giovedì 28 luglio 2011

Dio, che mistero la tua Misericordia!



In ogni tempo l'uomo ha sempre cercato di dare un volto a Dio, Colui che ci avvolge
di meraviglia quando contempliamo il cielo stellato, il mare, il miracolo della vita che si
rinnova, ma anche Colui che ci terrorizza quando assistiamo alle catastrofi naturali, al male fisico e morale, alle cattiverie, alle guerre e alla morte.
Uno dei capolavori che ci permettono di conoscere chi siamo noi e chi è Dio, è certamente la parabola del figlio prodigo o del Padre misericordioso...



Di seguito riporto il testo della omelia che il cardinale ANGELO COMASTRI ha fatto a Rimini lo scorso 3 giugno, in occasione della XXXIV^ Convocazione Nazionale dei Gruppi e delle Comunità del Rinnovamento nello Spirito Santo.

* * *

Sia lodato Gesù Cristo!
Quarantotto anni fa, in questo giorno, 3 giugno, Giovanni XXIII lasciava la scena di questo mondo
ed entrava nella festa dei santi, nella Nuova Gerusalemme verso la quale noi stiamo camminando.
Rimase lucido fino quasi all’ultimo istante della sua vita. E nel pomeriggio si muovevano in
continuazione.
Monsignor Capovilla accostò l’orecchio alle labbra del Papa e percepì queste parole: «Signore
Gesù, tu sai tutto… Signore Gesù, tu sai che io ti amo». Le vogliamo ripetere anche noi queste
parole…”Signore Gesù, tu sai tutto… Signore Gesù, noi ti amiamo!”.
Uno spirito, un filosofo contemporaneo, una volta disse: “Io non ho dubbi sull’esistenza di Dio. Dio c'é!
È troppo evidente: non si spiega il mondo senza Dio! però c’è un tormento che sento dentro di
me, ed è questo, non riesco a dare un volto a Dio! che volto ha Dio? che cuore ha Dio?”. E
concluse: “Non sono riuscito a dare una risposta, e porto dentro di me questo tormento”.
Non è possibile dare un volto a Dio, senza Gesù! L’apostolo Giovanni, all’inizio del suo vangelo
scrive: «Dio nessuno l’ha mai visto. Il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, Lui ce l’ha
raccontato!».
Lui ce l’ha mostrato, ce l’ha raccontato! Gesù è il racconto vivente di Dio! è il racconto del Padre!
Ecco perché, durante l’ultima cena, quando Filippo dice a Gesù: «Mostraci il Padre e ci basta», si sente rispondere:
«Filippo, da tanto tempo sono con voi e ancora non hai capito? Chi vede me, vede il Padre»! Io
sono il racconto del Padre! Io sono venuto per manifestarvi il Padre.
Pensate che uno scrittore corrotto, dissoluto, come André Gide, fu capace di dire: «Penso che non si tratti di credere
alle parole di Cristo perché Cristo è il figlio di Dio, quanto di comprendere che Egli è il Figlio di
Dio perché la sua Parola è divina». Ed è infinitamente più alta di tutto ciò che l’arte e la saggezza
degli uomini possono proporci. Un uomo come Gide è rimasto incantato davanti al racconto di
Gesù, che è il racconto di Dio, il racconto del volto di Dio! per questo, prima di entrare nel racconto
di Gesù, preghiamo insieme con tutto il cuore, ma con una intensità vera, dicendo: “Gesù, mostraci
il Padre! Gesù, mostraci il volto del Padre! Gesù, abbi pietà di noi.
Ma prima di fissare il nostro sguardo sul volto del Padre e restare estasiati davanti a questo
racconto, io vorrei farvi toccare con mano quanto oggi sia urgente l’annuncio di questo Dio,
l’annuncio di questo volto, l’annuncio di questo amore.
Pensate, Ernest Hemingway, uno scrittore, un romanziere notissimo, un premio Nobel, in uno dei
suoi racconti ha composto una parodia del Padre nostro, così come Odifreddi ha composto una
parodia del Credo.
Hemingway scrisse – sentite che cosa orribile! -: «O nulla nostro che sei nel nulla, sia nulla il tuo
nome, nulla sia il regno tuo e sia nulla la tua volontà». E conclude: «Dacci oggi il nostro nulla
quotidiano…».
Poi conclude: «Ave nulla, pieno di nulla, il nulla sia con te». Nel 1961 lo scrittore si è tolto la vita con una fucilata… Non si può vivere di nulla!
Un’altra testimonianza contemporanea di quanto sia urgente annunciare questo volto di Dio - e
questo annuncio è affidato a noi -, la prendo da una rivista americana, dove è stata riportata una
parodia di uno dei salmi più belli: il salmo 23, che inizia dicendo «Il Signore è il mio pastore: non
manco di nulla». ebbene, un drogato di Harlem ha scritto: «L’eroina è il mio pastore, ne avrò
sempre bisogno. Mi fa riposare nei ruscelli. Mi conduce ad una dolce demenza, distrugge la mia
anima. Mi conduce sulla strada dell’inferno per amore del suo nome. Si, anche se camminassi nella
valle dell’ombra e della morte, non temerei alcun male, perché la droga è con me. La mia siringa e
il mio ago mi portano conforto». No – diciamo noi -: “Il Signore è il mio pastore… non manco di
nulla”!
E una terza testimonianza della disperazione contemporanea la prendo da uno scrittore austriaco,
molto noto, Perdal Thomas, morto recentemente, il quale in una sua opera ha scritto: «L’uomo è
freddo, è gelo, è nebbia. Siamo degli animali intrappolati dal gelo e il gelo è onnipotente»! no,
siamo abbracciati dall’Amore! Siamo abbracciati dal Padre. Siamo intrappolati in queste braccia
infinitamente paterne, infinitamente buone.
E allora preghiamo: “Padre, mostraci il tuo volto”! E ci accostiamo a Gesù che ci
racconta il Volto di Dio, ed ecco la sorpresa: Gesù ci ha svelato che Dio non ha le nostre
ripugnanze… Sapeste quanto è confortante questa notizia! Ecco perché ci accostiamo al sacerdote
per il perdono! Ecco perché ci inginocchiamo e diciamo i nostri peccati, convinti che non
suscitiamo ripugnanza in Dio, ma suscitiamo sovrabbondanza di misericordia.
Gesù, un giorno, raccontano gli evangelisti, passava lungo la strada di Cafarnao, che era una strada
frequentatissima: era la via del mare, dove passava tutto il commercio; e vide un uomo seduto al
banco delle imposte (probabilmente aveva delle guardie accanto. Doveva difendere il denaro. E non
è escluso che tenesse una mano sul denaro per non perderlo). Gesù gli passa davanti e si ferma.
Nessuno avrebbe avuto il coraggi di dirgli: «Signore, chiamalo nel tuo gruppo! Chiamalo con noi!
Chiama anche lui…!». Anzi, tutti gli avrebbero detto: «Non commettere questo errore! Non ci
infangare! Prenderemo tante critiche! Non lo chiamare!...» Ma Gesù disse: «Matteo, seguimi»… Il
primo sorpreso fu Matteo. Allentò la morsa del denaro e afferrò la vera, l’unica ricchezza: Gesù.
Un’altra volta, racconta l’evangelista Luca, che Gesù era a mensa a casa di un fariseo, un fariseo
che potremmo riconoscere come una delle tante persone che incontriamo anche oggi, che si sentono
a posto, che anche nei confronti di Dio credono di non avere debiti, ma solo crediti. È incredibile!
Esistono. Ed è un rischio che corriamo tutti.
«Mentre era a mensa in casa ci un fariseo – racconta San Luca – entra una peccatrice». (Nota!
Pubblica! Allora i festini si facevano a porte aperte. Si poteva entrare). Quando entra questa donna
l’imbarazzo fu grande. Forse il capotavola, il padrone di casa, pensò: “Ecco, è venuta a sciuparci la
festa!”. E la donna, a testa bassa, va verso Gesù. Si accuccia ai piedi di Gesù. Tutti si domandano:
“E ora... cosa accadrà”. Avvicina il volto ai piedi di Gesù… E tutti aspettano… che cosa? Una
pedata! Gesù non dà una pedata. Gesù lascia che la donna gli bagni i piedi con le sue lacrime e
asciuga i piedi coi suoi capelli. Il fariseo è scandalizzato e dice dentro di sé: “Ma se sapesse che
donna è costei, non si comporterebbe così!...”. E invece sapeva, Gesù, chi era quella donna! Era il
fariseo che non sapeva chi era Gesù! Era il fariseo che non sapeva chi è Dio! era il fariseo che non
conosceva il volto di Dio! Ecco perché abbiamo tanto bisogno oggi di riscoprire il volto di Dio.
Gesù, mostraci il Padre!
E ancora, a conclusione della sua vita Gesù si trovò tra due malfattori… Bella rappresentanza
dell’umanità, della nostra umanità. Uno lo provocava: “Se sei il Figlio di Dio, scendi dalla
croce…!” Non aveva capito niente. Se l’avesse fatto scendere dalla croce avrebbe continuato a fare
i misfatti che aveva fatto fino allora.
E invece Gesù aveva un’altra notizia da darci, un’altra liberazione da portarci, l’altro ladrone
lo capì. Lo capì, sorpreso dalla bontà che vide in Gesù! Una bontà che non aveva mai visto e che
inconsapevolmente aspettava. Allora rimprovera l’altro, e gli dice: «Ma come, tu lo provochi
mentre sei condannato alla stessa pena? Noi però giustamente: abbiamo sbagliato! Lui non ha fatto
niente di male». In greco sarebbe letteralmente: "niente di scorretto, niente fuori posto". Ed è bellissimo! E
poi, una delle più belle preghiere del Vangelo: «Gesù, ricordati di me quando sarai nel tuo
Regno…». E aveva davanti un crocifisso. Ricordati di me quando sarai nel tuo Regno. Questo
ladrone fu ladrone fino alla fine: rubò il paradiso.
Ma questa bontà, questo volto bello di Dio, questo volto misericordioso di Dio, stupiva coloro che
incontravano Gesù. Ma li stupiva al punto tale, che li disgustava. Dava fastidio! San Luca, poco
prima della parabola del Figliol prodigo, racconta che un giorno i farisei e gli scribi (cioè quelli che
si sentivano buoni, ma non lo erano), arrivarono a dire: «Costui – attenti bene! – riceve i peccatori e
mangia con loro». Questa però è una traduzione molto sbiadita. Il greco letteralmente dice che Gesù "pende verso" i peccatori
e mangia con loro, che è il segno della massima intimità!
E allora concludevano: «Se fa questo, non viene da Dio! se fa questo, non ha diritto di parlare di
Dio»! e Gesù risponde: «Non avete capito niente: Dio è come un pastore che ha 100 pecore, 99
sono al sicuro nell’ovile, ma una si perde». Se avesse chiesto a noi: «Cosa farà il pastore?” cosa
faresti tu se fossi il pastore«? Noi avemmo detto: «Mi bastano 99». Ma non così pensa Dio… Lascia
le 99 al sicuro e va alla ricerca della pecora smarrita, e quando l’ha ritrovata non la prende a calci,
ma se la mette sulle spalle e tutto felice ritorna all’ovile. Attenti alla conclusione di Gesù! Perché
Gesù sta parlando di Dio! Ci sta raccontando Dio, ci sta manifestando il mistero di Dio. «Così vi
dico, ci sarà più gioia in cielo per un solo peccatore che si pente», che per i restanti 99. Quanto è
bello questo volto di Dio! quanto è commovente questo cuore di Dio.
Gesù evidentemente, con questa e altre parabole, voleva correggere il volto di Dio che noi talvolta
ci facciamo, che noi dipingiamo. E certi ritratti di Dio li dobbiamo buttar via! E dobbiamo
incantarci davanti al volto di Dio, che ci ha svelato Gesù. E Gesù continua: «Dio è come una
donna». A quel tempo dire una cosa del genere era un’enormità. «Dio è come una donna che ha 10
monete preziose, e ne perde una. Per questo butta all’aria tutta la casa…». Ma ci pensate? Dietro a
questa immagine c’è Dio! butta all’aria tutta la casa fino a quando non ritrova la moneta perduta. E
quando l’ha ritrovata leva un sospiro di sollievo. Chiama le amiche, le vicine: «Venite, fate festa
con me: ho ritrovato la moneta preziosa che avevo perduto». E chi sta dietro a questa moneta
preziosa? Chi è? È il peccatore! Grazie, Signore! Grazie di questa notizia. Grazie per averci detto
che tu ci cerchi! Grazie per averci detto che tu non ci abbandonerai mai. Noi possiamo
abbandonarti, ma tu mai! Perché tu sei il pastore che cerca la pecora perduta. Tu sei la donna che
butta all’aria la casa fino a quando non ritrova la moneta perduta.
Io ricordo, negli anni in cui ero cappellano nel carcere di Regina Coeli, venni a conoscere un caso
drammatico negli anni Sessanta, che riempì le cronache di quel tempo. Un uomo che aveva ucciso
la donna con cui tradiva sua moglie da lunghi anni. La uccise con le forbici con le quali stava
pulendo la verdura. Fu messo in carcere. Ricordo che quando lo avvicinai quest’uomo era turbato. E
mi diceva in continuazione: «Non c’è più speranza per me. Io sono come Giuda», mi disse una
volta. E io gli dissi: «Ma guarda che Gesù sarebbe stato pronto a perdonare anche Giuda…». «E
perché non lo ha fatto?» «Perché Giuda non l’ha voluto. Giuda non l’ha chiesto». Non era il
perdono che mancava. Forse, per quanto noi sappiamo, mancò il pentimento.
Ricordo che allora, una sera mi consegnò - era un mercoledì - una preghiera che era rivolta a Giuda.
E diceva così: «Giuda, fratello mio, nella strada fangosa di questo mondo io cammino insieme a te.
Custode del denaro come te, adoratore del denaro.
Trenta denari comprano il Figlio di Dio nel commercio stupido di questa fredda bottega umana.
Trenta denari. È il tuo dramma, Giuda. È il mio dramma…
Giuda, fratello mio, non ti condanno più. Non ne ho il coraggio! Soffro con te, insieme a te, senza
pudore. Interrogo anch’io l’Uomo innocente. Lo interrogo come lo interrogò Giuda. «Maestro,
sono forse io»? E sento il tonfo di uno schiaffo sul volto di Dio. E tu, e tu mi rispondi: «Amico, con
un bacio tradisci il Figlio dell’uomo». Lo dici a Giuda e lo dici a me.
E questo carcerato continua: «O Dio, lasciami… lasciami gridare per questo scandaloso amore
che tu hai per me, per l’uomo, il traditore! Lasciami per un momento imprecare, bestemmiare
questa follia, questo Amore ingiusto! Lasciami per un momento… e poi mi piego e piango con
Pietro, l’apostolo che ti rinnegò. Con Maddalena, la prostituta santa. Forse, lo spero, piango
anche con Giuda. Piango… Piango la sorte del tuo amore crudelmente e continuamente tradito da
questo uomo, da questo Giuda che sono io. E sento la tua voce, la tua voce che mi risponde e mi
dice: «Amico, amico, amico!».
E dopo questa preghiera il detenuto si inginocchiò e chiese perdono… Io non ho mai dato una
assoluzione così emozionante come quella che ho dato a quell’uomo. E mi sono sentito un verme
davanti a lui, perché credeva, credeva veramente nel perdono di Dio. Ed è quello che noi oggi vogliamo fare...


Ora però entriamo nella terza parabola. Ma se Dio è pronto a perdonare. Se Dio è pronto ad
abbracciarci, allora è tutto facile? Attenti! Gesù racconta una terza parabola. Dio è come un padre,
un padre che ha due figli. Un figlio più giovane e l’altro più grande. Il figlio più giovane sbatte la
porta e se ne va. È una fuga clamorosa. Il figlio più grande resta in casa, ma resta in casa con un
cuore diverso dal cuore del Padre. Allora, attenti bene! Tutti e due scappano! Per avere l’abbraccio
del padre è necessario ritornare. È necessario chiedere perdono. È necessario pentirsi. È il
pentimento che apre la porta alla misericordia, cosi come gli occhi che si aprono, accolgono la luce.
Se non si aprono la luce non illumina. Dio è come un padre. E ora la parabola.
Il figlio più giovane un giorno dice al padre: «Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta, e
me ne vado»… Che cosa succede a questo figlio? Questo figlio non capisce più la bellezza della
casa del padre! Non capisce più la bellezza di essere amato dal padre! Non capisce più i tesori che
ha. E ci sputa sopra. Questo è il peccato: non capire più la bellezza di stare tra le braccia del Padre.
Può capitare anche a noi.
Don Giovanni Bosco raccontava che a 9 anni ebbe un sogno, e nel sogno Gesù gli disse: «Tu devi
far capire ai giovani quanto è brutto il peccato, e quanto è bella la virtù». Noi talvolta sappiamo dire
Рoggi forse troppo poco -, quanto ̬ brutto il peccato. Ma troppo poco ancora sappiamo dire quanto
è bella la virtù.
Madre Teresa non si stancava di ripetere: «Il male è male perché fa male, e il bene è bene, perché fa
bene! È una grazia vivere fra le braccia di Dio! È un dono vivere in grazia di Dio! È una fortuna
avere l’anima pulita! È una gioia immensa, è un paradiso, addormentarsi e chiudere la giornata
dicendo: sono in grazia di Dio. E che ci facciamo con il conto in banca? Che ci facciamo con lo
yacht? E che ci facciamo con l’Oscar? Sono queste le cose che contano, sono questi i tesori! Il bene
è bene, perché fa bene.
E il giovane esce di casa… e alla fine si ritrova a pascolare i porci. Fratelli e sorelle, ascoltatemi
bene: l’alternativa a Dio c’è. L’alternativa a Dio è il porcile!!! E oggi noi ne abbiamo la
prova evidente, la prova più drammatica! Allontanatevi da Dio, e vi ritroverete a pascolare i porci.
Ma ecco il raggio di luce che illumina questa scena fosca. Mentre questo figlio è nel porcile si
accorge che lontano dalla casa del padre si sta male. E comincia a desiderare la casa del padre. Ma,
attenti bene, non è ancora un pentimento perfetto. Non dice: «Quanto soffre mio padre!», ma dice:
«Quanto si stava meglio nella casa di mio padre»! eppure a Dio basta che si apra un pochino la
porta. Entra anche da uno spiraglio. È meraviglioso!
E il figlio minore dice: «Mi alzerò e andrò da mio padre…».

* * *
E il figlio scappato di casa, sognando il castello dorato, si ritrova nel porcile. E torna a sognare la
casa del padre. «Mi alzerò e andrò da mio padre e gli dirò: padre, ho peccato contro il cielo e contro
di te, non sono più degno di essere chiamato tuo figlio». E si incammina verso la casa del padre.
proviamo ad immaginare la scena, che è fondamentale per capire il senso di questa parabola. Perché
il cuore di essa è in queste due righe che vi dirò. Il figlio si incammina, e possiamo immaginare,
lentamente, perché la vergogna non fa correre. Quando è vicino alla casa del padre, certamente il
cuore batteva forte: “Che dirà mio padre? Che mi farà”? E forse si fermò ed esitò. Ma a un certo
punto, quando già si vedeva la casa, la sua casa, la casa che aveva lasciato sputandoci sopra, vide
uno che correva. Vide uno che correva! Subito pensò: “Sarà
mio padre con il bastone…”. E voleva tornare indietro. Ma quello correva ancora più forte! E dice il
testo greco che letteralmente "mentre stava correndo...
gli cascò sul collo"!!! Inciampò per andargli incontro! Ma è impressionante! Se l’avesse detto un
uomo, questo, noi avremmo detto: “Sta esagerando”! L’ha detto Gesù. Lo stesso figlio si
meravigliò, e disse: «Padre, io non sono più degno di essere chiamato tuo figlio! Mettimi coi tuoi
garzoni, perché io non merito altro!»
Ed ecco il volto del padre… «Nooo!... facciamo festa! Perché ti avevo perduto e ti ho ritrovato.
Ammazzate il vitello grasso! Dategli la veste più bella, i calzari ai piedi»! Fratelli, nell’armadio di
Dio c’è la veste e ci sono i sandali e l’anello per tutti! Non lasciamoli nell’armadio!
Ritorniamo al Signore con tutto il cuore. Diamo a Dio questa gioia! La gioia di perdonare. La gioia
di ricostruire dentro di noi il volto di Dio.
Ma c’era un altro fratello… E il fratello sente aria di festa. E domanda: «Che è successo? Perché
questa festa improvvisa? Questa festa inattesa?». E gli dicono: «Ãˆ tornato tuo fratello, quello che
era scappato, quello che il padre sognava ogni giorno. E sicuramente ne parlava anche con te. Gli
mancava quel figlio!... È tornato. E il padre ha fatto una grande festa. In greco è detto alla lettera che "si inquietò". E non voleva entrare…
Fratelli, sorelle, in quel momento quel figlio che stava in casa si accorse di stare in casa ma senza il
cuore del padre, addirittura contro il cuore del padre! cade la maschera: quel figlio si scoprì
cattivo! E invece sembrava buono. E a questo punto accade una cosa ancora più impressionante. È
il Padre che esce, il padre che gli va incontro. Lo prega di entrare! Cioè lo prega di condividere il
suo amore, e quindi di essere figlio. Di essere figlio veramente. E quindi di ritornare a casa anche
lui! Perché anche lui era scappato! Lo pregò. E il figlio disse: «Come? Questo tuo figlio che ha
sperperato tutto vivendo da dissoluto? Lui che se l’è goduta? Questo tuo figlio che ti ha fatto
soffrire?». «No – dice il padre – tu stavi bene, perché tu stavi in casa con me! Tu non hai capito
niente di quello che avevi»! È il rischio che possiamo correre anche noi! Anche noi possiamo
perdere la consapevolezza della bellezza di essere cristiani, della bellezza di essere battezzati, della
bellezza di credere in Gesù Cristo! Della bellezza di sapere che Dio ha due braccia che ci vogliono
abbracciare! Anche noi possiamo perderla!
Ecco perché stamane vogliamo dire con tutto il cuore – e siamo alla conclusione -: “Gesù, mostraci
il Padre, e ci basta”! Diciamolo con tutta l’anima: Gesù, mostraci il Padre, e ci basta. Padre, noi ti
amiamo… Padre, aspettiamo il tuo abbraccio.
Amen, Alleluja!