mercoledì 26 settembre 2012

I santi "anargiri"




OGGI 26 SETTEMBRE celebriamo:
SANTI COSMA e DAMIANO, MARTIRI
(sec. III, inizio sec. IV)
Memoria Facoltativa

All'inizio del IV secolo, muoiono martiri in Palestina i due medici Cosma e Damiano, noti in oriente come i santi « anargiri» (senza denaro). Secondo la tradizione, essi erano originari dell'Arabia, ed esercitarono con grande carità la loro professione nei pressi di Ege, in Cilicia. Cosma e Damiano dedicarono tutta la vita a curare i malati, senza chiedere compensi per le loro prestazioni, anche perché erano fermamente persuasi che non fosse lecito possedere in proprio alcun bene per chi è discepolo del Signore. Cristiani convinti, essi si adoperarono nel contempo per confessare pubblicamente la loro fede, vero sostegno e alimento della loro attività taumaturgica. Per questo caddero vittime, sempre secondo la tradizione, della persecuzione di Diocleziano, e furono decapitati nell'anno 303. Grazie all'imperatore Giustiniano, il loro culto divenne popolarissimo in tutta la cristianità, e i medici di tutto il mondo li assunsero come loro patroni. Cosma e Damiano sono stati gli ultimi santi inseriti nel Canone Romano, e la data odierna ricorda la dedicazione nel VI secolo della basilica a loro intitolata nel Foro Romano.
Tracce di lettura
Il proconsole Lisia, essendo venuto a conoscenza della fama dei due santi, se li fece venire davanti e chiese loro come si chiamassero, quale fosse la loro patria e la loro condizione.
Dissero i santi martiri: «I nostri nomi sono Cosma e Damiano e abbiamo altri tre fratelli: Antimo, Leonzio ed Euprepio; la nostra patria è l'Arabia e come cristiani non possediamo ricchezze»
(Jacopo da Varazze)
Preziosa è la morte dei martiri,
acquistata col prezzo della morte di Cristo
Dai «Discorsi» di sant'Agostino, vescovo (Disc. 329, 1-2; PL 38, 1454-1455)
Le gesta gloriose dei santi martiri fanno rifiorire la Chiesa in ogni luogo. Perciò possiamo constatare con i nostri stessi occhi quanto sia vero ciò che abbiamo cantato: «Preziosa agli occhi del Signore è la morte dei suoi fedeli» (Sal 115, 15). Questa morte è preziosa ai nostri occhi e agli occhi di colui, per il cui nome venne affrontata.
Ma il prezzo versato per queste morti è stato la morte di uno solo. Quante morti ha riscattato con la sua morte uno solo! Se quel solo non fosse morto, il chicco di frumento non si sarebbe moltiplicato. Avete sentito le parole che dice all'avvicinarsi della sua passione, cioè della nostra redenzione: «Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto»? (Gv 12, 24-25).
Sulla croce egli compì un'operazione di incalcolabile valore. Su di essa fu fatto il versamento per il nostro riscatto. La lanciata del soldato gli aprì il costato e da quella ferita sgorgò il prezzo di tutto il mondo. Con esso furono comprati i fedeli e i martiri, e il loro sangue è testimone che la loro fede era autentica. Essi restituirono ciò che era stato speso per loro, e misero in pratica quello che dice san Giovanni: Come Cristo ha dato la sua vita per noi, così anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli (cfr. 1 Gv 3, 16). E in un altro passo troviamo scritto: Quando sei seduto a mangiare con un potente, considera bene che cosa hai davanti, perché bisogna che tu prepari altrettanto (cfr. Pro 23, 1-2)
Lauta è quella mensa dove il cibo è costituito dallo stesso padrone della mensa. Nessuno nutre gli invitati con la propria carne: questo lo fa solo Cristo Signore. Egli è colui che invita, egli è il cibo e la bevanda. Compresero bene i martiri che cosa avessero mangiato e bevuto, per rendere un tale contraccambio.
Ma come avrebbero potuto rendere questo contraccambio, se egli, che sborsò per primo il prezzo, non avesse dato loro il mezzo per corrisponderlo? «Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato?». «Alzerò il calice della salvezza» (Sal 115, 12-13). Qual è questo calice? E` il calice della passione, amaro, ma benefico: quel calice avrebbe causato terrore al malato, se il medico non l'avesse bevuto per primo. Questo calice è proprio la passione. Lo riconosciamo dalle parole stesse di Cristo, che dice: «Padre, se è possibile, passi da me questo calice» (Mt 26, 39). DI questo stesso calice i martiri hanno detto: «Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore» (Sal 115, 13).
Non temi dunque tu, o martire, nel momento della tua passione? Tu non temi e sta bene! Ma sai dirmi il perché «Perché invocherò il nome del Signore».
Come potrebbero vincere i martiri, se non vincesse negli stessi martiri colui che ha detto: «Abbiate fiducia, io ho vinto il mondo»? (Gv 16, 33).
Il sovrano del cielo sosteneva il loro animo, guidava la loro lingua, sconfiggeva, per mezzo loro il demonio sulla terra, e li coronava martiri in cielo. O beati loro che bevvero questo calice! I dolori hanno avuto fine ed essi hanno conseguito la gloria.

Preghiera
Noi facciamo memoria
dei santi Cosma e Damiano
per glorificare te, Signore,
poiché la tua mirabile provvidenza
ha donato loro la gloria senza fine
e a noi provvede ora il tuo aiuto,
attraverso Gesù Cristo nostro Signore.