mercoledì 23 marzo 2011

E' più facile che un cammello...

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Dio all'inizio non ha fatto uno ricco e un altro povero, nè al momento della creazione ha donato a uno molti tesori e a un altro ha negato perfino la possibilità di trovarli, ma ha distribuito a tutti la stessa terra. Come mai dunque, se la terra è un possesso comune, tu hai tanti e tanti ettari, mentre il tuo vicino non ha neppure un pugno di terra? Mi dirai: "E' stato mio padre a lasciarmela". E io ti dico: "E lui, da chi l'ha ricevuta?". "Dai suoi antenati"... Ma necessariamente, se si risale indietro, si trova l'origine... Non mi spingerò a esaminare ulteriormente la cosa. Ammettiamo pure che la ricchezza sia giusta, esente da rapina: tu infatti non sei responsabile delle ingiustizie di tuo padre; hai sì il frutto di ciò che è stato rubato, ma non hai rubato tu. Ammettiamo pure che nemmeno lui abbia rubato, ma che l'oro gli provenisse dalla terra: ebbene, è forse per questo buona la ricchezza? Niente affatto. "Neppure cattiva però", dici. Se non è frutto di rapina, non è cattiva nel caso che se ne faccia parte a chi ha bisogno; se non se ne fa parte, è cattiva e perfida. Si potrebbe replicare: "Finchè non si fa il male, non si è cattivi, anche se non si compie il bene". E non è forse un male possedere da soli i beni del Signore,godersi da soli ciò che è comune a tutti? non è forse di Dio la terra e tutto quanto essa contiene? Se dunque i nostri beni sono quelli del nostro comune Signore, sono anche quelli dei nostri compagni di servizio, poichè tutto ciò che è del Signore è comune a tutti...
E, osserva bene, nei beni comuni non c'è mai battaglia, ma pace completa. Al contrario, quando qualcuno cerca di mettere le mani su qualcosa e se ne appropria, allora sopraggiunge la lotta, come se la natura stessa si indignasse per il fatto che, mentre Dio ci unisce dappertutto, noi rivaleggiamo sì da dividerci, lacerarci nella appropriazione dei beni, pronunciando queste fredde parole: il tuo e il mio; difatti in questo caso c'è lotta, c'è odio. Dove ciò non esiste, non nasce nè lotta nè rivalità; e così la comunanza dei beni piuttosto che la proprietà si addice a noi ed è secondo natura...
I beni necessari ci sono comuni, noi però non rispettiano lo spirito di comunione neppure in quelli insignificanti. Ora Dio ci ha dato i primi proprio per insegnarci ad avere in comune gli altri; ma noi nemmeno così abbiamo capito la lezione. Dunque di grazia come può essere buono chi è ricco? Non è possibile; è buono però se dà agli altri. Quando non ha, è buono; quando dà agli altri, è buono; finchè ha, non può essere buono.
Giovanni Crisostomo, Omelia 12 su 1Tm.4