lunedì 23 luglio 2012

Brigida di Svezia



  
   

La festa di oggi, 23 luglio, ci ricorda che l’Europa è terra di santi e di sante: è terra, cioè, dove si può e si deve celebrare la fedeltà di Dio alla sua alleanza pasquale in Cristo, dal momento che si diventa santi perché Dio non inganna mai nessuno di quelli che ha chiamati. È terra dove si può e si deve continuare ad avere speranza, perché i santi e le sante sono memoria viva e concreta che incita la Chiesa a perseverare nell’annuncio evangelico, che porta i suoi frutti di salvezza sempre e comunque.
Meditazione
Tra i compagni di viaggio donati da Dio all’Europa e alla Chiesa, questo mese si festeggia, oltre a Benedetto, anche Brigida di Svezia, che il beato Giovanni Paolo II volle come patrona d’Europa nel 1999, insieme ad altre due donne, Caterina da Siena e Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein). Come già per Benedetto, la Parola di Dio proclamata nella celebrazione eucaristica indica quell’irrinunciabile che Brigida lascia alla Chiesa e all’Europa nel loro cammino storico verso la manifestazione piena e definitiva del regno di Dio: l’unione a Cristo crocifisso (prima lettura) e l’esigenza dell’unità (Vangelo). Il rischio di innalzare un Cristo di comodo è vero in tutti i tempi e in tutti i luoghi, a prescindere dall’intenzione che vi soggiace: di fronte a questo, Brigida ricorda che la croce è il parametro critico di ogni annuncio cristiano che voglia essere vero e fedele. E lo è prima di tutto a livello mistico, al livello, cioè, dell’incontro vitale con la sua presenza nascosta e vivente nello Spirito, dentro il “cuore” del fedele e della Chiesa. Mai però del fedele da solo senza la Chiesa: Brigida non potrebbe mai avallare uno degli slogan ormai diffusi, “Cristo sì Chiesa no”, che fa della separazione tra il credente e la Chiesa la condizione stessa della verità cristiana. Brigida, inoltre, testimonia come questa mistica ancorata nel Crocifisso sia la sorgente per unificare le diverse esperienze che compongono l’arco della vita ed evitare che ognuna vada per conto suo, come fattore di insicurezza e di disgregazione dell’io e del noi. D’altra parte, solo chi è unificato nel Crocifisso può servire l’esigenza dell’unità tra i cristiani rappresentata dall’imperativo del dialogo ecumenico tra le Chiese, vero “segno dei tempi” che viene da Dio.
Preghiera
Signore Gesù, hai fatto di Brigida di Svezia una donna forte e coraggiosa, sposa, madre, educatrice, pellegrina, penitente, ispirata veggente, unificando la sua vita nel tuo mistero pasquale di passione, morte e risurrezione. Donaci il tuo Spirito, perché le nostre vite siano trasformate e guidate dal mistero del tuo amore, in cui si rivela tutta la potenza del regno di Dio per ogni generazione.

* * *

Di seguito i testi della Liturgia.
 
23 LUGLIO


SANTA BRIGIDA DI SVEZIA (*)
Religiosa, compatrona d'Europa
(1303-1373)
Festa
  
LETTURE: Gal 2,19-20; Sal 33; Gv 15,1-8 
  
Principessa svedese, fu sposa e madre esemplare di otto figli che educò ottimamente: la seconda figlia, Karin, è la notissima santa Caterina di Svezia. Brigida, terziaria francescana, consacrò la sua vedovanza alla Chiesa. Visitò in pellegrinaggio i principali luoghi sacri del tempo; fondò a Vadstena un ordine religioso e godette di rivelazioni soprannaturali raccolte in abbondanti scritti a edificazione dei fedeli. A Roma, dove visse 24 anni fino alla morte. lavorò per la riforma dei costumi e preparò il ritorno del papa da Avignone.

Dal 1999 è compatrona d’Europa insieme con Caterina da Siena e Teresa Benedetta della Croce.
  
Elevazione della mente a Cristo Salvatore
(Oraz. 2; Revelationum S. Birgittae libri 2; Roma 1628, pp. 408-410)
Sii benedetto, Signor mio Gesù Cristo, per aver predetto prima del tempo la tua morte, per aver trasformato in modo mirabile, durante l'ultima Cena, del pane materiale nel tuo corpo glorioso, per averlo distribuito amorevolmente agli apostoli in memoria della tua degnissima passione, per aver lavato loro i piedi con le tue mani sante e preziose, dimostrando così l'immensa grandezza della tua umiltà.
Onore a te, Signor mio Gesù Cristo, per aver sudato sangue dal tuo corpo innocente nel timore della passione e della morte, operando tuttavia la nostra redenzione che desideravi portare a compimento, mostrando così chiaramente il tuo amore per il genere umano.
Sii benedetto, Signor mio Gesù Cristo, per essere stato condotto da Caifa e per aver permesso nella tua umiltà, tu che sei giudice di tutti, di essere sottoposto al giudizio di Pilato.
Gloria a te, Signor mio Gesù Cristo, per essere stato deriso quando, rivestito di porpora, sei stato coronato di spine acutissime, e per aver sopportato con infinita pazienza che il tuo volto glorioso fosse coperto di sputi, che i tuoi occhi fossero velati, che la tua faccia fosse percossa pesantemente dalle mani sacrileghe di uomini iniqui.
Lode a te, Signor mio Gesù Cristo, per aver permesso con tanta pazienza di essere legato alla colonna, di essere flagellato in modo disumano, di essere condotto coperto di sangue al giudizio di Pilato, di esserti mostrato come un agnello innocente condotto all'immolazione.
Onore a te, Signor mio Gesù Cristo, per esserti lasciato condannare nel tuo santo corpo, ormai tutto inondato di sangue, alla morte di croce; per aver portato con dolore la croce sulle tue sacre spalle, e per aver voluto essere inchiodato al legno del patibolo dopo essere stato trascinato crudelmente al luogo della passione e spogliato delle tue vesti.
Onore a te, Signore Gesù Cristo, per aver rivolto umilmente, in mezzo a tali tormenti, i tuoi occhi colmi di amore e di bontà alla tua degnissima Madre, che mai conobbe il peccato, né mai consentì alla più piccola colpa, e per averla consolata affidandola alla protezione fedele del tuo discepolo.
Benedizione eterna a te, Signor mio Gesù Cristo, per aver dato, durante la tua mortale agonia, la speranza del perdono a tutti i peccatori, quando hai promesso misericordiosamente la gloria del paradiso al ladrone che si era rivolto a te.
Lode eterna a te, Signor mio Gesù Cristo, per ogni ora in cui hai sopportato per noi peccatori sulla croce le più grandi amarezze e sofferenze; infatti i dolori acutissimi delle tue ferite penetravano orribilmente nella tua anima beata e trapassavano crudelmente il tuo cuore sacratissimo, finché, venuto meno il cuore, esalasti felicemente lo spirito e, inclinato il capo, lo consegnasti in tutta umiltà nelle mani di Dio Padre, rimanendo poi, morto, tutto freddo nel corpo.
Sii benedetto, Signor mio Gesù Cristo, per aver redento le anime col tuo sangue prezioso e con la tua santissima morte, e per averle misericordiosamente ricondotte dall'esilio alla vita eterna. Sii benedetto, Signor mio Gesù Cristo, per aver lasciato che la lancia ti perforasse, per la nostra salvezza, il fianco e il cuore, e per il sangue prezioso e l`acqua che da quel fianco sono sgorgati per la nostra redenzione.
Gloria a te, Signor mio Gesù Cristo, per aver voluto che il tuo corpo benedetto fosse deposto dalla croce ad opera dei tuoi amici, fosse consegnato nelle braccia della tua addolorata Madre e da lei avvolto in panni, e che fosse rinchiuso nel sepolcro e custodito dai soldati.
Onore eterno a te, Signor mio Gesù Cristo, per essere risuscitato dai morti il terzo giorno e per esserti incontrato vivo con chi ha prescelto; per essere salito, dopo quaranta giorni, al cielo, alla vista di molti, e per aver collocato lassù, tra gli onori, i tuoi amici che avevi liberati dagli inferi.
Giubilo e lode eterna a te, Signore Gesù Cristo, per aver mandato nel cuore dei discepoli lo Spirito Santo e per aver comunicato al loro spirito in immenso e divino amore.
Sii benedetto, lodato e glorificato nei secoli, mio Signore Gesù, che siedi sul trono nel tuo regno dei cieli, nella gloria della tua maestà, corporalmente vivo con tutte le tue santissime membra, che prendesti dalla carne della Vergine. E così verrai nel giorno del giudizio per giudicare le anime di tutti i vivi e di tutti i morti: tu che vivi e regni col Padre e con lo Spirito Santo nei secoli dei secoli. Amen.
 
MESSALE
Antifona d'Ingresso
Rallegriamoci tutti nel Signore, celebrando questo giorno di festa in onore di santa Brigida; della sua gloria si allietino gli angeli e lodano insieme il Figlio di Dio.
 
 
Colletta

O Dio, che hai guidato santa Brigida nelle varie condizioni della sua vita e nella contemplazione della passione del tuo Figlio, le hai rivelato la sapienza della  croce, concedi a noi, di cercare te in ogni cosa, seguendo fedelmente la tua chiamata. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
 
 
LITURGIA DELLA PAROLA


Prima Lettura 
Gal 2, 19-20
Non vivo più io, ma Cristo vive in me.
 
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati
Fratelli, mediante la Legge io sono morto alla Legge, affinché io viva per Dio.
Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me.
E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me.

Salmo Responsoriale 
Salmo 33
Benedirò il Signore in ogni tempo.
 
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.

Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato.

Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.

L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia.

Temete il Signore, suoi santi:
nulla manca a coloro che lo temono.
I leoni sono miseri e affamati,
ma a chi cerca il Signore non manca alcun bene
.
 
Canto al Vangelo   Mt 15,9.5
Alleluia, alleluia.
Rimanete nel mio amore, dice il Signore,
chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto
.
Alleluia.

   
   
Vangelo  Gv 15,1-8
Chi rimane in me e io in lui porta molto frutto.
 

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

*  *  *
 Di seguito il Vangelo del lunedi della XVI settimana del T.O., con un commento e un testo di sant'Ireneo.





Mt 12, 38-42



In quel tempo, alcuni scribi e farisei lo interrogarono: «Maestro, vorremmo che tu ci facessi vedere un segno». Ed egli rispose: «Una generazione perversa e adultera pretende un segno! Ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra.
Quelli di Nìnive si alzeranno a giudicare questa generazione e la condanneranno, perché essi si convertirono alla predicazione di Giona. Ecco, ora qui c'è più di Giona!
La regina del sud si leverà a giudicare questa generazione e la condannerà, perché essa venne dall'estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone; ecco, ora qui c'è più di Salomone!».



IL COMMENTO

Alcuni scribi e farisei interrogano Gesù esigendogli un segno che lo legittimi quale Messia. Una prova che dimostri la veridicità delle sue parole. Perchè Gesù risponde così severamente ad una domanda apparentemente ragionevole? Perchè nel cuore dei suoi inquisitori non v'era la semplicità dei piccoli, ma l'adulterio e la perversione. Giovani Paolo Ii in una sua catechesi sull'amore coniugale così scriveva: "Dio-Jahvè conclude per amore l'alleanza con Israele, - senza suo merito - diviene per lui come lo sposo e coniuge più affettuoso, più premuroso e più generoso verso la propria sposa. Per questo amore, che dagli albori della storia accompagna il popolo eletto, Jahvè-sposo riceve in cambio numerosi tradimenti: «le alture», ecco i luoghi del culto idolatrico, nei quali viene commesso «l'adulterio» di Israele-sposa". e poi sottolinea come la "...scelta della sposa (e ciò già dal momento della sua nascita), una scelta proveniente dall'amore dello sposo, amore che, da parte dello sposo stesso, è un atto di pura misericordia" (Giovanni Paolo II, catechesi del 27-8-80). 


L'adulterio è dunque figlio di una perversione che, secondo l'etimologia latina significa "volgere il bene in male". Pervertire la gratuità dell'elezione divina, l'atto di pura misericordia con il quale Dio ha amato e scelto Israele. Un brano della Scrittura ci aiuta a capire la "perversione" del popolo che ha determinato la collezione di infedeltà ed adulteri: «...come oggetto ripugnante fosti gettata via in piena campagna, il giorno della tua nascita. Passai vicino a te e ti vidi mentre ti dibattevi nel sangue e ti dissi: Vivi nel tuo sangue e cresci come l'età del campo. Crescesti e ti facesti grande e giungesti al fiore della giovinezza: il tuo petto divenne fiorente ed eri giunta ormai alla pubertà; ma eri nuda e scoperta. Passai vicino a te e ti vidi; ecco, la tua età era l'età dell'amore; io stesi il lembo del mio mantello su di te e coprii la tua nudità; giurai alleanza con te, dice il Signore Dio, e divenisti mia... misi al tuo naso un anello, orecchini agli orecchi e una splendida corona sul tuo capo. Così fosti adorna d'oro e d'argento; le tue vesti eran di bisso, di seta e ricami... La tua fama si diffuse fra le genti per la tua bellezza, che era perfetta, per la gloria che io avevo posto in te... Tu però, infatuata per la tua bellezza e approfittando della tua fama, ti sei prostituita concedendo i tuoi favori ad ogni passante... Come è stato abbietto il tuo cuore - dice il Signore Dio - facendo tutte queste azioni degne di una spudorata sgualdrina! Quando ti facevi un'altura in ogni piazza, tu non eri come una prostituta in cerca di guadagno, ma come un'adultera che, invece del marito, accoglie gli stranieri!» (cf. Ez 16,5-8.12-15.30-32).


L'amore di Dio pervertito in amore per la creatura, come diranno ripetutamente i Profeti e San Paolo. Aver cambiato la fonte di acqua viva in cisterne screpolate. La benedizione dell'abbandono confidente in Dio con la maledizione di chi confida nell'uomo. La carne e il sangue invece dello Spirito che dà la vita. Tutto questo era nel cuore degli scribi e dei farisei avvicinatisi a Gesù: esigevano un segno "carnale", la sapienza umana vernicita di pietà. Apparenza dirà Gesù, ipocrisia di segni vuoti e vani, vanagloria legata alla circoncisione ripeterà S. Paolo. I limiti angusti della carne nei quali Gesù sarebbe dovuto entrare, mostrando i segni che la presunta sapienza di scribi e farisei esigevano. Segni secondo della Scrittura, ma senza la vita dello Spirito che illumina. 


Quello Spirito che sigillerà nei discepoli il "fatto" che ha sconvolto le loro povere vite di falliti e traditori: Colui che avevano visto crocifisso era risorto e vivo, aveva vinto la morte e perdonato i peccati. La sapienza della Croce, il segno di Giona. II segno capace di illuminare ogni altro segno. Cristo e Cristo Crocifisso. L'amore più forte delle infedeltà, persino degli adultéri e delle perversioni. Le nostre, scribi e farisei che attendono dal Signore un segno capace di "sbloccare" la nostra vita, di risolvere i nodi, di guarire le angosce. Un segno che cancelli la morte che ci prende alla gola. Un segno eugenetico che spiani la strada ad una vita senza problemi, senza sofferenze, senza croce. Il paradiso messianico qui, ora, e fuori dalla nostre esistenze tutti gli usurpatori, colleghi, parenti, il nostro stesso carattere.... Infatuati dei doni che abbiamo ricevuto, senza accorgercene, ci facciamo dio e tutto deve servire alla nostra maestà. E divieniamo incapaci di godere, con emplicità, dei doni che ogni giorno il Signore ci fa. Sapienza carnale che semina morte. 


Mentre il segno pronto per noi è già accanto a noi, è in noi. La croce che oggi ci accompagna, il ventre della balena dei nostri dolori, delle nostre angosce, dei nostri peccati, lì dove è sceso Cristo per riportarci in vita. E' proprio quello che stiamo disprezzando, quello con cui stiamo lottando, il pungolo contro cui stiamo recalcitrando: è una spina conficcata nella carne di oggi la nostra salvezza, il segno che Dio ci ama, al punto che proprio lì, dove più acuto è il dolore, è crocifisso Cristo. Per noi. Con noi. La nostra vita è il segno. L'unico, non ve ne sono altri. Il resto è corruzione, adulterio e perversione. Della vita, degli affetti, dell'amore. Lasciamoci amare allora, oggi e sempre, nel segno nascosto agli angeli, il mistero del folle amore di Dio che parla oggi al nostro cuore, nel deserto che ci secca l'anima, per farci di nuovo, sue spose, nella fedeltà e nell'amore. Per conoscerlo, una sola cosa con Lui. Nel segno del Suo amore infinito. 


* * *

Sant’Ireneo di Lione (circa130-circa 208), vescovo, teologo e martire
Contro le eresie III, 20,1 ; SC 34, 339

Il segno di Giona

Generoso fu Dio il quale, venendo meno l’uomo, preordinò la vittoria che gli avrebbe resa per mezzo del Verbo. Infatti, poiché « la potenza trionfava nella debolezza » (2 Cor 12,9), il Verbo mostrava la bontà e la magnifica potenza di Dio.

Infatti, come fu per il profeta Giona, è stato lo stesso per l’uomo. Dio ha permesso che costui fosse inghiottito dal mostro marino, non perché scomparisse e perisse totalmente, bensì affinché, dopo esser stato rigettato dal mostro, fosse maggiormente sottomesso a Dio e glorificasse maggiormente colui che gli concedeva tale salvezza insperata. Era anche per condurre gli abitanti di Ninive ad un fermo pentimento e convertirli a colui che poteva liberarli dalla morte, essendo stati loro stessi colpiti dal segno compiuto nella persona di Giona… Allo stesso modo, fin dal principio, Dio ha permesso che l’uomo fosse inghiottito dal grande mostro, autore della disubbidienza, non perché scomparisse e perisse totalmente, bensì perché Dio stava preparando in anticipo la salvezza compiuta dal suo Verbo per mezzo del « segno di Giona ». Questa Salvezza è stata preparata per coloro che avrebbero avuto per Dio gli stessi sentimenti di Giona, e li avrebbero confessati negli stessi termini : « Sono il servo del Signore e venero il Signore Dio del cielo, il quale ha fatto il mare e la terra » (Gn 1,9).

Dio ha voluto che l’uomo, avendo ricevuto da lui una salvezza insperata, risuscitasse dai morti e glorificasse Dio dicendo con Giona : « Nella mia angoscia ho invocato il Signore ed egli mi ha esaudito ; dal profondo degli inferi ho gridato e tu hai ascoltato la mia voce » (Gn 2,3). Dio ha voluto che l’uomo rimanesse sempre fedele a glorificarlo e a rendergli grazie incessantemente per la salvezza ricevuta da lui.

 * * *

(*): In questo blog, su Brigida di Svezia, v.a. i post segg.:

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