martedì 28 febbraio 2012

Desiderio struggente di Dio


Anche oggi 28 febbraio, martedi della prima settimana di Quaresima, riporto come commento ai testi liturgici una pagina tratta da "Il Cammino Pasquale" dell'allora Cardinale Joseph Ratzinger.




 MARTEDI DELLA PRIMA SETTIMANA DI QUARESIMA

Nei testi liturgici di oggi (*) si nasconde il Mistero della Madre di Dio, intimamente connesso con quello della incarnazione del Figlio di Dio. Vediamo i testi e cominciamo con la lettura del profeta Isaia.

"La parola uscita dalla mia bocca non ritornerà a me senza effetto" [Is 55, 10-11]
 Quando il profeta Isaia faceva questa affermazione, essa non era affatto la constatazione di una cosa tanto ovvia, ma piuttosto una contraddizione rispetto a ciò che ci si poteva aspettare. Infatti, questo brano appartiene sicuramente alla narrazione della passione di Israele, ove si legge che i richiami di Dio al suo popolo subiscono continui scacchi e che la sua Parola resta invariabilmente senza frutto, mentre Dio appare assiso sul palco della storia, ma non come vincitore. Perchè tutto era avvenuto in segni: il passaggio del Mar Rosso, lo spuntare dell'epoca dei Re, il ritorno in patria di Israele dall'esilio, tutto questo ora svanisce. La semina di Dio nel mondo non sembrava dare risultati. Per questo, l’oracolo [del Profeta], sebbene avvolto nell’oscurità, è un incoraggiamento per tutti coloro che non ostante tutto continuano a credere nella potenza di Dio, convinti che il mondo non è soltanto terreno arido in cui il seme non può trovare spazio, e certi che la terra non sarà solo e sempre una crosta superficiale dove i passeri beccano il seme che vi è caduto, portandoselo via [cfr. Mc 4, 1-9].
 Per noi Cristiani, un’affermazione del genere suona come promessa di Gesù Cristo, grazie al quale la Parola di Dio è ora veramente penetrata nella terra ed il seme è divenuto pane per tutti noi: seme che porta frutto per i secoli; risposta feconda, in cui il disegno di Dio si è radicato in questo mondo in modo vivente".
 Ãˆ difficile rinvenire altrove il mistero di Cristo collegato a quello di Maria in forma tanto chiara e stretta come nella prospettiva di questa promessa: perché quando si afferma che la Parola – meglio: il seme – porta frutto, si vuol dire che esso non cade sulla terra per rimbalzare via, ma che penetra invece profondamente nel suolo per assorbirne la linfa e trasformarla in se stesso. Assimilata così la terra in sé, produce realmente qualcosa di nuovo, mutando la stessa terra in frutto. Il chicco non resta solo: ad esso appartiene il mistero materno della terra, allo stesso modo che a Cristo appartiene Maria, suolo santo della Chiesa, come bellamente la chiamano i Padri.
Il mistero di Maria significa appunto questo: che la Parola di Dio non rimane sola, ma assume in sé l’altro, l’humus della terra: nella "terra" della madre la Parola divenne uomo ["Verbum caro factum"] e ora di nuovo, impastata con la terra dell’intera umanità, può far ritorno a Dio.

 Il Vangelo sembra invece parlare di tutt’altro. Vi si dice del nostro modo di pregare, della forma corretta, dei giusti contenuti, dell’autentico atteggiamento interiore: dunque, non di quanto è Dio ad operare, ma di quanto spetta all’uomo fare nei confronti di lui. In realtà, le due letture sono interdipendenti; poiché si può dire che in questo Vangelo viene spiegato come è possibile agli uomini diventare un campo fertile per la Parola di Dio: essi lo possono divenire, preparando – per così dire – quegli elementi organici nei quali una vita può crescere e maturare. Raggiungono lo scopo vivendo essi stessi di tali elementi; trasformandosi cioè in essi, impregnati della Parola, in Parola. Inabissando la vita nella preghiera, e quindi in Dio.
 Questo Vangelo  s’accorda dunque con l’introduzione al mistero mariano fatto da Luca, quando a più riprese dice di Maria che "custodiva" la Parola nel suo cuore [cfr. Lc 1, 29; 2, 19; 2, 51]. 
 Maria ha, per così dire, radunato in sé gli elementi vitali d’Israele: in sé ha portato, pregando, la sofferenza e la grandezza di tale storia per convertirla in fertile terreno per il Dio vivente. Pregare – come ci dice il Vangelo – significa indubbiamente molto di più che ripetere meccanicamente parole.
Essere terreno fertile per la Parola vuol dire essere una terra che si lascia penetrare dal seme e che al seme si assimila, rinunciando a se stessa per farlo germogliare. Ora, con la sua maternità, Maria ha trasfuso nel seme [della Parola] la sostanza di sé, corpo e anima, perché una nuova vita potesse germinare. La profezia di Simeone sulla spada che le avrebbe trafitto l’anima [cfr. Lc 2, 35] significa in realtà molto di più di un qualsiasi tormento, qualcosa di tanto più grande e profondo: Maria si mette a completa disposizione come suolo, come "terra fertile" che si lascia usare e consumare per venire trasformata in Colui che ha bisogno di noi per diventare frutto della terra.

Nella colletta di oggi veniamo sollecitati a farci desiderio struggente di Dio. I Padri della Chiesa sostengono che "pregare non è altro che cambiarsi in desiderio struggente del Signore". In Maria questa orazione viene esaudita: ella è, vorrei dire, una coppa del desiderio in cui la vita diviene preghiera e la preghiera vita. L’evangelista Giovanni ha meravigliosamente alluso a tale processo di trasformazione non chiamando mai Maria per nome nel suo Vangelo. Si riferisce a lei soltanto come alla Madre di Gesù [cfr. I. De la Potterie, "La mère de Jésus…", in Marianum 40 (1978), 41-90; specialmente la pag. 42]. Ella ha in un certo senso messo da parte quanto in lei era personale per essere unicamente a disposizione del Figlio; ed è in questo soltanto che Maria ha realizzato la sua personalità.
 Penso che simile connessione tra il mistero di Cristo e quello di Maria, che i testi della Scrittura di oggi ci fanno meditare, sia di grande importanza nella nostra epoca di attivismo di cui la mentalità occidentale ha toccato le punte massime. Perché nel nostro modo di pensare vale ancora solo il principio dell’homo faber: fare, produrre, pianificare il mondo e semmai fabbricarlo di nuovo da sé, senza dover niente a nessuno, facendo affidamento solo sulle proprie forze. Non a caso, credo, con questa nostra mentalità maschilista ed efficientista abbiamo sempre di più separato Cristo dalla madre, senza renderci conto che Maria – in quanto sua madre –, potrebbe significare qualcosa di assolutamente nuovo per la teologia e per la fede.
Tutto il nostro rapportarci alla Chiesa parte perciò da un modo errato di pensare. La consideriamo quasi come un ‘affare tecnico’ che intendiamo programmare con perspicacia e realizzare con un dispendio enorme di energie. E ci meravigliamo se poi succede quanto annota San Luigi M. Grignion de Montfort, in calce ad un detto del profeta Aggeo: "Voi vi date molto da fare, ma non ne vien fuori niente!" [cfr. Ag 1, 6]. 
 Se il fare prende il sopravvento, divenendo autonomo, quelle cose che sono invece da farsi, perché vitali e da portare a maturazione, non potranno mai esistere. È perciò necessario uscire dalla prospettiva unilaterale propria dell’attivismo della nostra società occidentale per non degradare la Chiesa a un prodotto pianificato del nostro agire.
Proprio per questo la Chiesa, che è un seme vivente da Dio gettato nella terra, ha bisogno del mistero mariano; anzi, è essa stessa mistero di Maria.
Può esserci nella Chiesa fecondità solo se essa si sottomette a questo segno; solo se diventa, cioè, terra santa per la Parola. Dobbiamo accettare il simbolo del terreno fertile; dobbiamo diventare uomini e donne che sanno aspettare, raccolti nell’interiorità della propria anima, persone che nella profondità della preghiera, dell’anelito e della fede, danno spazio alla crescita del seme gettato nella terra.


 * * *

(*): Di seguito i testi della Liturgia di oggi.
I SETTIMANA DI QUARESIMA - MARTEDÌ
MESSALE
 
Antifona d'Ingresso   Sal 89,1-2
Signore, tu sei nostro rifugio
di generazione in generazione;
tu sei da sempre, Signore, e per sempre.
 
Dómine, refúgium factus es nobis
a generatióne et progénie; a sæculo,
et in sæculum tu es.
 

Colletta
Volgi il tuo sguardo, Padre misericordioso, a questa tua famiglia, e f
a' che superando ogni forma di egoismo risplenda ai tuoi occhi per il desiderio di te. Per il nostro Signore...
Réspice, Dómine, famíliam tuam, et præsta, ut apud te mens nostra tuo desidério fúlgeat, quæ se corporálium moderatióne castígat. Per Dóminum.
 
LITURGIA DELLA PAROLA


Prima Lettura    
Is 55, 10-11
La mia parola opera ciò che desidero.

Così dice il Signore:
«Come la pioggia e la neve scendono dal cielo
e non vi ritornano senza avere irrigato la terra,
senza averla fecondata e fatta germogliare,
perché dia il seme a chi semina
e il pane a chi mangia,
così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:
non ritornerà a me senza effetto,
senza aver operato ciò che desidero
e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata».
 

Salmo Responsoriale
   Dal Salmo 33  
Il Signore libera i giusti da tutte le loro angosce.

Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato.

Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.

Gli occhi del Signore sui giusti,
i suoi orecchi al loro grido di aiuto.
Il volto del Signore contro i malfattori,
per eliminarne dalla terra il ricordo.

Gridano i giusti e il Signore li ascolta,
li libera da tutte le loro angosce.
Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,
egli salva gli spiriti affranti.


Canto al Vangelo
   Mt 4,4
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!

Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.

Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!


Vangelo
   Mt 6, 7-15
Voi dunque pregate così.

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:

Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.

Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».


Sulle Offerte
Accetta, Dio creatore, i doni che abbiamo ricevuto dalla tua paterna generosità, e trasforma il pane e il vino che ci hai dato per la nostra vita quotidiana in sacramento di salvezza eterna. Per Cristo nostro Signore.
 
Súscipe, creátor omnípotens Deus, quæ de tuæ munificéntiæ largitáte deférimus, et temporália nobis colláta præsídia ad vitam convérte propitiátus ætérnam. Per Christum.
 
Prefazio di Quaresima I
Il significato spirituale della Quaresima

E' veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo,
Dio onnipotente ed eterno.

Ogni anno tu doni ai tuoi fedeli di prepararsi con gioia,
purificati nello spirito alla celebrazione della Pasqua,
perché, assidui nella preghiera e nella carità operosa,
attingano ai misteri della redenzione
la pienezza della vita nuova
in Cristo tuo Figlio, nostro salvatore.

E noi, uniti agli Angeli e agli Arcangeli,
ai Troni e alle Dominazioni e alla moltitudine dei Cori celesti,
cantiamo con voce incessante l'inno della tua gloria:

Santo, Santo, Santo ...
 
Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre,
nos tibi semper et ubíque grátias ágere:
Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:
per Christum Dóminum nostrum.
 
Quia fidélibus tuis dignánter concédis
quotánnis paschália sacraménta in gáudio
purificátis méntibus exspectáre: ut, pietátis
offícia et ópera caritátis propénsius exsequéntes,
frequentatióne mysteriórum, quibus renáti sunt,
 ad grátiæ filiórum plenitúdinem perducántur.
 
Et ídeo cum Angelis et Archángelis,
cum Thronis et Dominatiónibus,
cumque omni milítia cæléstis exércitus,
hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes:
 
Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.
 
Comunione
   Sal 4,2 

Quando t'invoco, esaudiscimi, o Dio,
tu che sei la mia giustizia
e dalle angosce mi hai liberato;
pietà di me, Signore, ascolta la mia preghiera.
 
Cum invocárem te, exaudísti me,
Deus iustítiæ meæ,
in tribulatióne dilatásti me;
miserére mihi, Dómine,
et exáudi oratiónem meam.
 
Dopo la Comunione

Per questa comunione ai tuoi misteri insegnaci, Signore, a moderare le passioni e i desideri terreni e a cercare la tua giustizia e il tuo regno. Per il Cristo nostro Signore.
His nobis, Dómine, mystériis conferátur, quo, terréna desidéria mitigántes, discámus amáre cæléstia. Per Christum.
 
Oratio super populum
Fidéles tui, Deus, benedictióne tua firméntur, sis eis in mæróre solátium, in tribulatióne patiéntia, in perículo præsídium. Per Christum.