mercoledì 27 luglio 2011

Non possiamo tacere



Non è possibile tacere di fronte allo spettacolo che abbiamo davanti agli occhi in questi giorni...
Ascoltiamo una parola di san Gregorio Nazianzeno.

* * *
Abbiamo tutti la stessa dignità, tutti la stessa grandezza. E' la convinzione di coloro i quali preferiscono dare che ricevere e hanno più slancio nel condividere con gli altri che nell'accumulare per se stessi.
Invece, alcuni ricchi si trincerano dietro questo ragionamento: "E' Dio che ci ha deto la prosperità, ed è stato Dio a stabilire che i poveri siano poveri. Le malattie, le afflizioni, le privazioni li colpiscono perchè questa è la volontà di Dio". Ecco a che gli serve la fede: a tenersi in tasca il denaro e a insultare gli sventurati.
Dai loro discorsi risulta assai chiaro come in realtà non siano affatto convinti che la loro prosperità venga da Dio: chi potrebbe avere sentimenti del genere verso i poveri e nello stesso tempo credere che sia proprio Dio l'autore della sua ricchezza? Quando si riceve un bene da Dio, se ne dispone secondo lo Spirito di Dio.
Come si può affermare che uno è punito dal Signore per i suoi delitti e l'altro è premiato per la sua virtù? Chi sa che il benessere del secondo non sia il frutto della sua perversità e che le disgrazie del primo non siano le prove dei suoi meriti?
Uno magari è posto in alto perchè la sua caduta sia più spavetosa, e Dio permette che la sua malvagità continui a infierire solo per meglio colpirla domani.
Un altro, invece, è un giusto, eppure, con nostro grande stupore, vive in mezzo a guai e umiliazioni: il fatto è che Dio lo purifica come l'oro nel crogiuolo, per togliere le ultime piccole scorie che non mancano nemmeno a chi è colmo di meriti.
Noi ci troviamo, anche qui, di fronte al mistero della sapienza di Dio. Come non si possono contare i granelli di sabbia, le gocce della pioggia e i giorni dei secoli, così non si può sondare la sapienza divina.
Il nostro atteggiamento deve essere lo stesso di Paolo, che nella Lettera ai Romani esce in grida di ammirazione senza tuttavia pretendere di approfondire o di capire:

"O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie!

Infatti, chi mai ha potuto conoscere il pensiero
del Signore?
O chi mai è stato suo consigliere?" (Rm. 11, 33-34).

Prima di Paolo, Giobbe aveva detto:

"Nessuno è arrivato alle radici della sapienza di Dio! Qual'è il saggio che riuscirà a comprendere questo mistero?" (Gb. 15, 8).

Chi volesse farlo sarebbe un temerario. Quanto a me, non me la sento di attribuire le disgrazie al peccato e il benessere alla santità.
Accade, senza dubbio, che i malvagi vengano colpiti cosicchè il loro castigo distolga gli altri dal vizio, e che i buoni siano ricompensati sicchè il loro premio incoraggi gli altri alla virtù. Ma non si tratta, quaggiù, di una regola sicura e chiara: lo sarà solo nella vita futura. Le vicende terrene si svolgono talvolta secondo leggi ben diverse. L'importante è credere che sotto l'apparente stravaganza del mondo si nasconde la logica di un Dio che agisce o che aspetta. L'importante è credere che Dio vigila attentamente sulle nostre vite.
Perciò rendiamo omaggio a tutti coloro che sono colpiti dalla sofferenza. Forse tra loro c'è un nuovo Giobbe, assai più rispettabile di noialtri, nonostante le sue piaghe e i tormenti che sopporta giorno e notte per la mancanza di un tetto, per le umiliazioni che gli infliggono la malattia e gli amici.
E infine ripudiamo le ricchezze ingiuste, pensando al ricco epulone della parabola di Gesù. Avvolto dalle fiamme, l'epulone chiede una goccia, una sola goccia d'acqua per rinfrescarsi la lingua.
Ripudiamo le ricchezze ingiuste e apprezziamo la povertà vissuta serenamente: è stata questa povertà a salvare Lazzaro, che oggi nel seno di Abramo è ricolmo dei beni eterni...
GREGORIO DI NAZIANZO, L'amore per i poveri, 30-34