venerdì 29 luglio 2011

Il Kerygma 24 - Intervista EWTN, 27 gennaio 2003



Di seguito la traduzione in italiano dell'intervista...


EWTN: Kiko Argüello, molte grazie per la tua disponibilità; so che non ami le interviste, né tanto meno parlare di te, ma mi hanno detto che grazie a Madre Angelica hai dato il tuo assenso. Benvenuto Kiko!
Kiko Argüello: Grazie.

EWTN: andiamo per ordine. Tu sei spagnolo, nato a...

Kiko Argüello: Leon.

EWTN: ...che si trova alle estremità dell'Europa! Come sei arrivato a Madrid?
Kiko Argüello: la Mia famiglia si trasferì quando io avevo due anni; mio padre era avvocato e si trasferì a Madrid.
EWTN: Quindi sei praticamente madrileno. Qual è la tua formazione professionale?
Kiko Argüello: Io sono pittore di professione, ho fatto il liceo e dopo l’Accademia di Belle arti. Dopo ho iniziato a dipingere ed ho fatto molte esposizioni; ho fatto molta carriera come pittore professionista.
EWTN: Hai fatto quadri di qualità?
Kiko Argüello: mi diedero un premio straordinario nazionale in Spagna.
EWTN: Qual era la tua corrente pittorica?
Kiko Argüello: Pittura moderna, dopo abbandonai tutto per andare a vivere tra i poveri.
EWTN: Andiamo per gradi. Un pittore di successo che improvvisamente decide di abbandonare tutto ed andare con i poveri. Perché?
Kiko Argüello: È una storia molto importante. Già all'accademia di Belle Arti ebbi una crisi esistenziale. Mi resi conto che la fede che mi avevano inculcato i miei genitori - i miei genitori sono cattolici - non mi era sufficiente; come ogni giovane, mi ponevo molte domande: “come è possibile che viviamo in un mondo pieno di ingiustizie, quando abbiamo dentro un desiderio di giustizia?” Questo mi portò a cercare altre strade. Abbandonai completamente la pratica della Chiesa. L'ambiente all’Accademia era tutto di "sinistra", di tipo ateo marxista; ma non sono mai stato comunista perché io dicevo ai miei amici che erano comunisti: "non capisco come voi potete pensare ad un paradiso comunista dove non ci siano ingiustizie, quando non date una risposta alla storia, ad un uomo che in una barca, come ad esempio un negro che è stato preso in Africa per renderlo schiavo, muore per un ingiustizia...", così dubitavo...


EWTN: Una cosa mi ha colpito: entrando in crisi, lasci la Chiesa, non cerchi una risposta all'interno della Chiesa...
Kiko Argüello: Sì perché non trovavo nessuna soluzione...Avevo una formazione molto debole: il catechismo della Prima Comunione, dopo a Scuola una materia che si chiamava Religione, ma non era sufficiente per tutta la problematica che avevo dentro di tipo filosofico-esistenziale: Chi sono io, chi mi ha creato, perché viviamo? Non trovavo sufficiente risposta. In fondo, vedevo che gli altri cristiani, attraverso ciò che facevano, non rispondevano sufficientemente alla problematica che io avevo in quel momento.
EWTN: più o meno come quando a Gandhi gli domandarono un giudizio sul cattolicesimo, e lui rispose: “mi piace come religione, ma i cattolici non mi convincono."
Kiko Argüello: Intanto frequentavo un gruppo teatrale universitario ed attraverso il teatro entrai in contatto con la filosofia di Sartre ("La porta chiusa", "Le mosche", eccetera..) ed in fondo Sartre dava una risposta: che il mondo è assurdo, tutto è assurdo; cioè che noi abbiamo un sentimento di giustizia ma viviamo in un mondo di ingiustizia perché tutto è assurdo. Cercai di vivere questa realtà in forma cosciente, diciamo così: "esistenzialmente Dio non esiste, se Dio non esiste, devo accettare che una volta io non esistevo, che ora esisto e che domani non esisterò, senza necessità di inventarmi nessun aldilà, né nessuna cosa superiore." Cercai di vivere con questa idea la realtà da ateo; non ci pensavo più e cercai di vivere dedicandomi all'arte. Presi un premio nazionale e andai in televisione; ma tutto ciò non mi dava niente. Mi domandavo: "ma la gente come riesce a vivere se io non riesco a vivere?" “Perché vivi? Chi ti ha creato? Siamo soli nell'universo?” Ed in questa scelta, in questa crisi esistenziale molto forte, ebbi un aiuto. C'è un filosofo che si chiama Bergson che dice che l'intuizione è un mezzo di conoscenza superiore alla ragione. In qualche modo questo fu per me una piccola luce. Dico: "supponiamo che Bergson ha ragione e che l'intuizione è una forma, più profonda della propria ragione, per arrivare alla verità." E, sorpreso, scoprii che in fondo la mia intuizione di artista non accettava l'assurdo dell'esistenza; mi rendevo conto che nella bellezza di un albero, nella bellezza delle cose, c'è qualcosa che non può essere assurdo. Allora, se l'assurdo non è la verità, se c'è una ragione di essere – questo è il passo seguente - allora qualcuno ci ha creati. Allora chiamai questo Qualcuno: "se esisti, se c'è un Dio che mi ha creato, parlami, dimmi chi sono, che cosa devo fare nella vita." E chiamando Dio ebbi un incontro con Dio molto profondo, nel fondo del mio essere. Mi ricordo che notai qualcosa che mi succedeva dentro; mi ricordo che piangevo, piangevo, mi uscivano lacrime senza fermarsi, ed ero sorpreso: perché piango? Mi resi conto che è come una persona che l'hanno condannata a morte che l'ammazzano e, quando l'ammazzano all'improvviso gli dicono: "Sei libero!" Perché in quel momento io ero nato di nuovo, perché Dio esisteva, qualcosa mi diceva dentro che Dio mi amava. E la cosa più sorprendente... perché, in fondo, io ero cosciente che la mia crisi mi avrebbe potuto uccidere, vivevo in modo vegetativo, mi alzavo e dicevo: "per cosa vivere? Per dipingere?". E dipingere perché? Per guadagnare denaro. E guadagnare denaro perché? Se niente mi soddisfa?." Sapevo che presto o tardi mi sarei ucciso. In questa kenosis, in questa deposizione, in questo processo, ebbi questo incontro. Ed in questo incontro scoprii con sorpresa che qualcosa dentro me mi diceva che Dio esisteva. Ma non era una cosa razionale. Dopo, leggendo San Paolo, "lo Spirito di Cristo dà attestazione al nostro spirito...." Cioè che lo Spirito di Cristo mi dava dentro attestazione, non solamente che Dio mi amava bensì che io ero figlio di Dio. E con gran sorpresa, quando ebbi questo incontro profondo col Signore - perché io ero disposto a diventare buddista, o protestante - scoprii che questo Dio che appariva nel mio cuore, nella mia anima più profonda, era Gesù Cristo, il Gesù Cristo della Chiesa cattolica. Allora andai da un sacerdote e gli dissi che io volevo essere cristiano. E mi disse: "Perché non sei battezzato?" Gli dissi: "Sì, sì, sono battezzato." "Allora cosa vuoi, confessarti?...." Io mi rendevo conto che avevo bisogno di una formazione cristiana più profonda. Allora mi invitò a fare un Corso di Cristianità. Feci un Corso che mi aiutò, vidi lì una testimonianza laica, mi vennero tolti molti pregiudizi che io avevo acquisito contro la Chiesa all'Accademia nell'ambiente di "sinistra." Poi divenni professore dei corsi e cominciai a insegnare in questi corsi, mi formai come catechista. Allo stesso tempo formai un gruppo di artisti che si chiamò "Corporazione 62", per rinnovare l'arte sacra, con scultori, architetti; cercavamo di fare un rinnovo dell'arte sacra. Mi diedero una borsa di studio della Fondazione March per trovare i punti di contatto tra l'arte protestante e l'arte cattolica, esaminando il Concilio e con un teologo domenicano e con un architetto, facemmo un giro per tutta l'Europa. Durante questo viaggio, vidi com’era la Chiesa in questi posti: andai a Parigi, studiai Corbusier, andai in Finlandia. Ebbi un incontro molto importante prima del viaggio. Andammo al deserto dei Monegros, perché il Domenicano conosceva i fratelli di Foucauld e lì stava il P. Boyaume (fondatore dei Fratelli di Foucauld)…
EWTN: Dove si trova il deserto dei Monegros?
Kiko Argüello: Sta vicino a Saragozza, in Spagna. Lì ci sono alcune grotte. Il P. Boyaume è il fondatore dei Fratelli di Foucauld. Parlava di Foucauld in processo di beatificazione; lì conobbi la storia di questo monaco che andò a vivere a Tamanrasset e che volle rivivere il tempo della vita nascosta di Gesù Cristo nella Famiglia di Nazareth, in silenzio. E rimasi enormemente impressionato da tutto ciò. Quando tornai da questo viaggio, partii militare in Africa, altra esperienza importante. Prima di andare in Africa, però, feci un incontro. Ero a casa mia un giorno a passare il Natale coi miei genitori, e vidi la donna di servizio, la cuoca, il giorno di Natale in cucina piangendo. Le domandai: "che cosa c'è?" E mi disse che avevano incarcerato suo marito perché, ubriaco, picchiava il figlio e il figlio l'avrebbe voluto uccidere...Rimasi tremendamente impressionato. Mi disse se potevo aiutarla. Rimasi tanto impressionato che decisi il giorno seguente, il giorno dopo Natale, di andare a trovarla. Viveva in una baracca miserabile, nella periferia di Madrid, trovai suo marito uscito dalla prigione, aveva 9 figli; all'improvviso mi trovai con uno spettacolo di miseria spaventoso. E decisi di aiutarla. Portai suo marito ai Corsi di Cristianità e suo marito per un po’ smise di bere, ma dopo riprese a bere. Ogni volta che suo marito si ubriacava e c'era una tragedia a casa sua, la signora mi chiamava perché io ero l'unico che l'aiutavo e si calmava. Alla fine mi chiesi: "e se il mio Dio mi sta chiamando perché viva con questa famiglia così che questo uomo non si ubriachi più?." Allora andai a vivere con loro. Mi misero una branda nella cucina - mi ricordo che c’erano lì alcuni gatti - ed in quell'ambiente di miseria ebbi un incontro molto più importante, una seconda tappa: scoprii la sofferenza degli innocenti. C'era lì gente terribile: una donna col morbo di Parkinson che chiedeva elemosina abbandonata dal marito; un'altra signora era di facili costumi... Io conoscevo l'esistenzialismo francese - c'è un libro di Camus che si chiama "La Peste", che parla del problema della sofferenza degli innocenti. Lo Spirito Santo mi parlò e mi disse che in quelle persone che soffrivano c'era la presenza di Cristo crocifisso. Quando poi andai in Africa per il servizio militare, il Signore era con me. Io pensavo: "se Cristo ritornasse di nuovo in una seconda venuta, mi piacerebbe che mi trovasse ai piedi dei poveri che sono crocifissi per la sofferenza." Mentre pensavo questo, ero vigile...cioè, il Signore mi stava chiamando. Avevo formato il gruppo di arte sacra, ero professore ai corsi, avevo studiato, avevo un mucchio di cose... già il Signore stava convertendomi. Alla fine lasciai tutto e decisi di andare a vivere tra i più poveri. Conobbi un'assistente sociale che mi parlò di un quartiere, di Palomeras Altas, dove c'era una baraccopoli in legno, un posto di zingari e di "quinquis". In Spagna i quinquis sono una specie di ambulanti spagnoli che vanno per i mercati vendendo le pentole; quinquis da quinquilleros, chincaglia, e sono malvisti dalla popolazione perché rubano. Alla fine vidi con chiarezza che Dio mi stava chiamando a lasciare tutto e a vivere con loro. Mi portavo dentro i discorsi di Foucauld; andai lì a vivere disposto a mettermi ai piedi dei più poveri, come quello che si inginocchia di fronte alla Presenza reale eucaristica. Mi ricordo che c'erano nella baracca in cui vivevo dei cani, faceva freddo e i cani mi scaldavano. Avevo una Bibbia e una chitarra. Dormivo per terra. Ma Dio aveva con me un disegno molto più importante.
EWTN: approfondiamo l'argomento. Ti voglio fare due domande. Quando tu in quel Natale scopri le necessità di questa famiglia e prendi la decisione di andare a vivere con loro per aiutarli quale fu la reazione della tua famiglia? Ti faccio questa domanda perché ci sono molti genitori che quando un figlio o una figlia rispondono a una chiamata di Dio, molte volte li ostacolano. Quale fu la reazione della tua famiglia?
Kiko Argüello: puoi immaginartelo, non lo capivano. Mio padre pensava che ero pazzo. Aveva visto che avevo vinto un premio di pittura, che avevo fatto esposizioni in Olanda, che avevo fatto un'esposizione di arte sacra in Francia, invitato dal Ministero per le Relazioni Culturali e che avevo guadagnato molto denaro... All'improvviso vide che me ne andai a vivere con gli zingari e non capivano. Ma lo feci per essere fedele al Signore.
EWTN: Ed ora, dopo questi anni...
Kiko Argüello: i miei genitori sono morti.
EWTN: Ma riuscirono a vedere il frutto del tuo apostolato, cioè sono adesso nella pace eterna...
Kiko Argüello: Sì, sì, i miei genitori entrarono in Cammino.
EWTN: ti avevo interrotto, eravamo rimasti al momento in cui hai risposto alla chiamata del Signore...
Kiko Argüello: Nelle baracche gli zingari mi vedevano con la chitarra. Si chiedevano: "chi è questo?". Credevano che fossi un protestante perché portavo sempre la Bibbia. Alcuni dicevano che avevo fatto una promessa a Dio di vivere tra i poveri, ma non capivano. E venivano a parlare con me. Incominciarono a domandarmi, volevano sapere chi ero. Io aprivo la Scrittura, parlavo con loro, venivano a pregare con me, a poco a poco si incominciò a creare un ambiente. Presto mi resi conto che, in fondo, erano persone che non sapevano né leggere né scrivere; erano bravi ambulanti. Ed io parlavo troppo forbito, loro non mi capivano. Ma curiosamente, mi chiedevano che parlassi loro di Gesù Cristo. Dopo, conobbi Carmen Hernández, una missionaria che il vescovo di Oruro aveva conosciuto in Bolivia e alla quale chiese, a lei e ad altre missionarie, di venire in Spagna a fare una missione coi minatori di Oruro. Carmen stava cercando un gruppo di laici e mi conobbe attraverso una sua sorella. Venne lì alle baracche e rimase impressionata. Pensando di convincermi ad accompagnarla ad Oruro, andò a vivere in una baracca ad un chilometro di distanza dalla mia, in un altro quartiere degradato. Andò a vivere lì con un'amica e cominciò a partecipare al nostro gruppo. Ci riunivamo nella mia baracca con i gitani che volevano che io parlassi loro di Gesù Cristo. Io non sapevo parlar loro di Gesù Cristo. Allora mi domandavano: "Ma come hanno predicato gli Apostoli?" Gli Apostoli non potevano predicare con conferenze e con cose culturali, come ad esempio Pietro il pescatore, o Giovanni... in ciò i poveri mi hanno aiutato. C'era un gitano che era un capo banda, di tutto un clan di gitani che era stato in carcere. Sapeva leggere e scrivere. Ed un giorno venne a parlare con me, mi domandò che cosa diceva Dio nella Bibbia sulle liti, perché il gitano doveva fare una rissa con un'altra banda di gitani. Allora io gli lessi il Sermone della Montagna che dice: "Amate i vostri nemici. Se qualcuno ti schiaffeggia nella guancia destra porgi l'altra guancia..." e rimase enormemente impressionato da tutto ciò. Poi gli lasciai "I fioretti di San Francesco" a questo gitano, e diventammo intimi amici; oggi è in Cammino, ha tredici figli. Lui e la sua famiglia sono stati in missione, ed è stato il primo responsabile della prima comunità che si formò tra i poveri. Un giorno mi chiamò, perché lui mi stimava poiché avevo l'atteggiamento umile di pensare che i gitani fossero Gesù Cristo e che io non dovevo insegnar loro nulla, mi consideravo l'ultimo. Mi sentivo come se avessi un cancro e quel cancro è per te una croce che ti fa venerare Gesù Cristo. Ossia io avevo un atteggiamento di questo tipo. Ed egli voleva che parlassi a tutto il suo clan. "Ho preparato tutto!", mi disse. Quindi, mi portò alla sua baracca che stava 300 metri più sotto della mia, ed entrò in una grotta. Mi ricordo, era scuro perché non c'era luce elettrica: c'erano solo delle candele e in più i gitani sono abbastanza bruni di carnagione, non si vedeva niente. E mi disse: "Parla loro di Gesù Cristo, quello che hai raccontato a me, racconta loro!" Incominciai a parlar loro di Adamo ed Eva..., non so che cosa incominciai a dir loro. Si alza la madre di questo gitano che era la matrona, la capa di tutte, e mi dice: "Ma lei le ha viste queste cose?" "Ha visto quello di cui sta parlando?" "Io so solo che mio padre è morto e non c'è più, nessuno è mai tornato dal cimitero. Quando lei vedrà qualcuno che torna dalla morte, io l'ascolterò". Si alzarono tutte le donne e finì la riunione. Ma quella donna mi colpì. Leggendo gli Atti degli Apostoli, c'è un episodio molto importante. Narra del governatore Festo che aveva un prigioniero di nome Paolo con il quale parlava spesso. Quando venne il re Agrippa gli disse: "mi piacerebbe che l'ascoltassi perché devo scrivere all'Imperatore e non so cosa scrivere, e questo prigioniero parla di un morto che per lui vive". Cioè un pagano, di tutta la catechesi di Paolo, l'unica cosa che lo colpisce è di un uomo che torna da morte. Esattamente quello che quella gitana avrebbe voluto sentire come testimonianza. Allora mi resi conto che il nodo centrale della predicazione apostolica era la Resurrezione di Cristo, la vittoria di Cristo sulla morte. Teniamo conto che sto parlando di quando stava iniziando il Concilio, era il 1964-1965, quando ancora il mistero pasquale non era chiaro, si capiva solo il sacrificio di Cristo sulla croce. Ciò che chiedeva questa donna era qualcosa di molto importante. In pratica, l'ambiente di questi poveri ha forgiato la gestazione di una sintesi kerignatico-catechetica che oggi sta predicando in tutto il mondo.
EWTN: Quella domanda che una persona ti fece, oggigiorno sta avendo ripercussione nel mondo intero attraverso il Cammino Neocatecumenale, quindi...
Kiko Argüello: Esatto. Il Kerigma, l'annuncio della Resurrezione di Gesù Cristo. Cristo ha vinto la morte. La lettera agli Ebrei dice che "per la paura che l'uomo ha della morte, è sottomesso alla schiavitù del demonio durante tutta la sua vita." Cioè, una persona si sposa, poi il matrimonio gli va male, la donna lo distrugge dentro, e per l'angoscia di ciò, divorzia. Per la paura che l'uomo ha della morte, è schiavo del demonio. Allora, Gesù Cristo che cosa è venuto a fare? Dice la Lettera agli Ebrei che Gesù ha preso la nostra carne per potere togliere al demonio questo potere che ha sulla morte. E come lo toglie il potere che ha sulla morte? Vincendo la morte, resuscitando dalla morte. Ma a me che cosa mi importa che Cristo sia risuscitato dalla morte? Come fa la Resurrezione a tangermi, a liberarmi dal profondo? Questa è l'opera dello Spirito Santo. Perché noi diciamo che in fondo l'uomo ha una morte ontica, l'essere dell'uomo sta nella morte per il peccato originale, perché il peccato originale consiste nell'inganno del demonio ad Adamo ed Eva, dicendo loro che non devono ubbidire a Dio, che essi sono Dio. L'albero della scienza del Bene e del Male è come un simbolo, molto importante, è qualcosa che ogni uomo sperimenta nella vita. Il demonio che esiste realmente, attraverso pensieri, ci suggerisce, ci dice in fondo, che la prova che Dio non è amore, che Dio non ci ama, è che ci limita: "Vedi? ti proibisce di mangiare di questo albero, perché è geloso, ti castra." Allora, se tu mangi, se tu trasgredisci, se forse ti piace per esempio la donna di un amico, lì ti trovi di fronte all'albero del Bene e del Male. Il demonio ti dice: "Ma, perché non pecchi con lei? La vuoi, ti piace, vi piacete...." Ma sai che il Signore dice: "Non adultererai." Il demonio ti dice: "Vedi? Dio sta castrandoti. Mangia, adultera, e sarai libero sarai Dio!." Questo di essere Dio è un inganno profondo. Il Signore disse: "Non mangiare perché morrai." Adamo mangiò, e morì. Che morte è quella che l'uomo riceve quando uccide Dio nella sua vita? La morte del suo essere più profondo, perché io sono persona poiché Qualcuno mi ha creato. La radice greca della parola persona significa personaggio (l'attore di teatro): ti viene data una parte, un ruolo. Tu fai da principe, l'altro fa da principessa, un altro il soldato, un altro fa da cavaliere. Cioè, l'essere persona vuole dire che ti hanno dato una missione, che Qualcuno ti ha creato, che esisti per Qualcuno. E se all'improvviso Dio non esiste? Allora, la radice del mio essere persona rimane mozza, rimane rotta; il mio essere più profondo onticamente rimane morto, sperimento la morte del mio essere, qualcosa che un filosofo danese, Kierkegaard chiama: la morte ontica che è molto reale. "Per la paura che abbiamo della morte siamo sottomessi alla schiavitù del demonio." A che morte si riferisce la Scrittura? Non alla morte fisica, c'è molta gente che si suicida: si riferisce alla morte dell'essere. L'uomo è morto nel suo essere: chi sono io? Io non esisto per nessuno. L'uomo nel suo essere è morto, vuole essere adesso, vuole essere per la sua donna, vuole essere per i suoi amici. Ma per essere, affinché ti vogliano, devi essere bello, essere giovane, avere denaro, devi trionfare, e dopo ti rendi conto che non ti ama nessuno. L'uomo è morto dentro, deve essere curato dentro. E come il cristianesimo cura dentro l'uomo, profondamente? Attraverso la predicazione. Dice San Paolo che Dio ha voluto salvare l'uomo attraverso la sciocchezza della predicazione. Perché quella che annuncia il cristianesimo è una notizia. Ma non è una notizia culturale, è un fatto! Facciamo un esempio: è come se domani muore uno zio in Brasile e lascia un testamento di 50 milioni di dollari, o mille milioni di dollari, una cifra enorme, e la banca cerca questo erede miliardario e incarica due persone di cercarlo a Madrid. Immagina che arrivano queste due persone e ti danno la notizia, una notizia a voce: “Ti hanno lasciato un testamento di mille milioni di dollari”. La fede viene per la predicazione di una notizia. Tu ci credi o non ci credi; forse non ci credi. Se ci credi dirai: "Che cosa devo fare?" E ti diranno: "Va alla banca e ti verranno consegnati questi milioni." E già, perché quello che ha fatto Gesù Cristo per noi è che ci ha lasciato un testamento, qualcosa che vale molto più dei mille milioni di dollari: la Vita eterna! Abbiamo parlato di morte ontica, morte dell'essere, e parliamo di Vita eterna. Allora, Cristo è morto per te e per me ed è risuscitato per te e per me per donarci Vita immortale. E quella Vita immortale quando ci arriva? Ti annuncio io una Notizia, arrivo come quei due inviati e ti dico: "Sai? Dio si è reso conto che sei stanco morto, hai divorziato tre volte, stai soffrendo tanto, sei stato alcolizzato a causa di crisi enormi prodotte dai tuoi conflitti interni... Ecco, ti do una notizia": Cristo ci ha lasciato un testamento: Vita eterna. Tu non morirai mai. Cristo è risuscitato per te e ti dona ora la Vita eterna. Ci credi? Immagina di crederci e mi dici, come dicevano a San Pietro: "Cosa devo fare?" , “La stessa cosa di quello della banca”. E dice San Pietro: “Desiderate rivivere le promesse del Battesimo e riceverete lo Spirito Santo”. Allora, come ti viene data questa Vita eterna? Se credi che Cristo è morto per i tuoi peccati - perché prima devi purificarti da tutti i tuoi peccati, perché se no lo Spirito Santo non può venire dentro di te-, se doni i tuoi peccati a Cristo che soffre per la punizione che tu dovevi avere, ricevi gratis il perdono dei tuoi peccati. E, mediante il Battesimo, lo Spirito Santo. E che cosa è lo Spirito Santo? Quello che dicevo prima nella mia testimonianza: lo Spirito di Cristo entrando dentro te, ti dà testimonianza che Dio ti ama, che non morirai, non sarai mai più solo. Dice San Paolo che Cristo è morto per tutti gli uomini, affinché gli uomini non vivano più da se stessi, bensì coscienti che Gesù morì e resuscitò per loro. Cioè in fondo, l'antropologia di San Paolo ("antropós", l'essenza dell'uomo), dice che l'uomo è condannato a vivere in questo mondo e che l'uomo vive in funzione della sua felicità e, quindi, è condannato all'egoismo - e questa per San Paolo è una condanna - perché non può darsi agli altri. Perché il peccato, non come dicono i protestanti, non ha distrutto la nostra natura. Noi sappiamo che la verità è darci agli altri, amare, ma non possiamo amare se imponiamo l'egoismo del peccato originale, della morte ontica. Allora, solamente Cristo ci salva, rigenerandoci interiormente; dandoci il suo Spirito ci fa figli di Dio nel Battesimo, ci fa sacri, amici di Dio. Abbiamo la Vita immortale, abbiamo dentro Vita eterna. E che cosa è avere dentro Vita eterna? La capacità di amare l'altro oltre la morte. Sei tu sposato? Tua moglie tante volte può essere il tuo nemico per problemi tuoi. Lo Spirito Santo ti permette di amarla oltre la morte, anche se la vedi come il tuo nemico. Per questo motivo il matrimonio cristiano è indissolubile: ami oltre la morte, anche se vedi tua moglie come un nemico. Questo è il cristianesimo, una cosa impressionante. Per questo motivo io ho dovuto lasciare la pittura ("tutto è spazzatura - dice San Paolo - pur che vinca Cristo"), perché ahimè! se "non evangelizzassi." Come non predicare il Vangelo! Allora questa sintesi - e ritorno alla storia delle baracche - il Signore ci ha fatto trovare questo Kerigma, questa sintesi, questa Notizia, questo Annuncio creato tra i poveri. E con grande sorpresa, questi poveri che non avevano nelle mani altro che peccati - uno era stato in prigione, l'altro non so che cosa - non si difesero di fronte all'annuncio di Gesù Cristo, non misero barriere; ci credettero e discese lo Spirito Santo: tra i poveri, tra quei miserabili nacque una comunità cristiana a sorpresa. Lo Spirito Santo fece nascere una koinonía - così la chiamavano i greci-, una comunione di amore. Apparve la comunità cristiana. Cioè che lì nelle baracche apparve un tripode che è quello su cui si basa tutto il Cammino Neocatecumenale: la Parola di Dio, il Kerigma, l'Annuncio datoci nel battesimo; la liturgia, perché la Parola porta l'uomo a ringraziare il Signore. Facevamo tra le baracche delle Eucaristie da far drizzare i capelli. I poveri alzavano le loro mani dando grazie a Dio, era qualcosa di impressionante... era comunità! Parola, Liturgia e Comunità. Il Talmud degli Ebrei dice che il mondo si regge per tre cose: per la Tohrá, per il culto e per la carità. Ben presto, questa piccola comunità venne conosciuta da monsignor Morcillo, l'arcivescovo di Madrid. Quando la polizia franchista dell'epoca volle abbattere le baracche, io lo chiamai (lo conoscevo dai tempi dei corsi per la cristianità) e lui venne a difenderci. Lui arrivò e già avevano buttato giù la baracca di Carmen; quando vide che la nostra comunità stava pregando, vide la mia baracca, vide dove io dormivo, vide i gitani, si mise a piangere. Mi disse: "Kiko, io non sono cristiano; da oggi il mio palazzo sarà aperto per te." Da allora, ha mantenuto sempre la sua parola, ci permise di celebrare l'Eucaristia nel salone della parrocchia vicina e ci ha difesi sempre. E ci disse di andare nelle parrocchie. Ci disse: "ma non catechizzate senza il parroco, per non fare una Chiesa parallela. E non abbiate paura. E lì incominciammo la nostra evangelizzazione: problemi, persecuzioni, i parroci che non ci accettavano, dicevano che predicavamo eresie...ma il monsignore ci difese sempre. Mi disse: "Tu, Kiko, tranquillo, io sono lo scudo della fede, non avere paura. Dopo, quando ci chiamarono a Roma, mi diede una lettera per il cardinal Florite, poiché lui lo conosceva (erano stati assieme Segretari Generali del Concilio), e mi diede una lettera per il cardinale Dell'Acqua che era allora il vescovo vicario di Roma. Incominciammo in quattro parrocchie ed a poco a poco il Cammino si estese con grandi segni. Io sono sorpreso di quello che Dio sta facendo nel mondo. Noi stiamo aprendo nelle parrocchie una nuova gestazione alla fede, una riscoperta di questa Vita nuova, di questo uomo nuovo. L'uomo che si trova con Gesù Cristo trasforma la sua vita, ha dentro Vita eterna, Vita immortale, non muore. Allora, la vecchiaia acquisisce tutto un carattere distinto, è un qualcosa che avvicina a Gesù Cristo. Anche la visione della malattia cambia: con essa soffriamo in Cristo, a complemento della sua passione, come in un altare. Con Lui tutto ha un senso differente, tutto è illuminato. Ah! Se il mondo sapesse quello che significa Cristo, cos'è l'amore di Dio manifestato in Cristo a tutta l'Umanità!
EWTN: Allora, il Signore mantiene la sua promessa: "Io sono venuto affinché abbiano Vita, e Vita in abbondanza." Quella è la Vita in abbondanza che inizia già con questo nuovo vivere, non solamente il giorno in cui andiamo nell’aldilà, ma già questo vivere terreno. Ho ancora un paio di domande da farti, perché è stato facilissimo intervistarti; in pratica, hai fatto un assolo, hai continuato a rispondere alle domande che pensavo di farti e ti ringrazio di ciò e ringrazio lo Spirito Santo che ti ha guidato umilmente nella tua vita personale e questo tuo crescere nella fede, di cui si è servito Dio. Cosa ne è stato di quella gitana che si alzò?

Kiko Argüello: non lo so; suo figlio è quello che è in cammino, ha tredici figli; lei andò a Valencia, non so che fine abbia fatto. Suo figlio sta in cammino ed è stato il primo responsabile di quella comunità nelle baracche. E’ stato come "famiglia in missione" nei paesi giovani di cammino, a Lima, in Perù, qualcosa di fantastico. La cosa importante è che molti gitani si convertirono a Gesù Cristo, la loro conversione fu davvero impressionante. In quella comunità si toccava lo Spirito Santo, si rimaneva impressionati dalla sua opera. Ti racconto un altro aneddoto di un gitano. Noi celebravamo l'Eucaristia con tutta l’innovazione liturgica: col pane azzimo in forma di pane, facevamo comunione nelle due specie, monsignor Morcillo ci aveva lasciato e non permettevamo che facessero comunione con noi quelli che non avevano fatto le catechesi, perché non avrebbero capito. C'era un gitano che veniva con sua moglie e stavano sempre in piedi e osservavano noi che eravamo seduti attorno la tavola. Una volta, ci siam dati il segno della pace e questi mi disse: "io non resisto più, la prossima volta mi siedo con voi!" Il giorno dopo venne con sua moglie e mi disse: "Prendi!" E mi diede tutto quello che aveva rubato: aveva capito che per sedersi al tavolo bisognava non rubare più. Andò a confessarsi - era da anni che non si confessava - e si sedette felice di poter fare comunione con il Corpo del Signore. C’è da considerare che questi gitani erano gente spontanea, ma violenta, si uccidevano tra famiglie, quello che oggi sono i quartieri di Caracas, Città del Messico, etc. Un altro giorno ricordo che questo gitano mi portò un gruppo di amici suoi, gitani anche loro. Faceva molto caldo e ci sedemmo fuori, nel campo, in circolo come gli indiani. Mi disse: "Parla loro di Gesù Cristo!" Non sapendo che cosa dire, all’improvviso a un gitano che era lì con la carnagione scura dissi: “Credi tu in Dio?" Mi disse: "Sì" "Perché credi in Lui? L'hai visto? Come è? Alto? Forte? con la barba azzurra...?" Non mi rispondeva. "Chi te l'ha detto: tuo padre, a scuola?" Non sapeva leggere né scrivere, mi raccontò un fatto: "Io credo in Dio perché una volta andavo col mio carro, con mia moglie e cinque figli, arrivammo in un posto e ci fermammo per mangiare sotto una quercia; avevamo lasciato il bambino piccolo nel carro. All'improvviso venne un temporale enorme ed incominciarono i lampi e all'improvviso un lampo cadde sul carro dove stava mio figlio piccolo, mi misi in ginocchio e dissi - invece di uscire correndo a salvare il figlio, si mise in ginocchio-: Signore, salva mio figlio"! Poi corsi, il carro aveva preso fuoco, ma il bambino era lì vivo, un miracolo. Dio esiste! Allora questo uomo mi diede una chiave: la Bibbia. La Sacra Scrittura è piena di fatti dove Dio interviene. E questa è una catechesi che facciamo nelle parrocchie. Se tu vieni alle catechesi del Cammino Neocatecumenale, il catechista ti domanda: “Credi in Dio? “Perché credi in Dio?” “Hai un avvenimento dove hai visto che Dio esiste, che ti ha aiutato?" E molta gente non ce l'ha, hanno alcune idee teoriche di Dio, hanno una fede debolissima, non sanno che Dio incide, agisce e salva gli uomini. Questo è un altro aneddoto che ha forgiato queste catechesi che oggi si stanno estendendo in tutte le parrocchie del mondo e che il Papa ha approvato con gli Statuti.
EWTN: Ti faccio un’altra domanda. In questo momento, Kiko, ci stanno vedendo ed ascoltando milioni di persone. Una persona che sta vedendoci in Perù, o qui in Spagna o in qualunque altra parte dell'America o dell'Europa, ed è stato colpito da ciò che hai detto, questa visione, questa ricerca di Cristo, cosa può fare nella sua città, come può trovare il Cammino Neocatecumenale?
Kiko Argüello: Io penso che la Vergine Maria ha ispirato questo cammino. La cosa più importante in fondo è, dare all'uomo la possibilità di vivere la sua fede in una comunità. Questa è una cosa immensa! Abbiamo vissuto in una situazione di cristianità, la Messa della domenica, la gente che riceve i Sacramenti ma non ha una comunità concreta, una comunità di 50, di 40 fratelli che si amano. Gesù Cristo ha detto: "Amatevi come Io vi ho amati. In questo amore...." Allora che cosa è quello che fa il Cammino in una parrocchia? Accanto a noi c’è molta gente scristianizzata, cioè, che la vita moderna gli ha fatto perdere il senso del sacro, della cosa sacra, le cose religiose non gli dicono niente, entrano nelle chiese come i giapponesi facendo fotografie; né il parroco gli dice niente. La pastorale che si fa normalmente in una parrocchia è: le Messe, le catechesi, etc. è per gente religiosa, ma non servono per un uomo moderno, secolarizzato, mezzo ateo, socialista, etc. Quei segni religiosi non servono, un segno concreto sarebbe necessario. E mi domando io: c'è un segno che riporti alla fede un uomo moderno secolarizzato? Dice Gesù Cristo: "Amatevi come Io vi ho amati, ed in questo amore l'uomo ateo conoscerà che siete i miei discepoli. E se il vostro amore è tanto forte che siete perfettamente una cosa sola, quell'uomo crederà." In tutte le parrocchie dell'America il parroco ha il dovere di evangelizzare ai secolarizzati. Come? Formando nelle parrocchie una comunità cristiana che dia un segno: "come Io vi ho amati." Cristo ci ha amati nella dimensione della croce. Che cosa significa che Cristo ci ama nella dimensione della croce? Che ci amiamo come ci amò! Come? Cristo ci amò quando eravamo suoi nemici; non so se tu hai visto molti cristiani che amano i loro nemici. Il Concilio ha detto che la Chiesa deve essere un Sacramento di salvezza; un sacramento è una cosa visibile. Vuol dire che la nostra fede deve crescere fino al punto che si veda la fede dei cristiani. "Come Io vi ho amati." La Strada nella parrocchia tenta, attraverso un processo di catechesi, di ripercorrere il Battesimo, fare crescere la fede dei battezzati, affinché la loro fede arrivi al punto che ci si ama in una comunità come segno per i secolarizzati, per i lontani dalla fede. Ad esempio, a Roma abbiamo 100 parrocchie e 500 comunità. Da dove vengono tutti quelli che vanno alle catechesi? Essi hanno visto un segno nelle comunità, un segno di amore. Vivere la fede in una comunità cristiana è qualcosa di meraviglioso: non ci sono poveri, non ci sono ricchi, ci aiutiamo gli uni e gli altri, non ci sono classi sociali, qui c’è tutto il mondo: neri, bianchi, cinesi, donne di servizio con ingegneri. Stiamo insieme, non è una pastorale parcellizzata, i giovani da una parte... è la comunità cristiana, il paese di Dio. Nelle parrocchie apriamo un processo di educazione alla fede in una comunità; dopo facciamo una seconda comunità; una terza... e la parrocchia si va trasformando in Comunità di comunità. Ci sono parrocchie che hanno 30 comunità, 15, tutti con lo stesso spirito, tutti hanno i loro catechisti, c'è una comunione totale tra i fratelli. Realmente è una forma di evangelizzare per il mondo moderno.
EWTN: Ok, io sono Juan Pérez e nella mia parrocchia non c'è il Cammino Neocatecumenale. Che cosa posso fare?
Kiko Argüello: dì al tuo parroco di aprire una nuova comunità. E’ da notare, che la comunità neocatecumenale non fa nulla senza il Vescovo; se il vescovo si rende conto che questo è un dono del Signore per aiutare la Chiesa, viene inviata un’équipe che parla con i parroci. Se il parroco è d’accordo, c’è un annuncio durante le Messe domenicali e poi iniziano le Catechesi per Adulti o Catechesi del Cammino Neocatecumenale e la gente che vuole viene ed ascolta le catechesi di un’équipe composta da laici e da un sacerdote. Viene annunciata così la Notizia, il Kerigma, dato dal fatto che Cristo ci ama, nella speranza che in ciò la gente ci ascolta. Il Cristo Risuscitato invia loro lo Spirito Santo, perché la fede viene dalla predicazione e se accettano la predicazione, sperimenteranno che lo Spirito Santo viene nella loro vita che si trasformerà. Nelle comunità, abbiamo migliaia e migliaia di giovani, è qualcosa di impressionante. Con la comunità cristiana si sta salvando la famiglia. La gran minaccia del mondo moderno è il demone contro la famiglia; in Europa si sta distruggendo la famiglia tramite aborti e divorzi. Una famiglia che sta in una comunità cristiana viene aiutata. Se il matrimonio entra in crisi, tutti i fratelli pregano, si alzano di sera a pregare, li aiutano, chiamano i catechisti. Cosicché non abbiamo divorzi o separazioni nel Cammino. E dato che le coppie sono felici, esse si aprono alla vita; abbiamo la media più alta di figli nel mondo: 5 per famiglia, con punte di 8, 9, 10 figli, qualcosa di importante in una Europa che sta andando verso l'apostasia e che ha un livello zero di natalità, qualcosa di davvero impressionante.
EWTN: Kiko ho abusato del tuo tempo. Solamente un ultimo commento prima di chiudere. Poco tempo fa, il Cammino Neocatecumenale ha ricevuto l'approvazione ufficiale del Papa. Ci puoi dire in un minuto cosa rappresenta questo per tutti i neocatecumenali del mondo?
Kiko Argüello: è qualcosa di meraviglioso. E’ il frutto di 5 anni di lavoro con la Santa Sede. La gente ci vedeva come un Movimento, come una Congregazione religiosa, come una Associazione di laici; non sapevano che cosa eravamo. Noi abbiamo detto: no, non siamo un Movimento siamo una Iniziazione Cristiana. Dal punto di vista giuridico questa è una novità perché il nuovo Diritto Canonico parla di Associazioni private o pubbliche. Abbiamo combattuto affinché ci si riconosca quello che realmente siamo. Perché se siamo una Associazione, allora il Catecumenato, tutta l'Iniziazione cristiana che facciamo, sembra fatta al mero scopo di entrare in questa Associazione. Noi invece diciamo: "il Battesimo non è una Associazione.” Vogliamo rivivere il Battesimo; le comunità cristiane della parrocchia sono della parrocchia, non sono di un'associazione; sono cristiani della parrocchia. Non vogliamo fare una Chiesa più perfetta dell'altra, cristiani di serie A e cristiani di serie B. Siamo cristiani che rivivono il loro Battesimo, perché è necessario annunciare il Vangelo ai lontani dalla Chiesa”. E’ stata una conquista importante. Il Papa, la Santa Sede ci ha riconosciuti come una Iniziazione Cristiana, come un Catecumenato post-battesimale. È la prima volta nella storia della Chiesa. I canonisti di tutto il mondo si sono congratulati. Hanno detto che la Chiesa ha fatto un grande passo in avanti. Perciò siamo molto grati: la Chiesa è stata una madre per noi, siamo molto contenti che ha rispettato realmente quello che noi siamo. Questo non vuole dire che siamo migliori dell'Opus Dei, ecc., tutto il contrario, è tutto meraviglioso nella Chiesa, ma siamo distinti, siamo una Iniziazione Cristiana. Finisco dicendo una cosa: quando il Papa ci ricevette la prima volta a Castelgandolfo, invitò alla Messa Carmen, padre Mario ed io - che siamo l’équipe responsabile del Cammino Neocatecumenale-. Celebrammo insieme la Messa, dopo il Papa rimase a pregare davanti al Santissimo per alcuni secondi in ringraziamento, mentre noi aspettavamo fuori. Quando finì si alzò e venne verso noi, e ci disse che durante la Messa, pensando a noi, aveva visto davanti a lui: ateismo, battesimo, catecumenato. Io rimasi sorpreso perché il catecumenato è anteriore al Battesimo nella Chiesa. Egli aveva detto bene: ateismo, battesimo, catecumenato. Più tardi, visitando le parrocchie di Roma, in una parrocchia il Papa disse: “Non so Io se Kiko ha pensato dove stava la forza della Chiesa primitiva e dove sta la debolezza della nostra Chiesa che oggi è molto più numerosa. Io ho trovato la risposta nella parola catecumenato." Cioè il Papa che è un filosofo - viene dalla fenomenologia di Husserl - si è reso conto che in Polonia, dove erano tutti battezzati, diventarono comunisti di fronte all'ateismo marxista. Ha visto che il suo Battesimo aveva bisogno di un catecumenato post-battesimale. Ateismo, battesimo, catecumenato. Ecco perché Giovanni Paolo II ci ha capiti. Lui aveva già in mente una sorta di Cammino Neocatecumenale e quando ci vide nella Chiesa diede grazie a Dio, perché Dio veniva a rispondere... Si rese conto che, di fronte all'aggressione del mondo moderno, di fronte alla televisione, di fronte alla pornografia, di fronte alla violenza, di fronte all'ateismo moderno, di fronte alle filosofie varie, deve essere rinforzato il Battesimo dei cristiani. La Chiesa ha riconosciuto una catecumenato post-battesimale. Che cosa è il Cammino Neocatecumenale? Un catecumenato post-battesimale. Qual è la sua immagine? La Famiglia di Nazareth. Perché il Verbo di Dio, la Parola del Padre, il Figlio unico del Padre quando si è fatto uomo nasce come un bambino piccolino, ma da adulto compierà solamente la sua missione. E per farsi adulto, di cosa ha avuto bisogno? Di una famiglia. Oggi molta gente che ha ricevuto il Battesimo ed ha ricevuto anche una catechesi alla Prima Comunione, vede il suo Battesimo incolto, ha bisogno di una comunità nella quale, come nel caso della Famiglia di Nazareth, il suo Battesimo cresca fino a farsi adulto, e come cristiano adulto sappia rispondere alle sfide del mondo moderno.
EWTN: Kiko, credo che tu abbia fatto qualcosa di immensamente buono. A nome di Madre Angelica, di EWTN e di tutti i nostri spettatori, moltissime grazie.
Kiko Argüello: Pregate per me.