lunedì 11 giugno 2012

Dublino, al centro del mondo



“L'Eucaristia: Comunione con Cristo e tra di noi”: entra nel vivo il 50.mo Congresso eucaristico internazionale che ha luogo a Dublino, in Irlanda, fino a domenica prossima. Con l’ausilio di 2000 volontari, all’Arena della Royal Dublin Society, migliaia di pellegrini provenienti da 120 Paesi del mondo, dall’Albania fino allo Zimbabwe, celebrano l’Eucaristia, pregano insieme, partecipano alle Conferenze generali tenute da 18 oratori internazionali e ascoltano decine e decine di testimonianze, oltre a riunirsi in uno degli oltre 150 laboratori e gruppi di confronto. Fausta Speranza ha chiesto alla nostra inviata di Radio Vaticana, Emer McCarthy, cosa sia emerso dalla conferenza stampa che ha tenuto poco fa l’arcivescovo di Dublino, mons. Diarmuid Martin:
R. – L’arcivescovo Martin ha espresso la sua contentezza per questo inizio: il primo giorno, un lunedì, che è pieno, strapieno di persone. Penso che non avevano previsto così tanta gente: hanno dovuto rifiutare l’ingresso ad alcune persone che chiedevano di assistere ad alcuni interventi di testimonianze, ma non c’era proprio posto. Tanto dunque è l’interesse suscitato da questo Congresso eucaristico internazionale.
D. – Emer, che cosa dire del tema principale di oggi, che è l’ecumenismo?
R. – Infatti, oggi gli interventi sono concentrati sul tema della comunione nel battesimo ma di tutti i cristiani, non solo dei cattolici. Oggi il 50.mo Congresso internazionale ha aperto le porte a tutte le Chiese presenti in Irlanda, delle quali sono presenti i rappresentanti. E’ da sottolineare che l’arcivescovo anglicano di Dublino, Michael Jackson, presiede nel pomeriggio una Liturgia della Parola, all’insegna dell’ecumenismo. Ovviamente, questo è un tema molto sentito in particolare qui, in Irlanda, dove non sempre in passato i rapporti tra le varie Chiese sono stati facili. E questo segna un momento di svolta importante nella vita religiosa della fede cristiana qui, in Irlanda.
Si tratta del 50.mo Congresso eucaristico e cade a 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II. Nell’intervista di Emer McCarthy, padre Vittore Boccardi, della segreteria del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali, spiega il profondo legame:
R. – L’ecclesiologia eucaristica di comunione è il "filo rosso" che sta alla base di tutti i lavori del Concilio Vaticano II e che, a partire dal Concilio stesso, è entrata poi come idea comprensiva generale nella vita della Chiesa. Altro non è se non il tentativo di comprendere che la Chiesa si costruisce a partire dalla celebrazione dell’Eucaristia.
D. – Ci si aspetta qui a Dublino una settimana ricca di appuntamenti. Ci può parlare brevemente del programma?
R. – Oggi, per esempio, è dedicato all’ecumenismo. Le celebrazioni del mattino sono presiedute dal vescovo anglicano della città di Dublino. E’, dunque, una celebrazione ecumenica battesimale per ricordare la radice comune dei cristiani, che è quella del Battesimo. Poi, il metodo dei Congressi eucaristici ormai sperimentato prevede che diversi temi entrino nell’agenda del Congresso: testimonianze di persone che sanno interpretare il Vangelo attraverso, soprattutto, i gesti della carità e dell’evangelizzazione in ogni parte del mondo. Poi, altri gesti che si compiono giorno dopo giorno, come quelli della celebrazione eucaristica, che sta sempre al centro. Non celebrazioni private o per nazioni, ma celebrazioni comuni, in cui tutti i delegati presenti, tutti i pellegrini provenienti da ogni parte del mondo vivono un’unica Eucaristia per mostrare veramente il senso della comunione ecclesiale. E ci sono di contorno tante altre cose: avvenimenti di tipo culturale, mostre e stand. Alla fine, domenica 17, ci sarà la grande Statio Orbis, la riunione di tutti i presenti nell’unica celebrazione dell’Eucaristia presieduta dal legato pontificio, all’interno della quale ci sarà anche l’intervento di Benedetto XVI, che con il suo messaggio porterà non soltanto il suo saluto, ma la sua riflessione e indicherà poi la nuova tappa: il luogo in cui si terrà il prossimo Congresso eucaristico internazionale, il 51.mo, tra quattro anni.
D. – Che idea si è fatto dell’impegno della Chiesa locale, della Chiesa d’Irlanda? Teologi e professori della Chiesa locale sono intervenuti nel Simposio che ha preceduto il Congresso...
R. – La mia impressione è che la Chiesa locale, come ogni Chiesa locale, abbia le sue particolarità. E’ chiaro che l’Irlanda è sempre stata una Chiesa leggermente a parte, separata - se vogliamo - dal continente e quindi ha sviluppato alcune sue particolarità, che sono in fondo anche la sua ricchezza. Basti pensare alla tradizione della storia d’Irlanda. Comunque, celebrare un Congresso eucaristico in Irlanda significa in qualche modo non continuare a fissare lo sguardo solo sui problemi e sulle difficoltà di questa Chiesa, che sono poi i problemi e le difficoltà di tutte le Chiese dei Paesi avanzati. Certo, è una Chiesa piena di problemi, tuttavia è una Chiesa capace di andare avanti, che smette di piangere su se stessa ed è capace di volgere lo sguardo verso il futuro, sapendo che innanzi ha una sfida enorme: la sfida della nuova evangelizzazione, che si può compiere a partire dalla celebrazione dell’Eucaristia.
Fonte: Radio Vaticana


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 “Questo Congresso Eucaristico deve aiutarci a riflettere su come una Chiesa di comunione può essere una generatrice di comunione nella società in generale”. 
Lo ha detto oggi 11 giugno l’arcivescovo di Dublino Diarmuid Martin, al 50° Congresso Eucaristico Internazionale, parlando sul tema “La Chiesa nel mondo contemporaneo”
“La Chiesa – ha precisato il presule - deve trovare nuovi modi di essere presente nella società irlandese” e per fare questo “deve riscoprire il proprio senso di comunione superando le divisioni interne in uno spirito di amore per la Chiesa e in dialogo con la carità”.
“La mia speranza è – ha continuato - che questo Congresso possa essere un esempio di come la nostra comunione con Cristo nell'Eucaristia sia in grado di generare una nuova comprensione della comunione con l'altro”.
Monsignor Martin ha sostenuto che “La comunione è una delle grandi caratteristiche dei seguaci di Gesù Cristo. Una delle caratteristiche di autentica vita cristiana è dunque la capacità di favorire la comunione anche in mezzo alle divisioni che segnano la vita quotidiana delle comunità e del mondo”.
La relazione dell’Arcivescovo è partita dalla Costituzione pastorale del Concilio Vaticano II, Gaudium et Spes, in particolare dalla parte in cui si dice che “Gioia e speranza, sofferenza e angoscia degli uomini d’oggi… sono anche gioia e speranza, sofferenza e angoscia dei discepoli di Cristo… e non c’è nulla di veramente umano, che non trovi risonanza nel loro cuore”.
Secondo monsignor Martin partendo dal concetto dinamico della dignità della persona umana, la Gaudium et Spes “ha rivelato il carattere comunitario della vocazione del genere umano, non solo con principi astratti di giustizia distributiva, ma guardando all'interdipendenza concreta della famiglia umana”.
Il Concilio Vaticano II - ha aggiunto – ha rinnovato la relazione delle attività umane con la morale e la legge di Dio, e il legame profondo tra scienza, fede e cultura.
In questo contesto il Pontefice Paolo VI presentò la Chiesa come “esperta di umanità”.
In riferimento allo stato attuale del vecchio continente monsignor Martin ha sottolineato che “è necessario proclamare il messaggio gioioso e liberatorio del Vangelo ai popoli d'Europa ... al fine di creare una civiltà in cui i veri valori umani trasmessi dalla fede cristiana abbiano una sede permanente”.
“Nel rinnovare la nostra Chiesa con una nuova evangelizzazione, - ha concluso l’Arcivescovo di Dublino - siamo fedeli alla missione della Chiesa e stiamo contribuendo a costruire una società rinnovata”. (A. Gaspari)