martedì 6 dicembre 2011

Viene il Signore vestito di maestà


Riporto di seguito la seconda lettura dell'Ufficio di oggi, piena di tensione per l'Avvento di nostro Signore Gesù Cristo. Assolutamente da meditare in questo tempo...

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Dalla Costituzione dogmatica «Lumen gentium» del Concilio ecumenico Vaticano II sulla Chiesa. (n. 48)

Indole escatologica della Chiesa pellegrinante
La Chiesa, alla quale tutti siano chiamati in Cristo Gesù e nella quale per mezzo della grazia di Dio acquistiamo la santità, avrà il suo compimento solo nella gloria del cielo, quando verrà il tempo della restaurazione di tutte le cose e insieme all'umanità anche tutto il creato, ch'è intimamente unito all'uomo e per mezzo di lui raggiunge il suo fine, sarà perfettamente ristabilito in Cristo.
Cristo infatti, innalzato da terra, attirò tutti a sé; risorto dai morti, inviò sui discepoli il suo Spirito vivificante e per mezzo di lui costituì il suo corpo, la Chiesa, quale universale sacramento di salvezza, assiso alla destra del Padre, opera incessantemente nel mondo per condurre gli uomini alla Chiesa e per mezzo di essa unirli più intimamente a sé e renderli partecipi della sua vita gloriosa nutrendoli con il suo Corpo e il suo Sangue.
Quindi la promessa restaurazione, che attendiamo, ha già avuto inizio in Cristo, è portata avanti con l'invio dello Spirito Santo e continua per mezzo di lui nella Chiesa, nella quale mediante la fede veniamo istruiti anche sul senso della nostra vita temporale, mentre portiamo a termine, nella speranza dei beni futuri, la missione affidataci nel mondo dal Padre e realizziamo la nostra salvezza.
E' già dunque arrivata per noi la fine dei tempi ed è stata irrevocabilmente stabilita la rinnovazione cosmica e in un certo modo reale è anticipata nella fase attuale: infatti la Chiesa già ora sulla terra è adornata di vera santità, anche se imperfetta.
Tuttavia fino a quando non vi saranno cieli nuovi e terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia, la Chiesa pellegrina, nei suoi sacramenti e nelle sue istituzioni, che appartengono al tempo presente, porta l'immagine passeggera di questo mondo e vive tra le creature che gemono e soffrono fino ad ora nelle doglie del parto e attendono la rivelazione dei figli di Dio.

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"L'anima mia si consuma nell'attesa della Tua salvezza", recita il salmo 118. Agostino lo commenta così:


Dal "Commento sui Salmi" di sant'Agostino, vescovo"
Sal. 118, XX, 1
Con l'aiuto del Signore intraprendiamo l'esame e l'esposizione di quella parte di questo grande salmo dove si dice: La mia anima è calata verso la tua salute e io ho sperato nella tua parola. Non ogni calo [spirituale] è da attribuirsi a colpa o a pena; c'è anche un calo encomiabile e desiderabile. È vero che, essendo diametralmente opposti il crescere e il calare, in via ordinaria parlandosi di crescita la si intende nel bene, il calo invece nel male. Questo però quando non si aggiunge né si lascia sottintendere la cosa verso la quale si cresce o si cala. Se al contrario questa viene specificata, può esserci una crescita cattiva e un calo buono. Evidenti al riguardo le parole dell'Apostolo: Evita le novità di discorsi fatui poiché [quanti le seguono] avanzeranno sempre più nell'empietà; e le altre, dette a proposito di certuni: Essi avanzeranno verso il peggio. Lo stesso è del calo spirituale. Se dal bene si regredisce verso il male, è cattivo; se dal male si avanza verso il bene, è buono. Ad esempio, era buono quel calo di cui fu detto: La mia anima anela e si strugge verso gli atri del Signore. E così nel nostro salmo. Non si dice: " È calata allontanandosi dalla tua salute ", ma: La mia anima è calata verso la tua salute, cioè dirigendosi verso la tua salute. È quindi un calo benefico, e chi l'esperimenta palesa un desiderio di bene non ancora raggiunto ma bramato con intensissima passione. Chi è, poi, che parla così, se non la stirpe eletta, il sacerdozio regale, il popolo santo che il Signore s'è conquistato? Lo dice nella persona di quanti desiderano Cristo, siano essi vissuti nel passato o vivano adesso o vivranno in avvenire: dalle origini dell'umanità, quindi, sino alla fine del mondo. Ne è testimone il santo vecchio Simeone, quando, tenendo in mano il Dio bambino, esclamò: Ora, Signore, lascia pure che il tuo servo se ne vada in pace, secondo la tua parola, perché gli occhi miei hanno veduto la tua salute. Aveva ottenuto da Dio il responso che non avrebbe assaporato la morte senza aver prima visto l'Unto del Signore; ed è da supporsi che il medesimo desiderio, come quel vecchio, così l'abbiano avuto tutti i santi dei tempi antecedenti. Lo conferma nostro Signore, quando parlando con i discepoli disse: Molti profeti e re hanno voluto vedere le cose che voi vedete e non l'hanno vedute, udire ciò che voi udite e non l'hanno udito. In effetti, è proprio la loro voce che dobbiamo riconoscere in questo passo che suona: La mia anima è calata verso la tua salute. Non s'appagò infatti allora questo desiderio dei santi, né è pago attualmente nel corpo di Cristo che è la Chiesa, finché non si giunga alla fine dei tempi quando verrà il Desiderato da tutte le genti, secondo la promessa del Profeta. In vista di ciò scrive l'Apostolo: Mi attende alla fine la corona della giustizia, che darà a me in quel giorno il Signore, giusto giudice; e non solo a me ma a tutti quelli che amano la sua manifestazione. Il desiderio di cui stiamo trattando nasce quindi dall'amore per la manifestazione di Cristo, della quale dice ancora l'Apostolo: Quando Cristo, vostra vita, si sarà manifestato, allora anche voi apparirete insieme con lui nella gloria. Ciò significa che nei tempi della Chiesa decorsi prima che la Vergine partorisse ci furono santi che desiderarono la venuta del Cristo incarnato, mentre nei nostri tempi, a cominciare dalla sua ascensione al cielo, ci sono santi che desiderano la sua manifestazione in cui verrà a giudicare i vivi e i morti. Questo desiderio della Chiesa, dagli inizi del mondo sino alla fine, è senza interruzione, se si voglia escludere il periodo che il Signore incarnato trascorse con i discepoli. Per cui molto a proposito si applica all'intero corpo di Cristo, gemente in questa vita, la voce: La mia anima è calata verso la tua salute, e io ho sperato nella tua parola. Ho sperato cioè nella tua promessa, ed è questa speranza che fa aspettare con pazienza quel che, finché dura il tempo della fede, è impossibile vedere. Anche in questo verso il testo greco reca quella parola ormai nota che i nostri traduttori hanno preferito rendere con arcisperato, per indicare che la realtà futura supererà senza alcun dubbio quanto può dirsi a parole.

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Di seguito un canto di Avvento, "Viene il Signore vestito di maestà", con il testo e gli accordi.



VIENE IL SIGNORE VESTITO DI MAESTÀ.


Re- Sol-

A. VIENE IL SIGNORE, VESTITO DI MAESTÀ |

Re- | (2 v.)

CINTO DI FORZA, SI AMMANTA DI SPLENDORE |



Sol-

C. Rende saldo il mondo, il mondo non vacilla,

Re-

saldo è il tuo trono, da sempre tu sei;

Sol-

la santità si addice alla tua casa,



Re-

A. LA SANTITÀ SI ADDICE ALLA TUA CASA!


VIENE IL SIGNORE...



Re- Sol-

C. A colui che ci ama, che ci libera dai peccati,

Re-

che ha fatto di noi un regno di sacerdoti,

Sol- Re-

a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli



Sol- Re-

A. A LUI LA GLORIA E LA POTENZA NEI SECOLI DEI SECOLI!


VIENE IL SIGNORE...



Re- Sol-

C. Ecco che viene, viene sulle nubi.

Re-

ecco che viene e ognuno lo vedrà,

Sol-

anche quelli, anche quelli che lo trafissero,

Re-

tutte le nazioni della terra!



A. VIENE IL SIGNORE...