mercoledì 11 maggio 2011

A lode e gloria della Sua Grazia.


foto
Ancora una volta mi piace riprendere il discorso sulla presentazione della Dottrina cattolica della Grazia in concomitanza cronologica e tematica con la catechesi che questa mattina il Papa ha tenuto in Piazza San Pietro. Dedicata, appunto, al rapporto tra Grazia e preghiera. Vedi per il testo il post dal titolo "In ginocchio da Te", pubblicato qualche ora fa.

* * *
Inizio con un testo bellissimo di don Luigi Giussani:

E' la coscienza della gratuità assoluta degli interventi di Dio nella Storia che è il valore più puro e obbiettivo della vita cristiana. Perchè non esiste verità più grande e dolce ed esaltante: gli incontri che Egli ha creati per far parte del Suo Regno agli uomini - noi! - sono dono altamente puro, che la nostra natura non avrebbe neanche potuto immaginare, prevedere: dono puro al di sopra di ogni capacità umana, "grazia". (...)
E non solo il fatto dell'incontro, ma anche la capacità di intenderne il richiamo è dono di grazia. (...)
E la stessa capacità di verificare questo richiamo, di riconoscerne il valore, è dono di grazia. (...)
E la capacità di aderire e di realizzare la proposta cristiana è dono di grazia. (...)
A questo punto possiamo capire quale sia l'espressione di una vera disponibilità e impegno di fronte al richiamo cristiano: è l'atteggiamento di domanda, di preghiera. (...)
Il senso della propria originale dipendenza, che è l'aspetto più elementare della religiosità naturale, dispone perciò l'animo semplice a riconoscere che tutta l'iniziativa è del Mistero di Dio, e che dunque l'atteggiamento ultimo da assumere è quello umile di chi chiede di vedere, di capire, di aderire. E' talmente fondamentale questo atteggiamento di preghiera che esso è proprio tanto dei credenti che di chi ancora non crede, tanto di Pietro che esclama: "Credo, Signore, ma aumenta la mia fede", quanto dell'Innominato che grida: "Dio, se ci sei, rivelati a me". (...)
Questo della domanda e della preghiera è il punto in cui la coscienza dell'uomo inizia la sua partecipazione al mistero di Colui che lo crea. E il nostro spirito sente quindi le vertigini di questo Mistero che tutto, assolutamente tutto, fa, quando riflette che anche questa iniziale attività di domanda e di preghiera è resa possibile solo da un dono del Creatore: "Nessuno può dire: Signore Gesù, se non nello Spirito Santo".

(Luigi Giussani, "L'incontro come grazia", in Il cammino al vero è un'esperienza, Rizzoli, Milano,2006. pp. 151-155)


Concilio di Orange del 529

"A lode e gloria della sua grazia che ci ha dato nel suo Figlio diletto" (Ef. 1,6)

Canone 12. Come ci ama Dio. Dio ci ama come saremo per Suo dono, e non quali siamo per nostro merito.

Canone 13. La restaurazione del libero arbitrio. L'arbitrio della volontà, ferito nel primo uomo, non può essere restaurato se non attraverso la grazia del battesimo; ciò che è perduto non può essere restituito se non da Colui che lo potè dare. Perciò la Verità stessa dice: "Se il Figlio vi farà liberi, allora sarete liberi davvero" (Gv.8,36).

Canone 14. Nessun misero viene liberato da alcuna miseria, per quanto minima essa sia, se non gli viene prima in aiuto la misericordia di Dio, come dice il salmista: "Ci preceda la Tua misericordia,Signore" (Sal. 79,8); e anche: "Dio mio, la Tua grazia mi precederà" (Sal. 59,11).