martedì 3 luglio 2012

Tu sei insostituibile

Di seguito una riflessione sulla vocazione sacerdotale di don Massimo Camisasca, Superiore Generale della Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo  Borromeo e la lettera di auguri di don Julian Carron, successore di Mons. Luigi Giussani alla guida di Comunione e Liberazione, in occasione delle ordinazioni presbiterali 2012.
Fraternità San Carlo

La parola vocazione sembrerebbe, a prima vista, riguardare coloro che sono chiamati ad una forma particolare di vita, quella religiosa. Siano essi chiamati al sacerdozio o a una particolare comunità di persone dedicate a Dio.
Niente di più falso. La vocazione riguarda ogni uomo e ogni donna. Solo riscoprendo questo significato radicale dell’esperienza della vocazione si possono comprendere anche le diverse forme di vita in cui essa si articola.
«Dio mi ha chiamato dal nulla» ha scritto don Giussani in un suo testo del 1959 (Vita come vocazione, ora in Porta la speranza. Primi scritti, pagg. 163-167). La semplicità assoluta, quasi sconvolgente, di questa notazione è come un pozzo senza fondo. Potevo non esserci e ci sono. Cosa c’è di più radicale, di più commovente, di più semplice? Tante altre esperienze chiariranno e approfondiranno questa origine. Ma innanzitutto c’è l’evidenza che io ci sono, che sono stato chiamato alla vita. La parola vocazione racchiude in sé innanzitutto Colui che chiama, che ha il potere di portare all’essere ciò che non è. Parlare della vita come vocazione significa parlare di un’infinità di momenti, di fatti, che Dio solo conosce, e in cui egli alimenta, richiama, risveglia l’esistenza di tutti gli uomini che ama.
Non c’è dunque nessuna vita umana che non abbia un significato, un peso. Di fronte alle difficoltà e alle contraddizioni delle nostre giornate, di fronte all’esperienza del male e del dolore, possiamo correre il rischio di smarrire il dialogo con Colui che ci fa, che ci crea continuamente. Perdiamo la coscienza di noi stessi e possiamo cadere nella disperazione o, più semplicemente, nella stanchezza, nell’indifferenza, nell’abulia. Occorre allora cercare la mano che può risollevarci e indicarci la strada di una coscienza vera e viva di noi stessi, quella strada verso l’autocoscienza che ha costituito tutto il tema della vita di Gesù e che don Julián Carrón ha recentemente descritto, ancora una volta, negli ultimi esercizi della Fraternità di Cl. Gesù è venuto per dirci: «Tu non vieni dal nulla e non vai verso il nulla, ma all’opposto, vieni da Dio e vai verso di lui. Sei suo. Sei una cosa preziosa. In mille modi il Padre cerca di riaprire il tuo cuore e la tua mente a questa verità. Qualunque sia la condizione di vita in cui ti trovi a svolgere la tua esistenza quotidiana».
Continuava allora don Giussani, sempre in quel testo della fine degli anni Cinquanta: «La mia vita continua perché Egli continua a chiamarmi, impedendomi di ricadere nel silenzio del nulla da cui fui tratto». Una volontà mi ha chiamato dal nulla perché mi ama, e vuole che sia davanti a lui una persona libera e amante. E perciò mi corregge, mi richiama, mi fa passare anche attraverso il buio per riconsegnarmi alla luce.
Sei tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre. Ti lodo perché mi hai fatto come un prodigio. Sono stupende le tue opere. Tu mi conosci fino in fondo (Sal 139).
Proprio perché ci conosce fino in fondo, Dio ci chiama attraverso le sue opere. Parla a noi il più delle volte attraverso la voce degli uomini, attraverso ciò che fa accadere. Fatti e parole sono dei segni attraverso cui Egli rivela a noi la sua volontà, il suo disegno, la nostra personale vocazione.
Leggere i segni è dunque la strada fondamentale per capire ciò a cui Dio ci invita. Egli ha un disegno preciso per ciascun uomo e per ciascuna donna. Nessuna vita è per lui insignificante o di piccolo peso. Ognuno ha un posto insostituibile, che non può essere occupato da nessun altro. È come un immenso mosaico in cui soltanto la visione d’insieme dà ragione delle singole tessere.(M. Camisasca)


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 Milano, 21 giugno 2012.
 Ai carissimi ordinandi presbiteri

don Emanuele Angiola, don Diego García Terán, don Simone Gulmini, don Tommaso Pedroli, don Ruben Roncolato, don Luca Speziale

e ordinandi diaconi

Nicolò Ceccolini, Matteo Collini, Donato Contuzzi, Matteo Dall’Agata, Francesco Ferrari, Stefano Lavelli, Lorenzo Locatelli, Paolo Paganini, Daniele Scorrano


Carissimi amici,
voglio esprimervi la vicinanza e la gratitudine mia e di tutto il Movimento di Comunione e Liberazione nel giorno solenne e festoso della vostra Ordinazione presbiterale e diaconale. La mia gratitudine si estende innanzitutto al caro don Massimo e don Paolo, che vi hanno premurosamente accompagnato nei lunghi anni di formazione, a tutta la Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo, e ai vostri genitori che sono stati all’origine del disegno misterioso di Dio sulla vostra vita.
In questa ora in cui Cristo si unisce così intimamente a voi fino a conformare ogni fibra del vostro essere alla Sua Persona, vi affido quanto Benedetto XVI ha ricordato ai sacerdoti e ai religiosi riuniti nel Duomo di Milano il 2 giugno: “solo e sempre in Cristo si trova la sorgente e il modello per ripetere quotidianamente il ‘sì’ alla volontà di Dio”.
Vi auguro che nel nuovo cammino che oggi iniziate la vostra umanità afferrata da Cristo fiorisca di giorno in giorno testimoniando nella vostra fede, speranza e carità ai fratelli uomini la profonda convenienza dell’essere cristiani. E’ questa umanità nuova, nella continua immedesimazione fedele e creativa al carisma di don Giussani, che voi portate nel mondo, la risposta più adeguata a quel nichilismo distruttore che oggi insidia persino la vita della Chiesa.
Affidandoci tutti alla vostra preghiera sacerdotale nella Prima Messa che celebrerete vi raccomando in particolare tutto il Movimento, affinché possa rinnovare ogni giorno nei drammatici frangenti della storia quella “febbre di vita” accesa in ognuno di noi dall’amore a Cristo di don Giussani.
Vostro,
don Julián Carrón

 Fonte: www.sancarlo.org