lunedì 27 agosto 2012

Eterna verità e vera carità e cara eternità!


   
Oggi 28 AGOSTO celebriamo la memoria di
SAN AGOSTINO

Vescovo e Dottore della Chiesa
(354-430)
Per approfondire, vedi in questo blog tutti i post con la relativa etichetta...
   
    
Nato a Tagaste (attuale Souk Ahras, in Algeria) Agostino ebbe una gioventù scapricciata. Convertitosi prodigiosamente a Milano a 32 anni, e ricevuto il battesimo da sant’Ambrogio, rientrò in Africa dopo la morte della santa madre Monica e si diede a vita religiosa. Fatto prete e poi vescovo di Ippona (presso l’attuale Bona, in Algeria), operò per quasi 40 anni contro le eresie e le deviazioni scismatiche del tempo: manicheismo, donatismo, pelagianesimo, arianesimo, lasciando moltissimi scritti, molti dei quali autentici capolavori e di genere letterario nuovo, quali leConfessioni e le Ritrattazioni (scritti autobiografici), la Città di Dio (quasi una teologia della storia), il trattato Della Trinità, Trattenimenti sui Salmi...Agostino è un genio universale e profondo, ha un’intelligenza penetrante, una fantasia fervida, un gran cuore. Ha rielaborato la tradizione teologica anteriore e vi ha impresso la sua impronta originale. Col suo carattere generoso e simpatico, la sua sensibilità, l’indulgenza e la capacità di perdonare, ha legato a sé persino degli avversari. Sapeva parlare, anzi dialogare col popolo con parola facile, familiare, con senso di umorismo. La sua spiritualità e la sua « regola » religiosa hanno fatto sorgere in ogni tempo delle forme di vita religiosa che si richiamano a lui. Ancor oggi, oltre agli Agostiniani, forse un 20.000 religiosi seguono fondamentalmente la sua regola, e molte più sono le istituzioni femminili che si rifanno a lui come a padre. E’ il maggiore dei padri e il primo dei quattro grandi dottori dell’Occidente.
Ogni epoca ha sentito un suo Agostino; la critica moderna ha ricuperato la figura di un uomo che parla con semplicità e sincerità di se stesso. Forse ciò che è più mirabile e più moderno in Agostino è la capacità di introspezione in se stesso e negli altri, di saper esaminare le proprie emozioni, di mettersi in crisi e di riconoscere le sue colpe, i suoi errori, e di convertire tutto in « confessio », cioè in lode di Dio (cf i Cor 4,7).
Agostino ha fatto dell’assemblea eucaristica il momento centrale della vita della sua comunità. Le sue numerosissime omelie mostrano come sapeva adattare la Parola di Dio alla mentalità del suo ambiente umano.
 
  
Eterna verità e vera carità e cara eternità!
Dalle «Confessioni» di sant'Agostino, vescovo
(Lib. 7, 10, 18; 10, 27; CSEL 33, 157-163. 255)

Stimolato a rientrare in me stesso, sotto la tu guida, entrai nell'intimità del mio cuore, e lo potei fare perché tu ti sei fatto mio aiuto (cfr. Sal 29, 11). Entrai e vidi con l'occhio dell'anima mia, qualunque esso potesse essere, una luce inalterabile sopra il mio stesso sguardo interiore e sopra la mia intelligenza. Non era una luce terrena e visibile che splende dinanzi allo sguardo di ogni uomo. Direi anzi ancora poco se dicessi che era solo una luce più forte di quella comune, o anche tanto intensa da penetrare ogni cosa. Era un'altra luce, assai diversa da tutte le luci del mondo creato. Non stava al di sopra della mia intelligenza quasi come l'olio che galleggia sull'acqua, né come il cielo che si stende sopra la terra, ma una luce superiore. Era la luce che mi ha creato. E se mi trovavo sotto di essa, era perché ero stato creato da essa. Chi conosce la verità conosce questa luce.
O eterna verità e vera carità e cara eternità! Tu sei il mio Dio, a te sospiro giorno e notte. Appena ti conobbi mi hai sollevato in alto perché vedessi quanto era da vedere e ciò che da solo non sarei mai stato in grado di vedere. Hai abbagliato la debolezza della mia vista, splendendo potentemente dentro di me. Tremai di amore e di terrore. Mi ritrovai lontano come in una terra straniera, dove mi parve di udire la tua voce dall'alto che diceva: «Io sono il cibo dei forti, cresci e mi avrai. Tu non trasformerai me in te, come il cibo del corpo, ma sarai tu ad essere trasformato in me».
Cercavo il modo di procurarmi la forza sufficiente per godere di te, e non la trovavo, finché non ebbi abbracciato il «Mediatore fra Dio e gli uomini, l'Uomo Cristo Gesù» (1 Tm 2, 5), «che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli» (Rm 9, 5). Egli mi chiamò e disse: «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14, 6); e unì quel cibo, che io non ero capace di prendere, al mio essere, poiché «il Verbo si fece carne» (Gv 1, 14).
Così la tua Sapienza, per mezzo della quale hai creato ogni cosa, si rendeva alimento della nostra debolezza da bambini.
Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato. Ed ecco che tu stavi dentro di me e io ero fuori e là ti cercavo. E io, brutto, mi avventavo sulle cose belle da te create. Eri con me ed io non ero con te. Mi tenevano lontano da te quelle creature, che, se non fossero in te, neppure esisterebbero. Mi hai chiamato, hai gridato, hai infranto la mia sordità. Mi hai abbagliato, mi hai folgorato, e hai finalmente guarito la mia cecità. Hai alitato su di me il tuo profumo ed io l'ho respirato, e ora anelo a te. Ti ho gustato e ora ho fame e sete di te. Mi hai toccato e ora ardo dal desiderio di conseguire la tua pace.



 Antifona d'Ingresso  Sir 15,5
Il Signore gli ha aperto la bocca in mezzo alla sua chiesa,
lo ha ricolmato dello Spirito di sapienza e d'intelletto,
lo ha rivestito di un manto di gloria.


Colletta

Suscita sempre nella tua Chiesa, Signore, lo spirito che animò il tuo vescovo Agostino, perché anche noi, assetati della vera sapienza, non ci stanchiamo di cercare te, fonte viva dell'eterno amore. Per il nostro Signore...


 
LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura
  2 Ts 2, 1-3.13-17
Mantenete le tradizioni che avete apprese.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési
Vi preghiamo, fratelli, riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e alla nostra riunione con lui, di non lasciarvi così facilmente confondere e turbare, né da pretese ispirazioni, né da parole, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia imminente. Nessuno vi inganni in alcun modo! Dio vi ha scelti come primizia per la salvezza, attraverso l'opera santificatrice dello Spirito e la fede nella verità, chiamandovi a questo con il nostro vangelo, per il possesso della gloria del Signore nostro Gesù Cristo.
Perciò, fratelli, state saldi e mantenete le tradizioni che avete apprese così dalla nostra parola come dalla nostra lettera. E lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene.

Salmo Responsoriale
   Dal Salmo 95
Vieni, Signore: in te si rallegra tutto il creato.

Dite tra i popoli: «Il Signore regna!».
Sorregge il mondo, perché non vacilli;
giudica le nazioni con rettitudine.

Gioiscano i cieli, esulti la terra,
frema il mare e quanto racchiude;
esultino i campi e quanto contengono,
si rallegrino gli alberi della foresta.

Esulti davanti al Signore che viene,
perché viene a giudicare la terra.
Giudicherà il mondo con giustizia
e con verità tutte le genti.    

Canto al Vangelo 
 Sal 118,29.30.80 
Alleluia, alleluia.

Allontana da me la via della menzogna,
la via della tua verità ho scelto:
sia integro il mio cuore nei tuoi precetti.
Alleluia.

 
Vangelo   Mt 23, 23-26
Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle.

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell'anèto e del cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!
Guai a voi, scribi e farisei ipòcriti, che pulite l'esterno del bicchiere e del piatto mentre all'interno sono pieni di rapina e d'intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere, perché anche l'esterno diventi netto!».
Parola del Signore.


* * *
Di seguito l'omelia tenuta oggi a Pavia dall'Arcivescovo di Milano S.E.R. Card. Angelo Scola.


Diocesi di Pavia


Basilica di San Pietro in Ciel d’oro

Pavia, 28 agosto 2012


Solenne pontificale per la Solennità di Sant’Agostino
At 2,42-48; dal Sal 83; 2Tm 1,1-8; Gv 10,7-8


Omelia dell’Arcivescovo di Milano S.E.R. Card. Angelo Scola



1. «TrovandoTi, non si stancò mai di cercarTi»: così la preghiera del Prefazio sintetizza la fisionomia di tutta l’esistenza di sant’Agostino. L’affermazione illumina il tema agostiniano per eccellenza: l’inquietum cor di cui egli stesso ci parla nell’incipit delle Confessioni.
È lo stesso Agostino a descrivere la meta della sua ricerca, quando - in un passaggio dei Soliloqui - scrive: «Ecco ho pregato Dio. “Che cosa vuoi dunque sapere?” “Tutte queste cose che ho chiesto nella preghiera” “Riassumile in poche parole” “Desidero conoscere Dio e l’anima” “E nulla più?” “Proprio nulla”» (Agostino, Soliloqui I, 2,7). La sua instancabile ricerca, che ha affascinato gli uomini di tutti i tempi, è particolarmente preziosa per noi oggi, immersi (e spesso sommersi) nel travaglio di questo inizio del terzo millennio.
L’uomo post-moderno, che noi siamo, è infatti affascinato da una ricerca “inquieta”, anche se spesso si perde nella sua sterminata dimensione orizzontale.
Non deve però sfuggirci il punto di partenza di Agostino: «TrovandoTi». L’ha trovato. Perché allora continua a cercarLo senza sosta? Perché Dio non si può afferrare: «Si comprehendis non est Deus» (Discorso 52,16). Anche se ci metti tutte le tue forze, quando pensi di averlo com-preso – afferma Santi’Agostino – sappi che non è Dio.
Ma quel «trovandoTi» dice molto di più. Dice che la certezza, non il dubbio, è condizione per la ricerca fruttuosa. Come la certezza dell’ipotesi è condizione necessaria per la ricerca dell’uomo di scienza, così la certezza della fede mette in moto e sviluppa la conoscenza di Dio e, attraverso di Lui, di tutta la realtà.

2. Alla sete della fede Dio risponde: «Il Signore è vicino a chi lo cerca» (Salmo responsoriale). E, nel Signore Gesù, si fa compagno alla nostra vita: «Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente» (Salmo responsoriale).
Tra pochi giorni inizieremo l’Anno della fede, proclamato da Papa Benedetto con il Motu proprio Porta fidei. «Io sono la porta» (Vangelo, Gv 10,7) afferma, inequivocabile e perentorio, Gesù il Buon Pastore E, commentando un passaggio successivo dello stesso vangelo di Giovanni, Agostino scrive: «Tu cerchi la via? Ascolta il Signore che ti dice in primo luogo: Io sono la via. Prima di dirti dove devi andare, ha premesso per dove devi passare: “Io sono”, disse “la via”! La via per arrivare dove? Alla verità e alla vita» (Agostino, In Jo, 34, 8-9; CCL 36, 315-316).

Carissime sorelle, carissimi fratelli pavesi, anche per il grande privilegio di conservare, per il bene della Chiesa universale e di tutta l’umanità, l’urna di sant’Agostino, siete chiamati in questo anno straordinario a riscoprire, personalmente e comunitariamente, che la fede è rinascita dell’ io nel grembo del noi. Infatti la fede cristiana è personale perché è comunitaria, ma la comunità è veramente tale solo se fa fiorire la persona.

3. «Beato chi abita la tua casa» «Per me un giorno nei tuoi atri è più che mille altrove»: così insiste sullo stesso tema il Salmo responsoriale. L’ovile in cui le pecore sono custodite e vivono sicure, di cui ci ha parlato il Santo Vangelo, è la Chiesa. La casa dove l’uomo può essere “libero davvero” (Gv 8,36).
La Prima Lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli, ne descrive i quattro pilastri portanti. L’educazione al pensiero di Cristo: «[i cristiani erano] perseveranti nell’insegnamento degli apostoli» (Prima Lettura, At 2,42); la tensione alla vita come comunione: «stavano insieme e avevano ogni cosa in comune» (At 2,44); «erano perseveranti insieme nel tempio e spezzando il pane» (At 2,46): Eucaristia e preghiera; e la missione: «intanto il Signore… aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati» (At 2,47). Le comunità cristiane di ogni tipo (parrocchie, religiosi, associazioni, movimenti) sono chiamate a manifestare espressamente questa loro peculiare fisionomia. Solo così diventano missionarie.

4. La Seconda Lettura, una sorta di testamento spirituale scritto da Paolo vedendo approssimarsi il martirio, gronda di intensissima affezione: «Figlio carissimo… Rendo grazie a Dio… ricordandomi di te nelle mie preghiere sempre, notte e giorno. Mi tornano alla mente le tue lacrime e sento la nostalgia di rivederti per essere pieno di gioia» (Epistola, 2Tm 1, 2.3.4). La fede appare qui davvero come la pienezza dell’umano.
Paolo ci dice inoltre il metodo della trasmissione della fede: una catena di testimoni. «Mi ricordo infatti della tua schietta fede, che ebbero anche tua nonna Lòide e tua madre Eunìce, e che ora, ne sono certo, è anche in te» (Epistola, 2Tm 1,5). Noi diventiamo testimoni incontrando altri testimoni. Il grande Agostino non ci sarebbe senza Ambrogio, senza Simpliciano …
Riuniti qui alla presenza dell’urna del grande Vescovo e Padre della Chiesa siamo provocati a dare contenuto alla nostra testimonianza: generare alla fede! È il compito dell’educazione. Dell’educazione permanente, insostituibile, oggi più che mai. In particolare l’educazione è ciò di cui ha fame e sete la gioventù di oggi. Spesso i giovani non lo lasciano trasparire ma, se li si ascolta, dietro le loro parole ed i loro silenzi, i loro comportamenti magari trasgressivi sono mossi da una irresistibile domanda di senso, che è sempre, ad un tempo, domanda di significato e di direzione di cammino. Generare alla fede è responsabilità primaria della Chiesa, cioè dei fedeli adulti, in particolare dei genitori, dei nonni e degli educatori. Nel lungo ministero pastorale ad Ippona Agostino non cesserà mai di prendersi cura dei suoi fedeli come il Buon Pastore del Vangelo di oggi, tanto caro al Beato Giovanni XXIII, il quale con insistenza lo identificava con il Padre, Colui che genera e crea.

5. Sant’Agostino, parlando del tempo del tramonto dell’impero romano in cui era stato chiamato a vivere, usò l’espressione «vecchiaia del mondo». Nella vecchiaia, diceva, i malanni abbondano: tosse, catarro, cisposità, ansietà, sfinimento. «Ma - ha detto Benedetto XVI in una delle sue memorabili Udienze generali dedicate al Santo - se il mondo invecchia, Cristo è perpetuamente giovane. Da qui l’invito: “Non rifiutare di ringiovanire unito a Cristo, anche nel mondo vecchio. Egli ti dice: Non temere, la tua gioventù si rinnoverà come quella dell’aquila” (cfr Sermoni 81,8)» (Benedetto XVI, Udienza generale del 16 gennaio 2008).
Il travaglio del passaggio al Terzo millennio, entro il quale soltanto si può adeguatamente comprendere la crisi economico-finanziaria e politica che stiamo attraversando, domanda questa giovinezza creativa della mente e del cuore che non ha età ma as-sicura la persona, la comunità, l’umana città.
È molto significativo che per accedere all’urna del Santo la vostra tradizione richieda l’intervento simultaneo di quattro istituzioni che ne possiedono le chiavi: il vescovo, il sindaco, la comunità agostiniana e il capitolo della cattedrale. Questo singolare atto comunitario ha una carica simbolica assai attuale.
Dice la necessità della concordia. Esprime bene quel “concorso dei cuori” che nella Chiesa si chiama comunione e che nella società civile già Aristotele chiamava filìa, cioè amicizia civica, condizione essenziale per il buon governo.
Pavia, nelle cui Università e collegi si sono formate tante nobili personalità, guardando con cuore rinnovato al “suo” grande Santo, sarà luce per tutta la società italiana, e non solo.

Quale messaggio è più attuale di quello che proviene dalla festa odierna in onore di sant’Agostino che re Liutprando volle come perenne benedizione per questa città? Benedetto XVI proprio qui a Pavia, negli Orti dell’Almo Collegio Borromeo, ha potuto affermare: «In quest’ora ringraziamo Dio per la grande luce che si irradia dalla sapienza e dall’umiltà di sant’Agostino e preghiamo il Signore affinché doni a tutti noi, giorno per giorno, la conversione necessaria e così ci conduca verso la vera vita» (Benedetto XVI, Visita pastorale a Pavia, 22 aprile 2007). Amen