martedì 24 maggio 2011

L'opera della Grazia in noi è la memoria di Cristo presente


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Riprendo con questo post la presentazione della dottrina cattolica della grazia (il precedente risale al mercoledi 11 maggio, col titolo: "A lode e gloria della Sua Grazia").  Per commentare i canoni 16 e 18 del Concilio di Orange del 529 (che riporto sotto), parto dal...

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 ...Salmo 145, vv. 1-7

O Dio, mio re, voglio esaltarti
e benedire il tuo nome
in eterno e per sempre.

 Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome
in eterno e per sempre.

 Grande è il Signore e degno di ogni lode,
la sua grandezza non si può misurare.

 Una generazione narra all'altra le tue opere,
annunzia le tue meraviglie.

 Proclamano lo splendore della tua gloria
e raccontano i tuoi prodigi.

 Dicono la stupenda tua potenza
e parlano della tua grandezza.

 Diffondono il ricordo della tua bontà immensa,
acclamano la tua giustizia.

 Commentando il versetto 7 ("diffondono il ricordo della tua bontà immensa, acclamano la tua giustizia", Agostino tocca un vertice della teologia della grazia...
 
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"Essi dunque erutteranno il ricordo dell'abbondanza della tua soavità, perché tu non ti sei dimenticato di noi e, appunto perché non dimentico di noi, ci hai ammoniti per ridestare anche la nostra memoria. Si ricorderanno e si volgeranno a te tutti i confini della terra. Essi erutteranno il ricordo dell'abbondanza della tua soavità, convinti che in loro nulla c'è di buono che non sia da te. Sono inoltre convinti che non si sarebbero potuti volgere a te se non fossero stati richiamati da te e che non avrebbero potuto pensare a te se tu ti fossi dimenticato di loro. Riflettendo per un dono della tua grazia su tutte queste cose, essi esulteranno nella tua giustizia. Considerando per un dono della tua grazia queste cose - ripeto - esulteranno nella tua giustizia, non nella loro. Fratelli, se volete eruttare la grazia, bevete la grazia. Che significa: Bevete la grazia? Conoscete la grazia, intendete la grazia. Prima d'esistere noi non c'eravamo in alcuna maniera, e siamo stati fatti uomini mentre prima non eravamo nulla. Fatti uomini dalla radice di quell'antico peccatore, noi eravamo perversi e per natura figli dell'ira, come gli altri. Ebbene, guardiamo alla grazia di Dio, non solamente per averci egli creati ma anche per averci chiamati alla nuova vita. A colui infatti a cui dobbiamo l'esistenza dobbiamo anche la giustificazione. Che nessuno attribuisca a Dio la propria esistenza e a se stesso la propria giustizia. Sarebbe di maggior pregio ciò che vorresti attribuire a te che non quello che attribuisci a lui. È infatti pregio più grande l'essere giusto che l'essere uomo, e tu dài a Dio il meno mentre a te dài il più. Dà invece a lui tutto quanto, loda Dio per la totalità [dei doni]; non sottrarti dalla mano dell'artefice. Chi è stato a farti esistere? Non sta forse scritto che Dio prese del fango della terra e ci plasmò l'uomo? Prima d'essere uomo eri fango; prima d'essere fango non eri niente. Ma devi ringraziare il tuo artefice non per la sola creazione; ascolta un altro intervento, che è pure una creazione. Dice: Non per le opere, affinché nessuno se ne vanti. Ma colui che dice: Non per le opere, affinché nessuno se ne vanti, cosa ha affermato prima? Mediante la grazia siete stati salvati attraverso la fede e questo non per opera vostra. Parole dell'Apostolo, non mie. Mediante la grazia siete stati salvati attraverso la fede e questo (cioè l'essere stati salvati attraverso la fede) non per opera vostra. In effetti la semplice menzione de la grazia lasciava intendere che non era per opera vostra, ma per escludere ogni altra interpretazione si degnò parlare più apertamente. Dammi un'anima in grado di capire: egli ha detto tutto. Siete stati salvati mediante la grazia. Sentendo la parola grazia, intendi gratis. E se gratis, tu non vi hai apportato nulla, non hai meritato nulla, poiché se si fosse trattato d'una qualche ricompensa accordata a meriti [precedenti], non sarebbe stata una grazia ma, appunto, un compenso. Dice: Mediante la grazia siete stati salvati attraverso la fede. Spiegaci un po' queste tue parole in una maniera più chiara a motivo di certi presuntuosi, di certi tipi che cercano di lusingare se stessi e misconoscendo la giustizia di Dio vogliono affermare una loro propria giustizia. Ascolta lo stesso concetto con parole più chiare. Dice: E questo, cioè che siete stati salvati mediante la grazia, non è per opera vostra ma è dono di Dio. Ma potrebbe darsi che anche noi abbiamo fatto qualcosa per meritare i doni di Dio. Dice: Non è dalle opere affinché nessuno se ne glori. E allora? Non siamo noi ad operare il bene? Certo che lo operiamo. Ma come? Con la forza di colui che opera in noi. Con la fede infatti noi facciamo spazio nel nostro cuore a colui che in noi e per nostro mezzo opera il bene.(*) Ascolta in qual maniera tu operi il bene. Di lui infatti siamo fattura, creati in Cristo Gesù per le opere buone, nelle quali dobbiamo camminare. Questa è la copiosa abbondanza di dolcezza che la sua memoria produce in noi. Eruttando questa dolcezza, i suoi predicatori esulteranno per la sua giustizia, non per la loro giustizia personale. Cosa hai compiuto infatti per noi, o Signore, oggetto della nostra lode, perché noi fossimo, ti lodassimo, esultassimo della tua giustizia, eruttassimo il ricordo dell'abbondanza della tua dolcezza? Diciamolo e dicendolo innalziamo la lode". (**)
Dal Commento ai Salmi di sant'Agostino, vescovo, 144,7

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(*): E' Gesù che, attraverso la nostra libertà, opera le opere buone, come scriveva la piccola Teresa di Lisieux: "Quando sono caritatevole, è solo Gesù che agisce in me" (Storia di un'anima, manoscritto C, I, 290). Questa piccola ragazza morta a 24 anni in convento, quando accenna al suo essere caritatevole, aggiunge subito che si trattava della carità più quotidiana, la carità con le sue consorelle. "Quando sono caritatevole, è solo Gesù che agisce in me", agisce in me, cioè agisce attraverso la libertà della piccola Teresa. Ma è Gesù che agisce, abbracciando con la Sua dolcezza la nostra libertà.

(**): Agostino cioè dice, riguardo alle nostre "buone opere", che è sempre e solo Gesù che agisce NELLA e ATTRAVERSO la nostra libertà, compiendo la nostra libertà: è niente di più e niente di meno che la sovrabbondante ricchezza della Sua memoria dentro di noi.  Grande Agostino. E questa attrattiva della grazia NON è qualcosa di estrinseco alla libertà, è anzi il compimento stesso, la soddisfazione stessa della libertà, secondo la stupenda costatazione che agisce con libertà chi agisce per attrattiva. Questa è la soavità abbondante della Sua (di Cristo) memoria dentro di noi. La Sua memoria dentro di noi è il riconoscimento del Suo agire nel presente. Questa Sua (di Cristo) azione presente compie in dolcezza la nostra libertà. Ciò che soddisfa la nostra libertà è dunque la Sua memoria, il Suo agire riconosciuto.

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Concilio di Orange del 529

La precarietà della grazia: la grazia è sempre un dono.

Canone 16. Nessuno si glori di ciò che sembra avere, quasi che non lo abbia ricevuto, nè creda di averlo ricevuto perchè dall'esterno la parola si diede per essere letta ovvero risuonò per essere udita. Infatti, come dice l'Apostolo: "Se la giustificazione viene dalla Legge, Cristo è morto invano" (Gal. 2, 21); "Ascendendo in cielo ha portato con sè prigionieri, ha distribuito doni agli uomini" (Ef. 4, 8). Da lì ha ricevuto chiunque ha qualcosa; e se qualcuno dice che quello che ha non gli proviene da lì, o non lo ha, oppure "ciò che ha gli sarà tolto" (Mt. 25, 29). (Denzinger 386)

La fecondità della grazia: le opere buone.

Canone 18. Nessun merito viene prima della grazia. Si deve una ricompennsa alle buone opere,quando vengono compiute; ma la grazia, che non è dovuta, viene prima, e fà in modo che siano compiute. (Denzinger 388)