sabato 16 luglio 2011

Fermati un istante.



Il testo che presento di seguito è di Thomas Merton, monaco benedettino, un maestro di preghiera. E' un brano che va bene già per chi è un pò avanti nella vita di orazione...

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Se vogliamo veramente sapere cos'è la preghiera, dobbiamo concederle del tempo. Dobbiamo rallentare la nostra attività, ricondurla a misura umana. Avremo allora il tempo per ascoltare. E quando sapremo ascoltare, le cose cominceranno da sole a prendere forma. Ma per arrivare a ciò ci è necessario fare in forma nuova l'esperienza del tempo.
La ragione per cui non sappiamo trovare del tempo per la preghiera è che crediamo di dover essere sempre in movimento. E' una vera malattia dello spirito. Il tempo oggi è visto come un prodotto commerciale o piuttosto un prodotto che ci è dato sotto garanzia.
Siamo mezzadri del tempo, minacciati da una vera reazione a catena: affaticamento, stimoli eccessivi, reazioni smisurate, compensazioni anche esse senza misura, esaurimento nervoso... E tuttavia noi non siamo più debitori verso la carne, verso questa carne che secondo san Paolo sta all'origine del debito: Cristo ci ha liberati. Dobbiamo affrontare in un modo nuovo la nozione del tempo nella sua totalità. Noi siamo liberi di amare. Liberiamoci anche da ogni esigenza puramente immaginaria. Viviamo nella pienezza del tempo. Ogni momento che ci è dato è l'istante di Dio, quello della sua benevolenza, il kairòs. Tutto si riduce a dare a noi stessi, nella preghiera, la possibilità di renderci conto che abbiamo già ciò che cerchiamo. Diamo solo a questa realtà il tempo di farsi conoscere a noi.
Si corre un rischio nel pregare, e questo rischio è che le nostre preghiere si pongano in mezzo tra noi e Dio. L'importante nella preghiera non è pregare, ma andare a Dio direttamente. Se il fatto di recitare preghiere diventa un ostacolo, sopprimiamole. Che Gesù, Lui solo, preghi! Ringraziamo perchè siamo certi che Lui lo fa.
Dimentichiamoci di noi stessi. Entriamo nella preghiera di Gesù. Lasciamo che preghi in noi. Ciò che chiamiamo preghiera di Gesù è il mezzo migliore per dimenticare che stiamo pregando. Ma non togliamo a coloro che ancora sono deboli il sostegno di cui possono avere tuttora bisogno. Il modo migliore per pregare è fermarsi. Lasciamo che la preghiera stessa preghi in noi, che noi lo sappiamo o no. Ciò implica una profonda presa di coscienza della nostra vera realtà interiore... E' una via di fede.
Per grazia noi siamo identificati a Cristo. Le nostre relazioni con Dio sono quelle di Cristo con il Padre, nello Spirito Santo. Un cristiano non cade più sotto la condanna di alcun giudizio.
Thomas Merton, "Contemplation", in Collectanea Cistercensia 33 (1971), pp. 271ss.