sabato 30 giugno 2012

La Chiesa Sposa di Cristo - Quarta ed ultima parte

Di seguito un'analisi del pensiero di sant'Efrem il Siro, a cura di Robert Cheaib.



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ROMA, sabato, 30 giugno 2012.

4. Trasposizione vitale
Vorrei concludere questo intervento con una trasposizione vitale. Finora, abbiamo parlato di ciò che il Signore ha fatto per la sua Chiesa-sposa. Ma entrare nella sensibilità di Efrem – l’asceta, il proto-monaco e l’innamorato di Cristo – ci spinge a vedere quali atteggiamenti dovrebbe assumere la Chiesa di fronte all’iniziativa mirabile del suo Sposo. Anche qui, il pensiero di Efrem non si presenta in un sistema, ma credo che possiamo raccogliere tre parole, ovvero tre indicazioni fondamentali per il nostro cammino come Chiesa-sposa.
4.1.  Vegliare
Nell’attesa della manifestazione escatologica dello Sposo, Efrem invita la Chiesa a vegliare. Il diacono esperto di discernimento di spiriti avverte che bisogna sapere come vegliare. Egli fa notare che il ricco sta sveglio perché il suo sonno è perseguitato da Mammona; e l’ansioso veglia perché il suo sonno è ingoiato dall’ansia. Perciò Efrem avverte: «è satana, fratelli miei, che insegna / una veglia al posto della veglia, / a dormire nelle cose buone / e a essere svegli e vigilanti per quelle odiose».
Tra l’altro anche Giuda veglia per tradire il Signore «vendendo il sangue del Giusto che ha acquistato la creazione intera», perciò Efrem avverte: «Chi non veglia in purezza, / la sua veglia è sonno. / E chi non veglia in castità, / anche il suo vegliare è contro di lui».
Vegliare in purezza vuol dire vegliare nell’integrità di tutto l’essere al cospetto di Dio; è risplendere della sua luce: «State svegli, voi, come luci, / in questa notte di luce,/poiché anche se nero è il suo colore esteriore / essa risplende per la sua forza interiore».
4.2.  Trasfigurare
In Efrem c’è una coscienza ecologica profetica, ma che dona all’ecologia non il suo attuale senso panteistico (la natura è divina), e neppure il suo attuale fondamento egoistico (conserviamo la natura perché la natura ci conservi), ma un fondamento teologico. La natura è specchio del Creatore, e come tale bisogna preservarla limpida e bella per rispecchiare il Suo volto. La creazione gioca in Efrem il ruolo di vestigia che rispecchia la gloria del Creatore.
Ma la vera ecologia – se mi si permetta il gioco di parole – è che l’uomo diventi «eco del Logos», che sia cioè divinizzato. La Theosis resa famosa dai padri Greci non è estranea alla tradizione siriaca, e alla teologia di Efrem. Ciò che afferma sant’Atanasio: «Dio si fa uomo affinché l’uomo diventi Dio», trova in Efrem un corrispondente poetico. Parlando del mistero dell’Incarnazione, l’Arpa dello Spirito dice: «Oggi si è impressa / la divinità nell’umanità / affinché anche l’umanità / fosse intagliata nel sigillo della divinità».
Nella teologia di Efrem, Dio si spoglia della sua gloria eterna per vestirsi di Adamo, il quale si era spogliato della gloria ricevuta con la prima creazione. E l’obiettivo per cui Cristo si riveste di noi è che noi potessimo rivestirci di lui ed essere trasformati da/in Lui.
Mentre l’Incarnazione viene rappresentata dall’immagine della trasformazione, il battesimo è rappresentato dall’immagine della mescolanza. Nel battesimo la natura umana è mescolata con la natura divina. La luce divina scende e lo spirito dell’uomo sale, per l’unione di entrambi in un solo amore, e per l’ingresso dell’uomo nella piena e definitiva familiarità con Dio, nella stirpe di Cristo. Con l’Incarnazione, Cristo entra nella stirpe degli uomini; con il battesimo, l’uomo entra nella stirpe di Dio. La spada del Cherubino che bloccava l’ingresso al gnuno – alla stanza nuziale - viene tolta definitivamente.
In questa vita, la stanza nuziale è costituita per eccellenza dall’unione con Dio nella preghiera e nei sacramenti. Abbiamo già visto come l’Eucaristia costituisce il «Farmaco di vita». Della preghiera, Efrem dice: «La preghiera che è stata purificata è una vergine nella / “camera nuziale”: / se passa la porta della bocca, va perduta. / La verità è la sua camera, l’amore la sua corona, / la calma e il silenzio sono gli eunuchi fidanti alla sua porta / essa è promessa al Figlio del Re; che essa non esca fuori spensieratamente, / ma che la Fede, che è pubblicamente la sposa, sia scortata / nelle strade, caricata sul dorso della voce / dalla bocca ad un’altra camera nuziale, quella dell’orecchio».
La preghiera è un’esperienza di esultanza che nasce dalla presa di coscienza della presenza dell’Amato nella vita e nell’essere dell’amata:
«L’anima è la tua sposa, il corpo la Tua stanza nuziale, / i Tuoi invitati sono i sensi e i pensieri. / E se un solo corpo è per te una festa di nozze, / la Chiesa intera è il tuo banchetto nuziale!».
4.3.  Generare
Chi ha sperimentato il mistero nuziale (sia nella consacrazione battesimale, sia nel mistero delle nozze cristiane, e sia nella consacrazione particolare) sa che la legge delle nozze è una legge di fecondità che costituisce un criterio di discernimento della vera unione. Chi vive il mistero dell’amore nuziale in qualsiasi sua manifestazione, diventa necessariamente padre e madre.  Questa legge di fecondità si applica alla Chiesa Sposa. In questo, Maria costituisce il typosdella Chiesa, e la Chiesa è prefigurata in Maria. Maria, la figlia di Sion diventa la Theotokos, e la Chiesa – dal volto e dal destino mariano – compie il suo destino generando Dio nella storia. In Efrem troviamo un corrispondente di ciò che dice in modo molto incisivo san Gregorio di Nissa: «Quello che si verificò fisicamente in Maria immacolata quando la pienezza della divinità risplendette in Cristo attraverso la verginità, si ripete anche in ogni anima che resta vergine secondo la ragione[kata Logon]».
A questo scrive Efrem scrive: «Benedetta sei tu o Chiesa perché Isaia / esultò in te nella sua profezia / “ecco la vergine concepirà e portorirà / un figlio” il cui nome è un simbolo potente. / Oh, il significato è stato rivelato nella Chiesa! / due nomi si sono uniti e sono diventati uno / Emmanuele, Dio con te tutto il tempo / perché ti ha unito alle sue membra».
La Chiesa sposa realizza la sua vocazione nuziale quando diventa madre, nel suo sguardo sul mondo, nella sua sensibilità, e nella sua pastorale. La Chiesa diventa Sposa quando nel mondo esprime le contrazioni delle viscere di misericordia (Rahamim) di Dio.
Fonte: Zenit