martedì 19 giugno 2012

Gentili senza cortile

giovane in preghiera

Riporto da "La Stampa" di oggi, 19 giugno, a firma di Andrea Tornielli.

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Gli atei veri e propri, in Italia, non arrivano all’8 per cento. E più del 70 della popolazione frequenta la messa soltanto in occasione di matrimoni e funerali e può essere quindi qualificata come «lontana» dalla Chiesa.


È la via italiana alla secolarizzazione quella che emerge da una ricerca curata dal sociologo Massimo Introvigne, fondatore del Cesnur, insieme a Pierluigi Zoccatelli, intitolata «Gentili senza cortile. “Atei forti” e “atei deboli” nella Sicilia centrale». (*)

Si tratta della quarta ricerca sull’indifferenza religiosa che il gruppo di lavoro ha prodotto monitorando con sondaggi e analisi un’area della Sicilia corrispondente alla diocesi di Piazza Armerina e comprendente città e paesi delle province di Enna e Caltanissetta. Un territorio variegato di duemila chilometri quadrati, dove si trovano centri industriali e aree rurali, e che i parametri confermano essere rappresentativo della realtà italiana.

Il dato più significativo della ricerca riguarda la mancata crescita, negli ultimi vent’anni, degli atei: sono fermi al 7,4 per cento. Di questi, solo il 2,4 per cento possono essere definiti «atei forti», cioè in grado di motivare il loro ateismo con ragioni ideologiche: sono più presenti «tra le persone più anziane e meno istruite, dove sorprendentemente è ancora forte anche un ricordo dell’ateismo comunista».

Il rimanente 5 per cento, gli «atei deboli», sono meno ideologici ma considerano comunque Dio e la religione come irrilevanti in un mondo dove contano il lavoro, il denaro e le relazioni affettive: sono più numerosi fra i più giovani, in quella che don Armando Matteo ha chiamato «la prima generazione incredula», e fra le persone più colte. Se si proietta il numero degli atei sul totale della popolazione italiana, si può affermare che si tratta di circa tre milioni di persone. Il loro numero però rimane pressoché costante dal 1990 a oggi.


Oltre agli atei «forti» e «deboli», esistono «i lontani dalle forme istituzionali della religione», che non si proclamano atei, ma si dichiarano credenti o anche cattolici. Sono il 63,4 per cento e si tratta di persone che professano un cattolicesimo meramente culturale, dato per scontato senza porsi ulteriori interrogativi sui contenuti della fede e senza preoccuparsi dell’incoerenza sul piano della pratica.

Questi «lontani»riuniscono le persone che si dichiarano «spirituali ma non religiose», con posizioni influenzate anche da mode culturali come quella del New Age o di filosofie orientali; e quanti «credono, ma non partecipano attivamente alla vita religiosa». Se sommati agli atei veri e propri, arrivano al 70,8 per cento. Esiste dunque una solida maggioranza di italiani che o professano l’ateismo, o sono indifferenti alla religione, o professano una fede fai-da-te mettendo insieme diverse credenze.


Nella ricerca si è cercato di indagare anche sulle cause che hanno fatto a poco a poco allontanare così tanti italiani dalla religione e in particolare dalla Chiesa cattolica. Dai risultati emerge che le ragioni ideologiche, come ad esempio l’idea che la scienza renda superata la religione, sono assolutamente minoritarie. Mentre ai primi posti nelle risposte c’è la sensazione che la religione abbia poco da dire sui problemi concreti della vita di ogni giorno. Come pure è presente il rifiuto degli insegnamenti morali delle confessioni religiose. Mentre appare particolarmente significativa la crescita di un’ostilità verso il cattolicesimo motivata dagli scandali della pedofilia dei preti e dalle ricorrenti polemiche sulle ricchezze e sui privilegi fiscali della Chiesa.

La ricerca ripropone anche un dato che mostra la discrepanza tra le dichiarazioni rese durante le interviste telefoniche circa la partecipazione alla messa domenicale e la partecipazione effettiva, che i ricercatori hanno potuto sondare monitorando tutte le celebrazioni nell’area interessata in un determinato giorno. A fronte di un 30,1 per cento di dichiarazioni, si è riscontrata una presenza reale nelle chiese del 18,5 per cento.

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(*): Massimo Introvigne - PierLuigi Zoccatelli, Gentili senza cortile. «Atei forti» e «atei deboli» nella Sicilia Centrale, Edizioni Lussografica, Caltanissetta 2012, ISBN 978-88-8243-210-2, 64 pp., euro 10,00

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Mentre la Chiesa è impegnata nel progetto del «Cortile dei Gentili», inteso ad aprire un dialogo con i non credenti disposti a un ascolto interessato – seppure «da lontano» – della buona novella del Vangelo, le ricerche sociologiche evidenziano la presenza crescente di persone che si dichiarano a vario titolo atee, ostili o disinteressate alla religione. Questi «Gentili senza cortile» sono l'oggetto della ricerca che il CESNUR ha condotto nella Sicilia Centrale.
Ne emerge un quadro dove gli atei «forti», in parte residuo di un ateismo ideologico del secolo XX, in parte frutto di campagne anti-religiose più recenti, costituiscono una piccola minoranza (2,4%), mentre più diffusi (5,0%) sono gli atei «deboli», disimpegnati e disinteressati a una religione per cui pensano che la vita di oggi – frenetica, spietata e che privilegia i rapporti sentimentali e il lavoro – non lasci più alcuno spazio significativo. Accanto agli atei «forti» e «deboli» un 63,4% di «lontani» continua a dichiararsi vagamente spirituale, religioso o anche cattolico, ma nello stesso tempo privo di un vero rapporto con la religione istituzionale.
Il quadro – anche nella Sicilia Centrale – è quello dell'«età secolare» descritto dal filosofo Charles Taylor, dove l'opzione maggioritaria e di default per un giovane che si affaccia alla vita adulta è quella di rimanere lontano dalle Chiese e comunità religiose. Le Chiese possono ancora proporre con successo opzioni diverse. Ma solo remando con vigore contro una corrente che scende nella direzione opposta.
Massimo Introvigne, sociologo e storico delle religioni di fama internazionale, segretario dell'APSOR (Associazione Piemontese di Sociologia delle Religioni) e reggente nazionale vicario di Alleanza Cattolica, è autore di sessanta volumi e di oltre cento articoli pubblicati in riviste accademiche internazionali sulla nuova religiosità, il pluralismo religioso contemporaneo e il magistero pontificio. È fondatore e direttore del CESNUR, il Centro Studi sulle Nuove Religioni. Nel 2011 è stato Rappresentante dell'OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) per la lotta contro il razzismo, la xenofobia e l'intolleranza e la discriminazione contro i cristiani e i membri di altre religioni.
PierLuigi Zoccatelli, vicedirettore del CESNUR, il Centro Studi sulle Nuove Religioni, è membro della sezione "Sociologia della Religione" dell'Associazione Italiana di Sociologia e della ESSWE, la European Society for the Study of Western Esotericism. Autore di volumi e articoli su riviste scientifiche internazionali in materia di religiosità contemporanea, nel 2001, 2006 e 2012 ha diretto con Massimo Introvigne la monumentale Enciclopedia delle religioni in Italia. I suoi scritti sono stati pubblicati in undici nazioni e sette lingue.
Convegno di presentazione: Gela (Caltanissetta), 16 giugno 2012