sabato 27 agosto 2011

Và dietro a Me, Satana!





Di seguito il testi della Liturgia di oggi 28 agosto,
XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO Anno A,
con una lettura di Agostino e un commento del Padre Cantalamessa.
Buona Domenica! Pb. Vito Valente


Antifona d'Ingresso Sal 85,3.5
Abbi pietà di me, Signore,
perché ti invoco tutto il giorno:
tu sei buono e pronto al perdono,
sei pieno di misericordia con chi ti invoca.



Colletta

O Dio, nostro Padre, unica fonte di ogni dono perfetto, suscita in noi l'amore per te e ravviva la nostra fede, perché si sviluppi in noi il germe del bene e con il tuo aiuto maturi fino alla sua pienezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio...



Oppure:

Rinnovaci con il tuo Spirito di verità, o Padre, perché non ci lasciamo deviare dalle seduzioni del mondo, ma come veri discepoli, convocati dalla tua parola, sappiamo discernere ciò che è buono e a te gradito, per portare ogni giorno la croce sulle orme di Cristo nostra speranza. Egli è Dio...


LITURGIA DELLA PAROLA


Prima Lettura Ger 20, 7-9
La parola del Signore è diventata per me causa di vergogna.

Dal libro del profeta Geremia
Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre;
mi hai fatto violenza e hai prevalso.
Sono diventato oggetto di derisione ogni giorno;
ognuno si beffa di me.
Quando parlo, devo gridare,
devo urlare: «Violenza! Oppressione!».
Così la parola del Signore è diventata per me
causa di vergogna e di scherno tutto il giorno.
Mi dicevo: «Non penserò più a lui,
non parlerò più nel suo nome!».
Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente,
trattenuto nelle mie ossa;
mi sforzavo di contenerlo,
ma non potevo.


Salmo Responsoriale
Dal Salmo 62
Ha sete di te, Signore, l'anima mia.

O Dio, tu sei il mio Dio,
dall’aurora io ti cerco,
ha sete di te l’anima mia,
desidera te la mia carne
in terra arida, assetata, senz’acqua.

Così nel santuario ti ho contemplato,
guardando la tua potenza e la tua gloria.
Poiché il tuo amore vale più della vita,
le mie labbra canteranno la tua lode.

Così ti benedirò per tutta la vita:
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Come saziato dai cibi migliori,
con labbra gioiose ti loderà la mia bocca.

Quando penso a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all’ombra delle tue ali.
A te si stringe l’anima mia:
la tua destra mi sostiene.


Seconda Lettura
Rm 12, 1-2
Offrite i vostri corpi come sacrificio vivente.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, vi esorto, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale.
Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.


Canto al Vangelo
Cf Ef 1,17-18
Alleluia, alleluia.

Il Padre del Signore nostro Gesù Cristo
illumini gli occhi del nostro cuore
per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati.

Alleluia.


Vangelo Mt 16, 21-27
Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso.

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.
Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.
Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?
Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».


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Tracce di lettura

Il Signore ha avuto misericordia di noi

Dai «Discorsi» di sant'Agostino, vescovo (Disc. 23 A, 1-4; CCL 41, 321-323)
Siamo veramente beati se, quello che ascoltiamo, o cantiamo, lo mettiamo anche in pratica. Infatti il nostro ascoltare rappresenta la semina, mentre nell'opera abbiamo il frutto del seme. Premesso ciò, vorrei esortarvi a non andare in chiesa e poi restare senza frutto, ascoltare cioè tante belle verità, senza poi muovervi ad agire.
Tuttavia non dimentichiamo quanto ci dice l'Apostolo: «Per questa grazia siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio, né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene» (Ef 2, 8-9). Ribadisce: «Per grazia siete stati salvati» (Ef 2, 5).
In realtà non vi era in precedenza nella nostra vita nulla di buono, che Dio potesse apprezzare e amare, quasi avesse dovuto dire a se stesso: «Andiamo, soccorriamo questi uomini, perché la loro vita è buona». Non poteva piacergli la nostra vita col nostro modo di agire, però non poteva dispiacergli ciò che egli stesso aveva operato in noi. Pertanto condannerà il nostro operato, ma salverà ciò che egli stesso ha creato.
Dunque non eravamo davvero buoni. Ciò nonostante, Dio ebbe compassione di noi e mandò il suo Figlio, perché morisse, non già per i buoni, ma per i cattivi, non per i giusti, ma per gli empi. Proprio così: «Cristo morì per gli empi» (Rm 5, 6). E che cosa aggiunge? «Ora a stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto», al massimo «ci può essere chi ha il coraggio di morire per una persona dabbene» (Rm 5, 7). Può darsi che qualcuno abbia la forza di morire per il giusto. Ma per l'ingiusto, l'empio, l'iniquo, chi accetterebbe di morire, se non Cristo soltanto, che è talmente giusto da poter giustificare anche gli ingiusti?
Come vedete, fratelli, non avevamo opere buone, ma tutte erano cattive. Tuttavia, pur essendo tali le opere degli uomini, la misericordia divina non li abbandonò. Anzi Dio mandò il suo Figlio a redimerci non con oro né con argento, ma a prezzo del suo sangue, che egli, quale Agnello immacolato condotto al sacrificio ha sparso per le pecore macchiate, se pure solo macchiate e non del tutto corrotte.
Questa è la grazia che abbiamo ricevuto. Viviamo perciò in modo degno di essa, per non fare oltraggio a un dono sì grande. Ci è venuto incontro un medico tanto buono e valente da liberarci da tutti i nostri mali. Se vogliamo di nuovo ricadere nella malattia, non solo recheremo danno a noi stessi, ma ci dimostreremo anche ingrati verso il nostro medico.
Seguiamo perciò le ve che egli ci ha mostrato, specialmente la via dell'umiltà, quella per la quale si è incamminato lui stesso: Infatti ci ha tracciato la via dell'umiltà con il suo insegnamento e l'ha percorsa fino in fondo soffrendo per noi.
Perché dunque colui che era immortale potesse morire per noi, «il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1, 14). L'immortale assunse la mortalità, per poter morire per noi e distruggere in tal modo con la sua morte la nostra morte.
Questo ha compiuto il Signore, in questo ci ha preceduto. Lui che è grande si è umiliato, umiliato fu ucciso, ucciso risuscitò e fu esaltato per non lasciare noi nell'inferno, ma per esaltare in sé, nella risurrezione dai morti, coloro che in questa terra aveva esaltati soltanto nella fede e nella confessione dei giusti. Dunque ci ha chiesto di seguire la via dell'umiltà: se lo faremo daremo gloria al Signore e a ragione potremo cantare: «Noi ti rendiamo grazie, o Dio, ti rendiamo grazie, invocando il tuo nome» (Sal 74, 2).



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Commento (padre Raniero Cantalamessa ofmcapp.)


Nel Vangelo di questa Domenica ascoltiamo Gesù che dice: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà".

Che significa "rinnegare se stessi"? Prima ancora, perché rinnegare se stessi? Conosciamo l'indignazione che suscitava nel filosofo Nietzsche questa richiesta del vangelo. Comincio a rispondere con un esempio. Durante la persecuzione nazista molti treni carichi di ebrei partivano da ogni parte dell'Europa verso i campi di sterminio. Erano indotti a salire con false promesse di essere portati in luoghi migliori per il loro bene, mentre erano condotti alla loro rovina. Succedeva a volte che a una fermata del convoglio qualcuno che sapeva la verità, gridasse di nascosto ai passeggeri: scendete, fuggite, e qualcuno ci riusciva.

L'esempio è un po' forte, ma esprime qualcosa della nostra situazione. Il treno della vita su cui viaggiamo va verso la morte. Su questo almeno non ci sono dubbi. Il nostro io naturale, essendo mortale, è destinato a finire. Quello che il vangelo ci propone quando ci esorta a rinnegare noi stessi, è di scendere da questo treno e salire su un altro che conduce alla vita. Il treno che conduce alla vita è la fede in lui che ha detto: "Chi crede in me, anche se morto, vivrà".

Paolo aveva realizzato questo "trasbordo" e lo descrive così: "Non sono più che vivo, Cristo vive in me". Se assumiamo l'io di Cristo diventiamo immortali perché lui, risorto da morte, non muore più. Ecco cosa vogliono dire le parole che abbiamo ascoltato: "Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà". Allora è chiaro che rinnegare se stessi non è un'operazione autolesionistica e rinunciataria, ma il colpo di audacia più intelligente che possiamo realizzare nella vita.

Dobbiamo però fare subito una precisazione. Gesù non chiede di rinnegare "ciò che siamo", ma ciò che "siamo diventati". Noi siamo immagine di Dio, siamo perciò qualcosa di "molto buono", come ebbe a dire Dio stesso, subito dopo aver creato l'uomo e la donna. Quello che dobbiamo rinnegare non è quello che ha fatto Dio, ma quello che abbiamo fatto noi, usando male della nostra libertà. In altre parole, le tendenze cattive, il peccato, tutte cose che sono come incrostazioni posteriori sovrapposte all'originale.

Anni fa vennero scoperti nel fondo del mare, al largo delle coste ioniche, due masse informi che avevano una vaga somiglianza con corpi umani, ricoperte, come erano, di incrostazioni marine. Furono riportate a galla e pazientemente ripulite e liberate. Oggi sono i famosi "Bronzi di Riace", nel museo di Reggio Calabria, tra le sculture più ammirate dell'antichità.

Sono esempi che ci aiutano a capire l'aspetto positivo che c'è nella proposta evangelica. Noi somigliamo, nello spirito, a quelle statue prima del restauro. La bella immagine di Dio che dovremmo essere, è stata ricoperta da sette strati che sono i sette vizi capitali. Forse non è male richiamarceli alla memoria se li avessimo dimenticati. Sono: superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia e accidia. san Paolo chiama questa immagine deturpata "l'immagine terrestre", in opposizione alla "immagine celeste" che è la somiglianza con Cristo.

"Rinnegare se stessi" non è dunque un'operazione per la morte, ma per la vita, per la bellezza e per la gioia. È anche un imparare il linguaggio del vero amore. Immagina, diceva un grande filosofo del secolo scorso, Kierkegaard, una situazione puramente umana. Due giovani si amano. Però appartengono a due popoli diversi e parlano due lingue completamente diverse. Se il loro amore vuole sopravvivere e crescere, è necessario che uno dei due impari la lingua dell'altro.

Altrimenti non potranno comunicare e il loro amore non durerà.
Così, commentava, avviene tra noi e Dio. Noi parliamo il linguaggio della carne, lui quello dello spirito; noi quello dell'egoismo, lui quello dell'amore. Rinnegarsi è imparare la lingua di Dio per poter comunicare con lui, ma ed è anche imparare la lingua che ci permette di comunicare tra di noi. Non si è capaci di dire dei "sì" all'altro, a partire dal proprio coniuge, se non si è capaci di dire dei "no" a se stessi. Per rimanere nell'ambito del matrimonio, tanti problemi e fallimenti nella coppia dipendono dal fatto che l'uomo non si è mai preoccupato veramente di imparare il modo di esprimere l'amore della donna, e la donna quello dell'uomo. Anche quando parla di rinnegamento di sé, il Vangelo, come si vede, è assai meno remoto dalla vita di quanto si crede.