martedì 19 aprile 2011

La promessa di Pietro

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Dopo che il Signore aveva raccomandato ai discepoli di amarsi a vicenda di un amore santo, Simon Pietro gli disse: Signore dove vai? Così disse il discepolo al Maestro, il servo al Signore quasi con l'animo disposto a seguirlo. Il Signore, che leggeva nel suo animo e vedeva perché Pietro gli aveva rivolto una tale domanda, risponde: Dove vado non puoi per ora seguirmi; come a dire: Quello di cui mi interroghi non è, ora, nelle tue possibilità. Non gli risponde: Non puoi, ma: non puoi per ora; gli prospetta una dilazione, non gli toglie la speranza; e questa speranza, che non gli toglie ma piuttosto gli dà, la rafforza con l'annuncio che fa seguire: Mi seguirai più tardi. Non aver fretta, Pietro. La Pietra non ti ha ancora consolidato con il suo Spirito. Non lasciarti innalzare dalla presunzione: non puoi per ora seguirmi; e non lasciarti abbattere dalla disperazione: mi seguirai più tardi. Ma cosa ribatte Pietro? Perché non posso seguirti adesso? Darò la mia vita per te! Il Signore vedeva la sincerità del suo desiderio, ma non vedeva in lui le forze necessarie per realizzarlo. L'infermo faceva assegnamento sulla sua volontà, il medico, invece, ne conosceva la debolezza; Pietro prometteva, Cristo vedeva già il futuro; l'incosciente era audace, mentre chi sapeva già tutto lo ammoniva. Pietro era tanto presuntuoso che contava sulla sua volontà ignorando i suoi limiti! Era tanto presuntuoso che, mentre il Signore era venuto a dare la sua vita per i suoi amici e perciò anche per lui, egli pretendeva di fare altrettanto per il Signore, illudendosi di poter offrire la sua vita per Cristo prima che Cristo offrisse la propria per lui. Gli risponde Gesù: Tu darai la tua vita per me? E così tu farai per me quanto io non ho ancora fatto per te? Tu darai la tua vita per me? Credi di potermi precedere, tu che non puoi seguirmi? Perché sei tanto presuntuoso? Che concetto hai di te? Chi ti credi di essere? Ascolta cosa sei: In verità, in verità ti dico: il gallo non canterà finché non mi avrai rinnegato tre volte (Gv 13, 36-38). Ecco come presto apparirai ai tuoi stessi occhi, tu che ora dici grandi parole, e non sai di essere piccolo. Tu che prometti a me la tua morte, rinnegherai tre volte me, che sono la tua vita. Tu credi di essere già pronto a morire per me; sforzati invece di vivere prima per te: temendo infatti la morte della tua carne, darai la morte alla tua anima. Poiché come confessare Cristo è vivere, così rinnegare Cristo è morire.
Agostino di Ippona, Commento al Vangelo di Giovanni, 66,1 (*)

(*): V. anche il mio post del 22 novembre 2010 dal titolo "La caduta dei santi"