martedì 30 ottobre 2012

Se siete risorti con Cristo...

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 I giorni che ci apprestiamo a celebrare sono senza dubbio quelli che più offrono l'occasione per meditare sulle cose ultime, sui cosiddetti "novissimi" (la morte, il giudizio, l'inferno, il paradiso), oggi così poco ricordati, ahimè anche da tanti sacerdoti e catechisti... Senza dubbio la cosa migliore sarebbe prendere il  Catechismo della Chiesa Cattolica e  leggere i numeri che vi si riferiscono.

Mi permetto anche di rimandare in questo blog a tutti i post con l'etichetta "Novissimi" e "Meditatio Mortis".
Intanto propongo una presentazione della Festa di Ognissanti e della Commemorazione dei fedeli defunti e un pensiero di san Josemaria Escrivà.

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 La solennità di tutti i santi e martiri cristiani è una festa di precetto che la Chiesa celebra sin dal IV secolo. Notoriamente questa festività viene fatta risalire all’antica celebrazione pagana di origine celtica chiamata Samhain, che nell’antico irlandese indicava il mese di novembre e simboleggiava la “fine dell’estate”.
E’ importante ricordare che per i celti lo scorrere del tempo era determinato dai cicli lunari e dalle stelle, dai quali dipendevano indissolubilmente, che segnavano, appunto, lo scorrere dell'anno agricolo che erano soliti dividere in due parti, estate e inverno; il Samhain rappresentava il passaggio dall’estate all’inverno, ossia, dal vecchio al nuovo anno e proprio in questo momento di transizione, che avveniva tra il 31 ottobre e il primo di novembre, secondo i celti il mondo dei morti si mescolava con il mondo dei vivi. In questa notte venivano attuati rituali di culto orgiastico, riti propiziatori e di fecondazione, con tanto di sacrifici offerti al dio Cromm Cruaich (tale usanza venne poi soppressa da San Patrizio).
Questa festività che molti vorrebbero far risalire, se non coincidere, con le ricorrenze di Ognissanti e la Commemorazione dei defunti, del primo e del due novembre, riscontrando quelle che potrebbero sembrare evidenti analogie, in realtà si differenzia per la sostanza dei contenuti. L’angosciosa domanda sulla morte, su cosa ci sia nell’aldilà e se esiste un aldilà, ha da sempre accompagnato l’uomo nel corso di tutta la sua storia sin dalla sua nascita.
Nell’antichità la morte, seppur vissuta, in un certo qual modo, con più consapevolezza rispetto ai tempi odierni, figurava come un evento negativo, sopratutto nelle società atee, perché inspiegabile (motivo per cui Platone nel III libro della Repubblica raccomandava di non parlare della morte, proprio per non turbare i cittadini). Allora, come oggi, l’argomento si è sempre cercato di censurare ed esorcizzare nei modi più disparati (cos’è, di fatto, Halloween, se non il tentativo di esorcizzare la paura della morte tra giochi, dolcetti ed ironia?).
E’ poi noto che nella società antica si aveva una sorta di rispettoso timore verso i defunti, dove era assai diffusa la credenza secondo cui i morti sarebbero tornati in vita per tormentare i vivi. Molti popoli del Nord Europa, proprio in virtù di tale superstizione, usavano cremare i corpi, o piantare degli arbusti spinosi sopra la tomba. I Franchi, in particolare, usavano impalare a terra i corpi degli infanti, in quanto vigeva la credenza secondo cui i bambini nati morti sarebbero risaliti verso il cielo per rimproverare gli adulti della loro vita mancata.
Nel cristianesimo le cose cambiano completamente, perché per i cristiani dopo la morte c’è il paradiso. Nel cristianesimo, infatti, la morte è concepita come parte integrante della vita, momento che segna la fine della vita terrena e l’inizio della vita eterna, a cui ogni cristiano aspira ed è chiamato ad aspirare. Gregorio magno diceva che “l’uomo comincia a vivere quando termina con la morte della carne questa vita visibile”.
La festa di Ognissanti, nel cui giorno tutti possono celebrare il proprio onomastico, e quella dei Defunti, celebrata il giorno successivo, ci riportano al cuore del messaggio evangelico, ricordando a tutti i fedeli che la santità non è una prerogativa dei santi, ma che ogni cristiano in quanto tale è chiamato a ricercarla, vivendo la vita presente in visione del regno dei cieli. San Paolo nella lettera ai Colossesi esortava “Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio. Pensate alle cose di lassù, non a quelle terrene”; le cose terrene, infatti, sono tutte destinate a perire, noi stessi un giorno lasceremo questo corpo, quelle che rimangono, invece, diceva San Basilio, sono quelle a cui aspiriamo. (P. Barbini)
Fonte: Zenit

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Di seguito un pensiero sulla Festa di Tutti i santi e sulla Commemorazione dei fedeli defunti del fondatore dell'Opus Dei,  San Josemaría Escrivá de Balaguer

 Tutti i santi. Festività di coloro che godono della visione di Dio.“Essere santi vuol dire, né più né meno, vivere come ha stabilito il Padre nostro che è nei Cieli. Mi direte che è difficile. E lo è; l'ideale è ben alto. Ma al tempo stesso è facile, perché è a portata di mano. Quando qualcuno cade ammalato, gli può capitare di non trovare la medicina adatta. Sul piano soprannaturale questo non avviene. La medicina è sempre vicina: è Cristo Gesù, presente nella Sacra Eucaristia, che ci dà la sua grazia anche attraverso gli altri sacramenti che ha voluto istituire.”
“Questa è la Volontà di Dio: la vostra santificazione”
Se non è per costruire un'opera molto grande, molto di Dio -la santità-, non vale la pena di dare sé stessi. Per questo, la Chiesa -nel canonizzare i santi- proclama l'eroicità della loro vita. (Solco, 611)
Arriverai a essere santo se hai carità, se sai fare le cose che gli altri gradiscono e che non offendono Dio, anche se ti costano.
(Forgia, 556)
Voi e io facciamo parte della famiglia di Cristo, perché in lui Dio ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà [Ef 1, 4-6]. La scelta gratuita di cui siamo oggetto da parte del Signore, ci indica un fine ben preciso: la santità personale, come san Paolo non si stanca di ripetere: Haec est voluntas Dei: sanctificatio vestra [1, Ts 4,3], questa è la Volontà di Dio: la vostra santificazione. Non dimentichiamolo, quindi: siamo nell'ovile del Maestro, per raggiungere questa vetta (...).
La meta che vi propongo — o meglio, la meta che Dio indica a noi tutti — non è un miraggio o un ideale irraggiungibile: potrei portarvi molti esempi di gente della strada, come voi e come me, uomini e donne, che hanno incontrato Gesù che passa quasi in occulto [Gv 7,10] per i crocicchi apparentemente più usuali, e si sono decisi a seguirlo, abbracciando con amore la croce di ogni giorno [Cfr Mt 16,24]. In questo tempo di sgretolamento generale, di cedimenti e di scoraggiamenti, o di libertinaggio e di anarchia, mi sembra ancor più attuale la semplice e profonda convinzione che, agli inizi del mio lavoro sacerdotale, e sempre, mi ha consumato nel desiderio di comunicarla a tutta l'umanità: queste crisi mondiali sono crisi di santi.
(Amici di Dio, 2-4)

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 Va' avanti, con allegria, con sforzo, anche se sei così poca cosa: un nulla!

— Con Lui, nessuno al mondo ti fermerà. Pensa, inoltre, che tutto è buono per coloro che amano Dio: su questa terra, tutto si può aggiustare, tranne la morte; e per noi la morte è Vita.
(Forgia, 1001)
02 novembre 2000
Se sei apostolo, la morte sarà per te una buona amica che ti facilita il cammino.
(Cammino, 735)
Gli “altri”, la morte li blocca e li atterrisce. —A noi, la morte —la Vita— dà coraggio e impulso.
Per loro è la fine; per noi il principio.
(Cammino, 738)
Non avere paura della morte. —Accettala, fin da ora, generosamente..., quando Dio vorrà..., come Dio vorrà..., dove Dio vorrà. —Non dubitare: essa verrà nel tempo, nel luogo e nel modo più opportuni..., inviata da tuo Padre-Dio. —Sia benvenuta nostra sorella morte!
(Cammino, 739)
Se non ci fosse altra vita che questa, sarebbe una burla crudele: ipocrisia, cattiveria, egoismo, tradimento.
(Forgia, 1000).
“Le anime sante del purgatorio. — Per dovere di carità, di giustizia, e anche per giustificabile egoismo — sono così potenti davanti a Dio! — tienile molto presenti nei tuoi sacrifici e nella tua orazione. Potessi tu dire, nel nominarle: Le mie buone amiche, le anime del purgatorio...”.