venerdì 17 giugno 2011

Commenti al Pater: Charles de Foucauld



Mi sembra che  lungo il sentiero della fede pura e della nuda speranza, nel deserto, «sotto gli occhi di Dio», Charles De Foucauld (*) abbia sperimentato ciò che la sua fede gli aveva rivelato, fin dal primo giorno: che Dio è Padre, Padre di Gesù Cristo e Padre nostro.  Ed è stato anche il frutto della perfetta rassomiglianza, dell'identificazione della sua anima con quella del suo amato fratello e Signore Gesù, perseguita giorno dopo giorno, da Nazareth a Tamanrasset.  Così l'anima del Signore si è come tutta riversata nella sua anima, e le ha comunicato questo sentimento di amore di figlio, quale si è espresso in quella preghiera che vien chiamata «la preghiera dell'abbandono», e che ci dà, sulla paternità divina, una luce maggiore di quanto non potrebbero fare lunghe meditazioni.
Più che di una preghiera, d'altronde, si tratta dell'espressione dello stato della sua anima, delle disposizioni più profonde di tutto il suo essere, di fronte a Dio, nei riguardi di Dio Padre.  Per cogliere ciò che questa preghiera rivela, e intenderne tutta la risonanza evangelica, bisogna accostarla ad alcune parole di Gesù. 

* * *
Padre mio,
«Padre», dice Gesù.
Io m'abbandono a te. Fa' di me quel che ti piacerà.
« Sì, Padre, ti è piaciuto.  Non mi hai lasciato solo, poiché io faccio sempre quello che a te piace ».
Qualunque cosa tu voglia fare di me, te ne ringrazio; son pronto a tutto, accetto tutto.
«Se voi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli ne darà di buone a tutti coloro che gliele chiederanno».
Purché la tua volontà si compia in me, in tutte le tue creature, non desidero altro, Dio mio.
«Venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, in terra come in cielo.  Abba, Padre: non ciò che voglio io, ma ciò che tu vuoi».
Metto la mia anima nelle tue mani: te la do, mio Dio, con tutto l'amore del mio cuore, perché ti amo,
«Rimetto il mio spirito nelle tue mani». «Bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e che agisco così come il Padre mi ha ordinato».
e perché per me è un bisogno d'amore il donarmi, l'abbandonarmi nelle tue mani senza misura
«Il mio cibo è fare la Volontà di Colui che mi ha mandato». «Il Padre stesso vi ama, perché voi mi amate».
 e con una confidenza infinita:
«Non temete, piccolo gregge, perché è piaciuto al Padre di darvi in dono il regno».
 poiché Tu sei mio Padre.
«Il Padre mio, che è anche Padre vostro».
Charles de Jèsus, essendosi abbandonato, senza misura, a Dio, è «nelle mani del Padre», e «nessuno, dice Gesù, può strappare niente dalle mani del Padre» (Gv. 10,29).

 * * *
(*): CHARLES DE FOUCAULD (1858-1916)(Fratel Carlo di Gesù) nasce a Strasburgo in Francia, il 15 settembre 1858. Orfano a 6 anni, è cresciuto assieme a sua sorella Marie dal nonno, del quale seguirà la carriera militare.
Nell’adolescenza si allontana dalla fede. Conosciuto come amante del piacere e della vita facile, rivela, nonstante tutto, una forte e costante volontà nei momenti difficili.
Intraprende una pericolosa esplorazione in Marocco (1883-1884). La testimonianza della fede dei musulmani risveglia in lui questo interrogativo: Ma Dio, esiste ? — «Mio Dio, se esistete, fate che Vi conosca ».
Rientrato in Francia, colpito dalla discreta ed affettuosa accoglienza della sua famiglia, profondamente cristiana, si mette in ricerca e chiede ad un sacerdote di istruirlo. Guidato da Don Huvelin ritrova Dio nell’ottobre del 1886.Ha 28 anni. « Come credetti che c’era un Dio, compresi che non potevo far altro che vivere per Lui solo ».
Un pellegrinaggio in Terra Santa gli rivela la sua vocazione: seguire ed imitare Gesù nella vita di Nazareth. Vive 7 anni alla Trappa, prima a Nostra Signora delle Nevi, poi ad Akbès in Siria. In seguito vive solo, nella preghiera, nell’adorazione, in una grande povertà, presso le Clarisse di Nazareth.
Ordinato sacerdote a 43 anni (1901), nella Diocesi di Viviers, si reca nel deserto algerino del Sahara, prima a Beni Abbès, povero tra i più poveri, poi più a Sud a Tamanrasset con i Tuaregs dell’Hoggar. Vive una vita di preghiera, meditando continuamente la Sacra Scrittura, e di adorazione, nell’incessante desiderio di essere, per ogni persona il « fratello universale », viva immagine dell’Amore di Gesù.« Vorrei essere buono perché si possa dire: Se tale è il servo, come sarà il Maestro? ». Vuole « gridare il Vangelo con la sua 14 vita».La sera del 1° dicembre 1916 è ucciso da una banda di predoni di passaggio.
Il suo sogno è sempre stato quello di condividere la sua vocazione con altri: dopo aver scritto diverse regole di vita religiosa, ha pensato che questa « Vita di Nazareth » potesse essere vissuta da tutti ed ovunque.Oggi la « famiglia spirituale di Charles de Foucauld » comprende diverse associazioni di fedeli, comunità religiose ed istituti secolari di laici o sacerdoti sparsi nel mondo intero.