martedì 22 febbraio 2011

"Li ho mandati nel mondo"

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Nonostante sia piccolo e debole, il gregge di Cristo ha ricevuto una missione alta e difficile: "Li ho mandati", dice Gesù nella preghiera sacerdotale al capitolo 17 di Giovanni riportato di seguito. La "missione" è per la Chiesa un elemento sorgivo e irrinunciabile della sua identità. Chi censura o altera o anche solo trascura questo dato, si preclude (nei confronti della realtà ecclesiale) ogni pensiero, ogni giudizio, ogni atteggiamento pertinente. La Chiesa non viene all'esistenza di sua propria iniziativa: è "mandata".
E' mandata nella vicenda umana - abitualmente assordata dalle chiacchiere di Babele - perchè vi risuoni una voce nuova e diversa, la Voce limpida e armoniosa della Verità: la Chiesa è "il popolo che Dio si è acquistato perchè proclami le opere ammirevoli di Colui che chiama le sue creature dalle loro tenebre alla sua Luce meravigliosa" (1Pt.2,9).
E' una missione alta,così alta da essere analoga e omogenea alla missione stessa del Figlio di Dio, e quasi il suo proseguimento: "Come tu hai mandato me nel mondo, anch'io ho mandato loro nel mondo" (v.18). Ed è una missione difficile; così difficile da esporre chi ne è investito all'odio tremendo delle forze ostili al disegno divino di salvezza, che si è scagliato e si scaglia perfino contro l'Unigenito del Padre (v.14).


Giovanni 17


[1] Così parlò Gesù. Quindi, alzati gli occhi al cielo, disse: "Padre, è giunta l'ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te.

[2] Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato.

[3] Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo.

[4] Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l'opera che mi hai dato da fare.

[5] E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse.

[6] Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola.

[7] Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te,

[8] perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.

[9] Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi.

[10] Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro.

[11] Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi.

[12] Quand'ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura.

[13] Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia.

[14] Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.

[15] Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno.

[16] Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.

[17] Consacrali nella verità. La tua parola è verità.

[18] Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo;

[19] per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità.

[20] Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me;

[21] perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.

[22] E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola.

[23] Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me.

[24] Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo.

[25] Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato.

[26] E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro".


Il termine "mondo" (cosmos) compare con frequenza sorprendente in questo testo ed è quindi fondamentale per una comprensione adeguata di esso. Vi ricorre ben 18 volte, ma con una accezione non univoca; e già solo per questo merita una particolare attenzione.
Possiamo individuare tre principali significati di questa parola:
"mondo" talora è detto l'universo creato, per esempio nell'espressione "prima che il mondo fosse" del v. 5;
"mondo" indica altre volte l'umanità destinataria della misericordia di Dio, che è in attesa della salvezza. Vedi le espressioni "perchè il mondo creda che tu mi hai mandato" del v. 21 e del v. 23. In questo medesimo senso, in un altro punto del quarto vangelo, si dice: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perchè chiunque crede in Lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna" (Gv.3,16).
C'è infine un terzo senso, e deve essere ben considerato, senza indulgere ad attenuazioni o magari a censure ideologiche. Il termine "mondo" evoca una oscura opposizione all'amore fattivo di Dio per le sue creature; una opposizione che resterà sempre operante e malefica fino alla venuta gloriosa del Signore. Si tratta di una realtà in aperto contrasto con l'iniziativa divina di riscatto e di elevazione dell'uomo; una realtà irrimediabilmente ottusa, incapace di accogliere il mistero della giustizia, della misericordia, della paternità del Creatore: "Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto" (v.24). E' dunque qualcosa di irredimibile, tanto che il Salvatore di tutti e di tutto può tranquillamente affermare: "Io non prego per il mondo" (v.9). Non ha nulla in comune con Cristo, e perciò non può avere nulla in comune con quelli che sono di Cristo, poichè è tutto avvolto in un odio spaventoso: "Il mondo li ha odiati perchè essi non sono del mondo, come io non sono del mondo" (v.14 e v.16).
Essere "nel mondo" ma non "del mondo": è il dramma del "piccolo gregge", che è fatalmente sempre alle prese con questo enigma di malvagità, ma deve evitare di avere con esso la minima consonanza; ed è anche l'implorazione più accorata che si eleva dal cuore dell'Unico pastore: "Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno" (v.15).
L'ultima espressione ci indica la causa primaria di quell'attività perversa e ci svela la ragione del suo accanimento, oltre che della sua tenacia e della sua astuzia: essa è promossa e guidata da colui che altrove Gesù chiama senza perifrasi "il principe di questo mondo" (Gv.12,31).
Il "mondo" come umanità che attende di essere raggiunta dall'amore salvifico del Padre (e quindi ogni uomo) ci induce ad avere instancabilmente nei suoi confronti ogni attenzione e generosa apertura. Invece il pensiero dell'esistenza del "mondo" come antitesi ad ogni salvezza scoraggerà ogni dialogo spensierato con le ideologie deliberatamente anticristiane, con l'intrinseca cultura della negazione e del niente, con i programmi spregiudicati e astuti di soffocare la voce e la libertà della Chiesa.