mercoledì 18 maggio 2011

Volgi verso il giardino l'acqua che corre verso la fogna.

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Davvero bello questo testo tratto dalle Esposizioni sui Salmi. Grande Agostino.

"Fratelli, Abramo è stato giustificato per la fede; ma se le opere non hanno preceduto la fede, l'hanno tuttavia seguita. Sarà forse sterile la tua fede? Se tu non sei sterile, non lo sarà neppure la tua fede. Hai creduto in qualcosa di male, e con il fuoco della tua malizia hai bruciata la radice della tua fede. Credi dunque, tu che devi operare. Ma tu obietti: non dice così l'apostolo Paolo. Al contrario Paolo dice proprio questo, quando afferma: la fede che opera per mezzo dell'amore; e in un altro passo: la pienezza della legge è dunque la carità; e altrove: perché tutta la legge è pienamente racchiusa in questo solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso. Guarda un po' se non vuole che tu operi colui che dice: non commettere adulterio, non ammazzare, non desiderare, e ogni altro precetto tutto è compendiato in questa frase: amerai il prossimo tuo come te stesso; la carità non può far del male al prossimo; dunque la carità è la pienezza della legge. La carità ti permette forse di fare qualcosa di male a colui che ami? Ma forse ti limiti a non far nulla di male, senza però fare neppure qualcosa di bene. Dunque la carità ti consente di non dedicarti per quanto puoi a colui che ami? Non è forse quella carità che prega anche per i nemici? Può dunque abbandonare l'amico colui che desidera il bene del nemico? Orbene, se la fede è senza amore, sarà anche senza opere. Ma, perché tu non ti stia a preoccupare pensando alle opere della fede, aggiungi ad essa la speranza e l'amore, e non pensare a quello che farai. L'amore stesso non può stare inerte. Che cosa è infatti che, in certi uomini, opera perfino il male, se non l'amore? Mostrami un amore inerte e ozioso! Non è forse l'amore che compie i crimini, gli adulteri, i delitti, gli omicidi, ed ogni genere di lussuria? Purifica dunque il tuo amore: l'acqua che scorre nella fogna, fa' che si volga al giardino: lo stesso trasporto che nutriva per il mondo, lo rivolga all'Artefice del mondo. Forse che vi viene detto: Non amate niente? Tutt'altro. Sareste pigri, morti, detestabili, miseri, se non amaste nulla. Amate, ma state attenti a ciò che amate. L'amore di Dio, l'amore del prossimo è chiamato carità; l'amore del mondo, l'amore di questo secolo, è detto concupiscenza. Sia frenata la concupiscenza e sia eccitata la carità. La carità stessa di chi opera il bene gli offre la speranza della buona coscienza: poiché la buona coscienza porta con sé la speranza. Come la cattiva coscienza è totalmente in balia della disperazione, così la buona coscienza è tutta protesa nella speranza. E allora vi saranno [in noi] quelle tre virtù di cui parla l'Apostolo: Fede, Speranza, Carità. Anche altrove allude a queste tre virtù ponendo però al posto della speranza la buona coscienza, quando dice che esse sono il fine del precetto. Quale è il fine del precetto? È quello in cui i precetti si perfezionano, non già si distruggono. In un senso infatti noi diciamo: è finito il cibo, e in un altro senso diciamo: è finita la tunica che si tesseva. Il cibo finisce nel senso che non ve ne è più; la tunica è finita nel senso che è compiuta: in ambedue i casi si parla di fine. Qui dunque non ha detto “fine del precetto” come se i precetti perissero, ma nel senso che si portano a termine, si perfezionano, non già si distruggono. Ecco dunque il fine riguardo quelle tre virtù: il fine del precetto - dice - è l’amore che deriva da un cuore puro, da una coscienza buona e da una fede sincera. Al posto della speranza ha collocato la buona coscienza. Spera infatti chi ha una buona coscienza. Chi invece prova il rimorso di una cattiva coscienza, recede dalla speranza, e non attende per sé altro che la dannazione. Per poter sperare dunque nel Regno, abbia una buona coscienza; e, per possedere una buona coscienza, creda e operi. Il credere compete alla fede, l’operare all’amore. Nel passo che abbiamo citato l’Apostolo prende le mosse dalla fede, dicendo: Fede, Speranza, Carità; nell'altro passo citato, prende le mosse dalla carità stessa: la carità che deriva da un cuore puro, da una coscienza buona e da una fede sincera. Quanto a noi cominciamo ora dal mezzo, cioè dalla coscienza stessa e dalla speranza. Chi vuole avere buona speranza, ripeto, abbia una buona coscienza, ma per avere una buona coscienza creda e operi. Dal mezzo giungiamo al principio e alla fine: creda e operi, poiché appunto il credere compete alla fede, l'operare alla carità".
Agostino di Ippona, Esposizioni sui Salmi 31/II,5