Ieri, sabato 29 settembre, in Duomo, l’Arcivescovo ha presieduto le ordinazioni diaconali dei candidati al presbiterato e dei diaconi permanenti. Il cardinale Scola ha ordinato 19 diaconi diocesani che diventeranno presbiteri l’8 giugno 2013, 3 diaconi del Pime e 7 diaconi permanenti. Di seguito il testo dell’omelia.
Arcidiocesi di
Milano
Ordinazioni Diaconali
Tb
12,6-15; Sal 21; Col 1,13-20; Lc 1,8-20.26-33
Festa
dei Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele
Duomo
di Milano, 29 settembre 2012
Omelia
di S. Em. Card. Angelo Scola, Arcivescovo di Milano
1. «O
Dio, che chiami gli angeli e gli uomini a cooperare al tuo disegno di
salvezza»
(All’inizio
dell’Assemblea liturgica).
Le parole iniziali della preghiera dell’odierna Festa dei Santi
Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, ci introducono immediatamente
alla verità del gesto sacramentale dell’Ordinazione diaconale.
Esso viene definito,
innanzitutto, dal dato, elementare ma a volte dimenticato o
disatteso, che è Dio a chiamare. Nessuno di noi - neppure gli stessi
Arcangeli - potrebbe pensare di adempiere qualsiasi missione o
ministero, se non fosse perché il Padre ci ha preceduti, ci ha
chiamati e ci manda attraverso lo Spirito del Risorto vivente nella
Sua Sposa, la Chiesa. Il Padre sempre ci precede: non solo perché è
alla nostra origine, ma ci precede in ogni istante della nostra
esistenza (cfr Epistola,
Col
1-13-20).
Carissimi, la voce
dell’Arcivescovo che chiamerà ciascuno di voi personalmente, farà
da eco, ecclesiale e storica, a questa chiamata del Padre. Questa
sola è la fonte di certezza per la vostra vocazione: sei scelto, un
Altro ti chiama, si prende cura del tuo cammino e del tuo ministero.
A che cosa, insieme
agli angeli, siamo chiamati? Risponde la liturgia: «A
cooperare al tuo disegno di salvezza».
Cerchiamo di cogliere insieme la profondità di quest’affermazione
della liturgia.
2. Col termine
“cooperare” ci viene indicato il nucleo stesso del ministero.
Esso scaturisce permanentemente dal rapporto che Cristo ha voluto
istituire con ciascuno di voi carissimi ordinandi. Egli vi chiama a
“co-operare”, non semplicemente ad operare. Il Signore, quindi,
Vi invita a stare, vivere ed agire con Lui. È questo “con Lui” a
definire la vostra persona ed il vostro ministero. Fino al punto che
dobbiamo, per grazia, giungere a dire, con san Paolo, «io,
ma non più io»
(cfr Gal
2,20).
Il Santo Vangelo che
abbiamo ascoltato illumina la natura, ragionevole e libera, della
vostra cooperazione diaconale al disegno del Padre. Il doppio
annuncio di Gabriele a Zaccaria e alla Vergine ci indica come il
Padre non cerchi, per così dire, dei “meri esecutori” della Sua
volontà, quasi che Gli bastassero dei delegati o addirittura dei
burattini. Egli, attraverso l’angelo, entra in dialogo con gli
uomini e chiede loro libero assenso ed adesione. L’Angelo stesso
sollecita il libero scambio con una solida proposta: «Non
temere»
(Vangelo,
Lc
1,13.30). Quanto verrà domandato dal Signore è già stato
anticipatamente da Lui garantito. Aderisci allora! Cooperare con il
Signore fa, quindi, emergere il senso della vita come vocazione: la
Vergine «si
domandava che senso avesse un saluto come questo»
(Vangelo,
Lc
1,29). La natura della missione affidata deve sempre mantenere un
carattere verginale. Cosa significa? Non deve dominare il compito
affidato. È questa invece la pretesa di Zaccaria che l’Angelo
sanziona: «Tu
sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose
avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si
compiranno a loro tempo»
(Vangelo,
Lc
1,20).
Siamo solo
cooperatori del «tuo
disegno di salvezza»,
perché solo Tu, Signore, puoi salvare gli uomini. Per questo siamo
chiamati “ministri”: perché presi a servizio dell’opera di
salvezza di un Altro.
Nella storia, questo
disegno di salvezza ha un nome proprio: Gesù Cristo, la misericordia
del Padre, «per
mezzo del quale abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati»
(Epistola,
Col
1,14). Gesù, il Crocifisso Risorto, «è
prima di tutte le cose e tute in lui consistono»
(Epistola,
Col
1,17). Ed «Egli
è anche il capo del corpo, della Chiesa»
(Epistola,
Col
1,18). Questo corpo è la Chiesa, il popolo cristiano, nella
concretezza del suo camminare lungo le strade di questo mondo.
Condividendo «le
gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi»
(GS
1) voi, carissimi candidati, per opera dello Spirito Santo
incontrerete l’abbraccio di Gesù misericordia del Padre.
3. Voi, diaconi
permanenti, dovrete andare e riandare con l’aiuto dei superiori a
quanto ebbe a dire il Servo di Dio Paolo VI col Motu
proprio
“Sacrum
Diaconatus”
18 giugno 1967) che impartì le norme per il ristabilimento del
diaconato permanente nella Chiesa latina. Di questo servizio
particolare gode la nostra Chiesa ambrosiana da ben venticinque anni:
oggi è anche l’occasione per ringraziare il Signore per questo
dono.
La mia gratitudine
va anche alle vostre mogli ed ai vostri figli che con libera
decisione accompagnano questa vostra impegnativa scelta.
4. Cari candidati al
presbiterato che oggi sarete ordinati diaconi, l’elezione che oggi
la Chiesa fa delle vostre persone domanda alla vostra libertà
un’altra imprescindibile condizione. «Custodire
per sempre l’impegno a vivere nel celibato»
(Impegni
degli eletti).
In questo per
sempre
si trova il sigillo dell’amore vero. Questo dono che il Signore
elargisce a ciascuno di voi, e che da voi domanda pieno e libero
assenso è, forse ai giorni nostri più che in passato, testimonianza
luminosa dell’amore di Dio e della Sua potenza di compiere il
desiderio del cuore dell’uomo. «Non
temere»:
le parole dell’angelo sono le parole che la Chiesa vi rivolge oggi.
E la Chiesa sa di cosa parla: sul volto di molti uomini e donne in
tutto il mondo e lungo la storia, si può contemplare la verità e la
bellezza dell’amore verginale che lo stesso Gesù volle vivere in
prima persona.
5. Al cuore del
vostro servizio diaconale sta il richiamo del Salmo responsoriale:
«Annuncerò
il tuo Nome ai miei fratelli»
(Sal
21).
Così abbiamo cantato. Benedetto XVI descrive il contenuto di questo
annuncio in termine di testimonianza. Dice il Papa: «La
prima e fondamentale missione che ci viene dai santi Misteri che
celebriamo è di rendere testimonianza con la nostra vita. Lo stupore
per il dono che Dio ci ha fatto in Cristo imprime alla nostra
esistenza un dinamismo nuovo impegnandoci ad essere testimoni del suo
amore. Diveniamo testimoni quando, attraverso le nostre azioni,
parole e modo di essere, un Altro appare e si comunica. Si può dire
che la testimonianza è il mezzo con cui la verità dell'amore di Dio
raggiunge l'uomo nella storia, invitandolo ad accogliere liberamente
questa novità radicale. Nella testimonianza Dio si espone, per così
dire, al rischio della libertà dell'uomo»
(Sacramentum
caritatis
n. 85).
6. Carissimi voi
tutti figli della Chiesa ambrosiana, qui presenti o che ci seguite da
casa, in questo Anno
della fede
la cui porta si apre ormai davanti a noi sosteniamoci vicendevolmente
nella scoperta del Dio vicino. Preghiamo per tutta la Chiesa, per il
Papa e i Vescovi in comunione con lui, per tutti i sacerdoti ed i
diaconi, per i consacrati, per tutti i fedeli laici. Preghiamo, con
rinnovato fervore, il Padrone della messe perché non manchino operai
al servizio del popolo di Dio. E insieme aiutiamoci a seguire il
Signore che ci chiama a cooperare al Suo disegno di salvezza per il
bene dei nostri fratelli uomini.
Ciò domanda
l’umiltà della necessaria supplica «Credo,
aiuta la mia incredulità»
(Mc
9, 24). Potremo così far nostro l’invito dell’Arcangelo
Raffaele: «Benedite
Dio e proclamate davanti a tutti i viventi il bene che vi ha fatto,
perché sia benedetto e celebrato il suo nome»
(Tb
12,6).
La Vergine, cui ci
affidiamo abbandonati come bimbi, irrobustisca il “sì”
di questi nostri fratelli diaconi. Amen.
* * *
Venerdì 28 settembre, in Duomo, il cardinale Angelo Scola ha presieduto la Redditio Symboli. Circa 6000 giovani ambrosiani hanno condiviso il proposito di un cammino intenso per riflettere, confessare e testimoniare la loro fede, meditando e pregando insieme all’Arcivescovo guidati dal tema “Credo. Aiuta la mia incredulità”. Di seguito il video con l'omelia.