venerdì 28 dicembre 2012

La colonizzazione della natura umana



E’ in libreria il “Quarto Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo” dell’Osservatorio Cardinale Van Thuân di Trieste pubblicato dalle Edizioni Cantagalli. Per il quarto anno consecutivo l’Osservatorio, in collaborazione con altri cinque Centri di ricerca, fa il punto sulla Dottrina sociale della Chiesa nei cinque continenti, segnalando i fatti nuovi, le sfide emergenti, gli insegnamenti del magistero più importanti. L’Arcivescovo Giampaolo Crepaldi, Vescovo di Trieste, è il Presidente dell’Osservatorio e quindi principale responsabile del progetto del Rapporto. A lui abbiamo rivolto qualche domanda sulle “novità” di quest’anno.
Eccellenza, vuole spiegarci il titolo che avete dato a questo quarto Rapporto: “La colonizzazione della natura umana”?
Il Rapporto fa ogni anno il monitoraggio dei principali avvenimenti di giustizia e pace nei cinque continenti. Il tratto principale che emerge quest’anno è appunto la colonizzazione della natura umana, ossia le enormi pressioni internazionali affinché i governi cambino la loro tradizionale legislazione sulla procreazione, sulla famiglia e sulla vita. L’attacco è rivolto principalmente verso i Paesi dell’America Latina, fatto che avevamo già segnalato nei precedenti Rapporti.
Quali sono i fenomeni principali di questa “colonizzazione della natura umana”?
Tra i tanti, nel Rapporto segnaliamo soprattutto il caso dell’Argentina. Nel giro di un solo anno – il 2011 appunto – quel grande Paese di tradizione cristiana ha avuto una legge sulla procreazione artificiale che ha denaturalizzato la procreazione, una legge sul riconoscimento sulla “identità di genere” che ha denaturalizzato la famiglia e una modifica del Codice civile per permettere l’”utero in  affitto” che ha denaturalizzato la genitorialità. Alcune leggi in questione sono state approvate nei primi mesi del 2012, ma sono state discusse ed elaborate nell’anno precedente. Qualcuna è ancora all’esame di un ramo del Parlamento dopo essere stata approvata dall’altro, ma la tendenza è chiarissima. Nel giro di un solo anno è stata rivoluzionata la base dell’intera società argentina, è stata messa da parte la nozione di “natura umana” ed è stata posta in angolo l’ispirazione della fede cattolica per la costruzione della società.
Secondo lei perché proprio l’America Latina è nel mirino?
Il continente europeo, di antica tradizione cristiana, è ampiamente secolarizzato e le legislazioni di molti Paesi – pensiamo a Olanda, Francia, Inghilterra, Spagna, ma di recente anche la Croazia – hanno ampiamente permesso prassi e comportamenti in pieno contrasto con la legge morale naturale. Il secondo bacino – ma oggi forse il primo per importanza numerica – mondiale del cristianesimo e in particolare del cattolicesimo è l’America latina, ove finora la tradizione cristiana ha impedito una piena secolarizzazione dei valori morali e nella maggior parte degli Stati le leggi ancora tutelano la vita e la famiglia naturale fondata sul matrimonio.  Ecco perché, a mio avviso, nel mirino ora c’è l’America Latina.
Perché la chiamate “colonizzazione”?
Perché è il frutto della mentalità dell’occidente sazio e nichilista che si vuole esportare con pressioni nei Paesi dell’America latina. L’Occidente una volta colonizzava nel senso classico del termine, ora colonizza culturalmente, proponendo una mentalità contraria alla legge morale naturale e facendo pressione perché gli Stati ancora “arretrati” entrino finalmente nel “progresso”.
Ogni anno il Rapporto ospita lo “studio dell’anno”. A quale argomento è dedicato quello di questo Quarto Rapporto?
In coerenza con quanto ho detto sopra, lo studio dell’anno lo abbiamo dedicato alla ideologia del gender ed è stato scritto dalla dottoressa Elizabeth Monfort, già deputato al Parlamento europeo, studiosa della materia ed autrice di libri nonché presidente di una associazione francese che propone un nuovo femminismo europeo. L’ideologia del genere si è diffusa, senza incontrare una vera opposizione, nei Paesi avanzati ed ormai viene anche insegnata nei manuali scolastici delle scuole pubbliche senza che questo faccia sorgere grandi contestazioni. Viene ora esportata con sistematicità nei Paesi emergenti e poveri. E’ una ideologia sottile e pervasiva, che si appella ai “diritti individuali”, di cui l’Occidente ha fatto il proprio dogma, e ad una presunta uguaglianza tra individui asessuati, ossia astratti, per condurre una decostruzione dell’intero impianto sociale.
Un capitolo importante del Rapporto è solitamente la presentazione del magistero di Benedetto XVI nel corso dell’anno di riferimento. Cosa ci dice in proposito?
Vorrei ricordare che, come Documento dell’anno, riportiamo il discorso che il Papa ha tenuto al Bundestag di Berlino il 22 settembre 2011, tutto incentrato sulla legge morale naturale, senza rispettare la quale gli Stati si trasformano in una “Banda di ladroni”, come scriveva Sant’Agostino. C’è poi un capitolo sul magistero sociale complessivo del Papa nel 2011, un magistero come sempre molto ricco. Nel viaggio in Germania e in tante altre occasioni Benedetto XVI ha chiesto di aprire un posto per Dio nel mondo.
La parte più cospicua del Rapporto riguarda i Cinque continenti. Cosa è emerso di nuovo?
Le informazioni e gli spunti di riflessione qui sono moltissimi. Il Rapporto esamina dapprima la scena internazionale e l’attività della Santa Sede, poi continente per continente, fornendo una miniera di informazioni difficilmente sintetizzabili. Non mi rimane che rimandare alla lettura del testo. Una novità di quest’anno, però, la voglio sottolineare e riguarda il monitoraggio dell’Europa dell’Est, che nei precedenti Rapporti era stata un po’ trascurata. Nel 2011 abbiamo avuto il caso della Bulgaria, che si è data una nuova Costituzione che prevede la protezione della vita fin dal concepimento, mentre in altre nazioni di quell’area è avanzato il processo inverso. Interessanti sono anche i capitoli su Asia e Africa. Per il primo continente, il Rapporto riferisce sulle conseguenze dello scoppio della centrale nucleare di Fukushima, sull’assassinio Bhatti in Pakistan, sul gendercidio delle bambine. Per il secondo riferiamo della “primavera araba” e della penetrazione della Cina nel continente africano. Insomma, una panoramica molto articolata.
Che posto occupa il Rapporto nelle attività dell’Osservatorio?
E’ la punta di diamante, l’attività che sintetizza il nostro lavoro quotidiano e lo trasforma in un servizio informativo e in una proposta sintetica di lettura degli avvenimenti.