sabato 30 luglio 2011

Panini per tutti!



La liturgia di domani, 31 luglio, XVIII domenica del Tempo Ordinario, interpella il nostro mondo, Obama e la crisi del suo Paese, Berlusconi e le sue cene eleganti, i dissennati governanti della Somalia e ciascuno di noi, me e voi. La moltiplicazione dei pani può ripetersi anche oggi, solo che noi (che ci chiamiamo "Cristiani") siamo disposti a dividere quello che abbiamo, la nostra roba, il nostro cibo, i nostri soldi, in fondo il nostro piccolo ma vero, tragicamente vero "dio".
Di seguito i testi del Messale e tre commenti, il primo di questo blog, il secondo della Congregazione per il Clero e il terzo del padre Cantalamessa. Buona domenica pb. Vito Valente.





XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIOAnno A

MESSALE
Antifona d'Ingresso Sal 70,2.6
O Dio, vieni a salvarmi.
Signore, vieni presto, in mio aiuto.
Sei tu il mio soccorso, la mia salvezza:
Signore, non tardare.
Colletta
Mostraci la tua continua benevolenza, o Padre, e assisti il tuo popolo, che ti riconosce suo pastore e guida; rinnova l'opera della tua creazione e custodisci ciò che hai rinnovato. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo...

Oppure:
O Dio, che nella compassione del tuo Figlio verso i poveri e i sofferenti manifesti la tua bontà paterna, fa' che il pane moltiplicato dalla tua provvidenza sia spezzato nella carità, e la comunione ai tuoi santi misteri ci apra al dialogo e al servizio verso tutti gli uomini. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura Is 55, 1-3
Venite e mangiate.
Dal libro del profeta IsaiaCosì dice il Signore:
«O voi tutti assetati, venite all’acqua,
voi che non avete denaro, venite;
comprate e mangiate; venite, comprate
senza denaro, senza pagare, vino e latte.
Perché spendete denaro per ciò che non è pane,
il vostro guadagno per ciò che non sazia?
Su, ascoltatemi e mangerete cose buone
e gusterete cibi succulenti.
Porgete l’orecchio e venite a me,
ascoltate e vivrete.
Io stabilirò per voi un’alleanza eterna,
i favori assicurati a Davide».


Salmo Responsoriale
Dal Salmo 144
Apri la tua mano, Signore, e sazia ogni vivente.
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.

Gli occhi di tutti a te sono rivolti in attesa
e tu dai loro il cibo a tempo opportuno.
Tu apri la tua mano
e sazi il desiderio di ogni vivente.

Giusto è il Signore in tutte le sue vie
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore è vicino a chiunque lo invoca,
a quanti lo invocano con sincerità.


Seconda Lettura
Rm 8, 35. 37-39
Nessuna creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai RomaniFratelli, chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?
Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati.
Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore.


Canto al Vangelo
Mt 4,4b
Alleluia, alleluia.

Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.

Alleluia.


Vangelo Mt 14, 13-21
Tutti mangiarono e furono saziati.
Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte.
Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui».
E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.
Parola del Signore.
* * *





A te mi abbandono. - Gesù, non lasciarmi mai sola quando soffro!
Tu conosci la mia assoluta nullità, conosci l'abisso della mia miseria.
La mia debolezza è tanto grande, che non c'è davvero da stupirsi se io cadrò, lasciata sola. Sono impotente, mio Signore, e non so, da sola, comportarmi bene.
In te confido,
e a te m'abbandono!

Santa Faustina Kowalska




COMMENTO 1.


La nostra vita è cibo per gli affamati. Noi stessi siamo il frutto della compassione del Signore. Poveri, deboli, eppure simao cibo tra le mani del Signore. La Sua benedizione sul poco, pochissimo che sono le nostre esistenze, diviene l'infinito amore capace di sfamare, saziare, abbondare. Se ci guardiamo dentro oggi ci troveremo sicuramente mancanti di molto, incapaci di dare alcunchè.... Bene, è proprio la nostra debolezza che Lui desidera, ama, benedice, santifica. Siamo noi il cibo che Lui prepara per il mondo. Portare a Lui la nostra vita. E' l'unico che ci vien chiesto. Abbandonarci a Lui. Quel poco di noi è importante. Non si dice dei pani e dei pesci se fossero buoni o cattivi, belli o brutti, grandi o piccoli. Pane e pesce. La nostra vita ricolma della Sua Parola, accarezzata dalle Sue mani, diviene, miracolosamente, alimento per la moltitudine. Il mondo ha fame, la nostra stessa fame. La conosciamo. E sappiamo anche a chi consegnamo le nostre ansie, i nostri desideri. A Colui che non delude, che, solo, è capace di saziare il nostro cuore. SAle, luce e lievito, la missione della Chiesa. E di ciascuno di noi in essa. E pane per il modo, celeste, proprio quello che ogni uomo cerca in mille altri alimenti incapaci di saziare. Eccoci allora oggi con Lui, in questo deserto al quale Lui ci ha condotti, spinto Egli stesso dal mistero tremendo dell'iniquità che ha tagliato la testa alla verità. Il mondo perduto senza sicurezze, gli uomini come pecore senza pastore, senza intelligenza nell'adorare idoli vani. E una fame insaziabile. E' Lui che ogni uomo cerca. E' Lui che anche oggi si incarna in noi, nelle pieghe della nostra vita. E' Lui che si dona a tutti attraverso di noi. Vivere con Lui, trasformati in tenero pane donato a chiunque si approssimi ai nostri passi. La nostra missione, un miracolo di compassione. Un prodigio del Suo amore. Un flash del Cielo tra le sofferenze del mondo presente. Erba verde, un pascolo di misericordia. E noi, pastori nel Pastore, pani di vita nel Pane della Vita

* * *

Commento 2. Congregazione per il Clero
La moltiplicazione dei pani e dei pesci e la folla sfamata è un miracolo raccontato da i quattro Vangeli; ogni Evangelista pone l’accento su un particolare differente, pur in quadri più o meno simili, ma ogni racconto si conclude con una certezza: è Cristo che sazia la fame del cuore dell’uomo.

La liturgia di questa domenica è attraversata dal concetto della sazietà, che colma il cuore dell’uomo e viene da Dio: «Apri la mano, Signore, e sazia ogni vivente».
Non la fame o la sete separano dal fascino di Cristo, ma la pretesa dell’uomo di bastare a se stesso, di sfamarsi da solo: «Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia?».
Matteo racconta il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci in tre scene legate fra loro: la compassione di Gesù per le folle e la guarigione dei malati, la fame del popolo al tramonto e il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, con la conseguente sazietà della folla.
Il trittico si apre con lo sguardo di Gesù (la compassione) e si chiude con l’esperienza della fame saziata. In mezzo c’è la partecipazione dei discepoli che, nella loro povertà diventano il segno concreto dell’agire onnipotente del Signore.
Sullo sfondo del racconto di questo miracolo c’è il richiamo al mistero dell’Eucarestia. Ed è proprio nell’Eucarestia, dono della compassione divina per il nostro destino, che l’uomo è saziato nel desiderio di eternità, di verità e di libertà, nell’incontro con il Signore che è Emmanuele, Dio con noi e si offre per noi.
«Nel Sacramento dell'altare, il Signore viene incontro all'uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio (cfr Gn 1,27), facendosi suo compagno di viaggio. In questo Sacramento, infatti, il Signore si fa cibo per l'uomo affamato di verità e di libertà. Poiché solo la verità può renderci liberi davvero (cfr Gv 8,36), Cristo si fa per noi cibo di Verità». (Benedetto XVI, Esort. Apost. Sacramentum caritatis, n.2).
Come in questa pagina del Vangelo è Cristo il protagonista e la risposta al dramma dell’umanità, così nell’Eucarestia è Lui il protagonista e la risposta a tutto il desiderio dell’uomo. «Nel sacramento dell'Eucaristia Gesù ci mostra in particolare la verità dell'amore, che è la stessa essenza di Dio. È questa verità evangelica che interessa ogni uomo e tutto l'uomo. Per questo la Chiesa, che trova nell'Eucaristia il suo centro vitale, si impegna costantemente ad annunciare a tutti, opportune importune (cfr 2 Tm 4,2), che Dio è amore» (Ibidem).
Con quale stupore, ci accostiamo al Sacramento dell’Eucarestia? Se non c’è stupore è perché la nostra domanda esistenziale è sfiorita; non siamo saziati perché non siamo più capaci di una domanda autentica; divenendo progressivamente estranei alla fonte del vero cibo di vita eterna. Per intercessione di Colei che, donna eucaristica in Betlem, casa del pane, ci diede il Salvatore, lo Spirito Santo ci doni un cuore che sempre più “affamato” di Dio, desideroso dell’incontro con il Signore che viene per “saziarci” di Lui!

* * *

Commento 3. p. Raniero Cantalamessa ofmcapp.

Un giorno Gesù si era ritirato in un luogo solitario, lungo la sponda del mare di Galilea. Ma quando fece per sbarcare, trovò una grande folla che lo attendeva. Egli “sentì compassione per loro e guarì i loro malati”. Parlò loro del regno di Dio. Intanto però si era fatto sera. Gli apostoli gli suggeriscono di congedare le folle, perché si procurino da mangiare nei villaggi vicini. Ma Gesù li lascia di stucco, dicendo loro, in modo che tutti sentano: “Date loro voi stessi da mangiare!”. “Non abbiamo, gli rispondono sconcertati, che cinque pani e due pesci!” Gesù ordina di portarglieli. Invita tutti a sedersi. Prende i cinque pani e i due pesci, prega, ringrazia il Padre, poi ordina di distribuire il tutto alla folla. “Tutti mangiarono e furono saziati e portarono via dodici ceste piene di pezzi avanzati”. Erano cinquemila uomini, senza contare, dice il Vangelo, le donne e i bambini. Fu il picnic più gioioso nella storia del mondo!

Cosa ci dice questo vangelo? Primo, che Gesù si preoccupa e “sente compassione” di tutto l’uomo, corpo e anima. Alle anime distribuisce la parola, ai corpi la guarigione e il cibo. Voi direte: allora, perché non lo fa anche oggi? Perché non moltiplica il pane per i tanti milioni di affamati che ci sono sulla terra? Il vangelo della moltiplicazione dei pani contiene un dettaglio che ci può aiutare a trovare la risposta. Gesù non fece schioccare le dita e apparire, come per magia, pane e pesci a volontà. Chiese che cosa avevano; invitò a condividere quel poco che avevano: cinque pani e due pesci.

Lo stesso fa oggi. Chiede che mettiamo in comune le risorse della terra. È risaputo che, almeno dal punto di vista alimentare, la nostra terra sarebbe in grado di mantenere ben più miliardi di esseri umani di quelli attuali. Ma come possiamo accusare Dio di non fornire pane a sufficienza per tutti, quando ogni anno distruggiamo milioni di tonnellate di scorte alimentari, che chiamiamo “eccedenti”, per non abbassare i prezzi? Migliore distribuzione, maggiore solidarietà e condivisione: la soluzione è qui.

Lo so: non è così semplice. C’è la mania degli armamenti, ci sono governanti irresponsabili che contribuiscono a mantenere tante popolazioni nella fame. Ma una parte di responsabilità ricade anche sui paesi ricchi. Noi siamo ora quella persona anonima (un ragazzo, secondo uno degli evangelisti) che ha cinque pani e due pesci; solo che ce li teniamo stretti e ci guardiamo bene dal consegnarli perché siano divisi tra tutti.
Per il modo in cui è descritta (“prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, li benedisse, spezzò i pani e li diede ai discepoli”), la moltiplicazione dei pani e dei pesci ha fatto sempre pensare alla moltiplicazione di quell’altro pane che è il corpo di Cristo. Per questo le più antiche rappresentazioni dell’Eucaristia ci mostrano un canestro con cinque pani e, ai lati, due pesci, come il mosaico scoperto a Tabga, in Palestina, nella chiesa eretta sul luogo della moltiplicazione dei pani, o nell’affresco famoso delle catacombe di Priscilla.

In fondo, anche quello che stiamo facendo in questo momento è una moltiplicazione dei pani: il pane della parola di Dio. Io ho spezzato il pane della parola e Internet ha moltiplicato le mie parole, sicché ben più di cinquemila uomini, anche questa volta, hanno mangiato e si sono saziati. Resta un compito: “raccogliere i pezzi avanzati”, far giungere la parola anche a chi non ha partecipato al banchetto. Farsi “ripetitori” e testimoni del messaggio.