giovedì 24 gennaio 2013

Memoria grata di un cristiano



 
Protagonista della storia della Polonia in un’epoca di grandi trasformazioni sociali e politiche

È morto a Warszawa, nella serata di mercoledì 23 gennaio, il cardinale Józef Glemp, arcivescovo emerito della capitale polacca, per 28 anni primate di Polonia (1981-2009), e per 23 presidente della Conferenza episcopale (1981-2004). Aveva 83 anni. Le esequie saranno celebrate lunedì 28 gennaio nella cattedrale della città. 
Ricoverato nell’ospedale «Instytut Grużlicy i Chorob Płuc» per un tumore al polmone, il porporato era stato sottoposto a un intervento chirurgico. La notizia della morte è stata data dal cardinale Kazimierz Nycz, suo successore nella sede metropolitana di Warszawa. Nato a Inowrocław, nell’arcidiocesi di Gniezno, il 18 dicembre 1929, era stato ordinato sacerdote il 25 maggio 1956. Nominato vescovo di Warmia il 4 marzo 1979, aveva ricevuto l’ordinazione episcopale il successivo 21 aprile. Il 7 luglio 1981 era stato promosso arcivescovo di Gniezno, ed era dunque divenuto primate di Polonia, unendo — come i suoi predecessori — “pro illa vice” e “ad personam” l’arcidiocesi di Warszawa. Gli era stato affidato anche l’incarico di ordinario per i fedeli di rito orientale residenti nel Paese e sprovvisti di ordinario del proprio rito. Il Santo Padre Giovanni Paolo II lo aveva creato e pubblicato cardinale nel concistoro del 2 febbraio 1983, assegnandogli il titolo di Santa Maria in Trastevere. Il 25 marzo 1992, con la ristrutturazione delle circoscrizioni ecclesiastiche in Polonia, Papa Wojtyła aveva sciolto l’unione “ad personam” di Gniezno-Warszawa, confermando che il cardinale Glemp, arcivescovo di Warszawa, quale custode delle reliquie di sant’Adalberto venerate nella cattedrale di Gniezno, continuasse a portare il titolo di primate di Polonia. Il 1° novembre 2006 il Papa Benedetto XVI aveva confermato al porporato il titolo di primate fino al compimento dell’ottantesimo anno di età. Così il 6 dicembre 2006 il cardinale aveva rinunciato al governo dell’arcidiocesi di Warszawa ma aveva conservato il titolo di primate fino al 18 dicembre 2009. Nella Curia romana è stato membro della Congregazione per le Chiese Orientali, del Pontificio Consiglio della Cultura e del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica.
Unanime il cordoglio in tutta la Polonia per la morte di uno dei protagonisti della storia recente del Paese. Figura di spicco della Chiesa, è stato tra le personalità più vicine al Papa Giovanni Paolo II, a cui era legato da stretti rapporti di amicizia e del quale ha poi seguito personalmente la causa di beatificazione. 
Era nato in una famiglia di minatori di sale. Suo padre Kazimierz aveva partecipato all’insurrezione della Grande Polonia negli anni 1918-1919. Durante l’occupazione nazista, il piccolo Józef era stato costretto, con i suoi fratelli, ai lavori forzati nella fattoria di un agricoltore tedesco: un’esperienza che aveva sempre considerato decisiva per la sua formazione. La tragedia della seconda guerra mondiale gli aveva impedito di frequentare regolarmente le scuole elementari e solo dopo la fine del conflitto aveva potuto studiare nel ginnasio «Jan Kasprowicz», a Inowrocław, ottenendo il diploma di maturità il 25 maggio 1950. 
Appena due mesi dopo, il 22 luglio, era entrato nel seminario arcidiocesano di Gniezno e per un anno era stato anche alunno del seminario di Poznań. Il 25 maggio 1956, a Gniezno, aveva ricevuto l’ordinazione sacerdotale dal vescovo ausiliare di Poznań, monsignor Franciszek Jedwabski.
Aveva iniziato la sua attività come collaboratore nell’attività pastorale a Mogilno dove si era stabilita la madre Salomea, rimasta vedova nel 1950. Nell’ottobre 1956 era stato trasferito a Mielzyn, con l’incarico di cappellano dell’istituto delle suore domenicane per bambini affetti da malattie inguaribili. In quella veste aveva svolto anche una capillare attività catechistica per i ragazzi dei villaggi del circondario, insegnando religione nel riformatorio di Witków.
Nel 1958 era stato inviato a Roma per perfezionare gli studi alla Pontificia Università Lateranense. Si era laureato nel 1964 “in utroque iure” con la tesi De evolutione conceptus fictionis iuris. Aveva frequentato diversi corsi — tra cui stilistica latina — anche alla Pontificia Università Gregoriana, conseguendo inoltre il titolo di avvocato rotale.
Rientrato in Polonia nel 1964, aveva ripreso l’attività pastorale. Nell’arcidiocesi di Gniezno aveva svolto gli incarichi di segretario del seminario, notaio della curia e del tribunale metropolitano, e difensore del vincolo matrimoniale. Dal 1967 aveva iniziato a lavorare a Warszawa nella segreteria del cardinale Stefan Wyszyński, il “primate del millennio”: una collaborazione durata quindici anni, nel corso della quale aveva avuto l’opportunità di stare vicino al porporato, accompagnandolo anche nei suoi viaggi in Polonia e a Roma. Aveva inoltre operato in diverse commissioni dell’episcopato polacco, insegnando anche diritto romano e diritto matrimoniale canonico all’Accademia di teologia cattolica di Warszawa. Come segretario della Commissione episcopale per la revisione del Codex iuris canonici aveva partecipato a numerosi convegni in Polonia e all’estero. Nel 1972 era stato nominato cappellano di Sua Santità e nel 1976 canonico del capitolo metropolitano a Gniezno.
Il 4 marzo 1979, il Papa Giovanni Paolo II lo aveva designato alla guida pastorale della diocesi di Warmia, nella parte nord-orientale del Paese. Ordinato vescovo dal cardinale Wyszyński, aveva scelto come motto Caritati in iustitia. In due anni di episcopato era riuscito a erigere diverse parrocchie, a promuovere il consiglio sacerdotale e ad aprire il sinodo diocesano. Nell’ambito della Conferenza episcopale aveva assunto gli incarichi di presidente della Commissione Iustitia et Pax, di membro della Commissione per la pastorale nel mondo del lavoro e di co-presidente del gruppo legislativo della Commissione congiunta del Governo e dell’episcopato.
Nel 1981, alla morte del cardinale Wyszyński, ne aveva ricevuto l’eredità. Aveva così svolto il delicato ruolo di mediatore nella difficile stagione del confronto con il generale Wojciech Jaruzelski e della repressione di Solidarność. Appena pochi mesi dopo il suo insediamento, la sera del 13 dicembre 1981, dopo l’imposizione della legge marziale, in una memorabile omelia, si era rivolto direttamente al popolo, esortando tutti ad evitare lotte fratricide. Nel 1989 aveva caldeggiato le trattative tra l’opposizione e i rappresentanti del potere costituito. Aveva quindi gestito la prima fase del processo di normalizzazione dei rapporti tra Stato e Chiesa, e nel 1993 era stato tra gli artefici del nuovo concordato tra Polonia e Santa Sede. Punto di riferimento nella vita politica e sociale della nuova Polonia, aveva sostenuto l’ingresso del Paese nell’Unione europea, avvenuto nel 2004.
Il rapporto di fiducia e di amicizia con Karol Wojtyła lo aveva portato, tra l’altro, a partecipare attivamente all’organizzazione degli otto viaggi compiuti nel Paese dal Papa Giovanni Paolo II, che, tra l’altro, gli aveva affidato l’ufficio di presidente delegato della prima assemblea speciale per l’Europa del Sinodo dei vescovi, celebrata nel 1991. Bisogna infine ricordare il suo impegno per la beatificazione — avvenuta a Varsavia il 6 giugno 2010 — di don Jerzy Popiełuszko, il cappellano di Solidarność, ucciso nel 1984.
Nonostante la malattia che lo aveva colpito, il cardinale Glemp è stato sino alla fine tra i protagonisti della vita della Chiesa in Polonia, partecipando, nell’agosto scorso, alla storica visita a Varsavia del Patriarca moscovita Kirill e offrendo un contributo significativo all’opera di riconciliazione tra polacchi e russi.
L'Osservatore Romano, 25 gennaio 2013.