giovedì 21 luglio 2011

Il sacerdote, ministro della Misericordia Divina (2)



II.
IL MINISTERO
DELLA DIREZIONE SPIRITUALE
1. Importanza attuale, momento di grazia
Itinerario storico e attuale
64. Dai primi secoli della Chiesa fi no ai nostri giorni, si è praticato
il consiglio spirituale, chiamato anche direzione, guida e accompagnamento
spirituale. Si tratta di una prassi millenaria che ha dato frutti
di santità e di disponibilità evangelizzatrice.
Il Magistero, i Santi Padri, gli autori di scritti spirituali e le norme
di vita ecclesiale parlano della necessità di questo consiglio o direzione,
soprattutto nell’itinerario formativo e in alcune circostanze della vita
cristiana. Vi sono momenti della vita che necessitano di un discernimento
speciale e di accompagnamento fraterno. È la logica della vita
cristiana. « È necessario riscoprire la grande tradizione dell’accompagnamento
spirituale individuale, che ha dato sempre tanti e tanto preziosi
frutti nella vita della Chiesa ».
65. Nostro Signore stava sempre vicino ai suoi discepoli. La direzione
o accompagnamento e consiglio spirituale è esistita nel corso dei
secoli, all’inizio soprattutto da parte dei monasteri (monaci d’Oriente e
Occidente) e in seguito anche da parte delle diverse scuole di spiritualità,
a partire dal Medio Evo. Dai secoli XVI-XVII si è fatta più frequente
la sua applicazione alla vita cristiana, come si può constatare negli
scritti di Santa Teresa di Gesù, San Giovanni della Croce, Sant’Ignazio
di Loyola, San Giovanni d’Avila, San Francesco di Sales, San Alfonso
Maria de’ Liguori, Pietro di Bérulle, ecc. Benché sia stata prevalente
la direzione spirituale impartita dai monaci e dai sacerdoti ministri, vi
sono sempre stati dei fedeli (religiosi e laici) – ad esempio Santa Caterina
– che hanno prestato tale servizio. La legislazione ecclesiastica
ha raccolto tutta questa esperienza e l’ha applicata soprattutto nella

formazione iniziale alla vita sacerdotale e consacrata. Vi sono anche
dei fedeli laici ben formati – uomini e donne – che svolgono questo
servizio di consiglio nel cammino della santità.
Formazione sacerdotale per questo accompagnamento
66. La direzione spirituale è un aiuto nel cammino della santifi cazione
per tutti i fedeli di qualsiasi stato di vita. Attualmente, mentre si
osserva una ricerca di orientamento spirituale da parte dei fedeli, allo
stesso tempo si avverte la necessità di una maggiore preparazione da
parte dei ministri, al fi ne di poter prestare con diligenza questo servizio
di consiglio, discernimento e accompagnamento. Dove esiste tale
pratica, vi è rinnovamento personale e comunitario, vocazioni, spirito
apostolico, gioia della speranza.
67. Nel periodo di preparazione al sacerdozio, appare sempre più
necessario e urgente lo studio della teologia spirituale e l’esperienza di
questa stessa vita. In realtà, il consiglio e l’accompagnamento spirituale
è parte integrante del ministero della predicazione e della riconciliazione.
Il sacerdote, infatti, è chiamato a guidare nel cammino della
identifi cazione con Cristo che include il cammino della contemplazione.
L’aiuto di direzione spirituale, come discernimento dello Spirito, è
parte del ministero: « Provando gli spiriti per sapere se sono da Dio, [i
presbiteri] devono scoprire con senso di fede i carismi, sia umili che
eccelsi, che sotto molteplici forme sono concessi ai laici, devono riconoscerli
con gioia e fomentarli con diligenza ».
68. La formazione iniziale al sacerdozio, fi n dai primi momenti di
vita nel Seminario, comprende proprio questo aiuto: « Gli alunni, per
mezzo di una speciale formazione religiosa e soprattutto di un’appropriata
direzione spirituale, si preparino a seguire Cristo redentore con
animo generoso e cuore puro ».
69. Non si tratta soltanto di una consultazione su temi dottrinali
bensì della vita di relazione, intimità e confi gurazione a Cristo, che è
sempre di partecipazione alla vita trinitaria: « La formazione spirituale
deve essere strettamente collegata con quella dottrinale e pastorale e,
specialmente con l’aiuto del direttore spirituale, sia impartita in modo

tale che gli alunni imparino a vivere in intima comunione e familiarità
col Padre per mezzo del suo Figlio Gesù Cristo, nello Spirito Santo».
Direzione spirituale e ministero sacerdotale
70. I « munera » sacerdotali si descrivono tenendo conto della loro
relazione con la vita spirituale dei fedeli: « Voi siete i ministri dell’eucaristia,
i dispensatori della misericordia divina nel sacramento della
penitenza, i consolatori delle anime, le guide dei fedeli tutti nelle tempestose
diffi coltà della vita ».
Nell’accompagnamento o direzione spirituale, si è data sempre
grande importanza al discernimento dello Spirito al fi ne della santifi -
cazione, della missione apostolica e della vita di comunione ecclesiale.
La logica dello Spirito Santo spinge a vivere nella verità e nel bene
secondo l’esempio di Cristo. Bisogna chiedere la sua luce e la sua forza
per discernere ed essere fedeli alle sue direttive.
71. Si può affermare che questa attenzione alla vita spirituale dei
fedeli, col guidarli sul cammino della contemplazione e della santità,
anche come aiuto nel discernimento vocazionale, è una priorità pastorale:
« In questa prospettiva, la cura delle vocazioni al sacerdozio saprà
esprimersi anche in una ferma e persuasiva proposta di direzione spirituale
[…] I sacerdoti, per parte loro, siano i primi a dedicare tempo ed
energie a quest’opera di educazione e di aiuto spirituale personale: non
si pentiranno mai di aver trascurato o messo in secondo piano tante
altre cose pure belle e utili, se questo era inevitabile per mantenere fede
al loro ministero di collaboratori dello Spirito nell’illuminazione e nella
guida dei chiamati ».
72. La cura dei giovani, in particolare, allo scopo di discernere la
propria vocazione specifi ca nella vocazione cristiana generale, comprende
questa attenzione di consiglio e accompagnamento spirituale:
« Come scriveva il futuro Paolo VI, “la direzione spirituale ha una funzione
bellissima e si può dire indispensabile per l’educazione morale e

spirituale della gioventù, che voglia interpretare e seguire con assoluta
lealtà la vocazione, qualunque essa sia, della propria vita e conserva
sempre importanza benefi ca per ogni età della vita, quando al lume
e alla carità d’un consiglio pio e prudente si chieda la verifi ca della
propria rettitudine ed il confronto al compimento generoso dei propri
doveri. È mezzo pedagogico molto delicato, ma di grandissimo valore;
è arte pedagogica e psicologica di grave responsabilità in chi la esercita;
è esercizio spirituale di umiltà e di fi ducia in chi la riceve” ».
73. La direzione spirituale di solito è in rapporto al sacramento della
riconciliazione, almeno nel senso di una conseguenza possibile, quando
i fedeli chiedono di essere guidati nel cammino della santità, incluso
l’itinerario specifi co della loro personale vocazione: « Parallelamente al
sacramento della riconciliazione, il presbitero non mancherà di esercitare
il ministero della direzione spirituale. La riscoperta e la diffusione
di questa pratica, anche in momenti diversi dall’amministrazione della
penitenza, è un grande benefi cio per la Chiesa nel tempo presente.
L’atteggiamento generoso e attivo dei presbiteri nel praticarla costituisce
anche un’occasione importante per individuare e sostenere le
vocazioni al sacerdozio e alle varie forme di vita consacrata ».
La Direzione spirituale che ricevono i ministri ordinati
74. Gli stessi ministri necessitano della pratica della direzione
spirituale, che è sempre legata all’intimità con Cristo: « Se vogliono
compiere con fedeltà il proprio ministero, abbiano a cuore il dialogo
quotidiano con Cristo, andandolo a visitare nel tabernacolo e praticando
il culto personale della sacra eucaristia. Siano anche disposti a
dedicare volentieri del tempo al ritiro spirituale e abbiano in grande
stima la direzione spirituale ».
75. La realtà ministeriale esige che il ministro riceva personalmente
la direzione spirituale ricercandola e seguendola con fedeltà, per guidare
meglio gli altri: « Per contribuire al miglioramento della loro spiritualità

è necessario che i presbiteri pratichino essi stessi la direzione spirituale.
Ponendo nelle mani di un saggio confratello la formazione della
loro anima, matureranno la coscienza, fi n dai primi passi del ministero,
dell’importanza di non camminare da soli per le vie della vita spirituale
e dell’impegno pastorale. Nel far uso di questo effi cace mezzo di formazione,
tanto sperimentato nella Chiesa, i presbiteri avranno piena
libertà nella scelta della persona che li deve guidare ».
76. Per le questioni personali e comunitarie è necessario far ricorso
al consiglio dei fratelli, soprattutto di quelli che devono esercitarla
per la missione loro affi data, secondo la grazia di stato, ricordando che
il primo « consigliere » o « direttore » è sempre lo Spirito Santo, al quale
bisogna ricorrere con una preghiera costante, umile e fi duciosa.
2. Linee fondamentali
Natura e fondamento teologico
77. La vita cristiana è « cammino » e « vivere dello Spirito »
(cf. Gal 5,25), come sintonia, relazione, imitazione, confi gurazione a Cristo,
per partecipare della sua fi liazione divina. Per questo « tutti quelli che
sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono fi gli di Dio » (Rm 8,14). Il
consiglio o direzione spirituale aiuta a distinguere « lo spirito della verità
e lo spirito dell’errore » (1Gv 4,6) e a « rivestire l’uomo nuovo, creato
secondo Dio nella giustizia e nella vera santità » (Ef 4,24). La direzione
spirituale è soprattutto un aiuto per il discernimento nel cammino di santità
o perfezione.
Il fondamento di questa pratica dell’“accompagnamento” o “direzione”
spirituale sta nella realtà di essere Chiesa comunione, Corpo
Mistico di Cristo, famiglia di fratelli che si aiutano secondo i carismi
ricevuti. La Chiesa è un complesso di « mediazioni » che corrispondono
ai diversi ministeri, vocazioni e carismi. Tutti hanno bisogno degli
altri, anche e specialmente nel campo del consiglio spirituale. Si tratta
di ricercare e accettare un consiglio che viene dallo Spirito Santo per
mezzo dei fratelli.

Nel battesimo e nella confermazione, tutti abbiamo ricevuto i doni
dello Spirito fra i quali è rilevante il dono del “consiglio”. L’esperienza
ecclesiale dimostra che alcune persone hanno questo dono del consiglio
ad un grado elevato o che, perlomeno, sono chiamate a servire gli
altri apportando il carisma ricevuto. A volte, la direzione o consiglio
spirituale viene esercitato in base ad un incarico affi dato dall’autorità
ecclesiale o dalla comunità ecclesiale nella quale si vive.
Obiettivo specifico
78. L’obiettivo della direzione spirituale consiste principalmente
nell’aiutare a discernere i segni della volontà di Dio. Normalmente si
parla di discernere luci e mozioni dello Spirito Santo. Vi sono momenti
in cui tale consultazione è più pressante. È necessario tener conto
del « carisma » peculiare della vocazione personale o della comunità
nella quale vive chi chiede o riceve il consiglio.
79. Quando si cerca di discernere i segni della volontà di Dio,
con l’aiuto del consiglio fraterno, si include eventualmente la consultazione
su temi di morale e di pratica delle virtù, e anche il far presente
confi denzialmente la situazione che si vuole chiarire. Ma se mancasse
il desiderio vero di santità, si perderebbe l’obiettivo principale della
direzione spirituale. Questo obiettivo è inerente al processo di fede,
speranza e carità (come confi gurazione con i criteri, valori e atteggiamenti
di Cristo) che deve essere orientato secondo i segni della volontà
di Dio in armonia con i carismi ricevuti. Il fedele che riceve il consiglio
deve assumersi la propria responsabilità e iniziativa.
80. La consultazione morale, l’esporre in confi denza i propri problemi,
la messa in pratica dei mezzi di santifi cazione, devono rientrare
nel contesto della ricerca della volontà di Dio. Senza il desiderio sincero
di santità, che equivale alla messa in pratica delle beatitudini e del
comandamento d’amore, non vi sarebbe neanche l’obiettivo specifi co
della direzione spirituale nella vita cristiana.
Dinamismo e processo
81. Durante il processo della direzione spirituale è necessario entrare
nella conoscenza di sé alla luce del vangelo e, quindi, far leva sulla
fiducia in Dio. È precisamente un itinerario di relazione personale con
Cristo, nel quale si impara e si pratica con lui l’umiltà, la fiducia e il
dono di sé, secondo il nuovo comandamento dell’amore.
Si aiuta a formare la coscienza istruendo la mente, illuminando la
memoria, fortifi cando la volontà, orientando l’affettività ed incoraggiando
verso una dedizione generosa alla santifi cazione.
82. Il processo della direzione spirituale segue alcune tappe che
non sono rigidamente ordinate ma si sviluppano come cerchi concentrici:
guidare alla conoscenza di sé, nella fi ducia nel Dio Amore, nella
decisione del dono totale di sé, nell’armonia di purifi cazione, illuminazione
e unione. È una dinamica di vita in sintonia con la vita trinitaria
partecipata (cf. Gv 14,23; Ef 2,18) per mezzo della confi gurazione a
Cristo (criteri, valori, atteggiamenti che manifestino la fede, la speranza,
la carità) e sotto l’azione dello Spirito Santo, accettato con fedeltà
e generosità.
Tutto questo si svolge in una serie di campi (rapporto con Dio,
lavoro, rapporti sociali) nei quali si cerca la volontà di Dio per mezzo
del consiglio e dell’accompagnamento: cammino di preghieracontemplazione,
discernimento e fedeltà alla vocazione, donazione
nell’itinerario di santità, vivere armonicamente la “ comunione ” fraterna
ecclesiale, disponibilità all’apostolato. L’accompagnamento e il
consiglio arrivano anche ai mezzi concreti. In tutto questo processo
bisogna aver presente che il vero direttore è lo Spirito Santo, mentre
il fedele conserva tutta la propria responsabilità e iniziativa.
83. Nel cammino della preghiera (personale, comunitaria, liturgica)
bisognerà insegnare a pregare, curando in particolare l’atteggiamento
fi liale del “ Padre nostro ” che è di umiltà, fi ducia e amore. Gli scritti dei
santi e degli autori spirituali saranno di aiuto nell’orientare in questo
cammino per « aprire il cuore e rallegrarsi per la Sua presenza » (Santo
Curato d’Ars), in un incrocio di sguardi, “ io Lo guardo e Lui mi guarda
” (il contadino di Ars, seguendo gli insegnamenti del Santo Curato).
Così si accetta la presenza donata di Gesù e si impara a fare della propria
presenza uno “stare con chi sappiamo che ci ama” (Santa Teresa
di Gesù). È il silenzio di adorazione, di ammirazione e di donazione,
come “uno sguardo semplice del cuore” (Santa Teresa di Lisieux), ed
il parlare come Gesù al Getsemani.
In tutte le vocazioni ecclesiali
84. A partire dalla chiamata di Gesù « siate dunque perfetti come
è perfetto il Padre vostro celeste » (Mt 5,48), il sacerdote invita tutti i fedeli
ad intraprendere la « via della pienezza della vita propria dei fi gli di
Dio »,84 per giungere alla « conoscenza vissuta di Cristo ».85 Le esigenze
della vita cristiana (laicale, religiosa, sacerdotale) non si capirebbero
senza questa vita “spirituale”, ossia la “vita” nello Spirito Santo, che
porta ad « annunziare ai poveri il lieto messaggio » (Lc 4,18).
85. Nel cammino della propria vocazione ecclesiale, si curano soprattutto
le motivazioni e la retta intenzione, la libertà nella scelta, la
formazione all’idoneità o le qualità.
Gli esperti di teologia spirituale descrivono il direttore spirituale
come colui che istruisce in casi e applicazioni concrete, dà le motivazioni
per donarsi con generosità e aiuta proponendo mezzi di santifi -
cazione adatti ad ogni persona e situazione, secondo le diverse vocazioni.
Le diffi coltà si affrontano nella prospettiva dell’autentica sequela
di Gesù.
86. Vi può essere una direzione abituale oppure un accompagnamento
temporaneo “ad casum”. Inoltre essa può essere più intensa
inizialmente. È frequente che alcuni credenti, nel cammino della vocazione,
si sentano invitati a chiedere la direzione spirituale, grazie alla
predicazione, a letture, a ritiri e incontri di preghiera, o alla confessione.
Anche una lettura attenta dei documenti del Magistero può suscitare
l’esigenza di cercare una guida per vivere più coerentemente la vita
cristiana. Questa donazione nella vita spirituale porta ad un maggiore
impegno nella vita sociale: « La disponibilità verso Dio apre alla disponibilità
verso i fratelli e verso una vita intesa come compito solidale e
gioioso »

3. Orientamenti pratici
Itinerario o cammino concreto di vita spirituale
87. A partire da queste linee fondamentali sulla direzione spirituale
e tenendo conto della realtà di oggi, nell’intreccio di grazia e
situazioni sociologiche e culturali, si ricavano alcuni orientamenti pratici,
sempre aperti a nuove grazie e a nuove circostanze.
L’applicazione del consiglio spirituale (direzione, accompagnamento)
terrà conto della vocazione ecclesiale specifi ca, del carisma
peculiare o di grazie speciali. Essendo “una” la persona, bisogna conoscere
le sue circostanze concrete di vita: famiglia, lavoro, ecc. Se si
tratta di una vocazione e di un carisma specifi co, è opportuno prestare
attenzione ai diversi momenti del cammino.
In qualsiasi momento bisogna prestare speciale attenzione a casi
e situazioni particolari, come il cambiamento di stato ecclesiale, i desideri
di maggiore perfezione, la tendenza agli scrupoli, i fenomeni
straordinari.
88. È opportuno iniziare il cammino della direzione spirituale, con
una rilettura della vita. È di grande aiuto avere alcuni propositi o un
progetto di vita che includa il rapporto con Dio (preghiera liturgica e
personale), il rapporto fraterno, la famiglia, il lavoro, le amicizie, le virtù
concrete, i doveri personali, l’apostolato, gli strumenti di spiritualità.
Nel progetto possono rifl ettersi le aspirazioni, le diffi coltà, il desiderio
di donarsi maggiormente a Dio. È molto utile precisare i mezzi che si
vogliono utilizzare nel cammino della preghiera, della santità (virtù), dei
doveri del proprio stato, della mortifi cazione o delle « piccole seccature
del quotidiano ».
89. Vi è un momento iniziale nel quale si tende a far sorgere atteggiamenti
di pietà e di perseveranza nelle virtù di preghiera e adesione alla
volontà di Dio, qualche pratica di apostolato, formazione del carattere
(memoria, intelligenza, affettività, volontà), purifi cazione, formazione
all’apertura e a un atteggiamento di autenticità senza doppiezze. Si
affrontano dunque i casi di aridità, incostanza, entusiasmo superfi ciale
o passeggero, ecc. È il momento giusto per « sradicare... e piantare »
(cf. Ger 1,10), per conoscere e orientare rettamente la passione dominante.
90. Un secondo momento viene chiamato tempo del progresso, nel
quale si punta al raccoglimento o vita interiore, a maggiore umiltà e
mortifi cazione, all’approfondimento delle virtù, al miglioramento della
preghiera.
Così si arriva ad un momento di maggiore perfezione nel quale la preghiera
è più contemplativa, si tenta di sradicare le preferenze, distinguendo
un aspetto “attivo” e uno “passivo” (ovvero assecondare fedelmente
l’azione della grazia che è sempre sorprendente), imparando
a passare la notte dello spirito (notte della fede). L’approfondimento
dell’umiltà si trasforma in gesti di carità.
91. Ciascuna delle virtù necessita di un’attenzione specifica. Le
luci, le ispirazioni o mozioni dello Spirito Santo si ricevono in questo
cammino, che è di continuo discernimento per una maggiore fedeltà e
generosità. I casi concreti di grazie speciali o di debolezze spirituali o
psichiche si affrontano con il dovuto studio, compresa la collaborazione
di altre persone più esperte, sempre con grande rispetto.
È utile seguire un progetto di vita che si può suddividere semplicemente
in insieme di principi, obiettivi e mezzi. Ovvero si indica dove
si voglia andare, dove ci si trovi, dove si debba andare, quali ostacoli si
possano incontrare e quali strumenti si debbano utilizzare.
92. Incide direttamente nella vita spirituale il « sacrificio eucaristico,
fonte e apice della vita cristiana » per costruire l’unità di vita,
necessaria ai presbiteri e ai fedeli laici. Fra i mezzi concreti di vita
spirituale, oltre alle fonti principali (eucaristia, parola, preghiera…),
sono rilevanti per il loro aspetto pratico la Lectio divina o meditazione
secondo metodi diversi, la pratica assidua del sacramento della riconciliazione,
la lettura spirituale, l’esame di coscienza (particolare e generale),
i ritiri spirituali. La lettura spirituale di santi e autori di spiritualità
è guida nel cammino della conoscenza di sé, della fiducia filiale e della
dedizione generosa.
93. È normale che il cammino cristiano presenti alcune crisi di
crescita e di maturazione che possono verifi carsi in grado diverso. La
“notte oscura” della fede si può presentare in vari momenti, ma specialmente
quando la persona si avvicina di più a Dio, fi no a sperimentare
una sorta di “silenzio” o “assenza” di Dio che, in realtà, è un parlare
e una presenza più profonda di Dio stesso. L’accompagnamento
spirituale è in quel momento più necessario che mai, a condizione che
si seguano le indicazioni che ci hanno lasciato i grandi santi e maestri
dello spirito.
Nell’apostolato vi sono momenti di aridità, di sconfitte, di malintesi,
di calunnie e anche di persecuzione, la quale può venire, per
errore, da persone buone (la “ persecuzione dei buoni ”). Il consiglio
spirituale deve aiutare a vivere il mistero fecondo della croce con un
dono peculiare di Cristo Amico.
94. Nella vita cristiana si presentano situazioni particolari. A volte
si tratta di luci e mozioni dello Spirito e desideri di maggiore dedizione
o apostolato. Ma vi sono anche momenti di illusioni ingannevoli che
possono derivare dall’amor proprio o dalla fantasia. Vi possono essere
anche scoraggiamento, sfi ducia, mediocrità o negligenza e anche tiepidezza,
ansia eccessiva di farsi apprezzare, falsa umiltà, ecc.
95. Quando si verifi cano casi o fenomeni straordinari è necessario
rifarsi agli autori spirituali e ai mistici della storia ecclesiale. Bisogna
tener presente che questi fenomeni possono essere frutto della natura
o, anche nel caso provenissero da una grazia, possono esprimersi in
modo imperfetto per motivi psicologici, culturali, di formazione, di
ambiente sociale. I criteri che la Chiesa ha seguito per constatare la
loro autenticità si basano sui contenuti dottrinali (alla luce della Sacra
Scrittura, della Tradizione e del Magistero), l’onestà delle persone (soprattutto
la sincerità, l’umiltà, la carità oltre che la salute mentale) e i
frutti permanenti di santità.

96. Esistono anche malattie o debolezze psichiche legate alla vita
spirituale. A volte sono di carattere più spirituale, come la tiepidezza
(accettazione abituale del peccato veniale o delle imperfezioni, senza
interesse a correggerle) e la mediocrità (superfi cialità, fatica per il lavoro
senza un sostegno nella vita interiore). Queste debolezze possono
essere legate anche al temperamento: ansia di perfezionismo, falso timore
di Dio, scrupoli senza fondamenti, rigorismo, lassismo, ecc.
97. Le debolezze o malattie di tipo nevrotico, più legate alla vita
spirituale, necessitano dell’attenzione di esperti (in spiritualità e psicologia).
Di solito si manifestano con un’eccessiva ricerca di attenzione
o una profonda insoddisfazione di sé (hysterein) che cerca di catturare
l’interesse e la compassione di tutti, producendo spesso un clima
di agitazione euforica nel quale può rimanere coinvolto lo stesso direttore
spirituale (credendo di proteggere una vittima o una persona
privilegiata). Queste manifestazioni non hanno niente a che vedere
con la vera contemplazione e mistica cristiana la quale, ammettendo
la propria debolezza, non cerca di attirare l’attenzione degli altri, ma si
esprime nell’umiltà, nella fi ducia, nella dimenticanza di sé per servire
gli altri secondo la volontà di Dio.
Il discernimento dello Spirito Santo nella direzione spirituale
98. Con l’aiuto dell’accompagnamento o consiglio spirituale, alla
luce di questa fede vissuta, è più facile discernere l’azione dello Spirito
Santo nella vita di ognuno, che porta sempre alla preghiera, all’umiltà,
al sacrifi cio, alla vita ordinaria di Nazaret, al servizio, alla speranza,
seguendo il modello della vita di Gesù, sempre guidata dallo Spirito
Santo: verso il « deserto » (Lc 4,1), i « poveri » (Lc 4,18), la « gioia » pasquale
nello Spirito (Lc 10,21).
99. L’azione dello spirito malvagio è accompagnata da superbia,
autosuffi cienza, tristezza, scoraggiamento, invidia, confusione, odio,
falsità, disprezzo degli altri, preferenze egoistiche. Soprattutto quando
si aggiungono il temperamento, la cultura e le qualità naturali, è
molto diffi cile, senza il consiglio e l’accompagnamento spirituale, fare
luce in certi ambiti: questi campi bisognosi di discernimento sono soprattutto
quelli del cammino della vocazione (nelle circostanze della
vita di ogni giorno), della contemplazione, della perfezione, della vita
fraterna, della missione. Ma vi sono situazioni personali e comunitarie
che richiedono un discernimento particolare, come il cambiamento di
stato di vita, le nuove luci o mozioni, i cambiamenti strutturali, alcune
debolezze, i fenomeni straordinari, ecc.
100. Siccome lo Spirito « soffi a dove vuole » (Gv 3,8), non si possono
dare delle norme o regole rigide sul discernimento; ma i santi
e gli autori spirituali si rimettono a certe costanti o segni dell’azione
dello Spirito di amore, che agisce al di là dalla logica umana.
Non si potrebbe discernere bene una situazione spirituale, senza
la pace nel cuore, che si manifesta, come dono dello Spirito Santo,
quando non si cerca il proprio interesse o di prevalere sugli altri, ma il
modo migliore per servire Dio e i fratelli. Allora il consiglio spirituale
(nel contesto del discernimento) opera con la garanzia della libertà
interiore, non condizionata da preferenze personali né dalle mode del
momento.
Per realizzare bene il discernimento sono necessari: preghiera,
umiltà, distacco dalle preferenze, ascolto, studio della vita e dottrina
dei santi, conoscenza dei criteri della Chiesa, esame attento delle proprie
inclinazioni interiori, disponibilità a cambiare, libertà di cuore. In
questo modo si educa ad una sana coscienza, ossia alla « carità, che
nasce da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera »
(1Tm 1,5).
Qualità del “ direttore ”
101. In generale si chiede che il direttore abbia un grande spirito
di accoglienza e di ascolto, con senso di responsabilità e disponibilità,
con un tono di paternità e di fraternità, e di rispettosa amicizia, sempre
come servizio umile di chi offre un consiglio, evitando l’autoritarismo,
il personalismo e il paternalismo oltre che la dipendenza affettiva, la
fretta e la perdita di tempo in questioni secondarie, con la dovuta discrezione
e prudenza, sapendo chiedere consiglio opportunamente ad
altri con le dovute riserve, ecc. Queste qualità si integrano con il dono
del consiglio. Non deve mancare una nota di sano “humour” che, se
autentico, è sempre rispettoso e contribuisce a ridimensionare molti
problemi artifi ciosi e a vivere più serenamente.

102. Per poter esercitare il dono del consiglio, si richiede la conoscenza
o scienza (teorica e pratica) della vita spirituale, l’esperienza di
questa, il senso di responsabilità e la prudenza. L’armonia fra queste
qualità fondamentali si esprime come vicinanza, ascolto, ottimismo,
speranza, testimonianza, coerenza, nell’infondere desideri di santità,
fermezza, chiarezza, verità, comprensione, ampiezza o pluralità di prospettive,
adattamento, perseveranza nel processo o cammino.
Generalmente il direttore o consigliere spirituale (scelto, proposto,
indicato) è uno solo, allo scopo di assicurare la continuità. Nella
vita di alcuni santi si può osservare una grande libertà nel consultare
altri e nel cambiare direttore quando si constata che è meglio per la vita
spirituale. L’eventuale cambio di direttore deve essere sempre possibile
e libero, quando vi sono motivazioni valide per una maggiore crescita
spirituale.
103. Il direttore deve conoscere bene la persona che aiuta, per
cercare assieme a lei i segni della volontà di Dio nel cammino di santità
e nei momenti speciali di grazia. La diagnosi verterà sulla maniera di
essere, le qualità e i difetti, lo sviluppo della vita spirituale personale,
ecc. La formazione impartita corrisponde al momento di grazia. Il direttore
non fa il cammino ma lo segue, assistendo la persona nella sua
realtà concreta. Chi guida le anime è lo Spirito Santo e il direttore deve
assecondarne l’azione.
Mantiene costantemente un rispetto profondo per la coscienza
dei fedeli, creando un rapporto adeguato affi nché vi sia un’apertura
spontanea e agendo sempre con rispetto e delicatezza. L’esercizio del
potere di giurisdizione nella Chiesa deve sempre rispettare la riserva e
il silenzio del direttore spirituale.
104. L’autorità del direttore non è fondata sulla potestà di giurisdizione,
ma è quella propria del consiglio e dell’orientamento. Non
permette il paternalismo, anche se a tale autorità si deve rispondere
con una fedeltà di base tipica della docilità fi liale. L’atteggiamento di
umiltà e di fi ducia del direttore lo porterà a pregare e a non scoraggiarsi
quando non riesce a vedere i frutti.
105. Nelle istituzioni di formazione sacerdotale e di vita consacrata,
così come in alcune iniziative apostoliche, di solito, proprio per
garantire la formazione adeguata, si indicano alcuni consiglieri (direttori,
maestri) lasciando ampio margine per quanto riguarda la scelta del
direttore personale, in particolare quando si tratta di un problema di
coscienza e di confessione.
Qualità di chi è oggetto di direzione spirituale
106. Da parte di chi è oggetto di direzione spirituale deve esserci
apertura, sincerità, autenticità e coerenza, messa in pratica dei mezzi di
santifi cazione (liturgia, sacramenti, preghiera, sacrifi cio, esame di coscienza,
...). La periodicità dei colloqui dipende dai momenti e dalle
situazioni, poiché non vi è una regola fi ssa. I momenti iniziali della
formazione richiedono una periodicità più frequente e assidua. È meglio
che la consultazione si faccia spontaneamente senza aspettare di
essere chiamati.
107. La libertà nella scelta del direttore non riduce l’atteggiamento
di rispetto. Si accetta l’aiuto con spirito di fede. Ci si deve esprimere
con sobrietà, oralmente o leggendo qualcosa che si è scritto prima,
rendendo conto della propria coscienza e della situazione nella quale
ci si trova rispetto al progetto di vita tracciato in vista della direzione.
Si chiede consiglio sulle virtù, i difetti, la vocazione, la preghiera, la vita
di famiglia, la vita fraterna, i propri doveri (specialmente nel lavoro),
l’apostolato. L’atteggiamento di fondo è quello di chi domanda come
piacere a Dio ed essere più fedele alla sua volontà.
108. L’autenticità della vita spirituale si evidenzia nell’armonia fra
i consigli cercati e ricevuti e la vita pratica coerente. L’esame personale
è molto utile per la conoscenza di sé nonché la partecipazione a ritiri
spirituali collegati alla direzione spirituale.
109. Il cristiano deve agire sempre con totale libertà e responsabilità.
La funzione del direttore spirituale è aiutare la persona a scegliere
nonché a decidere liberamente e responsabilmente ciò che deve fare
innanzi a Dio, con maturità cristiana. La persona diretta deve assumere
liberamente e responsabilmente il consiglio spirituale, e qualora sbagliasse
non deve scaricare la responsabilità sul direttore spirituale.
Direzione spirituale del sacerdote
110. Il ministero del sacerdote è legato alla direzione spirituale,
ma anch’egli ha bisogno di imparare a ricevere questa direzione per
saperla impartire meglio agli altri quando gliela chiedono.
Quando è il sacerdote a ricevere la direzione spirituale, è necessario
tener conto del fatto che la sua spiritualità specifi ca ha come chiave di
volta la « unità di vita », basata sulla carità pastorale. Questa « unità di
vita », secondo il Concilio, è realizzata dai presbiteri, con semplicità, nella
loro realtà concreta, « seguendo nello svolgimento del loro ministero
l’esempio di Cristo Signore, il cui cibo era il compimento della volontà
di colui che lo aveva inviato a realizzare la sua opera ». Sono doni e
carismi vissuti in stretto rapporto di dipendenza dal proprio vescovo e in
comunione con il presbiterio della Chiesa particolare.
111. Un progetto personale di vita spirituale del sacerdote, oltre alla celebrazione
quotidiana del sacrificio eucaristico e alla recita quotidiana
dell’ufficio divino, potrebbe essere delineato così: dedicare ogni giorno
un certo tempo alla meditazione della parola, alla lettura spirituale,
riservare quotidianamente un momento di visita o adorazione eucaristica,
avere periodicamente un incontro fraterno con altri sacerdoti per
aiutarsi reciprocamente (riunirsi per pregare, condividere, collaborare,
preparare l’omelia, ecc.), mettere in pratica e sostenere gli orientamenti
del vescovo rispetto al presbiterio (progetto di vita o direttorio, formazione
permanente, pastorale sacerdotale...), recitare quotidianamente
una preghiera mariana individuabile nel santo rosario, per la fedeltà a
questi impegni, fare ogni giorno l’esame di coscienza generale e particolare.

112. In questo ministero o servizio di direzione spirituale, il sacerdote,
come nel ministero della riconciliazione sacramentale, rappresenta
Cristo Buon Pastore, guida, maestro, fratello, padre, medico.
È un servizio intimamente legato al ministero della predicazione, della
direzione della comunità e della testimonianza di vita.
113. L’azione ministeriale è strettamente legata all’accompagnamento
spirituale. « Perciò spetta ai sacerdoti, nella loro qualità di educatori
nella fede, di curare, per proprio conto o per mezzo di altri,
che ciascuno dei fedeli sia condotto nello Spirito Santo a sviluppare la
propria vocazione personale secondo il Vangelo, a praticare una carità
sincera e attiva, ad esercitare quella libertà con cui Cristo ci ha liberati.
Di ben poca utilità saranno le cerimonie più belle o le associazioni più
fi orenti, se non sono volte ad educare gli uomini alla maturità cristiana.
Per promuovere tale maturità, i presbiteri sapranno aiutarli a diventare
capaci di leggere negli avvenimenti stessi – siano essi di grande o di
minore portata – quali siano le esigenze naturali e la volontà di Dio.
I cristiani inoltre devono essere educati a non vivere egoisticamente
ma secondo le esigenze della nuova legge della carità, la quale vuole
che ciascuno amministri in favore del prossimo la misura di grazia che
ha ricevuto e che in tal modo tutti assolvano cristianamente ai propri
compiti nella comunità umana ».
114. Chi apprezza veramente la direzione spirituale non solo la
raccomanda nel proprio ministero ma la pratica personalmente.
Se non si perde di vista l’obiettivo principale della direzione (discernimento
della volontà di Dio in tutti gli aspetti del cammino di
santità e apostolato), si può trovare il modo per offrirla e riceverla
abitualmente.
115. L’invito a praticare la direzione spirituale dovrebbe essere
un capitolo importante e permanente di qualsiasi piano pastorale che
deve essere sempre e allo stesso tempo pastorale della santificazione e
della missione. Si possono formare i fedeli in questo cammino con la
predicazione, la catechesi, la confessione, la vita liturgico-sacramentale,
specialmente nell’eucaristia, i gruppi biblici e di preghiera, la testimonianza
stessa del ministro che chiede anche consiglio a tempo debito
e nelle circostanze opportune. Da alcuni di questi servizi o ministeri è
logico passare all’incontro personale, all’invito alla lettura spirituale, ai
ritiri spirituali, anche questi personalizzati.
116. Spesso la direzione spirituale, come ministero, è legata alla
confessione dove il sacerdote opera in nome di Cristo e si mostra
come padre, amico, medico e guida spirituale. È servitore del perdono
e orienta il cammino della contemplazione e della perfezione,
con rispetto e fedeltà al magistero e alla tradizione spirituale della
Chiesa.

La direzione spirituale nella vita consacrata
117. Le persone consacrate, secondo le loro diverse modalità, seguono
una vita di radicalismo evangelico ed « apostolico », aggiungendo
« una speciale consacrazione », « mediante la professione dei consigli
evangelici ». Nella vita consacrata bisognerà tener conto del carisma
specifico (« carisma fondazionale ») e della consacrazione speciale (per
la professione) come pure delle diverse modalità di vita contemplativa,
evangelica, comunitaria e missionaria, con le corrispondenti costituzioni,
regole, ecc.
118. Il percorso verso la vita consacrata segue delle tappe che
prevedono una preparazione sia per l’immediato che una a lungo termine,
approfondendo l’autenticità della vocazione con il supporto di
convinzioni o motivazioni evangeliche (che dissipino i dubbi sull’identità),
di libere decisioni, sempre per giungere alla vera idoneità (insieme
di qualità).
119. Esistono problemi concreti che potrebbero essere considerati
solo di “ crescita ” e di “ maturazione ” se la persona consacrata
presterà un’attenzione assidua alla direzione spirituale: problemi che
possono essere di solitudine fisica o morale, di insuccessi (apparenti
o reali), d’immaturità affettiva, di amicizie sincere, di libertà interiore
nella fedeltà all’obbedienza, di serena assunzione del celibato come
segno di Cristo Sposo davanti alla Chiesa sposa, ecc.
120. La direzione spirituale delle persone consacrate presenta aspetti
peculiari, oltre a quelli già indicati sopra. La sequela evangelica, la vita
fraterna e la missione ricevono impulso da un carisma particolare, dentro
una storia di grazia, con la professione o impegno speciale ad essere
« visibilità in mezzo al mondo » di Cristo casto, povero ed obbediente
e « memoria vivente del modo di esistere e di agire di Gesù ».

Questa direzione della persona, che segue una forma di vita consacrata,
presuppone un cammino peculiare di contemplazione, perfezione,
comunione (vita fraterna) e missione, che fa parte della sacramentalità
della Chiesa mistero, comunione e missione. Bisogna aiutare a ricevere
e a vivere il dono così com’è poiché si tratta di « seguire Cristo più da
vicino [...] tendendo alla perfezione della carità a servizio del Regno »,
tendendo ad un amore di totalità, personale e sponsale, che rende possibile
« trovarsi “ più profondamente ” presenti, nel cuore di Cristo, ai
propri contemporanei ».
121. I sacerdoti che sono invitati a prestare questo servizio di
accompagnamento spirituale sanno che « i religiosi tutti – sia uomini
che donne – costituiscono una parte insignita di speciale dignità nella
casa del Signore e meritano quindi particolare attenzione, affi nché
progrediscano sempre nella perfezione spirituale per il bene di tutta la
Chiesa ».
Direzione dei laici
122. La chiamata universale alla santità in qualsiasi vocazione cristiana
non fa sconti poiché è sempre chiamata alla massima perfezione:
« Amate, […] siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste »
(Mt 5,44.48). La direzione spirituale rispetto al cristiano chiamato alla
santità, in quanto laico, presuppone questa vocazione cristiana alla
perfezione, ma con la particolarità di essere fermento evangelico nel
mondo e di operare con la propria responsabilità e in comunione con
la Chiesa, trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio.103
Il direttore spirituale deve aiutare nella relazione personale con Dio
(concretizzare la partecipazione all’eucaristia e la preghiera, l’esame
di coscienza, l’unità di vita), formare la coscienza, aiutare a santifi -
care la famiglia, il lavoro, le relazioni sociali, l’attualizzazione nella
vita pubblica. « Il lavoro così fatto è orazione. Lo studio così fatto è
orazione. La ricerca scientifica così fatta è orazione. Tutto converge
verso una sola realtà: tutto è orazione, tutto può e deve portarci a Dio,
alimentando un rapporto continuo con Lui, dalla mattina alla sera.
Ogni onesto lavoro può essere orazione; e ogni lavoro è orazione,
è apostolato. In tal modo l’anima si irrobustisce in un’unità di vita
semplice e forte ».
Come ricordava Benedetto XVI, tutti i battezzati sono responsabili
dell’annuncio del Vangelo: « I laici sono chiamati a esercitare il loro
compito profetico, che deriva direttamente dal battesimo, e testimoniare
il Vangelo nella vita quotidiana dove si trovino ».
La direzione o consiglio spirituale rispetto ai laici non indica in
essi carenza o immaturità, ma piuttosto un aiuto fraterno (da parte
del consigliere) ad operare spiritualmente e apostolicamente secondo
la propria iniziativa e responsabilità essendo presenti, quali autentici
discepoli di Cristo, nelle realtà umane del lavoro, della famiglia, della
società politica ed economica, ecc. per santifi carle dall’interno e apportando
la propria responsabilità e iniziativa.
123. La direzione spirituale dei laici tende, quindi, al cammino di
santità e missione senza riduzioni, dato che questi non solo sono partecipi
dell’uffi cio sacerdotale, profetico e regale di Cristo come qualsiasi
battezzato,ma vivono questa realtà con una grazia speciale di
presenza nel mondo, che dà loro un « ruolo proprio e assolutamente
necessario che essi svolgono nella missione della Chiesa ».
Essi sono « da Dio chiamati a contribuire, quasi dall’interno a
modo di fermento, alla santifi cazione del mondo esercitando il proprio
uffi cio sotto la guida dello spirito evangelico »e cooperano ad
« estendere il Regno di Dio e ad animare e perfezionare con lo spirito
cristiano l’ordine delle realtà temporali »,109 ossia a « illuminare e or-
dinare tutte le cose temporali.[...] secondo il Cristo ». L’accompagnamento
spirituale tenderà, così, a renderli partecipi « alla missione
salvifi ca stessa della Chiesa », per renderla « presente ed operante in
seno alle cose temporali ».
124. L’aiuto del consiglio spirituale è necessario sia nella vita interiore
che nelle diverse circostanze quotidiane: sociali, familiari e professionali,
soprattutto nei momenti di vita familiare e socio-politica nei
quali è necessario presentare e testimoniare i criteri fondamentali della
vita cristiana. Anche nella vita più indaffarata di qualsiasi apostolo, se
vi è il desiderio sincero di santità, è possibile trovare il consiglio spirituale.
Armonia fra i diversi livelli formativi nel cammino della direzione spirituale
125. Il cristiano è orientato in un cammino di confi gurazione a
Cristo. Si può parlare di diversi livelli o dimensioni della formazione:
umana, spirituale, intellettuale, professionale, pastorale. Sono aspetti
che si integrano e si armonizzano reciprocamente, nella comunione
ecclesiale e in vista della missione. Si tratta sempre della persona come
membro di una comunità umana ed ecclesiale.
126. Si deve tenere nel giusto conto la dimensione o livello umano,
personale e comunitario, visto che la persona umana ha bisogno di
essere valutata rettamente, di sapersi amata e in grado di amare nella
verità del dono. Questo presuppone un cammino di libertà, che si costruisce
alla luce della comunione di Dio Amore, dove ogni persona è
relazione di dono. La persona allora si costruisce nei suoi criteri obiettivi,
scala autentica di valori, motivazioni ordinate all’amore, atteggiamenti
di relazione e di servizio.

Il consiglio spirituale si ispira al mistero di Cristo, alla luce del quale
si decifra il mistero dell’uomo. La persona viene educata a dare e
a darsi. Per questo impara ad ascoltare, a stare assieme ad altri, a comprendere,
ad accompagnare, a dialogare, a cooperare, ad intraprendere
amicizie sincere.
Queste virtù umane nel cristiano si coltivano alla luce della fede,
speranza e carità. Per pensare, valutare e amare come Cristo. I testi
conciliari e del Magistero postconciliare invitano a questa formazione
« umana » che si concretizza in sensibilità verso la giustizia e la pace,
armonia nella differenza, capacità d’iniziativa, ammirazione e apertura
ai nuovi valori, costanza, fortezza, disponibilità a nuove imprese, fraternità,
sincerità, accoglienza, ascolto, collaborazione, cura dei rapporti
umani e delle buone amicizie.
127. Il cammino della vita spirituale, proprio perché cammino
di ricerca ed esperienza vissuta della verità, del bene e della bellezza,
è intessuto dell’armonia fra intelligenza, affettività, volontà, memoria,
signifi cati. Allora la formazione si esprime « in una certa fermezza
d’animo, nel saper prendere decisioni ponderate e nel retto modo di
giudicare uomini ed eventi ».
È un cammino che armonizza il compimento del dovere, l’amore
contemplativo, lo studio e l’azione esterna, come processo necessario
per l’« unità della vita » dell’apostolo.
Il consiglio spirituale aiuta a conoscere e a superare la propria
fragilità, nel campo delle decisioni, dei ricordi, dei sentimenti e dei
condizionamenti sociologici, culturali e psicologici.
128. Nella direzione spirituale si trova un aiuto per programmare
meglio il tempo della preghiera, della vita familiare, comunitaria,
dell’impegno dei fi gli, del lavoro e del riposo, valorizzando il silenzio
interiore, e anche quello esterno, e scoprendo il signifi cato positivo
delle diffi coltà e della sofferenza.
L’accompagnamento a questo livello umano-cristiano può rispondere
a tre domande: chi sono io? (identità), con chi sto? (relazioni), a che
scopo? (missione). Sotto l’azione della grazia divina, i criteri, i desideri, le
motivazioni, i valori e gli atteggiamenti si trasformano in fede, speranza
e carità con le conseguenti virtù morali, ossia in una vita in Cristo.
L’essere umano-cristiano si educa per giungere a realizzarsi amando
nella verità del donarsi a Dio e ai fratelli.
In tutto questo processo bisogna tener conto del rapporto fra la
grazia e la natura (come del rapporto tra fede e ragione) distinguendo
e armonizzando, poiché « la Grazia non distrugge la natura, ma anzi la
perfeziona ».116 Questo è un tema di estrema importanza al momento
di concretizzare alcuni orientamenti e alcuni mezzi che rispettino la
differenza di psicologia e di cultura, come pure la diversità dei carismi
che si inseriscono nelle diverse circostanze umane e, soprattutto, i contenuti
della fede.
129. È necessario trovare un’unità fra natura e grazia, prevalendo,
quest’ultima, come partecipazione alla vita nuova o vita divina.
« Uno degli aspetti del moderno spirito tecnicistico è riscontrabile nella
propensione a considerare i problemi e i moti legati alla vita interiore
soltanto da un punto di vista psicologico, fi no al riduzionismo neurologico.
L’interiorità dell’uomo viene così svuotata e la consapevolezza
della consistenza ontologica dell’anima umana, con le profondità che
i santi hanno saputo scandagliare, progressivamente si perde. Il problema
dello sviluppo è strettamente collegato anche alla nostra concezione
dell’anima dell’uomo, dal momento che il nostro io viene spesso
ridotto alla psiche e la salute dell’anima è confusa con il benessere
emotivo. Queste riduzioni hanno alla loro base una profonda incomprensione
della vita spirituale e portano a disconoscere che lo sviluppo
dell’uomo e dei popoli, invece, dipende anche dalla soluzione dei problemi
di carattere spirituale ».
130. La conoscenza dei temperamenti e dei caratteri aiuterà a
moderare e ad orientare: per esempio, se si riprende una tipologia
« classica » presso i Padri come quella di Ippocrate, si farà in modo
che le aspirazioni a grandi cose non cadano nell’orgoglio e nell’autosuffi
cienza (temperamento collerico), l’affabilità non decada in vanità
e superficialità (temperamento sanguigno), la tendenza alla vita interiore
e alla solitudine non corrano il rischio di cadere nella passività e
nello scoraggiamento (temperamento melanconico), la perseveranza
e l’equanimità non rischino di diventare negligenza (temperamento
flemmatico).
È a questo livello o dimensione umana che entra il tema dell’« aiuto
psicologico »: questo accompagnamento « può essere aiutato in determinati
casi e a precise condizioni, ma non sostituito, da forme di
analisi o di aiuto psicologico ». A tale proposito, si potranno consultare
i documenti della Chiesa che presentano sia l’opportunità, che le
condizioni, con cui possono essere usati rettamente questi strumenti
umani.
131. Come è logico, nella direzione spirituale si privilegia il livello
o dimensione spirituale, perché il consiglio è volto principalmente a migliorare
la fedeltà alla propria vocazione, il rapporto con Dio (preghiera,
contemplazione), la santità o perfezione, la fraternità o comunione
ecclesiale, la disponibilità per l’apostolato.
Per questo, il programma di vita spirituale deve orientarsi in base
ad un progetto (linee di vita spirituale), alcuni obiettivi proporzionati
al livello di maturità spirituale raggiunti dalla persona accompagnata,
ed i relativi mezzi corrispondenti.
132. La dimensione umano-cristiana e spirituale deve alimentarsi
con lo studio e la lettura. Si potrebbe parlare di dimensione intellettuale
o dottrinale della direzione spirituale. La formazione intellettuale (ne-
cessaria per la vita spirituale) deve continuare ed essere ampliata nella
vita, ispirandosi ai santi, agli autori spirituali e agli scritti classici di
spiritualità.
La direzione spirituale, in questa dimensione intellettuale o dottrinale,
orienta verso il mistero di Cristo annunciato, celebrato e vissuto:
« verso il mistero di Cristo, il quale compenetra tutta la storia del genere
umano, agisce continuamente nella Chiesa ed opera principalmente
attraverso il ministero sacerdotale ».120 L’orientamento cristologico
della vita spirituale costituisce la base più idonea per un buon risultato
nella predicazione e nella guida dei fedeli nel cammino della contemplazione,
della carità e dell’apostolato.
La direzione spirituale, con questa dimensione dottrinale, favorisce
il gusto per lo studio individuale e condiviso, oltre che la lettura
assidua (individuale e condivisa) dei grandi classici della spiritualità di
tutti i tempi, dell’Oriente e dell’Occidente.
133. Nel consiglio e accompagnamento spirituali, rientrano necessariamente
il campo dell’impegno apostolico. Si esaminino, dunque,
le motivazioni, le preferenze, le realtà concrete, in modo che la
persona accompagnata sia più disponibile all’apostolato. La fedeltà allo
Spirito Santo infonde « una tranquilla audacia che spinge [gli apostoli]
a trasmettere agli altri la loro esperienza di Gesù e la speranza che li
anima ». Solo con questa libertà spirituale, l’apostolo saprà affrontare
le diffi coltà personali e ambientali di ogni epoca.
La direzione spirituale, in questa dimensione apostolica o pastorale,
comprende il modo di dare testimonianza, di annunciare Cristo, di
celebrare la liturgia, di servire nei diversi campi della carità.
Se manca la direzione spirituale per il cammino della perfezione e
della generosità evangelica, sarà diffi cile che i piani pastorali includano
l’orientamento principale della pastorale stessa, che è quello di guidare
le persone e le comunità alla santità o all’identifi cazione con Cristo (cf.
Col 1,28; Gal 4,19).

134. La strada della direzione spirituale è di aiuto nel far sì che
la formazione teologica e pastorale sia relazionale. In qualsiasi argomento
dottrinale e pratico si cerca di vivere l’incontro personale con
Cristo (cf. Mc 3,13-14; Gv 1,39) e la sequela evangelica (cf. Mt 4,19-22;
Mc 10,21-31.38), in comunione con i fratelli (cf. Lc 10,1; Gv 17,21-23),
per condividere e continuare la sua missione (cf. Gv 20,21). Il servizio
della direzione spirituale contribuisce ad una formazione personale
per costruire la Chiesa comunione.