domenica 20 gennaio 2013

«La salvezza di Cristo dono offerto a tutti»



di Bruno Forte, arcivescovo di Chiesti-Vasto
in “Avvenire” del 19 gennaio 2013
Il dibattito intorno alla traduzione delle parole della consacrazione del vino nella celebrazione
dell’Eucaristia si sta facendo vivo nel nostro Paese, come mostrano vari interventi e pubblicazioni
recenti. Il sangue di Cristo è stato versato «per molti» o «per tutti»? Come tradurre l’espressione
greca « hypér pollôn », presente nei testi biblici, sottesi alla formula liturgica? La traduzione della
Bibbia, approvata dalla Conferenza episcopale italiana, sia nella precedente che nell’attuale
versione, ha tradotto così l’espressione: «Questo è il mio sangue, il sangue dell’alleanza, versato
per molti » (Marco 14, 24 ); «Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: Bevetene tutti,
perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati»
(Matteo 26,27-28). Isaia 53,11s, poi, è reso in modo analogo: «Il giusto mio servo giustificherà
molti, egli si addosserà le loro iniquità... ha spogliato se stesso fino alla morte ed è stato annoverato
fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti». Da parte mia, ho avuto modo di esprimere la
mia posizione in varie sedi: lo feci, ad esempio, in una riunione di qualche anno fa del Consiglio
permanente della Cei, di cui facevo parte come presidente della Commissione episcopale per la
dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi, argomentando la mia preferenza per il «per molti». In
sede di Assemblea dei vescovi italiani, pur ribadendo la mia preferenza, espressi la mia
comprensione per la difficoltà pastorale che i più vedevano e che non ho mai negato: capirà la gente
questo cambiamento di traduzione dopo l’uso pluridecennale della traduzione «per tutti»? Non si
penserà forse che con questo cambiamento si vogliano restringere gli spazi dell’accoglienza di tutti
nella salvezza offerta da Gesù, quasi a voler presentare una Chiesa dei «no», più severa ed esigente?
Provo a fare chiarezza nel conflitto delle interpretazioni: la traduzione «per tutti» non è scorretta,
perché non c’è dubbio che Dio voglia tutti salvi e il Figlio sia stato mandato per la salvezza di tutti.
Questa traduzione, tuttavia, come ogni traduzione può essere cambiata e migliorata. Ad esempio,
alcuni propongono come nuova traduzione la formula «per una moltitudine», che fa eco alla scelta
della traduzione francese del testo liturgico: «pour la multitude». Il punto fondamentale da
affermare è che Cristo è morto per la salvezza di tutti, anche se non è scontato che tutti vorranno
accettare il Suo dono. Quest’idea a me sembra resa correttamente dalla traduzione letterale «per
molti», che meglio rispecchia la distinzione fra la redemptio objectiva, offerta dal Signore a tutti, e
la redemptio subjectiva, quella effettivamente accolta o rifiutata dalla libertà di ciascuno. Si tratta di
una resa che rispetta maggiormente non solo l’originale del testo, ma anche la libertà dell’assenso
da parte della creatura umana, e dunque la sua dignità nella prospettiva dell’alleanza salvifica con il
Dio vivente. Noi non sappiamo se tutti entreranno nella salvezza di Cristo, precisamente perché è in
gioco la libertà di ciascuno di accogliere o rifiutare il dono.
Mi sembra ovvio che come spera Cristo e spera la Chiesa, così noi speriamo che tutti lo accolgano,
impegnandoci ad annunciare credibilmente a ciascuno la bellezza di quanto il Signore ci offre. In
questa luce, è importante sottolineare che «molti» in italiano si oppone a «pochi», ma non è il
contrario di tutti. Resta certamente la difficoltà di modificare un testo usato per anni nella liturgia e
di dover conseguentemente spiegare la scelta operata: ma l’opzione «per molti» potrebbe essere
occasione di una catechesi arricchente, che aiuti i credenti a riappropriarsi del messaggio centrale
della salvezza offerta a tutti, senza imporsi alla libertà di nessuno. È quanto fa l’Eucaristia: essa
realizza e annuncia la salvezza universalmente offerta e lascia il rischio della libertà umana come
presupposto sullo sfondo. Da questo insieme di considerazioni deduco che la traduzione «per molti»
sarebbe la più esatta. Altri episcopati l’hanno accolta, in lingue di diffusione mondiale (basti
pensare all’inglese: « for many »).Perché la sfida accettata da quei pastori non potrebbe essere accolta anche da noi, considerando che
in gioco c’è il messaggio centrale della fede cristiana e la celebrazione di esso per la nostra
salvezza, culmine e fonte di tutta la vita della Chiesa?