sabato 27 agosto 2011

Europa, la fede in cammino


sant'Olav



















Riporto da "La Bussola Quotidiana" di oggi 27 agosto, a firma di Antonio Giuliano.

Ci vuole una buona dose di faccia tosta laicista per liquidare, come ha fatto il Venerdì di Repubblica (nel numero 1215), i cammini di fede in Europa come pellegrinaggi per turisti, «belle gite» come scrive l’immancabile Pierluigi Odifreddi. Perché c’è poco da stupirsi se in tutto il Vecchio Continente ci sono luoghi della cristianità che attraggono ogni anno migliaia di credenti. Non è certo (solo) imputabile alla moda giovanile degli ultimi anni, al richiamo ecologistico della natura, al business del turismo religioso e tanto meno al desiderio di «sedurre la cattolica sul cammino di Santiago», come suggerisce il libro sponsorizzato dall’articolo del Venerdì

Stiamo parlando di rotte da secoli solcate a piedi da pellegrini alla ricerca di un senso alla propria vita e pronti a tutto pur di arrivare: non a caso nel Medioevo facevano testamento prima di partire, sia per i pericoli del viaggio e sia perché raggiungere la meta era percepito come l’ultimo atto della vita.
Come ha spiegato padre Livio Fanzaga in un bel libro di qualche anno fa, Pellegrino a quattroruote sulle strade d’Europa(Sugarco, pp. 250, €18,00): «Il pellegrinaggio è un atteggiamento intrinseco alla vita cristiana. Infatti cos’è l’avventura umana alla luce della fede se non un cammino verso l’eternità? Il Dio cristiano, che non resta ozioso nel cielo come quello dei filosofi, ma che è sceso sulla terra e, facendosi uomo, vi ha camminato sopra, ama lasciare tracce visibili d’eternità, disseminandole un po’ ovunque». Ecco perché ogni mezzo è buono, assicura padre Livio, a piedi, in bicicletta, in treno, in pullman. E anche se «vi è il pericolo di uno scadimento del pellegrinaggio in forme superficiali di turismo religioso, in questi viaggi non solo si incontra Dio, ma anche i fratelli e si fa un’esperienza di Chiesa universale in cammino sulle vie del mondo».
In un’Europa che pure disconosce le sue radici cristiane, tutte le strade portano nei paradisi dello spirito, come documenta il monumentale Pellegrinaggi e santuari cristiani nel mondo di Fernando e Gioia Lanzi (Jaca Book, pp. 278, euro 65), corredato da immagini suggestive. In ogni Stato dell’Unione Europea c’è almeno un cammino caro ai cattolici.
Ecco allora una selezione tra quelli più conosciuti e quelli insospettabili, ma che continuano a cambiare il cuore di chi si mette in cammino.

SPAGNA

Santiago de Compostela

Si dice che fare questo pellegrinaggio sia condizione indispensabile per entrare in Paradiso. Di fatto Santiago de Compostela, insieme con Roma e Gerusalemme, è uno dei tre grandi pellegrinaggi della cristianità. Qui in Galizia, nel nord della Spagna, sorge il santuario che custodisce il sepolcro di san Giacomo, il quale dopo aver evangelizzato la penisola iberica, tornato a Gerusalemme pagò col sangue, primo tra gli apostoli, la sua sequela di Cristo. Secondo la tradizione, dopo il martirio i suoi compagni ne caricarono il corpo su un’imbarcazione che approdò sulla costa atlantica della Spagna. Poi però dei suoi resti si persero le tracce. Furono rinvenute prodigiosamente in un campo illuminato da un raggio luminoso (da qui Campus Stellae, il Campo della Stella o Compostela). La notizia del primo pellegrinaggio organizzato è del 950, ma sempre e particolarmente negli ultimi anni qui arrivano in migliaia da ogni parte d’Europa (nel 2010 oltre 270 mila pellegrini, di cui circa 80 mila non spagnoli). Il Cammino per eccellenza si fa a piedi, ma oggi anche per chi arriva in bicicletta o a cavallo possono ottenere la Compostela, l’ambita dichiarazione del viaggio effettuato.

IRLANDA

Purgatorio di San Patrizio

L’isoletta di Station Island è il luogo in cui, secondo la tradizione, san Patrizio, primo evangelizzatore degli Irlandesi e custode dell’identità nazionale, fece penitenza per il popolo. È qui che sconfisse i druidi celtici ed ebbe il privilegio di vedere il Purgatorio. Secondo una leggenda, Cristo stesso mostrò a Patrizio un pozzo senza fondo (il pozzo di san Patrizio) nel quale il santo si calò: lo attraversò, vide Purgatorio e Inferno, e giunse ai cancelli del Paradiso. Station Island è diventata meta di un tipico pellegrinaggio di tre giorni che vuole richiamare lo spirito di mortificazione di Patrizio. Il tempo dei pellegrinaggi va dal 1 giugno al 15 agosto e richiama soprattutto i giovani. Chi intende attraversare il Purgatorio deve camminare scalzo e in ginocchio, ed esser disposto a rinunciare per tre giorni a qualsiasi cibo e bevanda, oltre a qualsiasi tecnologia (cellulari, macchina fotografica, lettori musicali). Si parte dalla basilica di San Patrizio, costruita nel 1930 sulle antiche rovine della Chiesa celtica. Fondamentale è la veglia del primo giorno dove il pellegrino rimane sveglio e in piedi per 24 ore.

FRANCIA

Mont-Saint-Michel

Al confine tra la Bretagna e la Normandia, sorge il santuario di Mont-Saint-Michel, sul un promontorio che si estende nella baia e che un tempo era del tutto isolato dall’alta marea. Un posto fatato, secondo la tradizione voluto dallo stesso arcangelo Michele, protettore dei viaggiatori. Conosciuto come Mont-Saint-Michel-au-péril-de- la-mer-, San Michele al pericolo del mare, deve il suo nome ai pellegrini che venendo qui rischiavano di essere travolti dalle onde del mare. Con le maree la penisola diventava spesso un’isola e i pellegrini finivano talvolta risucchiati come nelle sabbie mobili. Le costruzioni gotiche che culminano nella grande chiesa abbaziale risalgono intorno all’anno 1000. Oggi c’è ancora una comunità benedettina a presidiarla. Una curiosità: Mont-Saint-Michel in Bretagna (Francia), Saint-Michel-d’Aiguilhe a Le Puy-en-Velay in Alverna (Francia), la Sacra di San Michele alla Chiusa in Piemonte (Italia), e il santuario di San Michele a Monte Sant’Angelo sul Gargano, in Puglia (Italia), sono collegati da una via di pellegrinaggio detta via michelita, detta anche nella parte italian, Via Sacra Longobardorum, per la devozione dei Longobardi all’Arcangelo.

NORVEGIA

Sant’Olav a Trondheim

Le vie della Scandinavia portano a Nidaros (oggi Trondheim) in Norvegia, dove riposa re Olav [nella foto], colui che si spese contro l’idolatria nel suo regno e per la sua fede nel 1030 cadde in battaglia contro i nemici del cristianesimo. Presso la sua sepoltura si verificarono da subito miracoli e fu acclamato martire già l’anno successivo. Decisivo fu anche un episodio accaduto nel 1035: alcuni nobili avevano nominato re suo figlio, Magnus, scatenando l’ira dei Danesi che allora governavano la Norvegia. Ma inspiegabilmente quando tutto faceva pensare al peggio, i Danesi se ne andarono senza combattere: fu considerato un grande miracolo di Olav acclamato come campione della libertà nazionale. Trondheim divenne meta di pellegrinaggi continui alla cattedrale, costruita nel 1070, che custodisce oggi le sue spoglie. Considerato fondatore del regno e simbolo dell’unità del popolo cristiano norvegese, la sua festa (il 29 luglio) unisce cattolici e protestanti. Per l’occasione sono migliaia i giovani che arrivano in abito penitenziale. Ma per tutta l’estate si susseguono pellegrinaggi, soprattutto sul percorso Oslo-Trondheim di ben 448 chilometri.

GERMANIA

I Re Magi nel Duomo di Colonia

Sin dal Medioevo i pellegrini si mettono in cammino come i Magi per raggiungere Colonia che custodisce, secondo la tradizione, le spoglie di quei sapienti citati nel Vangelo. Le reliquie furono portate nella cittadina tedesca da Federico Barbarossa, il quale le aveva fatte prelevare nel 1162 da Milano (dove l’aveva portate sant’Eustorgio, vescovo della città). Per accoglierle degnamente, fu ampliata la cattedrale di epoca carolingia e il duomo diventò presto una delle chiese più famose d’Europa. I Vangeli non precisano né i nomi, né il numero dei Magi, ma il loro viaggio è diventato metafora dell’uomo in cammino verso la verità. E non stupisce quindi il fascino che continua a esercitare Colonia sin dal XII secolo. Innocenzo IV concesse l’indulgenza ai pellegrini fin dal 1247.

REPUBBLICA CECA

Sulle orme dei santi Cirillo e Metodio

Due fratelli e un’unica missione: diffondere Cristo in tutt’Europa. A Velehrad, nella Repubblica Ceca, un antico complesso monastico (oggi restaurato in forme barocche) ricorda l’opera di Cirillo (827-869) e Metodio (885). Cresciuti nella corte imperiale di Costantinopoli, scelsero entrambi la vita monastica e furono inviati in Moravia. Fu così che per spiegare la fede cristiana in quella lingua, inventarono un nuovo alfabeto, il glacolitico, detto poi cirillico, grazie al quale tradussero la Bibbia e formarono discepoli. Andarono in Ungheria, a Venezia e a Roma dove Cirillo morì a soli 42 anni (fu sepolto bella chiesa di San Clemente). Metodio, diventato arcivescovo di pannonia e Moravia venne poi seppellito nella sua cattedrale che la tradizione pone a Velehrad. Venerati come apostoli degli slavi, Cirillo e Metodio furono proclamati compatroni d’Europa da Giovanni Paolo II che qui venne pellegrino nel 1990. Ma il monastero è continuamente raggiunto a piedi dai credenti slavi che qui riscoprono la loro storia cristiana. La festa principale è il 5 giugno, ma dal 2000 agli inizi di luglio viene organizzata una manifestazione tesa a riscoprire le radici cristiane dell’unità europea nella memoria dell’evangelizzazione degli Slavi, detta «I Giorni della Gente di Buona Volontà».

POLONIA

La Madonna di Jasna Gòra a Czestochowa

I destini di una nazione si incrociano con un dipinto della Vergine del 1430 che da secoli è custodito in un santuario sulla Jasna Gòra (il Chiaro Monte) nei pressi di Czestochowa, in Polonia. Più volte infatti nella loro storia i polacchi hanno riconosciuto l’intervento prodigioso di Maria, definita la prima rivoluzionaria. Come la gloriosa resistenza contro gli Svedesi nel 1655 che sancì la Madonna di Czestochowa regina della Polonia. E sono migliaia gli avvenimenti miracolosi testimoniati in questo luogo meta di pellegrinaggi sin dal XV secolo. Quello nazionale ancor oggi parte ogni anno da Varsavia il 6 agosto: a piedi in 9 giorni di cammino e di esercizi spirituali, con gesti di penitenza (digiuno a pane e acqua) e veglie notturne, si percorrono 243 chilometri per ritrovarsi a Czestochowa per l’Assunzione, il 15 agosto, festa principale. Ma questo è un santuario visitato ogni anno da circa 4-5 milioni di pellegrini.

PORTOGALLO

Nostra Signora di Fatima

L’essenzialità contraddistingue questo celebre santuario portoghese, che insieme con Lourdes (in Francia) è il più famoso luogo di apparizioni della Vergine. Qui infatti nel 1917 la Madonna apparve a tre bambini, Lucia Dos Santos, Francesco e Giacinta Marto, presentandosi come Regina del Rosario. Lucia la più longeva dei tre, morta nel 2005, fu visitata più volte da Paolo VI e Giovanni Paolo II, ai quali ha consegnato i famosi segreti. Molto nota la raccomandazione della Vergine di consacrare la Russia al cuore immacolato di Maria, nel 1917, alla vigilia della Rivoluzione con la quale si sarebbe affermato il comunismo. Giovanni Paolo II riconobbe l’intervento miracoloso della Madonna di Fatima nell’attentato che subì il 13 maggio (giorno della prima apparizione) del 1981 e fece incastonare il proiettile che lo colpì nella corona della statua. Il cuore del santuario è la “capelinha” la cappellina delle apparizioni intorno alla quale fu costruito il grande santuario nel 1928. Nel piazzale di fronte alla cappellina si estende il lungo corridoio di marmo (fino al 1960 in terra battuta) lungo il quale è tradizione dei pellegrini andare in ginocchio, imitando la volta in cui lo fece Lucia in occasione di una malattia della madre. Ma il luogo è meta ormai di pellegrinaggi internazionali con un’affluenza maggiore in occasione del 13 di ogni mese.

BOSNIA-ERZEGOVINA

La Madonna di Medjugorje

Nel cuore dell’ ex-Jugoslavia, nell’attuale Bosnia-Erzegovina, da trent’anni esatti richiama un numero sempre crescente di pellegrini il santuario di Medjugorje. Nel 1981, sei ragazzi hanno testimoniato di vedere e parlare con la Vergine Maria la quale si sarebbe dichiarata: «Regina della Pace». L’anno successivo la Madonna si sarebbe rivelata ad altri due ragazzi. Di fatto questo luogo sta conoscendo un eccezionale ondata di pellegrini. Notevole è la dimensione penitenziale sul luogo (confessione, salita alla collina delle apparizioni e alla montagna delle croci). Per ora non c’è nessun pronunciamento definitivo da parte della Chiesa, ma sulla «collina delle apparizioni» si stimano già circa 40 milioni di visitatori di ogni nazionalità. E non si contano ormai le testimonianze di gente che da questo luogo è tornata trasformata.

ITALIA

La Santa Casa di Loreto

La tradizione vuole che la Santa Casa della Madonna a Nazaret, teatro dell’Annunciazione e dell’Incarnazione, sia stata portata dagli angeli nelle Marche a Loreto. In realtà intorno a questa che appare soltanto come una pia leggenda ci sono studi recenti che dimostrano come le pietre nel XIII secolo sarebbero arrivate davvero dalla casa della Vergine (sebbene trasportate da uomini), grazie a un possidente dell’Epiro, Niceforo Angeli (da questo nome forse la tradizione “angelia”). Di fatto la basilica del XVI secolo costruita intorno alla chiesa originaria, è meta di pellegrini storici: da Mozart a Goldoni. L’immagine della Madonna in origine un’icona, nella prima metà del secolo XVI fu sostituita con una statua lignea di abete rosso, poi anneritasi col fumo delle candele. Quest’immagine distrutta da un incendio nel 1922 è stata sostituita da una in legno di cedro scurissimo. Fin dal XVI secolo si ha notizia di pellegrini illirici che entravano nella Santa Casa in ginocchio. Ma è un rito sopravvissuto ancora oggi quello del girare attorno alla Casa ed è testimoniato dai solchi scavati dalle punte dei piedi.