lunedì 23 maggio 2011

Vangelo vivo.



Dal "Corriere della Sera" di oggi 23 maggio 2011, di Isabella Bossi Fedrigotti

La generosità, oltre a essere nobile e benemerita per chi ne riceve i frutti, riesce a volte, in modo misterioso, se non a guarire, almeno a mettere una pezza sul dolore dei generosi, a renderlo più sopportabile, meno devastante. È un antidolorifico che non si compra in farmacia, cui di solito— ma non sempre— ricorre chi ha già una predisposizione per l’altruismo. È un antidolorifico il cui effetto non discende tanto dal consenso che incontra, dalle lodi e dai ringraziamenti colti, quanto dal gesto in sé, magnifico e liberale, capace di restituire in un attimo all’uomo, fosse anche il più usurato dalla piccola quotidiana pratica egoistica, una potente carica della perduta umanità. Perciò si può essere quasi certi che la decisione dei genitori— molto auspicata dai medici in quanto sono rare le donazioni pediatriche— di permettere l’espianto di quattro organi della figlia Elena, la piccola dimenticata per cinque ore in macchina sotto il sole e morta per le conseguenze del colpo di calore, un poco, un minimo, un uno per cento su una scala di dolore incommensurabile, riesca a consolarli. Tre bambini condannati a morte certa vivranno, infatti, grazie a lei e grazie a loro, una di Bergamo, uno ligure e uno di Roma. Accettando di mettere nella tomba un corpicino svuotato e ricomposto, quel padre e quella madre hanno ridato speranza e vita a tre famiglie: come se avessero acceso tre nuovi lumi al posto di uno che il vento aveva brutalmente spento. Il pensiero va, naturalmente, all’infelice papà di Elena per il quale la fretta e la distrazione, piccoli peccati veniali nella nostra esistenza affrettata e troppo piena, si sono trasformate nella più micidiale e imperdonabile delle colpe. Ma va anche, il pensiero, alla mamma, due volte generosa, perché ha acconsentito all’espianto e perché ha detto quel che molti, assediati come suo marito dalle pressanti, susseguenti incombenze, tra sé si erano detti: può succedere a tutti di dimenticare, perfino una amatissima, piccola figlia. Mater dolorosa, chissà quanto, questa donna, che, però, ha saputo scegliere il rimedio giusto, forse l’unico efficace, contro il suo strazio.