mercoledì 24 ottobre 2012

Il Fuoco che brucia nel cuore della Chiesa



L'astuto avversario, quando si vede scacciato dal cuore dei buoni,
cerca quanti sono molto amati da loro,
e parla per mezzo di essi con parole carezzevoli:
affinché, penetrato il cuore con la forza dell'amore,
la spada della sua persuasione irrompa facilmente
nelle fortificazioni della rettitudine interiore
S. Gregorio Magno
Di seguito il Vangelo di oggi, 25 ottobre, giovedi della XXIX settimana del T.O., con un commento e qualche testo di approfondimento.
Dal Vangelo secondo Luca 12,49-53. 
Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. D'ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».
Il commento
Nel cuore della Chiesa brucia il fuoco dell’amore che Gesù ha «gettato» sulla terra perché anche su di essa si possa compiere la volontà del Cielo. In ogni apostolo «c’è una passione che deve crescere nella fede e che deve trasformarsi in carità che accenda come fuoco anche l’altro» (Benedetto XVI). La stessa “angoscia” sofferta da Gesù fino al “compimento del battesimo” che lo avrebbe inabissato negli inferi a liberare Adamo e ogni uomo, spinge da duemila anni gli apostoli sul «carro di fuoco» ad annunciare il Vangelo sino ai confini della terra. Ma quando una sua interpretazione sentimentale e orgogliosa induce ad adattarlo alle culture e alle mode, si spegne la profezia, si «discredita il cristianesimo» e si inganna il mondo, offrendogli solo una triste edizione rivisitata di ciò che è già suo e non ha potuto salvarlo: "I vostri volti non sono volti di salvati, per questo io non crederò mai al vostro Signore” (J. P. Sartre). Sono i volti di un genitore, un educatore, un prete, una fidanzata, un amico quando accetta un compromesso. Tradisce l’amore e consegna l’altro alla menzogna e al peccato.

Il “fuoco” acceso da Gesù sulla Croce invece, riduce in cenere i legami morbosi che si nascondono nei desideri della carne e ci fa liberi di osare, per amore, la fedeltà alla Verità sino a vederci rifiutati anche da chi ci ha dato la vita. Come Edith Stein, che, pur soffrendo la “divisione” nella sua carne, non ha esitato ad abbandonare religione e madre per seguire il Signore. Ma sarà proprio nella camera a gas del suo martirio di ebrea e cristiana, che tutto si illuminerà e compirà: unita a Cristo nell'amore che la consumava, attirava e salvava anche ciò che aveva “dovuto” abbandonare. Anche per noi ci sono momenti in cui più esigente si fa sentire la chiamata del Signore, e non ci sembra vero che proprio Lui ci separi dagli affetti più cari. Crediamo che la “divisione” inevitabile che sperimenta un discepolo per seguire il Signore sia discomunione, e cerchiamo di ricucire chiudendo un occhio sulla verità per non soffrire. Ma l’amore che circoncide il cuore e desidera il bene dell'altro non è mai senza dolore. Il Signore lo sa, e per questo ci attira anche oggi nel suo “fuoco” che ci purifica, per discendere liberi con Lui nel “battesimo” che ci immerge nel dolore del prossimo perché incontri in noi il suo amore.

 APPROFONDIMENTI

"Per il peccato e l'infedeltà dei nostri progenitori, il peccato divenne per le generazioni seguenti il padre del nostro corpo, l'infedeltà la madre della nostra anima. Ma quando siamo rinnovati nel lavacro del battesimo, la virtù della parola ci separa dai peccati della nostra origine, e con questi tagli che opera la parola di Dio ci ritroveremo separati dagli attaccamenti di nostro padre e di nostra madre. Così nella stessa casa si eleva un grande contrasto, e ciò che vi è di più familiare in lui diventa un nemico per l'uomo rigenerato; egli troverà felicità in questo rinnovamento del suo spirito, finché ciò che resta in lui della sua vecchia origine si arresterà di fronte ai desideri della sua concupiscenza" (S. Ilario)


"Il perenne annuncio missionario della Chiesa viene oggi messo in pericolo da teorie di tipo relativistico. Le radici di queste affermazioni sono da ricercarsi in alcuni presupposti: la convinzione della inafferrabilità e inesprimibilità della verità divina, nemmeno da parte della rivelazione cristiana; l'atteggiamento relativistico nei confronti della verità, per cui ciò che è vero per alcuni non lo sarebbe per altri; la contrapposizione radicale che si pone tra mentalità logica occidentale e mentalità simbolica orientale; il soggettivismo di chi, considerando la ragione come unica fonte di conoscenza, diventa «incapace di sollevare lo sguardo verso l'alto per osare di raggiungere la verità dell'essere» (Giovanni Paolo II, Fides et ratio, n. 5), la difficoltà a comprendere e ad accogliere la presenza di eventi definitivi ed escatologici nella storia; la tendenza, infine, a leggere e interpretare la Sacra Scrittura fuori dalla Tradizione e dal Magistero della Chiesa" (Dominus Iesus). 
"Deve essere, infatti, fermamente creduta l'affermazione che nel mistero di Gesù Cristo, Figlio di Dio incarnato si dà la rivelazione della pienezza della verità divina. E questa è il motivo fondamentale per cui la Chiesa è per sua natura missionaria. Essa non può non proclamare il vangelo, cioè la pienezza della verità che Dio ci ha fatto conoscere intorno a se stesso. Solo la rivelazione di Gesù Cristo «immette nella nostra storia una verità universale e ultima, che provoca la mente dell'uomo a non fermarsi mai» (Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, n. 5). Si può e si deve dire che Gesù Cristo ha un significato e un valore per il genere umano e la sua storia, singolare e unico, a lui solo proprio, esclusivo, universale, assoluto. Gesù è, infatti, il Verbo di Dio fatto uomo per la salvezza di tutti. Il Signore è il fine della storia umana, “il punto focale dei desideri della storia e della civiltà”, il centro del genere umano, la gioia d'ogni cuore, la pienezza delle loro aspirazioni. Egli è colui che il Padre ha risuscitato da morte, ha esaltato e collocato alla sua destra, costituendolo giudice dei vivi e dei morti». «È proprio questa singolarità unica di Cristo che a lui conferisce un significato assoluto e universale, per cui, mentre è nella storia, è il centro e il fine della stessa storia: “Io sono l'Alfa e l'Omega, il primo e l'ultimo, il principio e la fine” (Ap 22,13)»" (Dominus Iesus)


Osare per annunciare il Vangelo

Occorre osare di fronte al capoufficio rischiando il posto di lavoro, pur di testimoniare la verità universale e ultima che abbiamo sperimentato. Osare la notte quando, unendosi al coniuge, siamo chiamati ad offrire i nostri corpi alla volontà di Dio, ad aprirci alla fecondità e alla vita, accogliendo il terzo, quinto o decimo figlio, per riaffermare il significato assoluto e universale che Dio ha nella nostra storia come in quella del mondo. Occorre osare la castità ed il rispetto nel fidanzamento per annunciare la verità dell'amore crocifisso, l'unico autentico che, nel sacrificio, rivela il dono più grande, puro, disinteressato, quello di Cristo, gioia del loro cuore; osare nell'educazione, lottando con i compromessi affettivi, non temendo il rifiuto e la ribellione, perchè i figli o gli studenti o i cristiani affidati siano ogni giorno più conformati e uniti a Cristo, pienezza delle loro aspirazioni. Occorre osare anche di vedersi rifiutati da chi ci ha dato la vita; come Edith Stein, che, pur soffrendo nella carne, non ha esitato ad abbandonare la propria religione e sua madre per seguire il Signore. E sarà proprio nella camera a gas del suo "doppio" martirio, come ebrea e come cristiana, che tutto si illuminerà e compirà: nell'amore che la consumava attirava e salvava anche ciò che aveva dovuto abbandonare. La divisione che porta Cristo è il distacco dalla carne che prelude alla comunione eterna: "Cara madre superiora, mi permetta di offrirmi in sacrificio di espiazione per la vera pace: perché il regno dell’anticristo sprofondi, se possibile senza un nuovo conflitto mondiale, e che un nuovo ordine s’impianti".