martedì 31 luglio 2012

Il fuoco freddo dell'inferno


Alberto Sughi - L’uomo con la valigia


Partendo dai testi biblici e utilizzando le suggestioni favorevoli e contrarie di grandi autori del passato, propongo di seguito, a conclusione del mese di luglio, una riflessione sul come e sul dove della pena eterna. Una questione che la teologia ha spesso snobbato ma che ora ritorna con forza. Da "Avvenire" di oggi, 31 luglio, a firma di Mons. Gianfranco Ravasi.


* * *

«Inferno» è ormai una parola un po’ desueta, anche nel linguaggio religioso: abbiamo pensato di soffiar via la cenere che si era depositata su questo argomento incandescente (l’immagine del fuoco, come vedremo, è capitale) e di riproporne qualche aspetto. L’inferno è stato un po’ ostracizzato per ragioni diverse. C’è chi lo considera il reperto di un paleolitico spirituale ormai ammuffito e, al massimo, col filosofo francese Jean-Paul Sartre (1905-1980), proclama che «l’inferno sono gli altri», ossia il prossimo crudele o noioso. C’è invece chi afferma in modo perentorio, citando il poema edito postumo (1886) La fine di Satana di Victor Hugo (1802-1885), che «l’inferno sta tutto intero in questa parola: solitudine», la quale è il campo da gioco di Satana. C’è pure la ben fondata convinzione del filosofo ottocentesco americano William James (1842-1910), secondo il quale «l’inferno di cui parla la teologia non è peggiore di quello che noi creiamo a noi stessi in questo mondo». Ed effettivamente, come con la grazia divina accolta e vissuta in noi già si sperimenta il paradiso della salvezza, così chi pecca e odia già è insediato in uno di quei gironi simbolici che mirabilmente Dante ha tratteggiato e popolato nei canti del suo Inferno

Dopo tutto, già san Giovanni metteva in bocca a Gesù queste parole: «Chi non crede è già stato condannato» (Gv 3,18). Che l’inferno, poi, sia vuoto lo si è ripetuto sbrigativamente sulla base di una riflessione ben più ponderata e articolata del famoso teologo Hans Urs von Balthasar (1905-1988): si dev’essere invece consapevoli che, se è vero che immensa è la misericordia di Dio, superiore non solo al nostro peccato, ma alla stessa sua giustizia, come già insegnava anche l’Antico Testamento (cf Es 20,5-9; 34,6-7), è altrettanto vero che esiste la libertà umana, presa sul serio da Dio che la rispetta fino alle sue estreme conseguenze, anche quella del rifiuto radicale e totale del bene e dell’amore. Scriveva giustamente la romanziera tedesca Luise Rinser (1911-2002): «Ecco la mia idea precisa dell’inferno: uno se ne sta lì seduto, completamente abbandonato da Dio, e sente che ormai non può più amare, mai più, e che mai più incontrerà un uomo per tutta l’eternità». Ebbene, se stiamo alla Bibbia, sappiamo che è centrale un simbolo per rappresentare l’inferno: il fuoco. Anche l’immagine spaziale della Geenna, che in ebraico significava "valle dei figli di Hinnon", attirava con sé l’idea di un incendio, perché era il luogo ove avveniva la combustione dei rifiuti di Gerusalemme e ove si consumavano culti pagani proibiti, nei quali si bruciavano persino figli, immolandoli per placare la divinità (sono le «alture di Tofet» a cui fa cenno Ger 7,30-33). La trasformazione della Geenna e del fuoco in un simbolo infernale è, però, un risultato tipicamente cristiano, legato alle parole di Gesù (il profeta Gioele, al massimo, ricorre a un luogo vicino alla Geenna, la valle di Giosafat, per collocarvi la sede del giudizio divino finale sulla storia: cf Gl 4,2.12-14). Ecco solo un paio di esempi. «Se la tua mano [poi: il piede e l’occhio, ndr] ti è di scandalo, tagliala! È meglio per te entrare monco nella vita, che andare con tutte e due le mani nella Geenna, nel fuoco inestinguibile» (Mc 9,43-48). Nel giudizio finale agli empi è riservata questa minaccia di Cristo: «Andate via da me, o maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e i suoi seguaci» (Mt 25,41). L’immagine passerà anche in san Paolo, che destina a «essere bruciata» l’opera malvagia dell’apostolo, perché «la svelerà quel giorno che si manifesterà col fuoco, e il fuoco saggerà quale sia l’opera di ciascuno» (1Cor 3,13-15). 

San Giacomo, nella sua lettera, intravede nel peccato di lingua il bagliore delle fiamme infernali: «Anche la lingua è un fuoco! […] essa brucia la ruota della nostra vita ed è poi bruciata essa stessa nell’inferno» (Gc 3,5-6). L’Apocalisse allargherà l’immagine trasformando gli inferi in uno «stagno di fuoco e zolfo», ove sono relegati la Bestia satanica, i falsi profeti, la morte, gli inferi, i vili, gli increduli, gli abietti, gli omicidi, gli immorali, i fattucchieri, gli idolatri e tutti i menzogneri (cf Ap 20,10.14; 21,8). Ora, il fuoco di per sé è nella Bibbia un simbolo divino, come la stessa scenografia delle teofanie attesta (si pensi al roveto ardente del Sinai). Cristo dichiara: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e vorrei davvero che fosse già acceso!» (Lc 12,49). Il fuoco è, inoltre, il simbolo dello Spirito Santo, come si ha nella scena ben nota della Pentecoste. Ora, è proprio il fuoco divino a rivestire anche un’altra funzione, rivelando un diverso volto di Dio che è, sì, il Salvatore, ma è al tempo stesso il Giudice, non indifferente alle esigenze della morale. Il fuoco è quindi l’amore di Dio, ma è altresì la sua giustizia. 

Ecco, allora, il vero significato del fuoco  dell’inferno: è un modo espressivo e incisivo per mettere in scena il giudizio divino sul male. Il Signore non è il "buon Dio" di una certa morale accomodante; egli è il fuoco e, perciò, non può essere manipolato come a noi più piace, non è riconducibile alle nostre manovre e ai nostri diversivi. Egli è, certo, fuoco di amore e di passione profonda, egli riscalda i cuori e scioglie il gelo delle anime infelici. Ma è anche il fuoco che scotta chi tenta di afferrarlo o spegnerlo. La Geenna con il suo ardente focolare è, quindi, il simbolo dell’agire giusto di un Dio libero e ben deciso a ingaggiare con il male la sua lotta vittoriosa. In questo senso aveva ragione lo scrittore cattolico francese Georges Bernanos(1888-1948) quando, nel suo romanzo Monsieur Ouine (1946), non esitava a dichiarare: «Si parla sempre del fuoco dell’inferno, mentre l’inferno è freddo», proprio perché è la mancanza del fuoco benefico dell’amore. Si riesce, così, a comprendere, come spesso si è spiegato, che l’inferno, anche se nella Bibbia e nella tradizione è stato collocato in un luogo, è piuttosto uno stato, una realtà in cui viene a trovarsi la persona peccatrice.

Certo, come si è visto, l’Antico Testamento inizialmente vedeva l’oltretomba come un orizzonte indistinto (lo sheol), dove tutti piombavano dopo la morte. Il libro della Sapienza aveva cominciato a ridurlo a sede dei malvagi, facendone così una dimora infernale, mentre i giusti entravano nella comunione divina, nello zenit celeste, rispetto a quell’oscuro nadir di tenebra e di silenzio. 

A questo punto possiamo comprendere quanto sia decisiva e necessaria la categoria di "inferno" espressa attraverso il simbolismo igneo come componente della vicenda umana nella sua libertà di scelta per il bene o per il male, e quanto lo sia anche per lo stesso concetto di Dio, Signore buono e giusto, pronto a tutelare la morale, a sanzionare il male e a premiare il bene. E proprio perché è sganciato dalla materialità spaziale, l’inferno penetra già ora, attraverso la morte, nella storia personale e universale, così come vi si insedia il paradiso. Aveva allora ragione - anche se il suo linguaggio non era del tutto teologicamente calibrato e la sua finalità non era strettamente religiosa - Italo Calvino (1923-1985) quando, nel romanzo Le città invisibili(1972), scriveva: «L’inferno dei viventi è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo è facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte, fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e approfondimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio». (G. Ravasi)

E' la Grazia che crea la Fede...



Come ci prepariamo all'Anno della Fede? C'è qualcosa che "dobbiamo" fare? E, se sì, che cosa? A queste domande risponde il testo che segue, straordinario, che riprendo dal blog di Antonio Socci.

* * *

 Il 19 marzo 1978, presso l’università Lateranense, don Giussani, ripercorrendo la storia del Movimento diceva: “Noi rendiamo presente Cristo per il cambiamento che Egli opera in noi”.
Non per quello che facciamo noi, ma per quello che Lui fa in noi.
La testimonianza cristiana – che Gesù Cristo è vivo – è quello che  fa  Lui, perché se agisce è vivo.
Anzi, se noi ci diamo tanto da fare, può sorgere la tentazione che Lui non faccia più niente perché  è morto!
“La fede cristiana è che Gesù Cristo è risorto e vivo” (S. Agostino)
Il primo cambiamento, l’inizio del cambiamento è la commozione, del cuore, la stessa che avevano i pastori presso la grotta, a Betlemme; è quando il cuore, normalmente duro, si muove.
Come Gesù dà testimonianza di essere Dio? Attraverso la sua umanità. Lo ha detto poco alla volta e così esplicitamente solo a pochi, verso la fine. Ha reso evidente che la sua umanità sorgeva da qualcosa di più grande, dalla familiarità che aveva con il Padre (Padre nostro…)

Vi parlo di due episodi del vangelo, accaduti all’entrata e all’uscita di Gerico.
  1. “Nell’uscire da Gerico, una gran folla lo seguì: ed ecco, due ciechi, seduti lungo la strada, sentendo che passava Gesù, si misero a gridare: “Signore, Figlio di Davide, abbi pietà di noi!” La folla li sgridava per farli tacere, ma quelli gridavano più forte:”Signore, Figlio di Davide, abbi pietà di noi!” Mt.20,29ss
Perché gridavano? Erano ciechi eppure hanno gridato perché passava Gesù. Anche il nostro cuore è un grido, un grido di felicità…anche se poi ci si abitua e non si riconosce più la domanda di felicità che è in noi. Se Gesù non passa non si può domandare; per domandare la felicità bisogna sentire, in qualche modo, la vicinanza della risposta. Passava Gesù…hanno destato la speranza, hanno gridato!

  1. “Gesù entrò poi in Gerico, e stava attraversando la città, quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, desiderava vedere chi fosse Gesù, ma non poteva a causa della folla, perché era basso di statura.Correndo avanti, salì sopra un sicomoro per vederlo, perché doveva passare di lì. Gesù, arrivato in quel punto, alzò gli occhi e disse: “Zaccheo, presto, scendi, perché oggi devo fermarmi in casa tua.” Ed egli, svelto, scese e lo accolse con gioia.”
Gesù passa ed alza lo sguardo. Zaccheo scese pieno di gioia e lo accolse in casa sua. Gesù l’ha guardato.
“Bisogna essere guardati per guardare, essere amati per amare, prediletti per dire sì” (S.Agostino)
Nella meditazione per il prossimo venerdì santo, il cardinale Ratzinger proporrà, nell’incontro di Cristo con la madre, sulla via del calvario, la domanda : “Quando il Figlio dell’Uomo tornerà, troverà ancora la fede sulla terra?”
La fede in Lui, in Gesù vivo. Troverà ancora chi lo riconosca? Questa domanda può voler dire che Gesù chiede se la sua passione avrebbe portato frutto, sarebbe stata utile all’uomo. Perché egli era vero uomo, uomo come noi eccetto che per il peccato.
Quando ha guardato la madre, ormai sfigurato dal dolore, sulla via del calvario, Gesù ha avuto la certezza che la sua sofferenza sarebbe stata utile.
Gesù ha sofferto ed ha pregato, ha chiesto anche di non morire. Quando Gesù ha guardato la madre, ha avuto la certezza che la sua sofferenza non sarebbe stata inutile.
“Con la sua speranza e con la fede, Maria ha anticipato il trionfo del Figlio” (dalla Liturgia).
Maria  non poteva fare altro che stare lì, ai piedi della croce.
Quando incontra  la Maddalena, il primo giorno dopo il sabato, tutto era finito, era morto davvero, Gesù la chiama: “Maria! Non mi trattenere…”perché non si può possedere questa presenza, non è un possesso nostro il cristianesimo.
E’ la Grazia che crea la fede.
Se il Signore non mi dona continuamente la fede, io la perdo.
E’ l’identica Grazia che rende credenti e fa rimanere credenti.

Oggi, quell’umanità di Cristo che ha guardato Zaccheo, che è stata confortata dalla madre, una creatura come noi, redenta anche se preservata dal peccato, non è più visibile. Egli era pieno della grazia; come quella grazia raggiunge noi che non vediamo più la sua umanità?
L’idea dell’esistenza di Dio non commuove l’uomo; se lo commuovesse, non sarebbe stato necessario diventare uomo…
Come la Grazia raggiunge l’uomo?
1.  Attraverso i sacramenti, i segni dei suoi. L’umanità di Cristo ci raggiunge oggi attraverso segni visibili all’uomo “Gesù ti fai nostro…” (vedi in fondo la preghiera del card. Montini)
Dopo la sua morte, la speranza era finita, i discepoli hanno perso la fede e la speranza. Per questo la loro testimonianza è che veramente è accaduto qualcosa che ha ridato la speranza, vuol dire che è tornato… altrimenti il cristianesimo è una costruzione che aggiunge fatica alla fatica di vivere.
2. L’origine della vita cristiana è l’opera buona che Lui compie in noi; è quando sorgono la commozione, lo stupore per la sua presenza, le lacrime per il peccato. Le lacrime non sono opera del peccato, perché il peccato produce solo una schiavitù più grande; le lacrime nascono dalla sua presenza che ci riabbraccia; si piange di gratitudine per essere amati.
“Era dolce il Padre” e nel  figliol prodigo, la lontana memoria della dolcezza del padre, genera il ritorno. Quando è tornato il Padre è stato più dolce di prima. E’ più dolce essere riabbracciati.
Il pianto di Pietro testimonia, con le sue lacrime, che Lui, Gesù, gli voleva bene.
“Quando sono caritatevole, è Gesù…. (S.Teresa di Lisieux)
I nostri tentativi diventano pesanti, le cose che facciamo noi, anche quelle buone, diventano pesanti. Le cose che fa il Signore restano leggere.
Il nostro voler bene, il nostro perdono, non sono nostri…e i primi spettatori stupiti dell’opera di Dio, siamo proprio noi. Così il modo nostro di partecipare al suo agire, al suo operare, alla sua testimonianza, si esprime solo come preghiera, come domanda, proprio come i bambini.
Il nostro darci da fare è, tante volte, una contro-testimonianza.

Gesù caro, vieni a me, e il mio cuore unisci a Te.
 E’ meschino il nostro cuore, deh! Ti degni entrarci Tu,
 a infiammarlo del Tuo amore,
dolce amabile Gesù.
“Gesù ti fai nostro.
Ci attiri verso di te presente, presente in una forma misteriosa.
Tu sei presente,come il singolare pellegrino di Emmaus
che  raggiunge,avvicina accompagna, ammaestra e conforta
 gli sconsolati viandanti nella sera delle perdute speranze.
Tu sei presente nel silenzio e nella passività dei segni sacramentali,
quasi che tu voglia tutto insieme velare e tutto svelare di te,
in modo che
solo chi crede comprenda,
 e solo chi ama possa veramente ricevere.
Verso di te ci attiri, o paziente;
 paziente nell’oblazione di te per l’altrui salvezza, per l’altrui alimento; paziente nella figurazione del corpo separato dal sangue;
 paziente fino all’estrema misura del dolore, del disonore, dell’abbandono, dell’angoscia e anche della morte.
Così nella misura della pena
 diviene palese il grado della colpa e dell’amore,
 della colpa umana e dell’amore tuo”
                                                                           G.B.Montini, arcivescovo di Milano


Meditazione di don Giacomo  Tandardini  –  Alba Adriatica, il 18/02/05
Appunti di Carolina di Sante non rivisti dall’autore

UNA MIA CONSIDERAZIONE SU QUESTA PAGINA
Don Giacomo, morto prematuramente nell’aprile scorso, è stato uno dei più geniali e commoventi fra i figli di don Giussani. Molto gli dobbiamo. Personalmente gli devo moltissimo.
Rileggere oggi questi semplici appunti di una sua conversazione – come sentirlo parlare – è tirare un grande respiro dalla vetta di una montagna. E’ come sentirsi liberati da un peso.
A chi vi dice che la fede cristiana significa fare questo o fare quello, sforzarsi o impegnarsi di qua o di là, dite: amico, rilassati, è già venuto il Salvatore. Guardalo. Lasciati stupire e commuovere.
A chi vi dice che per capire la positività della realtà, per non franare davanti ai colpi della vita o per stare nella realtà, per non essere in balia delle circostanze o con la paura del nulla, bisogna “impegnarsi in un lavoro che ci faccia recuperare il nostro umano autentico”, personalmente direi che non ha capito niente (e molto altro), ma siccome bisogna essere caritatevoli propongo semplciemente di leggere queste parole di don Giacomo.
Che dicono tutt’altro. Che sono letteralmente un altro mondo. Che ci ridicono, commuovendoci, quello che veramente don Giussani ci ha insegnato, infiammando i nostri cuori.
Qui sta la libertà, qui fiorisce l’umanità. Questo è il cristianesimo.

Anno della Fede: il calendario degli eventi



ROMA, martedì, 31 luglio 2012  - Mancano poco più di settanta giorni all’inizio dell’Anno della fede, che sarà aperto con una solenne celebrazione presieduta dal Papa nella mattina di giovedì 11 ottobre, in piazza San Pietro.
Il calendario dell’Anno — che si concluderà il 24 novembre 2013 — prevede alcuni avvenimenti che vedranno la presenza di Benedetto XVI, insieme a una serie di incontri, convegni e iniziative che approfondiranno i diversi temi religiosi e culturali legati alla celebrazione. 
2012 
6 ottobre, Assisi.
Nella città di san Francesco il Cortile dei Gentili organizza un incontro di dialogo tra credenti e non credenti sul tema della fede.
7-28 ottobre, Città del Vaticano.
Tredicesima assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi sul tema: «Nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana».
11 ottobre, Città del Vaticano.
In piazza San Pietro, alle 10, Benedetto XVI presiede la solenne apertura dell’Anno della fede con i padri sinodali e i presidenti delle Conferenze episcopali.
L’Azione Cattolica Italiana organizza, dalle 18.30 alle 21.30, una fiaccolata da Castel Sant’Angelo a piazza San Pietro in ricordo del cinquantesimo anniversario dell’apertura del concilio Vaticano II.
12 ottobre, Roma.
Sul tema «La fede di Dante» serata culturale e artistica presso la chiesa del Gesù in Roma, alle 21, organizzata dal Pontificio Consiglio per la Cultura in collaborazione con la Rettoria del Santissimo Nome di Gesù all’Argentina e la Casa di Dante in Roma. Sarà proposto il canto XXIV del Paradiso, che contiene la professione di fede del sommo poeta.
20 ottobre, Roma.
Pellegrinaggio al Gianicolo e veglia missionaria organizzati dalla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.
21 ottobre, Città del Vaticano.
Benedetto XVI presiede la canonizzazione di sei martiri e confessori della fede: Jacques Barthieu, sacerdote gesuita, martire missionario in Madagascar (1896); Pietro Calungsod, laico catechista, martire nelle Filippine (1672); Giovanni Battista Piamarta, sacerdote testimone della fede nell’educazione alla gioventù (1913); Madre Marianne (Barbara Cope), testimone della fede nel lebbrosario di Molokai (1918); Maria del Monte Carmelo, religiosa in Spagna (1911); Caterina Tekakwitha, laica indiana convertita alla fede cattolica (1680); Anna Schäffer, laica bavarese, testimone dell’amore di Cristo dal letto di sofferenza (1925).
26-30 ottobre, Roma.
Congresso dell’Unione mondiale degli insegnanti cattolici sul ruolo dell’insegnante e della famiglia nella formazione integrale degli studenti, con la partecipazione della Congregazione per l’Educazione Cattolica,  e celebrazione per l’Anno della fede.
15-17 novembre, Città del Vaticano.
Ventisettesima conferenza internazionale del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari sul tema «L’ospedale, luogo di evangelizzazione: missione umana e spirituale».
1° dicembre.
 Celebrazione con il Santo Padre dei primi Vespri di Avvento per i Pontifici atenei romani, i seminari e collegi ecclesiastici, e le università, organizzata dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica.
20 dicembre, Roma.
Inaugurazione della mostra sull’Anno della fede a Castel Sant’Angelo. L’esposizione durerà fino al 1° maggio 2013.
28 dicembre, Roma.
Apertura dell’incontro europeo di giovani, organizzato dalla comunità di Taizé in collaborazione con il Vicariato di Roma. L’incontro si concluderà il 2 gennaio 2013.
2013 
25 gennaio, Roma.
Celebrazione ecumenica alla presenza di Benedetto XVI nella basilica di San Paolo fuori le Mura.
Presso la pinacoteca della basilica sarà inoltre visitabile  — fino al 24 novembre 2013 — l’esposizione Sanctus Paolus extra moenia et Concilium Oecumenicum Vaticanum II.
2 febbraio, Città del Vaticano.
Celebrazione presieduta da Benedetto XVI nella basilica di San Pietro in occasione della Giornata mondiale dei religiosi e delle religiose.
25-26 febbraio,  Roma.
Congresso internazionale sul tema «Santi Cirillo e Metodio fra i popoli slavi: 1150 anni dall’inizio della missione». I lavori si svolgeranno il giorno 25 presso il Pontificio Istituto Orientale e il giorno 26 alla Pontificia Università Gregoriana.
24 marzo.
Benedetto XVI celebra la Domenica delle Palme, giornata tradizionalmente dedicata ai giovani in preparazione alla Giornata mondiale della gioventù.
4-6 aprile, Roma.
Convegno internazionale dell’Associazione Cattolica Internazionale Scienze dell’Educazione, con la partecipazione della Congregazione per l’Educazione Cattolica, e celebrazione per l’Anno della fede.
13 aprile, Città del Vaticano.
Concerto «Oh My Son», nell’Aula Paolo VI.
15-17 aprile.
Giornata dei seminari in occasione del 450° anniversario della loro istituzione.
Giornata di studio, organizzata dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica, sulla rilevanza dei documenti del concilio Vaticano II e del Catechismo della Chiesa Cattolica nella formazione dei candidati al sacerdozio e nell’ambito della revisione in corso della Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis.
28 aprile, Città del Vaticano.
Giornata dedicata a tutti i ragazzi e le ragazze che hanno ricevuto il sacramento della Confermazione. Il Santo Padre conferirà la Cresima a un piccolo gruppo di giovani.
5 maggio, Città del Vaticano.
Celebrazione del Papa in occasione della Giornata delle confraternite e della pietà popolare.
18 maggio, Città del Vaticano.
Vigilia di Pentecoste celebrata da Benedetto XVI e dedicata a tutti i movimenti, con il pellegrinaggio alla tomba di Pietro e invocazione allo Spirito Santo.
2 giugno.
Solenne adorazione eucaristica presieduta dal Papa. L’adorazione si svolgerà in contemporanea in tutto il mondo in occasione della festa del  Corpus Domini. 
16 giugno.
Giornata della Evangelium vitae alla presenza del Papa. La Giornata sarà  dedicata alla testimonianza del Vangelo della vita, a difesa della dignità della persona dal primo istante fino al suo ultimo momento naturale.
22 giugno, Città del Vaticano.
Grande concerto per l’Anno della fede in piazza San Pietro.
7 luglio, Città del Vaticano.
Alla presenza del Papa, conclusione in piazza San Pietro del pellegrinaggio dei seminaristi, novizi e novizie.
23-28 luglio, Rio de Janeiro.
Giornata mondiale della gioventù con Benedetto XVI.
18-19 settembre.
Seminario di studio, organizzato dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica, delle università cattoliche sul valore del Catechismo della Chiesa Cattolica nell’insegnamento della teologia nelle università cattoliche.
29 settembre, Città del Vaticano.
Giornata dei catechisti alla presenza di Benedetto XVI. La giornata sarà anche l’occasione per ricordare il ventesimo anniversario della pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica.
13 ottobre, Città del Vaticano.
Celebrazione di una Giornata mariana alla presenza di Benedetto XVI e di tutte le associazioni mariane.
24 novembre, Città del Vaticano.
Il Papa presiede la celebrazione conclusiva dell’Anno della fede.
[Fonte: L'Osservatore Romano]

"A Lui vogliamo guardare nelle prossime catechesi".

Papa Benedetto XVI

Il 30 novembre 2011, il Papa aprì un ampio e articolato ciclo dedicato alla Preghiera cristiana, che poi si è sviluppato con diverse accentuazioni, passaggi e narrazioni bibliche. In concomitanza con l'inizio del suo relativo periodo di vacanze pressi le Ville Pontificie di Castel Gandolfo, le Catechesi (Udienze generali) di Benedetto XVI sono state sospese per l'intero mese di luglio. Benedetto XVI in queste settimane ha continuato ad affrontare i suoi impegni pastorali, in particlare la preparazione di 4 prossimi grandi eventi per la vita della Chiesa: il suo viaggio in Libano, dal 14 al 16 settembre; l'Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi dedicata all'Evangelizzazione; l'apertura dell'Anno della Fede e la proclamazione di due nuovi Dottori della Chiesa (Santa Ildegalda e San Giovanni d'Avila).
Domani mercoledì 1° agosto, il Papa riprende queste catechesi. Sarà la numero 24 del 2012. (I luoghi della Catechesi, San Pietro o Piazzale antistante il Palazzo apostolico di Castel Gandolfo sarà comunicato di volta in volta a seonda l'affluenza di fedeli e pellegrini)
Il 27 giugno scorso, ultimo appuntamento prima della sospensione,  il Papa così presentò le sue riflessioni: "La nostra preghiera è fatta, come abbiamo visto nei mercoledì passati, di silenzi e di parola, di canto e di gesti che coinvolgono l’intera persona: dalla bocca alla mente, dal cuore all’intero corpo. E’ una caratteristica che ritroviamo nella preghiera ebraica, specialmente nei Salmi. Oggi vorrei parlare di uno dei canti o inni più antichi della tradizione cristiana, che san Paolo ci presenta in quello che è, in certo modo, il suo testamento spirituale: la Lettera ai Filippesi. Si tratta, infatti, di una Lettera che l’Apostolo detta mentre è in prigione, forse a Roma. Egli sente prossima la morte perché afferma che la sua vita sarà offerta in libagione (cfr Fil 2,17)". E' probabile che il Papa, domani, riprenda a partire da questo momento.
Il 30 novembre 2011, il Papa presentò il ciclo sulla "preghiera attraversa tutta la vita di Gesù" con queste parole: "Cari fratelli e sorelle, nelle ultime catechesi abbiamo riflettuto su alcuni esempi di preghiera nell’Antico Testamento, oggi vorrei iniziare a guardare a Gesù, alla sua preghiera, che attraversa tutta la sua vita, come un canale segreto che irriga l’esistenza, le relazioni, i gesti e che lo guida, con progressiva fermezza, al dono totale di sé, secondo il progetto di amore di Dio Padre. Gesù è il maestro anche delle nostre preghiere, anzi Egli è il sostegno attivo e fraterno di ogni nostro rivolgerci al Padre. Davvero, come sintetizza un titolo del Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, «la preghiera è pienamente rivelata ed attuata in Gesù» (541-547). A Lui vogliamo guardare nelle prossime catechesi".
Dal 4 maggio al 17 agosto, in 10 incontri il Papa aveva già anticipato questo grande tema riflettendo "sull'uomo in preghiera". Il 4 maggio Benedetto XVI sottolineò: "Cari fratelli e sorelle, quest’oggi vorrei iniziare una nuova serie di catechesi. Dopo le catechesi sui Padri della Chiesa, sui grandi teologi del Medioevo, sulle grandi donne, vorrei adesso scegliere un tema che sta molto a cuore a tutti noi: è il tema della preghiera, in modo specifico di quella cristiana, la preghiera, cioè, che ci ha insegnato Gesù e che continua ad insegnarci la Chiesa. E’ in Gesù, infatti, che l’uomo diventa capace di accostarsi a Dio con la profondità e l’intimità del rapporto di paternità e di figliolanza. Insieme ai primi discepoli, con umile confidenza ci rivolgiamo allora al Maestro e Gli chiediamo: “Signore, insegnaci a pregare” (Lc 11,1)". (L. Badilla)
Fonte: Il Sismografo

La Chiesa e la massoneria.

Simboli e massoneria


Persino negli interrogatori per il furto di documenti dall’appartamento papale si è parlato di cordate occulte, cabine di regia, affiliazioni massoniche di ecclesiastici. «Dal punto di vista teorico Chiesa e Massoneria sono obiettivamente inconciliabili», afferma a «Vatican Insider» il vescovo di San Marino-Montefeltro, monsignor Luigi Negri,presidente della «Fondazione internazionale Giovanni Paolo II per il magistero sociale della Chiesa ed esponente di primo piano di Comunione e Liberazione.

Un cattolico può essere massone?

«No. La fede cattolica professa la redenzione dell'uomo nella presenza misericordiosa di Cristo, incarnazione del Verbo di Dio, e tale redenzione implica il compimento definitivo di quell'ansia di verità, di bellezza, di bene e di giustizia che costituiscono la struttura fondamentale della antropologia cristiana. Per la fede cattolica la persona è, già a livello naturale, in rapporto col mistero di Dio, e per questo rapporto la vita umana matura nella individuazione dei tratti, certamente enigmatici ma reali, del mistero di Dio. La massoneria implica invece una antropologia del potere umano. La massoneria fonda ed esprime una concezione dell'uomo e della realtà per la quale l'uomo realizza pienamente se stesso con le sole sue forze, intellettuali e morali. La Massoneria è una gnosi e il riferimento a dimensioni religiose è esclusivamente riconducibile ad espressioni, sostanzialmente equivalenti, dell'intelligenza e del cuore umano, che rimangono l'unico assoluto».

Su cosa si fonda questa inconciliabilità?

«Antropologia della verità, quella cattolica; antropologia del potere, quella massonica. La visione massonica della realtà umana, storica e sociale, implica necessariamente una lotta alla realtà ecclesiale, in quanto questa sostiene una visione dell'uomo e della realtà sociale fondata su una antropologia che la Massoneria considera negativa e definitivamente superata. La dichiarazione sulla Massoneria, pubblicata il 26 novembre 1983 dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, raccoglie e fissa in maniera definitiva la impossibilità a qualsiasi intesa, sul piano teorico e pratico, fra Chiesa e Massoneria. Tutti i tentativi che sono stati condotti per attenuare, o addirittura eliminare, la posizione della Chiesa sulla Massoneria, sono espressione di sostanziali equivocità dottrinali e storiche, che hanno sempre ricevuto un autentico disprezzo da parte delle varie autorità massoniche. Nel confronto tra Chiesa e Massoneria si vive un aspetto, drammaticamente significativo, del rapporto tra Chiesa e modernità.La Massoneria è, sostanzialmente, e, si potrebbe dire, gloriosamente moderna e quindi sostanzialmente antiecclesiale».

E’ possibile il dialogo con i “liberi muratori”?

«Tutta la preoccupazione per trovare punti di intesa fra Chiesa e Massoneria hanno sempre trovato la più rigorosa condanna da parte della Massoneria. Se la questione del rapporto tra Chiesa e Massoneria, sul piano dottrinale, etico e sociale non ha subito nessuna modificazione, è pure evidente che non esiste soltanto un problema interno alla Chiesa e che si formula come impossibilità a una contemporanea adesione alla Chiesa e alla Massoneria. La società di oggi, nella sua estrema articolazione, nella compresenza di varie opzioni culturali e sociali, pone certo il problema dell'eventuale rapporto, sul piano pratico-sociale, tra cristiani e massoni. Vorrei chiarire che si tratta di dialogo e di eventuali confronti pratici e sottolineare che il dialogo è tanto più effettivo e, in qualche modo efficace, quanto più è espressione di una identità forte.Il dialogo con gli aderenti alla Massoneria e alle strutture massoniche della società è tanto più reale e, in qualche modo, può contribuire a una maturazione positiva della società, quanto più i cristiani vi si impegnano in forza della propria originalità di fede, senza correre il rischio di posizioni teoriche e pratiche concordistiche o irenistiche. Non è certo andando alla ricerca di una presunta visione comune catto-massonica che si opera positivamente per il bene comune della società».

Quindi nessuna mediazione è possibile?

«Personalmente ritengo che il dialogo tra cristiani e massoni, come anche il dialogo con esponenti di ogni altra visione antropologica o religiosa, può essere un fattore positivo per l'incremento della vita sociale, ma a condizione che non si metta fra parentesi l'irrinunciabile originalità dell'evento cristiano che segna in modo indelebile la coscienza e il cuore di quanti seguono il mistero di Cristo, nel mistero della Chiesa. Non si può certo negare, e anche qui il magistero degli ultimi papi è straordinariamente puntuale, che il pericolo sia oggi da parte dei cristiani, di pretendere di ritrovare la propria identità nel dialogo e nel compromesso con le forze mondane.

Questo dialogo distrugge la Chiesa e certo non dà un apporto significativo alla vita e alle problematiche della società. I criteri e le regole del dialogo fra i cristiani e gli aderenti ad altre posizioni culturali e storiche non vengono fissati se non dalla Chiesa, nel suo irrinunciabile compito di essere responsabile della verità e della carità. Come ci ha ben insegnato Benedetto XVI, una verità senza carità corre il rischio della ideologia, ma una carità senza verità è soltanto un illusorio emotivismo.Mi sembra quindi che non si deve né enfatizzare positivamente il dialogo fra cristiani massoni, né deprecarlo, ma consentire che la missione che i cristiani vivono nella società, in obbedienza alla Chiesa e alle sue direttive, sappia assumersi la responsabilità e il rischio di dialoghi e di collaborazioni che si rivelino utili per la vita sociale».

Qual è il terreno di un possibile confronto?

«Una posizione che mi sembra raccogliere il senso profondo del magistero della Chiesa sulla Massoneria esprime la possibilità di dialoghi effettivi ed efficaci, di cui è piena la storia della Chiesa e della missione cristiana. Non sono mancati in questi ultimi secoli, certamente fin dai tempi del grande Papa Benedetto XIV, voci su implicazioni di alti gradi della ecclesiasticità con la massoneria. Non ho competenza per giudicare sulla consistenza delle voci che si sono rinnovate negli ultimi decenni. Preferisco dire che, ove episodi del genere siano caduti, dipendono da una insufficiente coscienza della propria identità cristiana e dal desiderio di ritagliare, nel contesto della società, uno proprio spazio di potere, economico e politico. E, come dicevano gli antichi, "de hoc, satis"».
Fonte: G. Gaeazzi in "Vatican Insider"

lunedì 30 luglio 2012

El sufrimiento de los inocentes: los discursos en N.Y. (Esp.)




EL SUFRIMIENTO DE LOS INOCENTES UN HOMENAJE SINFÓNICO Y DE ORACIÓNKiko Argüello, compositor
Pau Jorquera, director
Avery Fisher Hall Centro Lincoln de las Artes Nueva York 8 de Mayo de 2012



GIUSEPPE GENNARINI:
Señoras y señores, buenas noches. Bienvenidos esta noche a este acontecimiento. Mi nombre es Giuseppe Gennarini. Soy de Italia. Estoy casado, con seis hijos, y soy el responsable en Estados Unidos del Camino Neocatecumenal, que es una de las realidades de renovación en la Iglesia Católica hoy en día. En Estados Unidos hay alrededor de mil comunidades en ochenta Diócesis. Cada una está compuesta de más o menos cincuenta personas y, también, hay siete seminarios que están preparando sacerdotes para la Nueva Evangelización. Les doy la bienvenida en esta noche con gran amor, con gran aprecio por su res- puesta. ¡Bienvenidos hermanos y hermanas judíos y todos los demás!
Permítanme, antes de empezar, presentar algunas de las personalidades eminentes que están aquí con nosotros esta noche. Quisiera ser breve pero quiero mencionar tantos como sea posible. Ante todo quisiera saludar a Su excelencia Arzobispo Francis Assisi Chulikat, representante del Santo Padre BenedictoXVI ante las Naciones Unidas. ¡Bienvenido!; Cardenal Paul Joseph Cordes, Presidente emérito del Consejo Pontificio Cor Unum; Cardenal Ernesto Rivera Carrera, de Ciudad de México; Obispo Nicola Di Marzio, de Brooklyn; Obispo auxiliar Frank Caggiano, de Brooklyn; Obispo José Manuel Lorca Planes, de Cartagena, España; Obispo Alfonso Cabezas, de Villavicencio, Colombia; Obispo José Luis del Palacio, del Callao, Perú; Obispo Benjamín Almoneda, de las Filipinas; Obispo Ángel Oballan, de Catarman, Filipinas.
Nos honran con su presencia muchos rabinos. Ante todo quiero saludar y dar las gracias al rabino David Rosen, quien ha promovido este evento desde el principio y ha venido de Israel. También quiero saludar a un grupo de rabinos que han patrocinado este sueño de encontrarnos esta noche, de realizar este acto de amor y reconciliación y nos han apoyado, nos han aconsejado: Rabino Arthur Schneier, quien recibió al Papa Benedicto XVI en 20008; Rabino Irving "Yitz" Greenberg; Rabino Joseph Potasnik. ¡Gracias!
Rabino Jay Rosenbaum; Rabino Lawrence Zierler; Rabino Bob Kaplan; Rabino Eric Greenberg; Rabino Noam Marans; Rabino Mark Schneier; Rabino Richard Marker. ¡Bienvenidos!
También queremos saludar al Rabino David Kosack; al Rabino Hillel Friedman; Rabino Shae Kane;RabinoMoses A. Birnbaum. ¡Bienvenidos!
Rabino Asher Lopatin; Rabino Nossom Shuman; Rabino Phillip Ayat; Rabino Gary Severe; Rabino Gustavo Kaselnik, de Panamá; Rabino Eugene Korn; Rabino Hassan Voguel.
Estamos honrados también con la presencia del señor Abraham Foxman, director nacional de la Liga Antidifamación. Nos gustaría saludar también al señor Morgenthau, Antiguo Fiscal del Condado de Nueva York. ¡Bienvenido!
También el señor Gary Altman del ayuntamiento de la ciudad de Nueva York; el señor Robert Stearns de Eagle's Wings; la señora Lyubov, que ha traído con ella a un grupo de supervivientes del holocausto; la señora Orna Magen que ha venido desde Israel y que es la directora del Centro de Música de Jerusalén.
También el señor Gil Lainer, cónsul de Israel.
Quiero añadir que el Cardenal Dolan quería estar aquí esta noche pero no pudo a causa de otros compromisos previos y envía una carta de bienvenida. Dice:
Queridos amigos: Estoy encantado de darles la bienvenida a todos a lo que promete ser un evento del mayor significado y de gran inspiración. Debido a que he sabido de este espléndido evento hace tres meses y para ese entonces ya tenía otro compromiso de gran significancia, lamento no poder estar con ustedes. Mi ausencia física no disminuye mis mejores deseos para Kiko Argüello y para la orquesta y coro del Camino Neocatecumenal.Miaprecioprofundohaciaellospor este evento y mi más calurosa bienvenida a tantos hijos e hijas del Di*s de Abraham que estarán presentes. Con mis mejores deseos y en la oración, incondicionalmente suyo, Timothy Michael Cardinal Dolan, Arzobispo de Nueva York.
Entre muchas cartas recibidas, quisiera leer la carta del Cardenal Schonbörn, de Viena. Hubiera querido estar presente. Ya lo había preparado todo pero tuvo un compromiso que no pudo cancelar.Trató de hacerlo pero no pudo y nos escribió:
De muy buen agrado quiero ofrecer mi apoyo a la iniciativa promovida por el equipo internacional del Camino Neocatecumenal: "El sufrimiento de los inocentes, un homenaje sinfónico y de oración." Sí. Esta iniciativa es el fruto de la fe y el genio del señor Kiko Argüello. Debería ser para todos nosotros un acto de amor y reconciliación. Estamos sin palabras ante el misterio del sufrimiento del inocente y frente a sitios de horror y crímenes como Auschwitz,que no tiene paralelo en la historia. Es por esto que la música, que habla más allá de nuestros diferentes idiomas y culturas, nos puede ayudar a entrar en este misterio y construir puentes de reconciliación. Que el Señor purifique y reconcilie nuestros corazones con Di*s y entre nosotros a través de este concierto, para dar, a cualquiera que esté sufriendo hoy, el amor que, solo, puede vencer odio y violencia.
Firmado porCristopher Cardinal Schönborn, Arzobispo de Viena.
Les ruego me disculpen, pues hay muchos más que me gustaría saludar pero si continuo pasaríamos la noche entera saludando. Por favor, todos sean bienvenidos y reconocidos.
Esta noche seremos testigos de una novedad, vamos a comenzar con una oración y, después de la oración, el Rabino Rosen presentará a Kiko quien explicará lo que es esta sinfonía, su significado, y después de la sinfonía tendremos un coro, el coro de la sinagoga de Hampton encabezado por el cantor Erschtick, cantando El Male Rajamin, y finalmente el Rabino Schneier ofrecerá el Qaddish.
Ahora, antes de la oración, me gustaría dar la palabra al Rabino Yitz Greenberg.
RABINO YITZ GREENBERG:
Han pasado más de 3150 años desde que el Santo, el Bendito, hizo una alianza con el pueblo de Israel. Una alianza de redención para el mundo. Han pasado casi 2000 años desde que el Di*s de Amor abrió esta alianza de redención a las demás naciones a través del cristianismo. Para profunda pena y dolor de Nuestro Señor, las dos comunidades de la Alianza han pasado gran parte de estos 2000 años en conflicto, con opresión infligida por el menor sobre el mayor y con mutuo rechazo. Solo hace 50 años que el Concilio Vaticano II trajo a luz un documento crucial y apeló a una nueva apertura delcristianismoal mundo y al respeto y dignidad, diálogo y entendimiento entre cristianismo y judaísmo. Estamos todos profundamente en deuda con los iniciadores y los miembros del Camino Neocatecumenal por haber tomado la tarea de renovación y profundización del espíritu del cristianismo católico enfocándose particularmente en volverse con amor hacia el pueblo al cual el Papa Juan Pablo II llamó La Alianza nunca revocada.
El propósito [del Camino Neocatecumenal] es recuperar las raíces del cristianismo, aprender la Torá, que Jesús aprendió y que compartimos, y abrazar y proteger al pueblo y a la tierra de Israel. Este nuevo nacimiento del Espíritu Santo se expresa en el programa de esta noche. Puedo pensar en pocas actividades que alcancen ese nivel tan alto de dar nachat ruach, es decir, alegría, amor, plenitud de espíritu, a Nuestro Padre Celeste. Durante 2000 años Di*s ha esperado y confiado en que los pueblos de las alianzas de redención trabajasen y fueran testigos el uno junto al otro, llevaran la Buena Noticia y caminos de redención al mundo entero. Imaginad la alegría de Nuestro Padre lleno de amor mientras modelamos cómo la intensidad de la fe se expresa en amor y aprendizaje, en responsabilidad mutua y servicio, y no en imposiciones, coerciones o pretensiones de superioridad. Este modelo es un Kiddush Hashem, una santificación el nombre de Di*s, porque esto hace a nuestro Di*s de amor amable a los ojos de la humanidad.
Profundizar en la presencia divina aquí es a lo que está dedicada esta noche, también a la solidaridad con el sufrimiento de los inocentes. En palabras del profeta Isaías: Así dice el Excelso y Sublime, que mora por siempre y cuyo nombre es Santo: "Yo habito en un lugar excelso y santo, y estoy también con el humillado abatido de espíritu, para avivar el espíritu de los abatidos, para avivar el ánimo de los humillados." Por eso el nombre de Di*s es invocado en esta reunión, en las palabras de Éxodo 20: En cualquier lugar donde yo haga memorable mi Nombre, vendré a ti y te bendeciré. Por ello, bendecimos a todos los que participan en el trabajo del Camino Neocatecumenal, verdaderamente, y a todos los que están aquí esta noche, con la bendición dada a nuestro Padre Abraham hace 4000 años, cuando fue enviado para iniciar esta misión de Alianza: Yo haré de ti una gran asamblea de pueblos. Te bendeciré, haré tu nombre famoso y serás una bendición. Bendeciré a los que te bendigan y maldeciré a los que te maldigan. En ti y a través de ti serán bendecidas todas las familias de la tierra. Que así sea, Amen.
RABINO JAY ROSENBAUM:
Buenas tardes y Shalom. Verdaderamente es un gran placer para mí y para los miembros de mi congregación, el templo de Israel en Lawrence, Nueva York, compartir este momento histórico, trascendente y transformador de las relaciones judeo-católicas.
El concierto de esta noche, de homenaje y oración al Sufrimiento de los Inocentes, en palabras del Camino Neocatecumenal de la Iglesia Católica, compuesto por este su inspirado líder e iniciador, Kiko Argüello, es verdaderamente un regalo,un acto de amor y reconciliación hacia el pueblo judío. Agradecemos con todo nuestro corazón este don tan valioso y por haber recordado y haberse unido a nosotros para santificar la memoria de aquellos que perecieron en el Holocausto, acercándose a este acto sagrado desde su propia tradición bendita. De corazón a corazón, mientras nuestros corazones se solidarizan con todos los que conocen la pérdida y el dolor en este mundo.
El Papa Juan Pablo II se refería al pueblo judío como nuestros amados hermanos mayores. El Papa Benedicto XVI se refirió al pueblo judío como padres. Esta noche si seguimos adelante desde esta Sala Sinfónica, transformada ahora en un lugar sagrado, con un renovado sentimiento de confianza de los unos hacia los otros y de fe y compromiso hacia el futuro de las relaciones judeo-católicas, seremos, en este milenio del siglo XXI, hermanos y hermanas queridos y… compañeros. ¡Sí! Compañeros en reparar el mundo y la visión del Todopoderoso para provecho de toda la humanidad. Compañeros en el santo trabajo que el pueblo judío, a través de los siglos, ha llamado Tikkun Olam (reparación del mundo).
De nuevo, doy las gracias al señor Kiko Argüello, fundador del Camino Neocatecumenal, al señor Giuseppe Gennarini, amigo querido y líder del camino en los Estados Unidos y a todos los líderes religiosos y miembros de su movimiento a quienes he llegado a conocer y apreciar, por el magnífico regalo de este concierto de homenaje y oración que nos dan. Levantemos nuestras voces en la oración Shehecheyanu que ofrece momentos históricos de edificación para nuestras vidas. Ahora por favor, únanse a mí en hebreo rezando:
[Recita en hebreo]
Baruch Ata Adonai ElohenuBendito Tú, Señor, Nuestro Di*s,
Melekh ha'olam shehekhyanuRey del universo, que nos has mantenido vivos
weqiyyamanuy nos has sostenido
wehigga'nuy nos has traído
lazzeman hazzehasta este momento especial.
[Continúa en inglés]
Bendito seas tu, Señor nuestro Di*s, Rey del Universo por habernos protegido y preservado.
Sosteniéndonos para que pudiéramos reunirnos como hermanos y hermanas queridos, como compañeros en este momento de nuevos y glorioso comienzos.
Digamos todos:
Amen
¡Y que Di*s os bendiga!
RABINO DAVID ROSEN:
Eminencias,excelencias,estimadoclero, señoras y señores.
Es realmente una gran alegría poder ver aquí tantas personalidades importantes religiosas y laicas de ambas comunidades, cristiana y judía, juntos, con tan maravilloso seguimiento. Representantes del genuino compromiso de fraternidad y hermandad que ya habíamos oído mencionar, que está floreciendo y prosperando en nuestros tiempos. Les traigo las bendiciones de Sion.
Van a escuchar ahora, lo que a mi parecer es una obra musical conmovedora y emocionante. He tenido el privilegio de escucharla dos veces. Es importante comprender, especialmente para la presencia judía de este auditorio, que esta presentación es un tributo cristiano y un homenaje cristiano, que utiliza conjuntamente las imágenes y la teología de su propia herencia, para expresar su profunda solidaridad con la más grande tragedia en la historia de la humanidad que cayó sobre el pueblo judío; sirve tanto para simbolizar y plasmar como para advertir contra el mayor de los males. Es una obra concebida y escrita por el notable fundador del Camino NeocatecumenalKiko Argüello e interpretada por una orquesta y un coro de miembros de este importante movimiento. Un movimiento que encarna de modo extraordinario la transformación y la interiorización de tal transformación, en su trabajo y en su actividad.
Muchos de ustedes conocerán el cuento hasídico de un rabino que afirmaba que había aprendido el verdadero mensaje de la regla de oro escuchando a dos campesinos. Uno le dijo al otro: "¿Me amas? Y el otro respondía: "¡Claro que te amo!" Y el primero dijo"¿Sabes que es lo que me hace sufrir?" Y el otro respondió: "¿Cómo puedo saber loque te hace sufrir?" Y el primero le dijo: "Si no sabes lo que me hace sufrir, ¿Cómo puedes decir que verdaderamente me amas?" El concierto de esta noche, es una ejecución orquestal y coral de esta comprensión profunda que este movimiento, sus miembros bajo la dirección de su liderazgo, comparten y se hacen eco de la tragedia de la Shoá. Pero no es solamente un eco, ni un tributo, ni un homenaje, es una gran expresión de amor, de genuino y profundo amor.
Y ahora es para mí un gran placer y un honor invitar al fundador del Camino NeocatecumenalKiko Argüello a que presente el concierto y su contenido a todos nosotros.
KIKO ARGÜELLO:
Soy Kiko Argüello. Soy iniciador… Di*s ha querido que sea iniciador del Camino Neocatecumenal juntamente con una mujer, con Carmen Hernández, que no ha podido venir aquí, pero lo está viendo por Maríavisión, que lo está dando en directo a muchas naciones. Soy un español, soy un laico, soy un pintor que Di*s ha elegido [Kiko se encoge de hombros], que yo estoy sorprendido, un pobre y, fundamentalmente, un pecador. Estoy sorprendido que Di*s me ha hecho… arte, pintura, arquitectura, música. No me siento una persona extraordinaria, absolutamente. Di*s ha querido que yo tuviera una crisis existencial profunda.
El problema era uno,muy serio:
¿Di*s existe, realmente, verdaderamente, o no? Ha habido un momento en que yo contacto con el existencialismo de Sartre a través del teatro, en Bellas Artes y llegué a la convicción de que en el fondo el mundo es todo absurdo. Lo que me ha permitido intentar vivir con esta mente, esta realidad: Di*s no existe. Me he dado cuenta… pronto el cielo se me cerró como si fuera todo de cemento y me di cuenta que mi destino era vivir… aceptar que yo no he existido, que ahora existo y que mañana dejaré de existir, con total valentía, sin inventarme ningún cielo, ningún cuento de hadas. En esta situación, me di cuenta… he recibido un premio extraordinario nacional de pintura que no me ha provocado ningún… nada. ¿Por qué vivir? ¿Para qué vivir? Me di cuenta que,al final, cuando no pudiera más, me suicidaría.
En esta situación, fui ayudado por un hebreo: el filósofo Bergson. Dice que la intuición es un medio de conocimiento de la verdad más potente que la razón. Y me di cuenta que, en el fondo, mi intuición no aceptaba el absurdo total de la existencia, lo cual… ha empezado a aparecer una luz en ese túnel. Si no es todo absurdo, es posible que Di*s exista. Yo decía: ¿Qué me puede a mí garantizar que Di*s existe? He intentado hablar con un sacerdote católico y todo lo que decía me parecían cosas estúpidas. Me di cuenta que la fe no me la podía dar a mí mismo.
Bien. Después de esto, al final decidí gritar a Di*s. Quizá Di*s había hecho toda esta kenosis, este descendimiento para hacerme humilde, capaz de gritar a otro y, gritando a Di*s, recibí una sorpresa: algo dentro de mi corazón me decía que Di*s existía y que me amaba. No era la razón, no era el sentimiento, era una certeza. Me acuerdo que lloraba. Estaba sorprendido de que corrían lágrimas. ¿Por qué lloro? Era como un condenado a muerte, que está esperando morir y le dicen: eres libre.
Porque si Di*s existe, yo existo. ¡Di*s existe! Algo me lo certificaba. Dice San Pablo que la fe es el Espíritu de Cristo [que] da testimonio a nuestro espíritu [de] que Di*s nos ama. Es como un toque de sustancia, que nos ama como un Padre.
Bien. Después de esto… no voy a ser largo… Di*s ha permitido que tuviera un segundo encuentro con el sufrimiento de los inocentes. He visto el horror de los inocentes y al final he decidido dejar la pintura, dejar todo eirme a vivir entre los pobres. He pensado: Si el Mesías viene mañana, quisiera que me encontrara a los pies del último de la tierra. Y así me fui a vivir a una barraca. En un ambiente miserable, de gitanos. Eso pensaba yo, pero Di*s tenía otro proyecto: que yo… construir una iniciación cristiana. El camino es una iniciación cristiana abierta en las parroquias. Es una iniciación cristiana seria para hacer cristianos auténticos, para abrir un camino de retorno a la gente que está lejos de Di*s. Es un camino que se vive en pequeñas comunidades. Después de tantos años, hoy estamos extendidos en más de 120 naciones con miles de comunidades, 5000 parroquias, 25000 comunidades, etc… Pero esta iniciación cristiana tiene sus raíces en el descubrimiento de la historia de Israel. Así, todos los hermanos del camino aman muchísimo a Abraham, conocen la Escritura, el Éxodo. Todos tienen la Torá, todos escrutan la escritura, todos rezan los Salmos y tiene un amor grandísimo al pueblo de Israel. Como una obra de Di*s. No es una obra nuestra.
Bien. Con respecto a esta sinfonía, para no extenderme más, os leo brevemente… Primero, yo estoy contento de este día, el ocho de mayo. Para nosotros es un día significativo porque es el día de la Virgen de Pompeya. Cuando yo llegué a Roma, que me llevó un sacerdote fundador de una orden religiosa y que ahora esta en proceso de beatificación, -fui con Carmen y con un sacerdote-nos dijo: (yo no sabía italiano, no sabía nada. Vivía en la barraca) vamos a poner vuestra obra a los pies de la Virgen. Y nos llevó al Santuario de Pompei en Nápoles. La fiesta de esta Virgen es el 8 de mayo. Y después, en nuestra historia, que hemos sufrido muchas persecuciones y muchos procesos y muchos sufrimientos, en un momento muy difícil el Papa Pablo VI nos recibió y dijo: Vosotros hacéis lo que la iglesia primitiva hacía antes del Bautismo. Vosotros lo hacéis después. El antes o después no importa. Lo importante es que vosotros queréis… buscáis la autenticidad de la vida cristiana. Y esto es algo que nos consuela enormemente. Estas palabras nos salvaron ese momento que nos acusaban de que queríamos repetir el Bautismo. Esto lo dijo el día 8 de mayo. Haciéndonos ver… todas las gracias que hemos recibido en el camino, estaba detrás la Virgen del 8 de mayo.
Cuando hemos querido hacer este encuentro hemos pedido el Lincoln Center. No se podía…todos los días estaban ocupados. Solamente… nos dijeron que había una posibilidad, hoy, el 8 de mayo, si un contrato no se concretizaba. Y al final, no seconcretizó. Y estamos aquí como un signo de que la Virgen quiere esto. Además hoy se celebra el final de la Segunda Guerra Mundial. El 8 de mayo se firmó la rendición de Alemania. Hoy están reunidos Sarkozy y…, como se llama el otro…, Hollande para celebrar este día. Hoy es para los hebreos Lag B'Omer. Día 33. Es un momento, un día histórico. Algo quiere hacer Di*s.
Vamos a hacer una celebración sinfónico-catequética. Vamos a proclamar la palabra de Ezequiel. Vamos a cantar, con la Virgen María, Shemá Israel. Va a ser un momento, espero, grande para todos nosotros. Bien. Sobre la música…
[Kiko lee el texto del programa]
Queridos hermanos,
Cómo pretender componer música. Será una presunción mía o es mi vanidad. Sea como fuere, "No dejes nunca de hacer el bien por miedo a la vanidad, porque eso viene del demonio", me dijo una vez un anciano sacerdote. Hacer el bien.¿Es un bien intentar componer música? Os presento una pequeña composición musical que querría que fuese celebrativa, catequética también, sobre el sufrimiento de los inocentes.¿Quizá que la música logra decirnos algo más profundo sobre un tema tan importante? El sufrimiento de los inocentes.
Dijo el filósofo Sartre: "¡Ay de aquel a quien el dedo de Di*s aplaste contra la pared! Y el filósofo Nieztsche dice: "Si Di*s existe y no ayuda a los que sufren, es un monstruo y si no puede ayudarles, no es Di*s, no existe". ¡Ser estrellados contra la pared! Hombres tirados en la calle muertos de frío. Niños abandonados y recogidos en orfelinatos de horror donde son violentados y abusados. Aquella mujer que conocí en aquel barrio con la enfermedad de Parkinson abandonada por su marido, a quién su hijo, enfermo mental, golpeaba con un bastón y que pedía limosna en la calle. Me quedé sobrecogido. ¡Qué misterio el sufrimiento de tantos inocentes que cargan con el pecado de otros! El incesto, una violencia inaudita. Aquella fila de mujeres y niños desnudos hacia la cámara de gas. Y el dolor profundo de uno de los guardianes, que dentro de su corazón sentía una voz: "Desnúdate y entra en la fila y ve con ellos a la muerte". Y no sabía de dónde le venía. Esto lo ha escrito un nazi que se llama Kurt Gerstein, que después de la guerra no entendía (porque entrar en la muerte es no ayudarles, es uno más que muere). Sin embargo esa voz que sentía dentro es la verdad. Porque si el mundo es una monstruosidad, si hay la droga, los asesinatos, la violencia, todo lo que está sucediendo, las guerras… si todo es una monstruosidad… y la monstruosidad de Auschwitz.
Dicen que después de Auschwitz ya no se puede creer en Di*s. Pero si un hombre se desnuda y por amor entra con otro a la muerte, el amor existe en el mundo y si existe el amor, existe Di*s. Dicen que después del horror de Auschwitz ya no se puede creer Di*s. No. No es verdad. Di*s se ha hecho hombre para cargar Él con el sufrimiento de todos los inocentes. Él es el inocente total. El cordero llevado al matadero. En esta pequeña obra, se presenta a María sometida al escándalo del sufrimiento de los inocentes en su propia carne, en la carne de su hijo.Querríamos celebrar juntos con estos trazos musicales a la Virgen que acepta la espada que, según el profeta Ezequiel, Di*s ha preparado por los pecados de su pueblo. "¡Ay, qué dolor!" canta una voz mientras una espada atraviesa su alma. María, unida a todas las madres que han visto como mataban a sus hijos en los campos de concentración y lloraban mientras cantaban "Shemá Israel". A ella y a todas las madres, queremos ofrecer esta obra como un puente de amor y reconciliación entre la Iglesia Católica y el Pueblo Hebreo.
Thank you.
Todá.
LECTURA DE PROFETA EZEQUIEL, CAPS. 21 Y 22
PROCLAMACIÓN DEL EVANGELIO SEGÚN SAN LUCAS, CAP. 2, 33-35
KIKO ARGÜELLO:
Ahora escucharemos la sinfonía… Habéis tenido paciencia. Está compuesta de cinco movimientos. El primer movimiento se llama Getsemaní, donde Nuestro Señor Jesús está sufriendo porque ve que tiene que beber un cáliz, una copa. La copa que el profeta Ezequiel había profetizado por la cantidad de pecados, y que le habían ofrecido a Cristo. Pero Él no tiene fuerzas. Entonces el Padre le manda un Ángel que le abrace y lo ayude. En un momento de este movimiento los violines se levantarán marcando el momento en qué Di*s envía al Ángel. Después se siente un tamborque anuncia que vienen los soldados.
Y termina el coro cantando "Abba, Abba Padre", significando que Jesús ha aceptado la voluntad de su Padre. El segundo movimiento se llama Lamento. Y vemos a la Virgen María frente al escándalo terrible del sufrimiento de su hijo. Sentiremos el arpa, que significa las lágrimas silenciosas de esta mujer hebrea. El tercer movimiento se llama Perdónales. Y escucharemos a Jesús que grita crucificado: "Perdónales". Y después La espada. La espada es muy importante… porque se profetiza la espada. Como sabemos todos, la palabra de Di*s es perfecta y estos pecados que hemos escuchado de incesto, de asesinato, de entregar los hijos a Moloch están hoy presentes en el mundo.
Son 50 millones de abortos que se hacen, al año. La cantidad de mafias, de asesinatos, de drogas… Puede venir en cualquier momento la espada sobre el mundo, como ha llegado la Segunda Guerra Mundial -con millones de muertos-, si los hombres continuamos a transgredir la voluntad de Di*s. Por eso es una palabra también de conversión para todos nosotros. En esto de la espada, al final, como la Virgen María ha sentido la espada que le atraviesa el alma (esta espada que está destinada para todos los pecadores), ella acepta que le atraviese su alma. Entonces el coro, para ayudar a la Virgen cantará Shemá Israel, Shema Israel. Después que lo ha hecho tres veces el coro, el director se volverá a nosotros y nos pondremos de pie y cantaremos con el coro Shemá Israel.
La música es muy sencilla. Será un momento de emoción. Hemos hecho este homenaje a la Virgen y a todas las madres de Israel que ha visto sus hijos muertos en los campos de concentración. Y terminaremos con un momento fuerte que se llama Resurrexit porque el mundo no acaba en la muerte sino en la resurrección universal. Escuchemos.
La orquesta será dirigida por un director de orquesta… Es un catalán, del Camino Neocatecumenal, casado, con cuatro hijos. Y todos los músicos son del Camino Neocatecumenal. Son italianos y españoles.
INTERPRETACIÓN DE LA SINFONÍA KIKO ARGÜELLO:
Todá. Todá.
Grazie.
Thank you.
RABINO DAVID ROSEN:
Tengo el placer de poder expresar brevemente mi agradecimiento por esta memorable obra musical. Permítanme observar que quizás Kiko ha cometido un error no intencionado, pero significativo, al identificar esta noche como Lag B'Omer: de hecho es la noche número 32. La noche y el día del Lag B'Omer será al día siguiente. Esto no es algo sin importancia, porque, de hecho, la mayoría de los hebreos del mundo, también en Israel, están llevando el período de luto de Omer a su conclusión. Hay diferentes tradiciones de como celebrar esto.
El Omer, como muchos de ustedes saben, era un período muy alegre en el antiguo Israel. Un período que celebraba la primera cosecha pero que trágica e históricamente se transformó en un período de luto después de la destrucción del templo y especialmente después de la fallida rebelión de Bar Kohba, y de las persecuciones de Adriano, y se convirtió para muchos como una marca asociada a las tragedias de la historia de la humanidad. Nuestros sabios prometieron que vendría un día en el que estos días de luto se restaurarían nuevamente en días de alegría. Y en un cierto sentido Lag B'Omer es unaexpresión de aquella esperanza y, como resultado, hay algo de bipolar en este período de nuestra historia. Pero además de esto, hoy vivimos en una generación única en la historia del pueblo hebreo. Y los días en que celebramos esta singularidad de pasar desde la más profunda de las tragedias a la más impresionante resurrección nacional: el Día de la Independencia de Israel, Yom Ha'atzmaut, y YomYerushalayim, el día que conmemora la reunificación de Jerusalén después de la guerra de los seis días; estos días corresponden precisamente a estos días del período del Omer.
Pero el Yom Ha Shoah, la Memoria del Holocausto, cae también en este período de Lag B'Omer y por esto digo que hay algo de bipolar, porque el recuerdo de aquella tragedia es esencial para mantenerla para la posterioridad, para nuestra salud moral y la salud moral de la sociedad. La combinación de este concierto que hemos escuchado, de este mensaje impresionante, es un reconocimiento a través del lenguaje e imágenes cristianas del paralelismo con la resurrección nacional que ha tenido lugar en el pueblo de Israel y, en mi opinión, el movimiento final es muy evocador de temas musicales modernos de Israel. En este proceso, en esta transformación, se reconocen las tragedias del pasado, pero este concierto celebra los triunfos del presente y la esperanza para el futuro, y la transformación a la que se refirió el rabino Yitz Greenberg al principio: una asombrosa transformación en términos de las relaciones judeo-católicas. Y en este proceso, este movimiento,el CaminoNeocatecumenal, es uno de los actores más importantes, cuyos frutos de esa transformación están en su bellísimo centro de Galilea, que si todavía no han visitado les animo a hacerlo. Uno de los complejos más bellos del Israel actual. Millares de católicos y centenares de representantes del clero y líderes religiosos lo visitan y se alojan allí. Todos son inspirados y nutridos con el amor por sus raíces judías y por el estado de Israel y por el pueblo judío, renacido en su patria ancestral. No hay ningún proselitismo por parte de esta organización. Son fieles a sus valores cristianos pero expresan su profundo amor por el pueblo judío y hacia Israel. Por tanto, agradeciendo a Kiko,a esta magnífica orquesta y a este glorioso coro por esta ejecución tan conmovedora, que es un tributo a la resurrección hebrea desde la tragedia de nuestro sufrimiento, permítanme expresar también nuestro sincero agradecimiento por su contribución especial, no sólo por este hermoso concierto que hemos escuchado esta noche sino también por su posición y su papel en el fortalecimiento de los lazos entre judíos y católicos y por fortalecer la vida del Estado de Israel acercando el mundo católico a Israel y al pueblo judío. ¡Gracias!
PADRE FRANCESCO G. VOLTAGGIO:  
[Lee]
Padre Santo que estás en el Cielo, Roca de Israel y su Redentor. Tú, que tienes misericordia por todas las creaturas, ten misericordia y compasión por cada alma que ha sufrido la tragedia del Holocausto y llena los corazones de los supervivientes del Holocausto con la abundancia de tu paz. Que el que bendijo a nuestros padres, Abraham, Isaac y Jacob, Moisés y Aarón, David y Salomón, bendiga y consuele a todos los inocentes que hoy cargan con los pecados de otros. Que sea tu voluntad, Oh Señor, nuestro Di*s y Di*s de nuestros padres, borrarla angustia y la desesperación del fondo de nuestras almas -mujeres y niños, padres y madres, hermanos y hermanas- y del resto de nuestros hermanos del pueblo de Israel. Concede la Paz a Israel, alegría eterna a sus habitantes, porque Di*s y Rey Bueno y Misericordioso eres Tú.
[Continúa en hebreo]


Baruj Atá […]
Bendito eres tu, Oh Señor nuestro Di*s, Rey eterno, que has escogido primero al pueblo judío entre todas las naciones para hablarles desde el principio. Ayúdales a crecer en el amor de tu Nombre y en fidelidad a tu Alianza. Bendice al pueblo de Israel y concede que las promesas hechas a Abraham y a sus descendientes puedan alcanzar su plenitud en la vida de tu pueblo. Bendice también a estos, nuestros hermanos mayores y padres en la fe, reunidos hoy en este lugar. Sostenles y ayúdales en el tiempo de necesidad.
[Concluye en hebreo]
Barej […] Amen.
GIUSEPPE GENNARINI:
El cantor Erschtick, con el coro de la sinagoga de Hampton cantará El Male rajamim.
CANTOR NATAL ERSCHTICK:
Por favor en pie.
[Cantando en hebreo]
El Male rajamim
Di*s lleno de misericordia,
Shkhen baMromim
que habitas en las alturas,
hamtzé menukhá nekhoná
concede el justo reposo,
al kanfei Hashekhiná,
bajo las alas de tu Shekinah
bema`alot qdoshim uterhorim
en las excelsas alturas de lo santo y puro
kezohar harakia`me´irim wmazhirim
que brillan como el resplandor de los cielos,
lenishmot sheshet milioney
a las almas de los seis millones
akhey uvney Israel,
de hermanos e hijos de Israel
shenehergu
que fueron asesinados,
shenishkhetu
que fueron sacrificados,
shenisrefu
que fueron quemados,
shenekhnequ
que fueron asfixiados,
wesheniqberu
que fueron sepultados
wesheniqberu khayim
y que fueron enterrados vivos
bidey hanatsim
por mano de los Nazis
we´ozrehem
y de sus cómplices,
yimmakh shmam
sus nombres sean borrados,
beOshwitz, beMaydanek
en Auschwitz, en Madjianek Treblinka, Dachau, Mathausen, Treblinka, Dachau, Mathausen
uvish´ar makhanot
y en el resto de campos
hahasmadadh be´Europa
de exterminio de Europa
weshemasru et nafsham
y que entregaron sus vidas
al qiddush haShem
por la santificación del Nombre.
ba`avur she´anu mitpalelim
Por quienes rezamos,
le`illuy nishmotehem.
para la elevación de sus almas.
LakhenBa`al harakhamim
Por eso el Señor de la Misericordia
Itzror bitzror
protegerá, en el tesoro
hakhayyim et nishmotehem.
de la vida, sus almas.
Adonai hu nakhalatam.
El Señor es su heredad.
Lakhen Ba´al harakhamim
Por eso el Señor de la Misericordia
Iastirem beseter
los esconderá en el secreto
knafav le`olamim
de sus alas por los siglos,
veitzror bitzror
cuidará, en la custodia
hakhayyim et nishmotehem
de la vida, sus almas.
LakhenBa´al harakhamim
Por eso el Señor de la Misericordia
Iastirem beseter
los esconderá en el secreto
knafav le`olamim
de sus alas por los siglos,
veyitzror bitzror
preservará, en el tesoro
hakhayyim et nishmotehem
de la vida, sus almas.
BeGan Eden tehe menukhatam
El Cielo será el lugar de su descanso.
Adonai hu nakhalatam
El Señor es su heredad.
Veianukhu beshalom
Que descansen en la paz
al mishkavan
en su morada.
venomar Amen.
Digamos Amén.


GIUSSEPPE GENNARINI:
Ahora, el Rabino Arthur Schneier,superviviente del Holocausto, ofrecerá el Qaddish.
RABINO ARTHUR SCHNEIER:
Como superviviente del Holocausto en Budapest, Hungría, en primer lugar de parte de todos los aquí presentes, quiero dar las gracias a Kiko Argüello porque a través de la música, pone en práctica el espíritu de la Nostra Aetate: respeto y aceptación mutua.
En enero de 1945, después de haber perdido a mi familia en el crematorio de Auschwitz, en Lublín, nunca me hubiera imaginado que iba a estar hoy aquí con ustedes, en la tierra de la libertad, los Estados Unidos de América, proclamando el Shemá y también Ani Maamin… que nuestros mártires cantaban marchando hacia la muerte. Sobreviví gracias a Raoul Wallenberg, un heroico diplomático suizo, que arriesgó su vida, y al Nuncio de Budapest, Rotta. Para salvar vidas humanas, ellos arriesgaron las suyas, para salvar a muchos de nosotros. Nunca me hubiera imaginado en aquellos días que viviría para ver esta asamblea aquí reunida, recordando las banalidades del mal que afligió a nuestro pueblo. Nunca pensé que viviría para ver y dar la bienvenida a Su Santidad el Papa Benedicto XVI en la Sinagoga de Park East y estar con él en Jerusalén, en el estado de Israel, viéndole poner su deseo y su oración, tal como lo hizo Juan Pablo II, de bendita memoria, en la ranura del muro, rezando por el mismo motivo por el que estamos aquí hoy.
Entonces ¿Qué podemos hacer antes de recitar el Qaddish? En la tradición judía, cuando recordamos a nuestros seres queridos, hacemos una ofrenda, nos hacemos un compromiso. Cuando esta noche salgamos de aquí ¿qué haremos? Mi promesa, que debería ser la de todos, es: "Escucha" el llanto de los oprimidos". Dondequiera que estén, escuchar el llanto de los oprimidos. Oprimidos por la persecución, por la prisión, por el sufrimiento. Escuchar la voz de los oprimidos. Y también: "Ama a tu prójimo", como dijo el Papa Juan Pablo II y repitió el Papa Benedicto XVI. Amor hacia los otros. En un mundo único, o nadamos juntos o nos hundimos todos. Y como recordamos esta noche y como recordamos en el Qaddish a los mártires que perdieron la vida debido a la maldad del hombre y su brutalidad, que cada uno de nosotros contribuya a fortalecer la humanidad del hombre hacia el hombre, y esto es de lo que se trata aquí… la humanidad entre hombre y hombre.
Con este espíritu, pongámonos todos en pie, por favor, para recitar conmigo el Qaddish.
[Recita en hebreo]
Yitgaddal weyitqaddashQue sea exaltado y santificado
Shemeh Rabbahel gran Nombre de Di*s
Be`alma dibara kir`uteha través del mundo entero, que El creó.
Weyimlakh malkuteh Que su reino reine
Bekhayyekhon uveyomeykhondurante vuestra vida y en vuestros días
Uvekhayye dekhol bet Israely durante la vida de la casa de Israel
Be`agala´uvizman qariby venga con prontitud y en el futuro cercano
We´imru: Amen.y digamos: Amen.
Yehe Shmeh Rabbah Que su gran Nombre
meborakh le`olam ule`almey `almayyasea bendito ahora y por siempre.
yitborakhQue sea bendito,
weyishtabbakh, weyitpa´er glorificado y honrado,
weyitromen weyitnasse ensalzado y exaltado,
weyithadar weyit`alle weithallel magnificado, elevado y alabado
Shemeh dequdsah barikh huel Nombre del Santo, bendito sea,
Le`ella min kol birkatapor encima y más allá de cualquier bendición,
weShirata tushbekhata himnos y bendiciones
Wenekhmata de´amriny veneración que se pueda pronunciar
be`olma we´imru: Amenen los siglos. Y digan: Amén
Yihye Shlemah rabbah Min shemayyaSea la Paz desde los cielos
Khayyim àlenuWe`al kol Israel.y la vida sobre nosotros y sobre todo Israel.
We´imru: Amen. Y digan: Amen.
[Continua en inglés]
Oremos al Di*s de la Paz, para que traiga la paz sobre todos nosotros, traiga la paz a este mundo, traiga la paz sobre Israel y nos ayude a trabajar juntos, como Di*s ha trabajado. Trabajemos juntos para perfeccionar un mundo imperfecto. Amen.
KIKO ARGÜELLO:
Para terminar, quisiera haceros un regalo. Regalamos el CD de esta sinfonía. A la salida, unos seminaristas os ofrecerán esta música. Si queréis, terminamos cantando: Shemá, Shemá Israel, que ha sido emocionante. Un segundo. Quedamos en pie… y después deciros también que esta sinfonía… nos han invitado a hacerla en la sinagoga de Teaneck, aquí en Nueva York. Tomorrow.
[El traductor añade: In the Jewish center of Teaneck].
¿A qué hora?... eight o´clock. Y al giorno siguiente, nos han pedido… lo haremos en la Catedral de Brooklyn, aquía New York. ¿A qué hora?... a la nine.
CANTO DEL SHEMA KIKO ARGÜELLO:
Good bye every one. Pray for me.
Per i rabbini e i cardinali avviamo una piccola reception.
Ciao.
Jose Luis Turiel Gago
Sun, 29 Jul 2012 15:07:00
Fonte: camineo.info