venerdì 27 maggio 2011

Folle per Cristo


Oggi 28 maggio ricordiamo:


Andrea il Folle (X sec.?), testimone
La venerazione di un santo è determinata soprattutto dall'ideale evangelico che attraverso la sua figura viene trasmesso di generazione in generazione. Solo così si può comprendere la straordinaria importanza di Andrea, primo folle per Cristo della chiesa bizantina.

Le notizie storiche su di lui sono contraddittorie, fino a far dubitare della sua esistenza. Egli fu forse originario della Scizia, ed era uno schiavo. Secondo il suo agiografo, un certo Niceforo presbitero di Santa Sofia, fu educato dal suo padrone che lo volle suo segretario. Poi, ancora giovanissimo e in maniera improvvisa, Andrea diede chiari segni di follia. Il padrone lo fece incatenare presso la chiesa di Sant'Anastasia, ma inutilmente: era ormai inziata la vicenda del più amato folle per Cristo di Costantinopoli. Da quel momento, egli vivrà simulando un tale degrado esteriore da far ribrezzo persino agli animali; faceva questo, secondo la tradizione, per poter servire gli uomini nell'umiltà e nel nascondimento.
Visionario, affascinato dal futuro ultimo dell'uomo, Andrea esprime con la vita e con numerosi dialoghi la sua attesa del regno e il giudizio che il compiersi dei tempi profetizzato nelle Scritture proietta sulla storia. Lo accompagna spesso come interlocutore Epifanio, personaggio ben dotato di senno, che diverrà patriarca di Costantinopoli. A differenza del suo predecessore di Emesa, Simeone il Folle, Andrea non simula tanto la follia per smascherare i peccati di quanti incontra, ma dedica piuttosto tutta la sua vita a indicare un mondo invisibile, una sapienza «altra». Forse per questo è molto amato dai monaci bizantini, che gli dedicheranno una miriade di piccole chiese ubicate nei luoghi più impensabili.
Nella chiesa russa la memoria di Andrea è legata alla festa della Protezione della Madre di Dio, da lui profetizzata in una delle sue più celebri visioni. (1)

TRACCE DI LETTURA
Alcuni devoti gli offrivano denaro di loro volontà e non perché egli ne chiedesse. Egli accettava di buon grado, pregando per i donatori. In una giornata poteva ricevere dai venti ai trenta oboli. Ora, Andrea conosceva un nascondiglio dove si radunavano i mendicanti; accostatosi, come per gioco, si sedette in mezzo a loro e cominciò a giocare con gli oboli, perché la sua attività spirituale non fosse riconosciuta. Quando un povero cercò di prenderglieli, gli diede uno schiaffo: allora gli altri, per vendicare il loro compagno, lo presero a bastonate. Simulando la fuga egli gettò via tutti gli oboli. Così, quello che un mendicante riusciva a trovare era suo guadagno (Niceforo, dalla Vita di Andrea il Folle)
PREGHIERA
Tu hai scelto la follia per amore di Cristo
e hai mostrato la stoltezza dei sapienti.
Sei stato perseverante
nella tua lotta in questo mondo,
e Cristo ti ha portato in paradiso.
Intercedi presso di lui, o Andrea,
per coloro che onorano la tua memoria.



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(1):La visione di sant'Andrea il Folle

Sant'Andrea il Folle (seminudo sulla sinistra dell'immagine) brillò per l'innocenza dei costumi, lo spirito di preghiera e di penitenza in mezzo alla Bisanzio del secolo X. Il racconto della sua vita, scritto poco tempo dopo la morte, presenta garanzie certe di autenticità. Di origine scita e di nazionalità slava, era schiavo presso la casa di un uomo ricco, imparò il greco e fu elevato all'incarico di notaio.Presto diede segni di demenza. Il suo padrone lo fece rinchiudere nella chiesa di Sant'Anastasia. Dopo tre mesi, non essendo migliorato, venne abbandonato alla vita errante. Ebbe momenti di amnesia involontaria o simulata per il desiderio di umiliazione, si consacrò alla preghiera e alle opere di carità, prodigò i suoi consigli ai piccoli e ai grandi.
Una notte, mentre stava per terminare la dossologia a Blacherne, all'improvviso Andrea fu rapito in estasi in mezzo alla folla:
 Vide chiaramente coi suoi occhi una Signora, di statura molto alta, avanzare dalle porte regali, circondata da un corteo armonioso. A destra e a sinistra, il venerabile Prodromo (il Precursore Giovanni Battista) e il Figlio del tuono (Giovanni l'evangelista) la sostenevano con le loro mani; una processione numerosa di santi, vestiti di bianco, l'accompagnava... Quando il corteo raggiunse l'ambone, Andrea si rivolse al suo discepolo Epifanio domandandogli: «Vedi la Padrona e Signora dell'universo?». Questi rispose: «Sì, vedo, padre mio spirituale»E davanti ai loro occhi, piegando a lungo le ginocchia, la Signora pregò, lasciando scorrere lacrime sul suo viso d'aspetto divino e immacolato. Terminata la preghiera, si avvicinò al santuario, cominciando di nuovo a pregare per il popolo che la circondava. Allora si tolse il velo scintillante e, allargandolo con imponente maestà, lo mantenne steso con le sue mani pure e ne coprì tutto il popolo che stava al di sotto. Durante un tempo considerevole, quei veggenti straordinari lo contemplarono steso sopra la folla e irradiante tutt'intorno una gloria divina.



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Martiri cristiani di Romania (XX sec.)
Il 28 maggio del 1970 si spegne a Bucarest il vescovo greco-cattolico Iuliu Hossu, testimone tra i più eloquenti delle persecuzioni patite da centinaia di migliaia di cristiani romeni sotto i regimi totalitari e nazionalisti del XX secolo.

Fin dall'ascesa al potere del regime comunista, la Romania conobbe infatti ripetuti tentativi di «nazionalizzazione» delle chiese, attuati per soggiogarle pienamente al controllo del regime. Tutte le confessioni cristiane furono sottoposte a persecuzioni, arresti di massa, privazione delle libertà fondamentali; migliaia furono i confessori che morirono di fame in prigione.
Tra coloro che più pagarono in termini di vittime e di privazioni vi fu a partire dal 1° dicembre del 1948 la Chiesa Greco-cattolica romena, soppressa per decreto dello Stato e brutalmente repressa sino alla fine degli anni '80.
Accanto all'arcivescovo di Cluj Iuliu Hossu, vescovi come l'ausiliare di Blaj Vasile Aftenie e l'amministratore apostolico della medesima sede Ioan Suciu furono condotti in prigione tra il 1948 e il 1950. Tutti rifiutarono di rinnegare la loro comunione con Roma: Aftenie fu ucciso dopo un anno di cella d'isolamento, Suciu morì in prigione nel 1953; Hossu, invece, resistette per più di vent'anni a ripetuti periodi di detenzione e di molestie. Un anno prima di morire, fu creato cardinale in pectore da Paolo VI.
I loro nomi, accanto a quelli di padre Daniil Sandu Tudor, monaco ortodosso, e a moltissimi personaggi più o meno in vista delle giurisdizioni greco-cattoliche, ortodosse, latine e protestanti di Romania, costituiscono quel patrimonio comune di martiri su cui le chiese cristiane in quella terra sono chiamate a edificare il difficile cammino dell'unità tra i cristiani, superando divisioni e lacerazioni che da secoli sfigurano il volto della chiesa.

TRACCE DI LETTURA
Per la Chiesa Romena Unita è arrivato il Venerdì santo! Adesso, cari fedeli, abbiamo l'occasione di mostrare se apparteniamo a Cristo o se siamo dalla parte di Giuda. Non lasciatevi ingannare da parole vane, da promesse, da menzogne, ma restate saldi nella fede per la quale i vostri genitori e i vostri avi hanno versato il loro sangue. Non possiamo vendere né Cristo né la chiesa.

Se prenderanno le vostre chiese, pregate il Signore come fecero i primi cristiani quando gli imperatori pagani distruggevano i loro luoghi di preghiera e bruciavano i loro libri santi (Joan Suciu, dalle Lettere ai fedeli).

PREGHIERA
Ricordati, Dio che ami la vita,
di tutti i nostri fratelli e sorelle ortodossi, cattolici, protestanti
che in molte nazioni d'Europa sotto i regimi atei e totalitari
hanno subìto con pazienza la persecuzione, il carcere,
la tortura, il disprezzo e la morte,
per la causa del Vangelo e per la fedeltà alla loro tradizione cristiana,
pregando spesso per i loro persecutori;
essi hanno conosciuto la beatitudine della tua povertà
e per questo sono degni del tuo Regno.
Sia benedetta la loro memoria ora e sempre.