martedì 30 ottobre 2012

Kiko Arguello: Il Kerygma di Budapest (Video)



Domenica scorsa si è concluso il Sinodo dei Vescovi sulla Nuova Evangelizzazione, che negli interventi di tanti Padri (*) ha sottolineato la necessità di tornare alle fonti, all'energia che sprigionavano le prime comunità cristiane,  alla genuina predicazione della Chiesa primitiva, alla freschezza del Kerygma apostolico. E' un regalo, quest'ultimo, che il Concilio ha fatto ai movimenti e alle nuove comunità... Un esempio è il video che propongo di seguito. Nella solennità del Corpus Domini la capitale ungherese è stata invasa da migliaia di giovani provenienti dal Nord Europa, giunti per ascoltare una parola del Signore per bocca dei loro iniziatori. L'incontro si è svolto in Piazza Santo Stefano, primo Re di Ungheria venerato sia dai cattolici che dagli ortodossi. 
Oltre ai ragazzi ungheresi hanno partecipato giovani provenienti dalla Romania, Polonia, Ucraina, Slovacchia, Austria, Serbia, Germania, Spagna e 600 giunti dall'Italia. La celebrazione, presieduta dal Cardinale Erdő Péter, presidente della Conferenza Episcopale Ungherese, ha visto la partecipazione di Kiko Arguello, Carmen Hernandez e Padre Mario Pezzi, responsabili dell'equipe internazionale del Cammino.

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(*): Per esempio il cardinale arcivescovo di Vienna, in Austria, Christoph Schönborn, il quale così risponde alla domanda della agenzia "Zenit":
Che cosa l’ha colpita maggiormente durante questo Sinodo? E cosa porterà a casa?
Card. Christoph Schönborn: La prima e più importante cosa, che come un cantus firmus ha permeato molti interventi, è stato il tema “Dobbiamo iniziare con noi stessi”. Mi ha tanto colpito che molti vescovi hanno dichiarato che possiamo evangelizzare solo quando lasciamo evangelizzare noi stessi. È stata una puntualizzazione molto bella; non possiamo evangelizzare noi stessi, dobbiamo lasciarci evangelizzare, come ribadisce lo stesso Catechismo in un punto importante: nessuno può annunziare a se stesso il Vangelo. Lo dobbiamo ricevere. Comprende il tema della conversione, un tema molto frequente negli interventi dei vescovi. Mi fa sentire molto fiducioso che non stiamo parlando di quello che dovrebbero fare gli altri ma piuttosto – come ha detto Paolo VI nella Evangelii nuntiandi - che dobbiamo iniziare con noi stessi.
Il secondo elemento è la grandissima importanza delle piccole comunità cristiane. Questo comprende tutti i continenti e corrisponde pienamente alla primissima esperienza cristiana. Dobbiamo praticare in comunità. Benché la normale parrocchia sia il luogo più adatto, da sola essa non riesce ad offrire questa densità richiesta della testimonianza cristiana vissuta. Nella diocesi di Vienna, in una prospettiva a lungo termine, cerchiamo di sistemare delle parrocchie più grandi – ma non delle mega-parrocchie, siamo molto lontani da questo -  ma più grandi delle parrocchie di 200-300 persone. Ciò che esiste già da tempo nelle parrocchie - gruppi familiari, gruppi di lavoro - dovrebbe diventare delle vere comunità, che possano diventare portatori di evangelizzazione.
Un terzo punto è l’incoraggiamento. Il vento spesso ci soffia contro, ma anche il soffio dello Spirito Santo è percepibile. Il Santo Padre ci ha dato due esempi. Il primo è quello della Chiesa in Cambogia era stata quasi completamente distrutta durante il genocidio e che ora comincia nuovamente a fiorire, crescere e prosperare. Lì si sente la potenza del Signore Risorto, che ricostruisce con la sua forza. Il secondo esempio è stata la testimonianza del vescovo della Norvegia, un Paese molto secolarizzato, che ha raccontato delle cose molto sorprendenti su come sta rifiorendo la Chiesa locale. Alla fine ci ha rassicurati che possiamo fidarci dell’inaspettato. Questo è importante anche per me in Austria, accanto a tutte le difficoltà che abbiamo. Troppo spesso si ignora e non si comunica il bello. Dobbiamo essere sempre aperti all’inaspettato. Chi avrebbe pensato nel 1850 che a Lourdes sarebbe sgorgata una sorgente, che sarebbe diventata sorgente di speranza e di forza per milioni di persone?
Possiamo solo chiedere, ma alla fine non è nelle nostre mani. Come Maria nel Cenacolo, possiamo solo attendere ed aspettare Dio. Dobbiamo pregare molto ed avere molta fiducia.

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Per il testo della catechesi in italiano vedi in questo blog:

02 Ott 2012
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