martedì 20 dicembre 2011

20 DICEMBRE: l'Annuncio a Maria


Di seguito i testi della Liturgia della Parola di oggi, 20 DICEMBRE,
con la seconda lettura dell'Ufficio del giorno, una pagina memorabile di san Bernardo.


Antifona d'Ingresso   Cf Is 11,1; 40,5; Lc 3,6
Dalla radice di Iesse spunterà un germoglio,
tutta la terra sarà piena della gloria del Signore,
e ogni uomo vedrà la salvezza di Dio. (*)


(*): Per il canto di Is. 11, v. il post dal titolo: "Un germoglio 
spunta dal tronco di Jesse", pubblicato lo scorso 11 novembre.

Colletta

Tu hai voluto, o Padre, che all'annunzio dell'angelo la Vergine immacolata concepisce il tuo Verbo eterno, e avvolta dalla luce dello Spirito Santo divenisse tempio della nuova alleanza: f
a' che aderiamo umilmente al tuo volere, come la Vergine si affidò alla tua parola. Per il nostro Signore...

 


LITURGIA DELLA PAROLA


Prima Lettura
   Is 7, 10-14

Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio.

Dal libro del profeta Isaìa
In quei giorni, il Signore parlò ad Àcaz: «Chiedi per te un segno dal Signore, tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure dall’alto».
Ma Àcaz rispose: «Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore».
Allora Isaìa disse: «Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta stancare gli uomini, perché ora vogliate stancare anche il mio Dio? Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele».
 

Salmo Responsoriale
   Dal Salmo 23
Ecco, viene il Signore, re della gloria.

Del Signore è la terra e quanto contiene:
il mondo, con i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondato sui mari
e sui fiumi l’ha stabilito.

Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli.

Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.
 

Canto al Vangelo 

Alleluia, alleluia.

O Chiave di Davide, che apri le porte del Regno dei cieli:
vieni, e libera l’uomo prigioniero che giace nelle tenebre.

Alleluia.


Vangelo
   Lc 1, 26-38

Ecco, concepirai e darai alla luce un figlio.


Dal vangelo secondo Luca
Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
  Parola del Signore.



* * *



 Dalle «Omelie sulla Madonna» di san Bernardo, abate
(Om. 4, 8-9; Opera omnia, ed. Cisterc. 4, 1966, 53-54)


Tutto il mondo attende la risposta di Maria

Hai udito, Vergine, che concepirai e partorirai un figlio; hai udito che questo avverrà non per opera di un uomo, ma per opera dello Spirito santo. L'angelo aspetta la risposta; deve fare ritorno a Dio che l'ha inviato. Aspettiamo, o Signora, una parola di compassione anche noi, noi oppressi miseramente da una sentenza di dannazione.
Ecco che ti viene offerto il prezzo della nostra salvezza: se tu acconsenti, saremo subito liberati. Noi tutti fummo creati nel Verbo eterno di Dio, ma ora siamo soggetti alla morte: per la tua breve risposta dobbiamo essere rinnovati e richiamati in vita.
Te ne supplica in pianto, Vergine pia, Adamo esule dal paradiso con la sua misera discendenza; te ne supplicano Abramo e David; te ne supplicano insistentemente i santi patriarchi che sono i tuoi antenati, i quali abitano anch'essi nella regione tenebrosa della morte. Tutto il mondo è in attesa, prostrato alle tue ginocchia: dalla tua bocca dipende la consolazione dei miseri, la redenzione dei prigionieri, la liberazione dei condannati, la salvezza di tutti i figli di Adamo, di tutto il genere umano.
O Vergine, da' presto la risposta. Rispondi sollecitamente all'angelo, anzi, attraverso l'angelo, al Signore. Rispondi la tua parola e accogli la Parola divina, emetti la parola che passa e ricevi la Parola eterna.
Perché tardi? perché temi? Credi all'opera del Signore, dà il tuo assenso ad essa, accoglila. Nella tua umiltà prendi audacia, nella tua verecondia prendi coraggio. In nessun modo devi ora, nella tua semplicità verginale, dimenticare la prudenza; ma in questa sola cosa, o Vergine prudente, non devi temere la presunzione. Perché, se nel silenzio è gradita la modestia, ora è piuttosto necessaria la pietà nella parola. Apri, Vergine beata, il cuore alla fede, le labbra all'assenso, il grembo al Creatore. Ecco che colui al quale è volto il desiderio di tutte le genti batte fuori alla porta. Non sia, che mentre tu sei titubante, egli passi oltre e tu debba, dolente, ricominciare a cercare colui che ami. Levati su, corri, apri! Levati con la fede, corri con la devozione, apri con il tuo assenso.
«Ecco», dice, «sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1, 38).


* * * 

Altre letture

Dalle Omelie di Nicola Cabàsilas.

Omelia per l'Annunciazione, 3-8.10, in PO XIX, 485-494.

La Vergine Maria non fu come la terra che servì per creare l'uomo; questa offrì
al Creatore la materia mantenendosi passiva e aliena da ogni attività. Maria
invece fu lei stessa l'artefice e l'agente secondo di quello che attirò in terra
l'Artista divino. Alludo qui direttamente alla sua vita immacolata, puro
scintillio di santità, che rinunciando a ogni forma di male, seppe praticare
tutte le virtù.
L'anima di Maria era più pura della luce, il suo corpo spiritualizzato al
massimo, più raggiante del sole, più terso del cielo, più santo dei troni dei
cherubini. La sua mente si alzava fino alle vette e volava più alta degli
angeli; il suo amore per Dio consumava ogni desiderio dell'anima sua, per cui la
Vergine possedeva Dio ed era a lui unita al di là di quanto sia capace
l'intelletto umano.
Proprio questo suo tendere costante verso la Bellezza, nella pratica congiunta
dell'anima e del corpo, valse ad attirare su di lei lo sguardo di Dio che
l'arricchì con il suo splendore; il fascino della Vergine attirò l'impassibile,
e colui che l'uomo con la sua colpa aveva allontanato si fece carne a motivo
della Vergine.

Quando Dio volle trarre Eva dal costato di Adamo, anziché prevenire e persuadere
l'uomo, lo fece cadere nel sonno e gli sottrasse una parte del suo corpo. Ma
quando si trattò della Vergine, Dio iniziò con l'annuncio e, prima di compiere
la sua opera, attese la risposta di Maria.
Nel momento di creare Adamo, Dio si rivolge soltanto al proprio Figlio, dicendo:
Facciamo l'uomo (Gn 1, 26). Ma allorché si tratta di introdurre nel mondo il suo
primogenito, l'ammirabile Consigliere, e di dar vita al secondo Adamo, il Padre
celeste rende la Vergine partecipe del suo disegno. Questo grande consiglio, di
cui parla Isaia (Is 9, 6 LXX), questo stupendo piano di Dio, fu stabilito dal
Padre e ratificato dalla Vergine.
L'incarnazione non fu soltanto opera del Padre che decise e che nella sua
potenza copri la Vergine con la sua ombra, e opera dello Spirito che si rese
presente. Ma fu anche opera della volontà e della fede di Maria. Senza il Padre,
senza la sua potenza e il suo Spirito, questo piano non poteva essere ideato; ma
il disegno di Dio non avrebbe avuto compimento senza la volontà e la fede
dell'Immacolata.

Dopo averla avvertita, dopo averla ispirata ad accettare, Dio fece della Vergine
sua madre: Maria era pienamente consapevole e disponibile, quando il Verbo prese
carne in lei. Come questi fu concepito perché lo volle, così Maria concepì in
piena libertà e divenne madre dopo aver dato il proprio assenso.
Ammessa a partecipare al piano di Dio, non fu strumento passivo, mosso
dall'esterno; si offrì spontaneamente e diventò la cooperatrice di Dio e della
sua provvidenza nei riguardi del genere umano, così da essere associata in modo
tutto particolare alla grazia donata da Dio.
E ancora: poiché il Salvatore era uomo e figlio dell'uomo, non solo nel corpo ma
anche nello spirito, nell'intelligenza, nella volontà, in tutto ciò che è umano,
egli doveva avere una madre perfetta. Questa madre doveva preparare la sua
nascita offrendo non solo il proprio corpo, ma anche lo spirito, la volontà e
tutto l'essere. Ecco perché la Vergine divenne madre nel corpo e nell'anima,
portando nel suo seno, fino alla nascita ineffabile, colui che si è fatto
veramente, totalmente uomo.

Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto. La
Vergine parla e la sua parola è efficace: E il Verbo si fece carne e venne ad
abitare in mezzo a noi (Gv 1, 14).
Dopo la sua risposta a Dio, Maria riceve lo Spirito che trae da lei la carne
tutta impregnata di divinità. Voce della potenza di Dio! Il Verbo divino
s'incarna grazie alla parola della madre; il Creatore assume una natura creata
in seguito alla parola della creatura. Sia la luce! (Gn 1, 3) aveva detto Dio. E
la luce fu. Allo stesso modo, dopo che la Vergine ebbe parlato, la vera luce
apparve. Colui che illumina ogni uomo (Gv 1, 9) che viene al mondo, prese carne
e fu portato nel suo seno. Le parole della Vergine hanno fatto della terra un
paradiso, svuotando gli inferi dei suoi prigionieri. Il cielo è diventato dimora
dell'uomo, che si è congiunto con gli angeli, sicché terra e cielo formano un
unico coro attorno a colui che appartiene ad entrambi nello stesso tempo, è
eterno e tuttavia entrò nel divenire.