venerdì 15 aprile 2011

Il discepolo è discepolo solo se è crocifisso con Cristo

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Il testo che segue è di Dietrich Bonhoeffer, tratto da quel capolavoro che è "Sequela", Brescia, 1971, pp.67-69. Per questo venerdi precedente la Domenica delle Palme.


L’invito a seguire Gesù è congiunto con l’annunzio della passione di Gesù. Gesù Cristo deve patire ed essere respinto. È la necessità della promessa di Dio, affinché le Scritture si adempiano. Patire ed essere respinti non è lo stesso. Gesù - anche nella passione poteva ancora essere il Cristo festeggiato. La passione poteva essere ancora causa di profonda compassione e ammirazione da parte del mondo. La passione nella sua tragicità potrebbe ancora avere un valore intrinseco, una gloria e dignità intrinseche. Ma Gesù è il Cristo respinto nella passione. Il fatto di essere respinto toglie alla passione ogni dignità e gloria. Deve essere una passione infame. Patire ed essere respinto è l’espressione che riassume la croce di Gesù. Morire sulla croce significa patire e morire essendo respinto, espulso. Gesù deve patire ed essere respinto per necessità divina. Ogni tentativo di impedire ciò che deve accadere è diabolico, anche e proprio se proviene dalla cerchia dei discepoli, perché non vuole permettere che Cristo sia il Cristo. Il fatto che proprio Pietro, la roccia della Chiesa, qui si renda colpevole immediatamente dopo la confessione di fede in Gesù Cristo e dopo la sua consacrazione da parte di questo, indica che la Chiesa stessa, fin dall’inizio, si è scandalizzata del Cristo sofferente. Non vuole un Signore simile, e come Chiesa di Cristo non vuole lasciarsi imporre la legge della passione. La protesta di Pietro deriva dal suo rifiuto di accettare il dolore. E così Satana è penetrato nella Chiesa; vuole strapparla dalla croce del suo Signore.
Perciò Gesù deve ora riferire la necessità della passione chiaramente e inequivocabilmente anche ai suoi discepoli. Come Cristo è il Cristo solo se patisce ed è respinto, così il discepolo è discepolo solo se patisce ed è respinto, se viene crocifisso con il suo Signore. Seguire Gesù, cioè essere legato alla persona di Gesù Cristo, vuol dire, per chi lo segue, essere posto sotto la legge di Cristo, cioè sotto la croce.
L’annuncio, ai discepoli, di questa verità inalienabile incomincia stranamente con la concessione della piena libertà. Gesù dice: «Se uno vuol venire dietro di me»... Non è cosa ovvia nemmeno per i discepoli. Nessuno può essere costretto; anzi, veramente non lo si può nemmeno aspettare da qualcuno; «Se uno», malgrado tutte le altre offerte che gli vengono fatte, vuole seguire Gesù... Ancora una volta tutto dipende dalla decisione; mentre i discepoli si trovano già al seguito di Gesù, ancora una volta tutto è interrotto, tutto resta aperto, non ci si attende nulla, non si impone nulla; tanto radicale è ciò che ora sarà detto. Dunque, ancora una volta, prima che venga annunziata la legge dell’obbedienza, i discepoli devono riavere la loro piena libertà.