martedì 25 settembre 2012

Medjugorje. E dopo?

http://img.libreriadelsanto.it/books/j/jnQ1jnBCdFjf_s4

Pubblico di seguito questa lettera di Mons. Luigi Negri, Vescovo di San Marino - Montefeltro, come invito alla lettura del libro di Gianni Romolotti.

* * *
 
Caro Gianni,
ho letto e riletto con molta attenzione questo tuo splendido volume Medjugorje. E dopo?
La prima cosa che mi è venuta in mente sono stati i primi incontri con te e tua moglie più di quaranta anni fa in casa di tuoi parenti che abitavano nell’ambito della parrocchia in cui prestavo servizio il venerdì, il sabato e la domenica.
Di questa compagnia che mi coinvolgeva in cene luculliane e nelle quali si viveva una bella amicizia, tu mi sei sembrato un po’ eccentrico rispetto al resto del contesto.
Come si legge anche nel tuo libro, eri un uomo che era arrivato, o stava arrivando, in una invidiabile posizione professionale che ti metteva in grado di avere una vita molto comoda. Peraltro la tua vita familiare mi sembrava assolutamente felice. Ma la cosa non mi convinceva fino in fondo; ho sentito spesso, nelle discussioni sulle varie questioni che la nostra convivenza proponeva, come una sorta di disagio ultimo, come una non tranquilla felicità che sembrava testimoniata dal tuo modo di vivere.
Ecco la prima cosa che colpisce in questo racconto dei tuoi rapporti con Medjugorje. Medjugorje ti ha cambiato la vita, radicalmente, facendoti scoprire il livello più profondo della tua personalità ed offrendo a questa personalità una possibilità di cammino e di realizzazione fino allora insperata.
Tu parli della tua prima andata e delle successive andate a Medjugorje come io parlo del primo incontro con il movimento come uno dei momenti più significativi di questa mia storia cinquantennale. La cosa più importante di questo testo è che è la testimonianza di un convertito, di un uomo che, finalmente, si è sentito chiamare per nome, è stato aiutato ad uscire da tutta quella enorme banalità in cui si perde la vita degli uomini normali, anche dei più riusciti. A te è stata proposta la via della vita: infatti, nel tuo libro, l’incontro con Medjugorje è stata la riscoperta dell’incontro con Cristo, che stava a fondamento della tua esistenza dal momento del tuo battesimo e che ha avuto la sua struttura fondamentale nella appartenenza alla Chiesa e nella grande testimonianza di vita della tua famiglia.
Medjugorje ti ha aiutato a riannodare i fili della tua esistenza e ha aperto una nuova e definitiva possibilità di cammino verso la verità di Cristo e la sua carità.
Io non posso dare un giudizio su quello che avviene realmente a Medjugorje, ma poiché ritengo che il grande miracolo nella vita dell’uomo sia l’incontro con Cristo e la possibilità di seguirlo, nella buona come nella cattiva sorte, nella salute e nella malattia, nella gioia e nel dolore, io rilevo che Medjugorje ha determinato in te questo miracolo. E di questo sono lieto profondamente, con te e per te.
Un dato evidente di questa tua storia che ci racconti è la tua partecipazione profonda alla vita e al cammino della Chiesa.
Medjugorje non ti ha chiuso in una aristocrazia spirituale; ti ha fatto sentire come casa tua la vita della Chiesa, ti fa partecipare alla sua grandezza e la sua povertà, ti fa sentire con dolore acutissimo il disagio di questa oggettiva mancanza di fede che dilaga nella vita della Chiesa, mancanza di coraggio nell’essere testimoni di Cristo di fronte al mondo.
Tu ami la Chiesa, lavori per essa, metti generosamente al servizio della Chiesa quella novità di intelligenza e di cuore - perfettamente cristiane - che Medjugorje ha fatto risorgere in te.
Ho avuto chiara la percezione di tutto questo quando ho partecipato qualche anno fa ad una serata del gruppo di preghiera di Medjugorje, a Savona, in una serata delle vacanze estive.
Mi ha edificato il modo con cui ti sentivi responsabile di tutto quello che accadeva, dalla sistemazione logistica di quelli che partecipavano ai canti e alle preghiere che si facevano.
Dove era finito il pubblicitario di successo che viveva giornate stressanti di lavoro in funzione della propria ambizione di potere, a cui seguivano serate di cene e di dialoghi così insulsi su tutto e su tutti, oltre che a innumerevoli partite di tennis?
Medjugorje ti ha radicato nella sequela di Cristo, nell’appartenenza alla sua Chiesa, in una affezione fanciullesca per la Madre del Signore. Il pensiero di lei ritorna costantemente in queste pagine come il luogo di un grande conforto, di una permanente edificazione, di un grande incoraggiamento alla missione.
L’altra caratteristica di questa tua vita e di questo tuo impegno è la chiarezza di giudizio che hai sulla situazione ecclesiale e su quella sociale.
Ho condiviso totalmente le tue prese di posizione sulle vicende ecclesiali ed ecclesiastiche e sulle tremende vicende di costume che dissacrano la nostra vita sociale: la violenza che dilaga in modo irresistibile, la manipolazione della vita nelle varie fasi del suo essere, la mancanza di rispetto verso i bambini e verso i più deboli, la dissennatezza di una giustizia che è contro ogni giustizia.
Hai parlato sempre chiaro e ti esorto a farlo, perché, come diceva il beato Giovanni Paolo II, la prima carità verso l’uomo ed il mondo è dire coraggiosamente la verità.
Ti ringrazio dunque per questo prezioso libro che testimonia la verità di una conversione e la dedizione quotidiana a Cristo e alla Chiesa, perché la missione cristiana continui a rinnovarsi nel mondo e a rinnovare il mondo.
Qualche tempo dopo la mia elezione all’episcopato, un’altissima personalità ecclesiastica mi chiese: “Eccellenza, che cosa pensa lei di Medjugorje?”. Risposi: “Alcuni dicono che c’è il demonio, ma, se è il demonio, lavora per Cristo, per la Chiesa e per noi”.
Grazie Gianni per questo tuo splendido libretto, auguro che faccia a tutti quelli che lo leggeranno, e spero che siano molti, il bene che ha fatto a me.