venerdì 23 novembre 2012

Insieme a Pietro

 

Di seguito il profilo biografico dei presuli che domani 24 novembre saranno creati cardinali.

 
S.E. Mons. JAMES MICHAEL HARVEY Prefetto emerito della Casa Pontificia. Papa Benedetto XVI ha nominato mons. Harvey oggi, 23 novembre, Arciprete della Basilica Papale di San Paolo fuori le mura. Mons. James Michael Harvey  è nato a Milwaukee (USA) il 20 ottobre 1949. È stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1975 e incardinato a Milwaukee.
Laureato Diritto Canonico, è entrato nel Servizio diplomatico della Santa Sede il 25 marzo 1980. Ha svolto il suo servizio dapprima nella Rappresentanza Pontificia nella Repubblica Dominicana; quindi - dal 10 luglio 1982 - ha prestato la sua opera in Segreteria di Stato. Il 22 luglio 1997 è stato nominato Assessore della Segreteria di Stato. Nominato Prefetto della Casa Pontificia il 7 febbraio 1998, ed elevato in pari tempo alla Chiesa titolare vescovile di Memfi, ha ricevuto la consacrazione episcopale dal Beato Giovanni Paolo II nella Basilica Vaticana il 19 marzo dello stesso anno Il 29 settembre 2003 il Beato Papa Giovanni Paolo II gli ha conferito la dignità di Arcivescovo. 
 

Sua Beatitudine BÉCHARA BOUTROS RAÏ, O.M.M. Patriarca di Antiochia dei Maroniti (Libano). Sua Beatitudine Béchara Boutros Raï, O.M.M., Patriarca di Antiochia dei Maroniti (Libano), è nato a Himlaya, arcieparchia di Antélias dei Maroniti, il 25 febbraio 1940. Ha compiuto gli studi secondari nel convento di Notre-Dame a Louayzé e gli studi filosofici e teologici a Roma presso la Pontificia Università Lateranense, dopo aver emesso i voti religiosi nell’Ordine Maronita della Beata Vergine Maria (Mariamita). Ha conseguito il dottorato in Diritto Canonico e la licenza in S. Teologia e per diversi anni è stato Direttore dello Scolasticato del suo Ordine a Roma. È stato ordinato sacerdote il 3 settembre 1967. Ha fondato l’Istituto delle lingue straniere a Louayzé. È stato Direttore della Scuola di Santa Rita a Dbayé e Giudice del Tribunale Patriarcale. Il 2 maggio 1986, il Sinodo Patriarcale Maronita l’ha eletto Vicario Patriarcale con sede titolare di Cesarea di Filippo. È stato consacrato vescovo il 12 luglio 1986. Il 9 giugno 1990 è stato trasferito all’Eparchia di Jbeil (Byblos), di nuova erezione. Ha partecipato a diversi Sinodi dei Vescovi a Roma, compresa l’ultima Assemblea Speciale per il Medio Oriente dell’ottobre 2010. È stato membro del Sinodo Permanente e nel 2009 ha assunto la presidenza della Commissione della Chiesa Maronita per le Comunicazioni. Il 15 marzo 2011 è stato eletto 77° Patriarca d’Antiochia dei Maroniti nel Sinodo straordinario elettivo, riunitosi dal 9 al 15 marzo nella sede patriarcale di Bkerké (Libano). Il Santo Padre Benedetto XVI gli ha concesso l’Ecclesiastica Communio il 24 marzo successivo. Partecipa ai lavori del Sinodo dei Vescovi in corso.

Sua Beatitudine BASELIOS CLEEMIS THOTTUNKAL Arcivescovo Maggiore di Trivandrum dei Siro-Malankaresi (India). S.B. Baselios (Isaac) Cleemis Thottunkal, Arcivescovo Maggiore di Trivandrum dei Siro- Malankaresi (India), è nato il 15 giugno 1959 a Mukkoor, in Nedungadapally, Archieparchia di Tiruvalla, nello Stato del Kerala. È stato ordinato sacerdote l’11 giugno 1986 per l’Eparchia di Bathery. Dal 1989 al 1991 è stato Vice-Rettore del Seminario di Bathery e Parroco della Cattedrale. Dal 1991 al 1996 ha frequentato la Facoltà di Teologia all’Angelicum di Roma, dove ha conseguito il Dottorato. Rientrato in India è stato prima Cancelliere e quindi Sincello dell'Eparchia di Bathery. Il 29 maggio 2001 è stato nominato Vescovo Ausiliare dell’Arcieparchia di Trivandrum dei Siro-Malankaresi, con l’incarico di Visitatore Apostolico per gli stessi fedeli nel Nord America ed Europa. L’11 settembre 2003 è stato nominato Vescovo residenziale dell’Eparchia di Tiruvalla dei Siro-Malankaresi. Il 15 maggio 2006, dopo l’elevazione di tale Eparchia a sede metropolitana, è stato promosso Arcivescovo Metropolita di Tiruvalla. Il 10 febbraio 2007 il Santo Padre Benedetto XVI ha confermato la sua elezione ad Arcivescovo Maggiore di Trivandrum dei Siro-Malankaresi, fatta l’8 febbraio dal Sinodo dei Vescovi della Chiesa Siro-Malankarese. Partecipa ai lavori del Sinodo dei Vescovi in corso.


 
S.E. Mons. JOHN OLORUNFEMI ONAIYEKAN Arcivescovo Metropolita di Abuja (Nigeria). S.E. Mons. John Olorunfemi Onaiyekan, Arcivescovo Metropolita di Abuja (Nigeria), è nato in Kabba, diocesi di Lokoja, il 20 gennaio 1944. È stato ordinato sacerdote il 3 agosto 1969. Il 10 settembre 1982 è stato nominato Ausiliare della diocesi di Ilorin ed eletto alla sede titolare di Tunusuda. Ha ricevuto la consacrazione episcopale il successivo 6 gennaio nella Basilica Vaticana dal Beato Giovanni Paolo II. Il 20 ottobre 1984 è stato nominato Vescovo di Ilorin. Nominato Coadiutore della diocesi di Abuja il 7 luglio 1990, è succeduto come Vescovo il 28 settembre 1992. È stato promosso Arcivescovo Metropolita della stessa sede il 26 marzo 1994. Ha preso parte a diversi Sinodi dei Vescovi, e partecipa ai lavori del Sinodo in corso. È stato Presidente del SECAM ((Simposio delle Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar).



S.E. Mons. RUBÉN SALAZAR GÓMEZ Arcivescovo Metropolita di Bogotá (Colombia). S.E. Mons. Rubén Salazar Gómez, Arcivescovo Metropolita di Bogotá (Colombia), è nato a Bogotá il 22 settembre 1942. Ha compiuto gli studi liceali e filosofici nel Seminario di Ibagué. Presso l’Università Gregoriana di Roma ha seguito il corso teologico, ottenendo la Licenza in Teologia dogmatica. Ha ottenuto la Licenza in Sacra Scrittura presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma. È stato ordinato sacerdote il 20 maggio 1967, e ha svolto successivamente diversi incarichi, tra i quali: parroco, professore nel Seminario, direttore del Dipartimento di Pastorale Sociale della Conferenza Episcopale Colombiana, e Vicario per la Pastorale. È stato nominato Vescovo di Cúcuta l’11 febbraio 1992 ed ha ricevuto la consacrazione episcopale il 25 marzo successivo. Il 18 marzo 1999 è stato nominato Arcivescovo metropolita di Barranquilla. L’8 luglio 2010 Papa Benedetto XVI lo ha nominato Arcivescovo Metropolita di Bogotá. È Presidente della Conferenza Episcopale colombiana. 
 

S.E. Mons. LUIS ANTONIO TAGLE Arcivescovo Metropolita di Manila (Filippine). S.E. Mons. Luis Antonio Tagle, Arcivescovo Metropolita di Manila (Filippine), è nato a Manila il 21 giugno 1957. Dopo aver frequentato le scuole elementari e secondarie alla Saint Andrew School (Parañaque), ha compiuto gli studi filosofici presso il St. Jose Seminary di Manila e quelli teologici presso l'Ateneo de Manila University. Ha poi seguito i corsi di Teologia presso la Catholic University of America (1987-1991) ottenendo il Dottorato in Teologia summa cum laude. Ha inoltre frequentato dei corsi all'Istituto Paolo VI. È stato ordinato sacerdote per l'arcidiocesi di Manila il 27 febbraio 1982. Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: Vicario Parrocchiale della St. Augustin parish (1982-1983); Direttore Spirituale nel seminario diocesano di Imus (1982-1983); Rettore del medesimo (1983-1985). Dopo essersi recato a Roma per studi (1985- 1992), è stato Vicario Episcopale per i Religiosi (1993-1995), poi Parroco della Cattedrale di Imus (1998-2001); Membro del Collegio dei Consultori; del Consiglio Presbiterale; Consultore della Commissione per la Dottrina della Fede presso la Conferenza Episcopale locale. Dal 1997 è stato Membro della Commissione Teologica Internazionale Il 22 ottobre 2001 è stato nominato dal Beato Giovanni Paolo II Vescovo di Imus. Ha ricevuto la consacrazione episcopale il 12 dicembre successivo. Il Santo Padre Benedetto XVI lo ha nominato Arcivescovo Metropolita di Manila il 13 ottobre 2011. Partecipa ai lavori del Sinodo dei Vescovi in corso, ed è Vice-Presidente della Commissione per il Messaggio.

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 Di seguito riporto da Radio Vaticana.
 
 Domani alle 11.00, alla vigilia della Solennità di Cristo Re, il Papa presiederà nella Basilica Vaticana il Concistoro per la creazione di 6 nuovi cardinali: i nuovi porporati provengono da tre continenti: America, Africa e Asia. Si tratta di mons. James Michael Harvey, prefetto della Casa Pontificia, nominato oggi arciprete della Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura; Sua Beatitudine Béchara Boutros Raï, patriarca di Antiochia dei Maroniti (Libano); Sua Beatitudine Baselios Cleemis Thottunkal, arcivescovo maggiore di Trivandrum dei Siro-Malankaresi (India); mons. John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja (Nigeria); mons. Rubén Salazar Gómez, arcivescovo di Bogotà (Colombia), e mons. Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila (Filippine). “I cardinali – ha ricordato il Papa il 24 ottobre scorso - hanno il compito di aiutare il Successore di Pietro nello svolgimento del suo Ministero di confermare i fratelli nella fede e di essere principio e fondamento dell’unità e della comunione della Chiesa”. Si tratta del quinto Concistoro di Benedetto XVI. Tracey McLure ha chiesto al patriarca maronita Béchara Boutros Raï come stia attendendo questo importante momento:

R. – Con molta, molta gioia e anche con molta gratitudine al Santo Padre che ha voluto fare questo gesto per il Libano e per la Chiesa in Libano. Io cercherò, come ha auspicato il Santo Padre, di aiutare a far crescere la mia comunità ecclesiale nella comunione e nella testimonianza. La notizia è stata accolta da tutti – all’interno del Libano e fuori dal Paese – con grande entusiasmo, e tutti l’hanno letta come un sostegno alla Chiesa in questo momento molto critico del Libano e del Medio Oriente. E’ previsto che almeno 500 persone vengano dal Libano e altre da altri Paesi per esprimere la loro gioia e anche per esprimere la loro gratitudine al Santo Padre. Il pellegrinaggio sarà guidato dal presidente della Repubblica libanese, che verrà per ringraziare il Santo Padre. Io considero l’elevazione alla porpora una nuova spinta all’apostolato che possiamo dare alla Chiesa in Libano e alle Chiese tutte in Medio Oriente. E speriamo di potere andare avanti! Questo entusiasmo non è stato espresso soltanto dai cristiani, ma anche dai musulmani: ci saranno anche molti musulmani; tutte le comunità saranno presenti e tutte le fazioni politiche, per dire come il tessuto sociale libanese sia compatto. Purtroppo, la politica è tutta un’altra cosa. Il Libano subisce le crisi regionali con implicazioni internazionali, non senza problemi interni. Perciò, questo rappresenta anche un momento di gioia e di ripresa.

D. – Al suo ritorno in Libano, quali saranno le sfide maggiori che dovrà affrontare?

R. – Io ho scelto come motto del mio patriarcato “Comunione e amore”, perché la nostra società libanese e mediorientale ha bisogno di essere più unita. Comunione con Dio, unione con tutte le persone. Abbiamo sempre più bisogno di comunione e di amore perché viviamo molti conflitti, molte divisioni politiche. La vita sociale tra i libanesi musulmani e cristiani dei diversi gruppi e delle diverse fazioni politiche procede molto bene. Ma viene la politica e divide, crea conflitti, mancanza di fiducia e questo influisce molto sulla vita pubblica perché le istituzioni sono paralizzate. Abbiamo un grande problema economico e sociale dovuto alla crisi politica. Quindi la sfida essenziale è andare avanti, ri-creare, ri-costruire l’unità interna e poi sostenere i nostri fratelli cristiani del Medio Oriente e creare maggiori legami con i musulmani per alleggerire un po’ le tensioni causate dai radicali e dai fondamentalisti. Questi sono i maggiori problemi che vogliamo affrontare.

D. – In Libano si è parlato spesso della possibilità di creare un nuovo Stato che non contempli la religione, cioè uno Stato non confessionale. Potrebbe funzionare?

R. – No, è impossibile. Il Libano ha la caratteristica di avere separato la religione e lo Stato. L’unica cosa è che non sono i partiti ad essere rappresentati nel governo, quanto le rappresentanze delle confessioni religiose, secondo il loro numero: questo si chiama “il patto libanese”. Noi viviamo in un mondo musulmano che mai separa la religione dallo Stato: la religione per loro è tutto. E il Libano, in un ambiente come questo, profondamente religioso, teocratico, islamico, ha operato questa separazione. Quindi i musulmani libanesi hanno rinunciato alla loro tendenza teocratica e i cristiani hanno rinunciato alla laicità nel senso occidentale dell’accezione. Quindi, il Libano è un Paese che separa religione e Stato e la vita pubblica viene compartecipata da tutti secondo la rappresentanza confessionale. Questo non è male: il problema è che la politica regionale è una politica islamista e quindi influisce su di noi e così i libanesi si dividono.

D. – Vediamo, infatti, i grandi conflitti in Medio Oriente …

R. – Sì, adesso, per esempio, il grande conflitto in Medio Oriente è tra sunniti e sciiti: lei sente parlare di riforme, democrazia, guerre … No: il problema è un grande conflitto sunnita-sciita a livello regionale, con alleanze e ripercussioni internazionali. Questo è il conflitto che subisce il Libano. Adesso in Libano il conflitto è tra musulmani sunniti e sciiti: un conflitto politico.

D. – E il Libano resta un modello per gli altri Paesi mediorientali …

R. - Direi che vivendo in Medio Oriente, il Libano offre un esempio – come diceva Giovanni Paolo II – non solo per l’Oriente, ma anche per l’Occidente. Un esempio per l’Oriente dove tutto è organizzato secondo un sistema religioso: in questo Paese, il sistema non è religioso ma rispetta le religioni. E all’Occidente dice lo stesso: può esistere uno Stato laico, che separi la religione dallo Stato ma che non per questo ignori Dio. Il famoso articolo 9 della Costituzione libanese, che è unico sia in Oriente sia in Occidente, dice: “Il Libano, rendendo omaggio a Dio, rispetta tutte le religioni, riconosce la libertà di culto e di coscienza e tutte le libertà pubbliche, e garantisce lo Statuto personale delle diverse comunità”. Questo significa che lo Stato libanese, pur essendo laico e pur separando la religione dallo Stato, non interferisce mai – a livello legislativo – su questioni di religione o di matrimonio o affetti: queste le lascia alle norme confessionali. Di per sé questo faciliterebbe ottimamente la vita sociale, a formare un bel mosaico, finché la politica viene a toccare il tasto confessionale. Però, noi ci teniamo a rimanere in questo sistema, anche se è difficile perché oggi tutto il Medio Oriente si orienta verso il radicalismo islamico: in Egitto, in Siria, ora, sta accadendo lo stesso … Oggi parlano della Legge islamica, vogliono islamizzare tutto: perché non possiamo vivere insieme, rispettandoci gli uni gli altri?