sabato 18 giugno 2011

Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.



La Luce, lo splendore e la grazia della Trinità accompagnino la nostra giornata e l'intera nostra vita. Buona domenica della Santissima Trinità! Pb Vito Valente.

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Dalle «Lettere» di sant'Atanasio, vescovo (Lett. 1 a Serap. 28-30; PG 26, 594-595. 599)Non sarebbe cosa inutile ricercare l'antica tradizione, la dottrina e la fede della Chiesa cattolica, quella s'intende che il Signore ci ha insegnato, che gli apostoli hanno predicato, che i padri hanno conservato. Su di essa infatti si fonda la Chiesa, dalla quale, se qualcuno si sarà allontanato, per nessuna ragione potrà essere cristiano, né venir chiamato tale.
La nostra fede é questa: la Trinità santa e perfetta é quella che é distinta nel Padre e nel Figlio e nello Spirito Santo, e non ha nulla di estraneo o di aggiunto dal di fuori, né risulta costituita del Creatore e di realtà create, ma é tutta potenza creatrice e forza operativa. Una é la sua natura, identica a se stessa. Uno é il principio attivo e una l'operazione. Infatti il Padre compie ogni cosa per mezzo del Verbo nello Spirito Santo e, in questo modo, é mantenuta intatta l'unità della santa Trinità. Perciò nella Chiesa viene annunziato un solo Dio che é al di sopra di ogni cosa, agisce per tutto ed é in tutte le cose (cfr. Ef 4, 6). E' al di sopra di ogni cosa ovviamente come Padre, come principio e origine. Agisce per tutto, certo per mezzo del Verbo. Infine opera in tutte le cose nello Spirito Santo.
L'apostolo Paolo, allorché scrive ai Corinzi sulle realtà spirituali, riconduce tutte le cose ad un solo Dio Padre come al principio, in questo modo: «Vi sono diversità di carismi, ma uno solo é lo Spirito; e vi sono diversità di ministeri, ma uno solo é il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo é Dio, che opera tutto in tutti» (1 Cor 12, 4-6).
Quelle cose infatti che lo Spirito distribuisce ai singoli, sono date dal Padre per mezzo del Verbo. In verità tutte le cose che sono del Padre sono pure del Figlio. Onde quelle cose che sono concesse dal Figlio nello Spirito sono veri doni del Padre. Parimenti quando lo Spirito é in noi, é anche in noi il Verbo dal quale lo riceviamo, e nel Verbo vi é anche il Padre, e così si realizza quanto é detto: «Verremo io e il Padre e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14, 23). Dove infatti vi é la luce, là vi é anche lo splendore; e dove vi é lo splendore, ivi c'è parimenti la sua efficacia e la sua splendida grazia.
Questa stessa cosa insegna Paolo nella seconda lettera ai Corinzi, con queste parole: «La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi» (2 Cor 13, 13). Infatti la grazia é il dono che viene dato nella Trinità, é concesso dal Padre per mezzo del Figlio nello Spirito Santo. Come dal Padre per mezzo del Figlio viene data la grazia, così in noi non può avvenire la partecipazione del dono se non nello Spirito Santo. E allora, resi partecipi di esso, noi abbiamo l'amore del Padre, la grazia del Figlio e la comunione dello stesso Spirito.

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Di seguito i testi delle letture di domani 19 giugno, Solennità della Santissima Trinità, con due omelie.
 Anno A

MESSALE
Antifona d'Ingresso
Sia benedetto Dio Padre,
e l'unigenito Figlio di Dio, e lo Spirito Santo:
perché grande è il suo amore per noi.


Colletta

O Dio Padre, che hai mandato nel mondo il tuo Figlio, Parola di verità, e lo Spirito santificatore per rivelare agli uomini il mistero della tua vita, f
a' che nella professione della vera fede riconosciamo la gloria della Trinità e adoriamo l'unico Dio in tre persone. Per il nostro Signore...


Oppure:

Padre, fedele e misericordioso, che ci hai rivelato il mistero della tua vita donandoci il Figlio unigenito e lo Spirito di amore, sostieni la nostra fede e ispiraci sentimenti di pace e di speranza, perché riuniti nella comunione della tua Chiesa benediciamo il tuo nome glorioso e santo. Per il nostro Signore Gesù Cristo...


LITURGIA DELLA PAROLA


Prima Lettura
Es 34, 4b-6. 8-9
Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso.

Dal libro dell'Èsodo
In quei giorni, Mosè si alzò di buon mattino e salì sul monte Sinai, come il Signore gli aveva comandato, con le due tavole di pietra in mano.
Allora il Signore scese nella nube, si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore. Il Signore passò davanti a lui, proclamando: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà».
Mosè si curvò in fretta fino a terra e si prostrò. Disse: «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Sì, è un popolo di dura cervìce, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fa’ di noi la tua eredità».


Salmo Responsoriale
Dn 3,52.56
A te la lode e la gloria nei secoli.

Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri.

Benedetto il tuo nome glorioso e santo.

Benedetto sei tu nel tuo tempio santo, glorioso.

Benedetto sei tu sul trono del tuo regno.

Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi
e siedi sui cherubini.

Benedetto sei tu nel firmamento del cielo.


Seconda Lettura
2 Cor 13, 11-13
La grazia di Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Fratelli, siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi.
Salutatevi a vicenda con il bacio santo. Tutti i santi vi salutano.
La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.

Canto al Vangelo Cf Ap 1,8
Alleluia, alleluia.

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo,
a Dio, che è, che era e che viene.

Alleluia.



Vangelo
Gv 3, 16-18
Dio ha mandato il Figlio suo perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.

Dal vangelo secondo Giovanni

«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».


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Omelia 1: Congregazione per il Clero


L’esistenza storica di Gesù Cristo, ed in particolar modo, come abbiamo visto nei mesi scorsi, il suo tempo di Passione, Morte e Risurrezione, è stata da Lui stesso vissuta all’interno di un costante dialogo di Amore con il Padre. La sua missione, potremmo dire, è stata quella di introdurre i suoi amici, i discepoli di ogni tempo, alla conoscenza di Colui che lo aveva mandato, per mezzo della costante azione del Consolatore (Cfr. Colletta).
Se non partiamo da questo dato così evidente nella Sacra Scrittura, quanto per molti scontato, non si può comprendere chi sia la Santissima Trinità che, ancor prima di essere un Dogma di fede, è certamente un mistero nel quale occorre essere introdotti.
Come si potrebbe infatti conoscere ciò che è impossibile da definire? Lo ha sperimentato anche sant’Agostino che, immerso nella profondità delle proprie meditazioni, sulle rive del Tirreno, incontrò un fanciullo nel tenace tentativo di riversare tutta l’acqua del grande mare Mediterraneo all’interno di una piccola buca scavata nella sabbia. Di fronte allo stupore del grande santo, il bambino gli disse con un sorriso: “E tu come puoi pensare di comprendere Dio che è infinito, con la tua mente che è così limitata?”.
Ma questa, che potrebbe sembrare una sconfitta per l’intelligenza dell’uomo, è in realtà l’inizio di un nuovo tipo di conoscenza che, come il fiore più bello, può crescere sulla base solida che è la ragione umana, esaltandola e portandola a compimento: si tratta della fede!
Per poter conoscere l’oceano infinito, infatti, la cosa migliore è quella di lasciarsi spingere sulla solida barca di Pietro, che è la Chiesa, dall’azione dello Spirito Santo che, come vento impetuoso, conosce la rotta da seguire.
La Santissima Trinità non si può comprendere, ma la si può vedere in azione e soprattutto in essa si può vivere, da quando Gesù ci ha aperto la porta del Regno dei cieli. Occorre perciò entrare “in quella nube” attraverso la quale Dio si rivela all’uomo, costituendolo sua eredità (Cfr. Es 34,5.9).
È l’incorporazione a Cristo che rende possibile in noi l’azione dello Spirito: noi non sapremmo nemmeno cosa dire, se non avessimo ricevuto nei nostri «cuori lo Spirito del Figlio, che grida Abbà, Padre» (Cfr. Antifona alla Comunione).
La Verità di Dio, lo comprendiamo in questa domenica, non è perciò e anzitutto un’astrazione filosofica da possedere, ma una realtà d’Amore infinito in cui lasciarsi immergere e di cui fare esperienza, come figli rigenerati nel Figlio, costantemente rivolti al Padre celeste che vuole donarci “la salvezza” e “la vita eterna” (Cfr. Gv 3,16-17).
Lasciamoci dunque trasformare dal Pane eucaristico, che fra poco riceveremo, in “sacrificio perenne” gradito al Signore (Cfr. Preghiera sulle offerte), perché la nostra vita sia conformata a quella di Cristo, e cominciando a coltivare in noi “i suoi stessi sentimenti” (Cfr. 2Cor 13,11).

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Omelia 2: padre Raniero Cantalamessa ofmcapp.

Perché i cristiani credono nella Trinità? Non è già abbastanza difficile credere che c’è Dio, per aggiungerci anche il rebus che egli è “uno e trino”? Ci sono oggigiorno alcuni a cui non dispiacerebbe lasciar da parte la Trinità, anche per poter così dialogare meglio con Ebrei e Musulmani che professano la fede in un Dio rigidamente unico.


La risposta è che i cristiani credono che Dio è trino, perché credono che Dio è amore! Se Dio è amore deve amare qualcuno. Non c’è un amore a vuoto, non diretto ad alcuno. Ci domandiamo: chi ama Dio per essere definito amore? Una prima risposta potrebbe essere: ama gli uomini! Ma gli uomini esistono da alcuni milioni di anni, non più. Prima di allora chi amava Dio? Non può infatti aver cominciato ad essere amore a un certo punto del tempo, perché Dio non può cambiare. Seconda risposta: prima di allora amava il cosmo, l’universo. Ma l’universo esiste da alcuni miliardi di anni. Prima di allora, chi amava Dio per potersi definire amore? Non possiamo dire: amava se stesso, perché amare se stessi non è amore, ma egoismo o, come dicono gli psicologi, narcisismo.
Ed ecco la risposta della rivelazione cristiana. Dio è amore in se stesso, prima del tempo, perché da sempre ha in se stesso un Figlio, il Verbo, che ama di un amore infinito, che è lo Spirito Santo. In ogni amore ci sono sempre tre realtà o soggetti: uno che ama, uno che è amato e l’amore che li unisce. Là dove Dio è concepito come potenza assoluta, non c’è bisogno di più persone, perché la potenza può essere esercitata benissimo da uno solo; non così se Dio è concepito come amore assoluto.


La teologia si è servita del termine natura, o sostanza per indicare in Dio l’unità e del termine persona per indicare la distinzione. Per questo diciamo che il nostro Dio è un Dio unico in tre persone. La dottrina cristiana della Trinità non è un regresso, un compromesso tra monoteismo e politeismo. È al contrario un passo avanti che solo Dio stesso poteva far compiere alla mente umana.


La contemplazione della Trinità può avere un impatto prezioso sulla nostra vita umana. Essa è un mistero di relazione. Le persone divine sono definite dalla teologia “relazioni sussistenti”. Questo significa che le divine persone non hanno delle relazioni, ma sono delle relazioni. Noi esseri umani abbiamo delle relazioni – di figlio a padre, di moglie a marito ecc. –, ma non ci esauriamo in quelle relazioni; esistiamo anche fuori e senza di esse. Non così il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.


La felicità e l’infelicità sulla terra dipendono in larga misura, lo sappiamo, dalla qualità delle nostre relazioni. La Trinità ci svela il segreto per avere delle relazioni belle. Ciò che rende bella, libera e gratificante una relazione è l’amore nelle sue diverse espressioni. Qui si vede come è importante che Dio sia visto primariamente come amore e non come potere: l’amore dona, il potere domina. Quello che avvelena una relazione è il volere dominare l’altro, possederlo, strumentalizzarlo, anziché accoglierlo e donarsi.


Devo aggiungere una osservazione importante. Il Dio cristiano è uno e trino! Questa è dunque la festa anche dell’unità di Dio, non solo della sua trinità. Anche noi cristiani crediamo “in un solo Dio”, solo che l’unità in cui crediamo non è una unità di numero, ma di natura. Somiglia più all’unità della famiglia che a quella dell’individuo, più all’unità dela cellula che a quella dell’atomo.
La prima lettura della festa ci presenta il Dio biblico come “misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia”. Questo è il tratto che più accomuna il Dio della Bibbia, il Dio dell’Islam e il Dio (o meglio la religione) buddista e che più si presta, perciò, a un dialogo e a una collaborazione tra le grandi religioni. Ogni sura del Corano inizia con l’invocazione: “Nel nome di Dio, il Misericordioso, il Compassionevole”. Nel buddismo, che non conosce l’idea di un Dio personale e creatore, il fondamento è antropologico e cosmico: l’uomo deve essere misericordioso per la solidarietà e la responsabilità che lo legano a tutti i viventi. Le guerre sante del passato e il terrorismo religioso di oggi sono un tradimento, non una apologia, della propria fede. Come si può uccidere in nome di un Dio che si continua a proclamare “il Misericordioso e il Compassionavole”? È il compito più urgente del dialogo interreligioso che insieme, i credenti di tutte le religioni, devono perseguire per la pace e il bene dell’umanità.