero ritenersi fratelli in virtù della comunanza di natura; o anche solo per il fatto che pensano di derivare dalla stessa matrice biologica (1): un ragionamento, quest'ultimo, largamente presente, con specificazioni diverse, nella visione antropologica di ispirazione scientista.
Il Regno di Dio: che, anche se non è di questo mondo, è però già immanente sotto i veli del mistero; ed è al tempo stesso anche una meta cui tendere, un traguardo per il quale si arriva perfino a consacrare la propria veginità e a sacrificare la vita.
Questi (il Padre e il Regno) e non altri devono essere i contenuti primari ed irrinunciabili di una corretta "azione pastorale". Non si tratta, cioè, direttamente e primariamente di parlare all'uomo dell'uomo o al mondo del mondo, ma di parlare all'uomo del Padre e al mondo del Regno. Indirettamente però, facendo questo, si rivela anche l'uomo all'uomo e si schiude l'unica vera comprensione del mondo e della sua tormentata vicenda.
Possiamo dire perciò che, poichè Cristo è la Rivelazione del padre ed è l'avveramento del Regno di Dio, il contenuto dell'azione pastorale è l'annuncio del Figlio di Dio crocifisso e risorto, nel quale soltanto gli uomini possono trovare salvezza.
Fonte: G. Biffi, Pecore e Pastori, Ed. Cantagalli, 2008

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(1): Vladimir Soloviev ha osservato che i vari socialismi del suo secolo sono basati su uno strano sillogismo:
"Tutti gli uomini derivano dalla scimmia, dunque dobbiamo amarci come fratelli". Vale a dire, salvavano la conclusione evangelica (il programma umanistico della "carità"), sostituendo però alla premessa evangelica ("Dio è il Padre di tutti") una premessa di indole scientista.