martedì 17 gennaio 2012

Una data importante



Ricorre oggi la Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del Dialogo tra cattolici ed ebrei, nata nel 1990 per iniziativa della Conferenza episcopale italiana. Si tratta di un momento di incontro in diverse diocesi per approfondire la conoscenza reciproca. Di seguito il testo della intervista di Debora Donnini (Radio Vaticana) al rabbino Laras e a don Gino Battaglia.


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Il 17 gennaio è ormai da anni in Italia una giornata di incontri fra ebrei e cattolici. Sul senso di quest’iniziativa sentiamo il rabbino Giuseppe Laras, presidente emerito dell'Assemblea Rabbinica Italiana:

R. – La Giornata del 17 gennaio è un’iniziativa della Chiesa cattolica, che ha promosso alcuni anni fa proprio per cercare di rendere più semplice e più importante il dialogo ebraico-cristiano. Quindi, in occasione di questa data, ci sono degli incontri tra ebrei e cattolici e si riflette soprattutto su questioni che possiamo affrontare insieme, come il perseguimento della pace, della comprensione reciproca, dopo duemila anni di incomprensioni e di cose molto negative. Per cui è una data che il mondo cattolico in particolare attende con molta attenzione ed ansia, come anche il mondo ebraico, perché nella misura in cui questo dialogo si rafforza, si allontana e si indebolisce il rischio dell’antisemitismo.

D. – Quest’anno la Giornata si concentra sul comandamento “Non uccidere”…

R. – Esatto. Alcuni anni fa, io e il responsabile della Cei, abbiamo concordato che avremmo seguito nel corso degli anni i Dieci Comandamenti. Quindi, quest’anno siamo a “Non uccidere”. L’imperativo a non uccidere è un imperativo che, al di là dell’appartenenza all’una e all’altra religione, è molto importante per l’uomo: rispettare la vita umana, onorare la vita umana nella sua sacralità, nella sua unicità. Quindi, questo è un tema che bene si presta ad essere trattato nel nostro tempo, in cui in tutto il mondo il rispetto per la vita umana è piuttosto trascurato e violato.

D. РA che punto ̬ il dialogo fra ebrei e cattolici in Italia?

R. – Il dialogo è un qualcosa che va avanti da molto tempo, da quasi 50 anni e quindi ha avuto degli alti e dei bassi. Oggi come oggi il dialogo presenta un aspetto di debolezza. L’importante, però, è che questo dialogo non cessi di esistere: deve continuare a fluire, magari debolmente, ma deve continuare, perché c’è un rallentamento nell’entusiasmo, soprattutto da parte ebraica, essendoci state alcune iniziative della Chiesa che hanno dato un po’ di fastidio al mondo ebraico. All’interno del dialogo, però, ci sono componenti che, nonostante queste questioni, sono consapevoli che occorre rafforzarsi ancora di più e quindi lo sostengono e vanno avanti.

Al centro, dunque, della Giornata ormai da anni i Comandamenti. In che senso ebrei e cristiani possono collaborare partendo da questo comandamento: “Non uccidere”? Lo abbiamo chiesto a don Gino Battaglia, direttore dell’Ufficio nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso della Cei…

R. – La ricchissima tradizione religiosa ebraica, sviluppandosi in millenni di meditazione sulla Legge, offre direi un contributo prezioso. Ma l’attualità di questo comandamento è evidente e non sfugge la sua importanza non solo in senso stretto, riferendosi all’omicidio come reato. Penso, per esempio, a tutta la battaglia per l’abolizione della pena di morte, penso al problema della violenza diffusa, al disprezzo della vita e al problema del rispetto della vita. In questo senso, il dialogo ebraico-cristiano trova appunto una sua concretizzazione che è quella dell’impegno nella società e nel mondo.

D. – Secondo lei, come sta procedendo in Italia il dialogo fra ebrei e cristiani?

R. – Mi pare che con caratteri originali, senza nascondere le differenze, ma affrontandole con spirito di collaborazione, il dialogo in Italia si stia in questi anni sviluppando molto e credo che ci saranno anche forme ulteriori di collaborazione permanente fra le comunità ebraiche e la Chiesa cattolica.